Trichechus inunguis

specie di animali della famiglia Trichechidae

Il lamantino delle Amazzoni (Trichechus inunguis (Natterer, 1883)), anche noto come lamantino amazzonico, è una specie di lamantino appartenente alla famiglia Trichechidae, originario del bacino amazzonico di Brasile, Perù, Bolivia, Colombia, Ecuador e Venezuela.[2] Questa specie è caratterizzata da una pelle sottile, rugosa, di colore brunastro o grigio scuro, con peli sottili sparsi sul corpo e macchie bianche sparse sul petto.[3][4] Tra tutte le specie di lamantino viventi, il lamantino delle Amazzoni è il più piccolo.[5]

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Lamantino delle Amazzoni[1]
Trichechus inunguis
Stato di conservazione
Vulnerabile[2]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Sirenia
Famiglia Trichechidae
Genere Trichechus
Specie T. inunguis
Nomenclatura binomiale
Trichechus inunguis
(Natterer, 1883)
Areale
Distribuzione geografica del lamantino delle Amazzoni

Descrizione modifica

 
Trichechus inunguis
 
Illustrazione di T. inunguis

Il lamantino delle Amazzoni è la specie più piccola di lamantino, e le sue dimensioni e il suo peso sono variabili tra maschi e femmine, ed esemplari allevati in cattività o liberi: i maschi in cattività raggiungono una lunghezza di circa 0,76-2,55 metri per un peso di 75-346,5 kg, mentre le femmine in cattività raggiungono una lunghezza di 0,71-2,66 metri, per un peso di 81-379,5 kg. Gli esemplari in natura, in genere, raggiungono una lunghezza di 1,62-2,30 metri, per un peso di 120,0-270,0 kg.[6] Il peso massimo effettivo che i lamantini delle Amazzoni possono raggiungere è di 379,5 kg.[6] I cuccioli alla nascita pesano 10-15 kg, e sono lunghi dagli 85 ai 105 centimetri.[6] I lamantini delle Amazzoni aumentano di lunghezza di circa 1,6-2,0 millimetri al giorno. Questa lunghezza viene misurata lungo la curvatura del corpo, quindi la lunghezza totale può variare da individuo a individuo. I neonati guadagnano in media un chilogrammo a settimana.[7]

I lamantini delle Amazzoni sono grandi mammiferi acquatici di forma cilindrica, con arti anteriori modificati in pinne, privi di arti posteriori liberi, mentre la parte posteriore del corpo finisce in una coda a pagaia piatta e arrotondata orizzontalmente.[8] Le pinne anteriori sono molto flessibili e sono utilizzate per aiutarsi a muoversi sul fondale, scavare, toccare e persino abbracciare altri lamantini, spostare il cibo e pulire la bocca.[8] Il labbro superiore del lamantino è modificato in una grande superficie ispida, profondamente divisa,[8] e mentre si ciba è in grado di muovere indipendentemente ogni lato delle labbra.[8] La colorazione di questa specie è generalmente grigio scura, con macchie bianco-rosate sul ventre.[8]

Come tutti i lamantini, questi animali hanno denti polifodonti, che vengono continuamente sostituiti orizzontalmente dalla porzione posteriore della mascella alla porzione anteriore per tutta la vita, un tratto unico tra i mammiferi. Solo i parenti viventi più prossimi dell'ordine Sirenia, gli elefanti, mostrano una caratteristica sostituzione dei denti simile, sebbene negli elefanti la sostituzione dei denti sia limitata. Man mano che i denti migrano anteriormente, le radici vengono riassorbite e il sottile smalto si consumerà fino a quando il dente non verrà completamente perso. Indicati solamente come "denti delle guance", nei lamantini non c'è differenza tra molari e premolari, e non possiedono incisivi o canini. Questi denti migrano a una velocità di circa 1-2 millimetri al mese, in base ai tassi di usura e masticazione.[9]

Il lamantino delle Amazzoni è privo di unghie sulle pinne, cosa che lo distingue dagli altri lamantini.[10] Inoltre, i lamantini delle Amazzoni hanno un grado di deflessione rostrale molto piccolo (30,4°), che può essere utilizzato per determinare dove l'animale si nutre. Un grado di deflessione così piccolo indica che l'estremità del muso è più diritta rispetto alla porzione posteriore della mascella. Gli animali con un maggior grado di deflessione, come i dugonghi (D. dugong), che hanno circa 70° di deflessione, sono più delle creature bentoniche, che si nutrono sul fondo marino e hanno musi che puntano quasi completamente ventralmente. Solo il lamantino africano (T. senegalensis) ha una deflessione rostrale minore, di circa 25,8°. Si ritiene che ciò massimizzi l'efficacia dell'alimentazione. Un piccolo grado di deviazione rostrale consente ai lamantini delle Amazzoni di nutrirsi in modo più efficace sulla superficie dell'acqua, dove si trova gran parte del loro cibo.[11]

