Territorio Britannico dell'Oceano Indiano

territorio d'oltremare britannico

Il Territorio Britannico dell'Oceano Indiano[1][2][3] (in inglese British Indian Ocean Territory, abbreviato in BIOT) è un territorio britannico d'oltremare situato nell'oceano Indiano, a metà strada tra l'Africa e l'Indonesia.

Territorio Britannico dell'Oceano Indiano
Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Bandiera Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Motto:
(LA) In tutela nostra Limuria
(IT) Lemuria è sotto la nostra tutela
Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Localizzazione
Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Territorio Britannico dell'Oceano Indiano
Nome ufficiale British Indian Ocean Territory
Dipendente da Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Lingue ufficiali Inglese
Capitale Camp Thunder Cove  (3.250 ab. / 2016)
Politica
Status Territorio d'oltremare britannico
Re Carlo III
Commissario: Paul Candler
Amministratore Kit Pyman
Superficie
Totale 63,17 km²
% delle acque trascurabile
Popolazione
Totale 3.250 ab. (2016)
Densità 58,3 ab./km²
Geografia
Continente Asia
Fuso orario UTC+6
Economia
Valuta Dollaro statunitense
Varie
TLD .io
Prefisso tel. +246
Inno nazionale God Save the King
Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Mappa
Territorio Britannico dell'Oceano Indiano - Mappa
 

Geografia modifica

Il territorio comprende sei atolli dell'arcipelago Chagos che conta più di mille isole di varie dimensioni.

L'isola più grande è Diego Garcia, dov'è presente un'importante base militare anglo-americana. Gli abitanti sono per lo più i militari della base.

Storia modifica

 
Telegramma diplomatico britannico firmato da D.A. Greenhill del 1966, relativo allo spopolamento delle Isole Chagos

Questo territorio appartiene al Regno Unito fin dal 1810 e dal 1965 è stato concesso in parte in uso agli Stati Uniti. L'anno seguente iniziò la costruzione della base militare. Dopo l'indipendenza delle Seychelles nel 1976 molte isole furono cedute al nascente stato e rimasero sotto il controllo britannico solo i sei gruppi di isole più grandi dell'arcipelago Chagos, compresa l'isola Diego Garcia, sede della base navale.

In atti processuali - riferiti alla questione dei migranti tamil ivi rifugiatisi - il governo britannico ha definito l'area "costituzionalmente distinta e separata dal Regno Unito", per cui non vi si applicherebbe la convenzione di tutela dei rifugiati siglata da Londra[4].

Società modifica

L'intera popolazione di queste ultime isole, composta di circa 2.000 persone (detti îlois), fu deportata tra il 1967 e 1973 alle vicine Mauritius o Seychelles. Dopo anni di dispute internazionali per il reclamo da parte di questi due stati e dei vecchi abitanti delle restanti isole, nel 2000 una sentenza dell'Alta corte britannica aveva stabilito l'invalidità dell'espatrio di questi indigeni dalle loro terre, ma nel settembre 2003 ha altresì ribadito lo speciale status dell'isola Diego Garcia, e quindi di fatto mantenuto le restrizioni all'avvicinamento alla zona militare.

Nel giugno del 2004 il governo britannico ha confermato la decisione di impedire indefinitamente il ritorno degli îlois a Diego Garcia.

Nel 2019 la Corte internazionale di giustizia e successivamente l'Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno invitato il Regno Unito a restituire i territori alle Mauritius.

Il territorio è considerato dai viaggiatori estremi uno dei più difficili da raggiungere al mondo[5] ed il più difficile in assoluto tra quelli nella lista del Travelers' Century Club[6].

Note modifica

  1. ^ Territorio Britannico dell'Oceano Indiano, su deagostinigeografia.it. URL consultato l'11 gennaio 2023.
  2. ^ Territorio Britannico dell'Oceano Indiano, in Sapere.it, De Agostini. URL consultato l'11 gennaio 2023.
  3. ^ Territorio Britannico dell'Oceano Indiano, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 gennaio 2023.
  4. ^ Diego Garcia: UN says UK military island not suitable for stranded migrants, BBC news, 19 gennaio 2024.
  5. ^ (EN) Lawrence Block, In this club, Countries are collectors' items, in The New York Times, 18 maggio 2003. URL consultato il 25 febbraio 2022.
  6. ^ (EN) Peabod, The Century Club, AuthorHouse, 2010, p. 11, ISBN 1449079008.

Bibliografia modifica

Philippe Sands, L'ultima colonia. Sullo sfondo della decolonizzazione la storia di un popolo che lotta per la sua terra, 2023, trad. Elisa Banfi, Guanda, Milano, ISBN 978 88 235 3248 9

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN140141371 · LCCN (ENn79124777 · GND (DE4480858-6 · J9U (ENHE987007552517605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n79124777