Torre degli Amidei

La torre degli Amidei è un antico edificio civile del centro storico di Firenze, situata in via Por Santa Maria 9r-11r.

Torre degli Amidei
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Indirizzovia Por Santa Maria 9r-11r
Coordinate43°46′08.04″N 11°15′12.96″E / 43.7689°N 11.2536°E43.7689; 11.2536
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Realizzazione
ProprietarioAmidei

La torre appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Storia e descrizione modifica

 
La torre negli anni 1920
 
La torre semidistrutta nel 1944

Detta anche Bigonciola o Bigoncia, fu eretta nei primi decenni del XIII secolo e ricordata in alcuni documenti d'archivio nel dicembre del 1241, come già storicamente legata alla potente famiglia degli Amidei, che possedeva varie altre case in questo tratto della via verso Ponte Vecchio. Essi, secondo quanto tramandato da cronisti come Giovanni Villani e ripreso anche da Dante Alighieri, vollero punire con la vita il giovane Buondelmonte de' Buondelmonti per aver ripudiato le nozze con una del loro casato, dando vita a duri scontri tra le consorterie che, nel giro di pochi anni, spaccarono la città negli schieramenti dei guelfi e ghibellini.

La torre venne scapitozzata con molte altre nel Duecento, cioè venne abbassata di alcuni piani per un regolamento edilizio entrato in vigore in quell'epoca, e successivamente passò, per via ereditaria, ai Gherardini. Ai tempi di Federico Fantozzi apparteneva ai Capponi.

Già in questo periodo, come documentano fotografie e disegni ottocenteschi, si presentava fortemente rimaneggiata: le porte ad arco erano state murate ed erano state aperte negli stessi vani più piccole porte architravate; a metà altezza del fronte era stata inoltre costruita una breve tettoia. Nel 1920-1921 la torre fu interessata da un restauro a cura dell'Ufficio di Belle Arti con il contributo del Ministero della Pubblica Istruzione (cadendo in quegli anni le celebrazioni per il secentenario della morte dell'Alighieri), che portò a ripristinare le porte gemelle e a ricostruire beccatelli, archi a sesto acuto e parte del filaretto di pietra.

Durante l'agosto del 1944, a seguito dell'esplosione delle mine poste dall'esercito tedesco in questa zona, fu quasi del tutto distrutta (nonostante Bargellini la dica rimasta intatta tra i cumuli di macerie delle case circostanti, confondendosi forse con la torre dei Baldovinetti): le fotografie conservate presso l'Archivio Fotografico della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze mostrano come rimanesse in piedi solo una limitata porzione del fianco sinistro. Nonostante a una prima verifica ne fosse stato decretato l'abbattimento per le preoccupanti condizioni statiche, il recupero tra le macerie degli stipiti delle porte e delle finestre con i relativi archivolti spinse la Soprintendenza ai Monumenti (vista l'importanza storica dell'edificio) a effettuarne la ricostruzione, basandosi sulle fotografie e di alcuni documenti grafici precedenti alla distruzione, con la direzione dell'architetto Guido Morozzi. Questo operò con notevole scrupolo, riutilizzando l'antico pietrame recuperato tra le macerie e impiegando, per consentire una distinzioni tra quanto conservato e il ricostruito, una malta più magra e stesa più internamente rispetto all'antico.

Al 1951 si data un ulteriore intervento di restauro su progetto dell'architetto Tullio Rossi.

Descrizione modifica

La torre è situata oggi in mezzo a edifici costruiti negli anni cinquanta. Presenta il classico rivestimento in filaretto di pietra (come già accennato la differenziazione della malte nei giunti permette di riconoscere la parte ricstruita), con due alte porte al pian terreno a doppia ghiera, cioè coronate da due archi, uno molto ribassato e uno più alto, in questo caso a sesto acuto.

Sopra le porte sporgono due teste leonine in marmo bianco (o di leopardo, secondo l'interpretazione di Federico Fantozzi), delle quali solo quella di sinistra è originale (alcuni la farebbero risalire addirittura all'epoca etrusca, ma più probabilmente è del XIII secolo, come una simile che si trova alle Sieci). Fu ripescata dalle macerie della torre e quivi ricollocata, mentre quella di destra è una riproduzione eseguita da Rigo Righi. Per queste figure la torre è talvolta indicata anche come "torre dei Leoni".