Distribuzione e habitat modifica

 
Areale del genere Trichechus:

     T. senegalenis

     T. manatus

     T. inunguis

Nel 1977, un censimento del numero di lamantini delle Amazzoni stimò una popolazione di circa 10 000 individui.[12] Il numero di esemplari è indeterminato, ma la popolazione sembra essere in diminuzione.[12] Questi animali sono distribuiti principalmente in tutto il bacino del Rio delle Amazzoni nel nord del Sud America, dalle isole Marajó, in Brasile, fino a Colombia, Perù ed Ecuador.[12] Occasionalmente il loro habitat si sovrappone a quello del lamantino dei Caraibi, lungo le coste del Brasile.[12]

I lamantini delle Amazzoni si possono trovare nella maggior parte del bacino idrografico del Rio delle Amazzoni, dai suoi rami sorgentiferi superiori in Colombia, Ecuador e Perù fino alla foce (vicino all'isola di Marajó), in Brasile, su un'estensione di circa sette milioni di chilometri quadrati.[13] Tuttavia, la loro distribuzione è irregolare, in quanto si concentrano nelle aree di foresta allagata ricche di sostanze nutritive, che coprono una superficie di circa 300 000 km².[13] Abitano anche nelle pianure tropicali al di sotto di 300 m s.l.m., dove sono presenti numerose piante acquatiche e semi-acquatiche; si trovano anche in acque calme e poco profonde, lontano dagli insediamenti umani.[13]

Il lamantino delle Amazzoni è un animale completamente acquatico e non lascia mai l'acqua.[14] È, inoltre, l'unico lamantino che vive esclusivamente in ambienti d'acqua dolce,[15] prediligendo laghi e lagune connesse a grandi fiumi dove la vegetazione acquatica è più abbondante.[15] I lamantini sono principalmente solitari, ma a volte si riuniscono in piccoli gruppi composti da un massimo di otto individui.[16] Interi gruppi di lamantini effettuano lunghe migrazioni stagionali, spostandosi dalle aree allagate durante la stagione delle piogge a specchi d'acqua più profondi durante la stagione secca.

Tassonomia modifica

Nel 2008 lo zoologo olandese Marc van Roosmalen comunicò la scoperta, nelle acque del fiume Aripuanã, affluente del Rio delle Amazzoni, di una nuova specie, da lui battezzata Trichecus pigmaeus (nota in inglese con il nome comune dwarf manatee, cioè «lamantino nano»)[17], di dimensioni minori rispetto a T. inunguis. Le analisi del DNA di tale presunta nuova specie, tuttavia, hanno dimostrato che si tratta semplicemente di esemplari immaturi (individui giovani) di T. inunguis[18].

L'epiteto specifico, inunguis, è un termine latino che significa «senza unghie». Il nome del genere, Trichechus, deriva dal latino e significa «dotato di capelli», in riferimento ai baffi intorno alla bocca di questi animali.[10]

Biologia modifica

 
Un esemplare adulto riabilitato dall'ICMBio, Brasile

Il lamantino delle Amazzoni è l'unico sirenide che vive esclusivamente in ambienti d'acqua dolce.[19] La specie fa affidamento su cambiamenti nella circolazione periferica come principale meccanismo di termoregolazione, utilizzando degli sfinteri per deviare il flusso sanguigno dalle aree del corpo a stretto contatto con l'acqua. Per ridurre la perdita di calore, possiede anche uno strato di grasso sottocutaneo.[20]

I lamantini hanno narici (e non sfiatatoi come altri mammiferi acquatici) in grado di sigillarsi quando si immergono per tenere fuori l'acqua, riaprendosi quando l'animale torna in superficie per respirare.[21] Sebbene i lamantini possano rimanere sott'acqua per lunghi periodi, generalmente risalgono per respirare circa ogni cinque minuti.[22][23] La più lunga immersione documentata di un lamantino delle Amazzoni in cattività è di 14 minuti.[24]

I lamantini effettuano movimenti stagionali sincronizzati con l'andamento delle inondazioni del bacino amazzonico.[14] Durante la stagione delle piogge vivono nelle foreste e nei pascoli allagati, dove il cibo è più abbondante.[14] Avendo la più lieve deviazione rostrale tra tutti i lamantini (da 25 a 41°), il lamantino delle Amazzoni è perfettamente adattato a nutrirsi vicino o sulla superficie dell'acqua.[25] È attivo sia durante le ore diurne sia durante le ore notturne.[26] Quando si nutre sulla superficie dell'acqua, solo le narici sporgono dalla superficie.[26]

I lamantini delle Amazzoni e i lamantini della Florida sono gli unici lamantini noti che emettono vocalizzazioni. Sono stati osservati alcuni esemplari vocalizzare da soli e con altri esemplari, in particolare tra le femmine e i loro cuccioli.[27]

Dieta modifica

 
Il giglio d'acqua (Eichhornia crassipes) è uno degli alimenti preferiti del lamantino delle Amazzoni

I lamantini si nutrono di una grande varietà di piante acquatiche, tra cui aracee (specialmente Pistia, alias "lattuga d'acqua"[26][28]), erbe, Utricolaria, antocerote, ninfee e, in particolare, giacinti d'acqua.[29] Quest'ultima in particolare è una specie invasiva al di fuori del suo areale, pertanto il lamantino delle Amazzoni è considerato un limitatore collaterale di tale pianta.[26] Sono stati visti anche esemplati che si nutrivano di frutti di palma caduti in acqua.[26] Mantenendo una dieta erbivora, il lamantino ha un processo digestivo post-gastrico simile a quello del cavallo.[25] Questi animali assumono ogni giorno una quantità di cibo pari a circa l'8% del loro peso corporeo.[25]

Durante la stagione secca di luglio-agosto, quando il livello dell'acqua inizia a scendere, alcune popolazioni si raccolgono nelle parti più profonde dei grandi laghi, dove spesso rimangono fino alla fine della stagione secca a marzo.[14] Si pensa che durante questo periodo i lamantini digiunino, sopravvivendo grazie alle loro grandi riserve di grasso e al loro basso tasso metabolico, paragonabile al 36% del normale tasso metabolico dei mammiferi placentati, che consente loro di sopravvivere fino a sette mesi nutrendosi poco o digiunando completamente.[14]

Riproduzione modifica

Il lamantino delle Amazzoni si riproduce stagionalmente con un periodo gestazionale di 12-14 mesi e un periodo di parto prolungato. La maggior parte delle nascite avviene tra dicembre e luglio, con circa il 63% di esse tra febbraio e maggio, durante un periodo di innalzamento del livello dei fiumi nella loro regione natale.[30] Dopo la nascita, il cucciolo inizierà a poppare restando con la madre per 12-18 mesi.[31]

L'aspettativa di vita degli esemplari in natura è di circa 30 anni.[8] Due individui in cattività hanno vissuto per 12,5 anni.[26]

Minacce modifica

La principale minaccia per il lamantino delle Amazzoni è la caccia illegale. Questi animali vengono cacciati per utilizzo sussistente e locale, non per scopi commerciali. La caccia ha portato a una forte diminuzione della popolazione e all'attuale basso numero di esemplari. Si stima che tra il 1935 e il 1954 siano stati uccisi oltre 140 000 lamantini. Nonostante le leggi in vigore proibiscano di cacciare questi animali, la caccia continua a essere praticata anche nelle aree protette. Gli arpioni tradizionali sono l'arma più comune usata contro i lamantini, mentre in Ecuador vengono catturati anche con le trappole usate per gli arapaima.[2]

Sono principalmente cacciati per la loro carne di alto valore nutrizionale, mentre il grasso e la pelle vengono usati per cucinare e nella medicina tradizionale. La carne viene venduta localmente o nei mercati di produzione. La carne viene venduta illegalmente sotto forma di salsiccia o di mixira nei mercati pubblici del Brasile e dell'Ecuador. La mixira è una carne conservata nel suo stesso grasso, e il suo alto prezzo è ciò che spinge i cacciatori a uccidere questi animali.[2]

Tra il 2011 e il 2015, 195 lamantini sono stati uccisi per la carne in una singola regione del Brasile. In un'altra regione, tra il 2004 e il 2014, ne sono stati uccisi 460 in un'area protetta.[2]

Conservazione modifica

 
Riabilitazione di un cucciolo al Brazilian Institute of Environment and Renewable Natural Resources (IBAMA), Marajó