Così Elisabetta Pieri: "La doppia valenza di architettura fortificata da una parte e di residenza di rappresentanza dall'altra trova in questo esempio la sua codificazione. La volumetria estremamente compatta e slanciata, benché ridotta rispetto all'originale, è scandita da una teoria di buche pontaie con mensole sottostanti che costituiscono il contrappunto ritmico ai vuoti delle aperture; quelle del piano terra, fortemente slanciate, mostrano una doppia ghiera archiacuta a bozze di pietra forte, mentre le finestre dei piani superiori, di minori dimensioni, sono arcate a tutto sesto"[1].

Sul fronte è una lapide dantesca che ricorda come gli Amidei fossero stati menzionati nel canto del Paradiso, dove il poeta incontra il suo avo Cacciaguida. Sopra l'iscrizione è stato inserito lo stemma della famiglia a bande orizzontali. La lapide fu apposta, come molte altre in città, in occasione delle celebrazioni del 1865:

LA CASA DI CHE NACQVE IL VOSTRO FLETO,
PER LO GIVSTO DISDEGNO CHE V'HA MORTI,
E PVOSE FINE AL VOSTRO VIVER LIETO
ERA ONORATA, ESSA E I SVOI CONSORTI.

DANTE_PARAD._XVI_136_139
 

Note modifica

  1. ^ Firenze 1992.

Bibliografia modifica

 
Veduta
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 61, n. 120;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, 1880, pp. 71-72;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 457;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 257;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1910) 1909, pp. 22-33;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 29;
  • Carlo Papini, Le celebrazioni del Centenario Dantesco, in "Arte e Storia", XL, 1921, 2, pp. 73-77;
  • Restauri di monumenti e sistemazione di opere d'arte per il centenario dantesco: Torre degli Amidei, in "Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione", I, 1922, 8, pp. 386-387;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 78, n. XXVIII;
  • Amerigo Parrini, Le epigrafi dantesche di Firenze, Firenze, Giulio Giannini e Figlio Editori, 1928, pp. 235-238;
  • Guido Morozzi e Piero Roselli, Torre degli Amidei, in Il restauro dei monumenti dal 1944 al 1968, catalogo della mostra (Firenze, Orsanmichele, settembre-ottobre 1968) a cura di Mazzino Fossi, Firenze Giunti Barbèra, 1968, pp. 5-6, n. 2
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 29;
  • I Palazzi fiorentini. Quartiere di San Giovanni, introduzione di Piero Bargellini, schede dei palazzi di Marcello Jacorossi, Firenze, Comitato per l’Estetica Cittadina, 1972, p. 89, n. 159;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Firenze delle torri, Firenze, Bonechi, 1973, p. 80;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 304;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, III, 1978, p. 165;
  • Elisabetta Pieri in Firenze. Guida di Architettura, a cura del Comune di Firenze e della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, coordinamento editoriale di Domenico Cardini, progetto editoriale e fotografie di Lorenzo Cappellini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1992, p. 41, n. 22;
  • Giampaolo Trotta, Gli antichi chiassi tra Ponte Vecchio e Santa Trinita. Storia del rione dei Santi Apostoli, dai primi insediamenti romani alle costruzioni postbelliche, Firenze, Messaggerie Toscane, 1992, p. 20;
  • Loris Macci, Valeria Orgera, Architettura e civiltà delle torri. Torri e famiglie nella Firenze medievale, Firenze, Edifir, 1994, pp. 112-115;
  • Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 36, n. 26;
  • Lara Mercanti, Giovanni Straffi, Le torri di Firenze e del suo territorio, Firenze, Alinea, 2003, pp. 44-47;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 504;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 255;
  • Fortunato Grimaldi, Le "case-torri" di Firenze, Edizioni Tassinari, Firenze 2005.
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di Elisabetta Insabato e Cecilia Ghelli, con la collaborazione di Cristina Sanguineti, Firenze, Edifir, 2007, p. 321;
  • Lia Invernizi, Roberto Lunardi, Oretta Sabbatini, Il rimembrar delle passate cose. Memorie epigrafiche fiorentine, Firenze, Edizioni Polistampa, 2007, II, p. 371, n. 332;
  • Guido Morozzi, Relazione sui danni sofferti a causa della guerra dal patrimonio artistico monumentale di Firenze (1946), a cura di Claudio Paolini, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 32-39.

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