La Lista Rossa IUCN classifica il lamantino delle Amazzoni come vulnerabile. In base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, la Zoological Society of London lo ha inserito tra le 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.[32] Il calo della popolazione è principalmente il risultato della caccia illegale, nonché della mortalità dei cuccioli, dei cambiamenti climatici e della perdita dell'habitat.[2] Tuttavia, a causa del loro habitat costituito da acque torbide, è difficile ottenere stime accurate della popolazione rimanente.[2]

Non esistono piani di gestione nazionali per il lamantino delle Amazzoni, tranne che in Colombia.[2] A partire dal 2008, l'INPA si prende cura di 34 lamantini in cattività e il CPPMA si prende cura di 31 lamantini.[2] Il lamantino è protetto dalla legge peruviana dal 1973, tramite il decreto supremo 934-73-AG, che vieta la caccia e lo sfruttamento commerciale di questi animali.[24]

La caccia rimane il problema più grande e continua a esserlo in gran parte della distribuzione geografica dell'animale, anche all'interno delle riserve.[2] Nel 1986, si stimava che i livelli di caccia in Ecuador fossero insostenibili e che la specie sarebbe sparita dal paese entro 10-15 anni.[33] Sebbene la caccia sia ancora in atto, si ritiene che un rischio crescente per la sopravvivenza del lamantino in Ecuador sia ora il rischio di fuoriuscite di petrolio.[2] L'esplorazione petrolifera comporta inoltre un aumento del traffico navale sui fiumi.[2]

La causa principale della sparizione dei lamantini delle Amazzoni in Perù è dovuta alla caccia da parte delle popolazioni locali per la carne, il grasso, la pelle e altri materiali.[24] Tale caccia viene effettuata con arpioni, reti da imbrocco e trappole.[24] Gran parte di queste cacce illegali avviene nei laghi e nei torrenti vicino alla Riserva Nazionale Pacaya-Samiria nel Perù nord-orientale.[24] La specie è lenta e docile e si trova spesso a nutrirsi sulla superficie dei laghi e dei fiumi in cui abita, costituendo una facile preda.[14] I lamantini sono anche a rischio per l'inquinamento dei fiumi, l'annegamento accidentale nelle reti da pesca commerciali e il degrado della vegetazione dovuto all'erosione del suolo causato dalla deforestazione.[14] Inoltre, il rilascio indiscriminato di mercurio dalle attività minerarie minaccia l'intero ecosistema acquatico del bacino amazzonico.[14]

Note modifica

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, 93, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) Marmontel, M., Trichechus inunguis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ conserve nature manatee site, su conservenature.org. URL consultato il 3 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2009).
  4. ^ Trichechus inunguis. Sandra L. Husar. Mammalian Species, No. 72, Trichechus inunguis (Jun. 15, 1977), pp. 1-4. Published by: American Society of Mammalogists Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/3503928
  5. ^ Trials of a Primatologist. - smithsonianmag.com. Accessed March 16, 2008.
  6. ^ a b c Rodrigo S. Amaral, Body weight/length relationship and mass estimation using morphometric measurements in Amazonian manatees Trichechus inunguis (Mammalia: Sirenia), in Marine Biodiversity Records, vol. 3, e105, 27 ottobre 2010, p. 4, DOI:10.1017/s1755267210000886.
  7. ^ Fernando Cesar Weber Rosas, Biology, conservation and status of the Amazonian Manatee Trichechus inunguis, in Mammal Review, vol. 24, n. 2, 1994, pp. 49–59, DOI:10.1111/j.1365-2907.1994.tb00134.x.
  8. ^ a b c d e f Animal Info - Amazonian Manatee, su Animal Info, animalinfo.org. URL consultato il 23 ottobre 2014.
  9. ^ D.P. Domning e L.-A.C. Hayek, Horizontal tooth replacement in the Amazonian manatee (Trichechus inunguis), in Mammalia, vol. 48, n. 1, 1984, p. 105, DOI:10.1515/mamm.1984.48.1.105.
  10. ^ a b Manatees, su Canisius Ambassadors for Conservation, Institute for the Study of Human-Animal Relations. URL consultato il 21 ottobre 2014.
  11. ^ D.P. Domning, G.S. Morgan e C.E. Ray, North American Eocene Sea Cowe (Mammalia: Sirenia) (PDF), in Smithsonian Contributions to Paleobiology, n. 52, 1982, pp. 1–69, DOI:10.5479/si.00810266.52.1.
  12. ^ a b c d Amazonian manatee distribution and population, su edgeofexistence.org. URL consultato il 24 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2016).
  13. ^ a b c Trichechus inunguis (Amazonian Manatee, South American Manatee).
  14. ^ a b c d e f g h 70. Amazonian Manatee (Trichechus inunguis), su edgeofexistence.org, Zoological Society of London. URL consultato il 22 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2010).
  15. ^ a b Arkive closure, su arkive.org. URL consultato il 24 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2015).
  16. ^ Amazonian Manatee: The Animal Files, su theanimalfiles.com.
  17. ^ van Roosmalen M.G.M., A new species of living manatee from the Amazon, su marcvanroosmalen.org. URL consultato il 9 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
  18. ^ Fish and Aquatic News, su aquaticcommunity.com. URL consultato il 9 giugno 2010.
  19. ^ Amaral R.S., V.M.F da Silvia, and F.C.W Rosas. (2010). Body weight/length relationship and mass estimation using morphometric measurements in Amazonian manatees Trichechus inunguis Mammalia: Sirenia. Marine Biodiversity Records. 3:e105-e109.
  20. ^ Gallican G.J., R.C. Best, and J.W. Kanwisher. (1982). Temperature regulation in the Amazonian manatee Trichechus inunguis. Physiological zoology. The University of Chicago Press 255-262.
  21. ^ Facts about Manatees, su Manatee World, 2014. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  22. ^ Manatee Trichechus, su National Geographic. URL consultato l'8 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2023).
  23. ^ Metabolism and Respiration of the Amazonian Manatee (Trichechus inunguis). G.J. Gallivan and R.C. Best. Physiological Zoology, Vol. 53, No. 3 (Jul., 1980), pp. 245-253. Published by: The University of Chicago Press. Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/30155787
  24. ^ a b c d e Randall R. Reeves, Stephen Leatherwood, Thomas A. Jefferson, Barbara E. Curry e Thomas Henningsen, Amazonian Manatees, Tricheus inunguis, In Peru: Distribution, Exploitation, and Conservation Status (PDF), su swfsc.noaa.gov. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  25. ^ a b c Michelle Pazin-Guterres, Feeding Ecology of the Amazonian Manatee (Trichechus inunguis) in the Mamirauá and Amanã Sustainable Development Reserves, Brazil., in Aquatic Mammals, vol. 40, n. 2, 2014, pp. 139–149, DOI:10.1578/AM.40.2.2014.139.
  26. ^ a b c d e f Antonia Gorog, ADW: Trichechus inunguis: INFORMATION, su Animal Diversity Web, University of Michigan, 1999. URL consultato il 9 aprile 2014.
  27. ^ Bullock, Theodore H. ; Daryl P. Domning; and Robin C. Best (1980). "Evoked Brain Potentials Demonstrate Hearing in a Manatee (Trichechus inunguis). Journal of Mammalogy. 61(1): 130-133. Published by: American Society of Mammalogists Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/1379969
  28. ^ Amazon manatee | WWF, su wwf.panda.org, WWF - World Wide Fund For Nature, 2017. URL consultato il 29 marzo 2018.
  29. ^ Ecology, Distribution, Harvest, and Conservation of the Amazonian Manatee Trichechus inunguis in Ecuador Robert M. Timm, Luis Albuja V. and Barbara L. Clauson Biotropica, Vol. 18, No. 2 (Jun., 1986), pp. 150-156 Published by: The Association for Tropical Biology and Conservation Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/2388757
  30. ^ Seasonal Breeding in the Amazonian Manatee, Trichechus inunguis (Mammalia: Sirenia) Robin C. Best Biotropica, Vol. 14, No. 1 (Mar., 1982), pp. 76-78 Published by: The Association for Tropical Biology and Conservation Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/2387764
  31. ^ Amazonian Manatee, su theanimalfiles.com, theanimalfiles.com. URL consultato il 24 ottobre 2014.
  32. ^ (EN) Trichechus inunguis, in EDGE (Evolutionary Distinct and Globally Endangered), Zoological Society of London.
  33. ^ Ecology, Distribution, Harvest, and Conservation of the Amazonian Manatee Trichechus inunguis in Ecuador. Robert M. Timm, Luis Albuja V. and Barbara L. Clauson. Biotropica, Vol. 18, No. 2 (Jun., 1986), pp. 150-156. Published by: The Association for Tropical Biology and Conservation. Article Stable URL: https://www.jstor.org/stable/2388757

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