Turbulent Indigo

album di Joni Mitchell del 1994

Turbulent Indigo è un album della cantautrice canadese Joni Mitchell. L'album è stato pubblicato nell'ottobre del 1994, e vinse un Grammy Award per il miglior album pop dell'anno[7].

Turbulent Indigo
album in studio
ArtistaJoni Mitchell
Pubblicazione25 ottobre 1994
pubblicato negli Stati Uniti
Durata43:02
Dischi1
Tracce10
GenereFolk rock
EtichettaReprise Records (9 45786-2)
ProduttoreJoni Mitchell, Larry Klein
RegistrazioneBel Air al The Kiva
FormatiCD
NoteGrammy Award Miglior album pop vocale 1996
Joni Mitchell - cronologia
Album precedente
(1991)
Album successivo
(1996)
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[1]
Rolling Stone[2]
Sputnikmusic3.4 (Great)[3]
Piero Scaruffi[4]
Dizionario del Pop-Rock[5]
24.000 dischi[6]

Descrizione modifica

L'album si ispira al pittore olandese Vincent van Gogh per la copertina, che vede un autoritratto della Mitchell, ma anche per l'energia delle canzoni: la canzone Turbulent Indigo, che dà nome all'album, fa riferimento alla follia di van Gogh[8], mentre Magdalene Laundries racconta delle sofferenze di una donna irlandese costretta a lavorare in una Magdalene Laundry, gestita dalla Chiesa cattolica romana[9].

Si pensa che la canzone Not to Blame si riferisca al cantautore Jackson Browne ed alla sua partner del tempo, l'attrice Daryl Hannah[10]. La traccia Sex Kills, invece, tratta di vari problemi del ventesimo secolo, tra cui violenza, riscaldamento globale e consumismo.

Tracce modifica

Brani composti da Joni Mitchell, eccetto dove indicato.

  1. Sunny Sunday – 2:37
  2. Sex Kills – 3:56
  3. How Do You Stop – 4:09 (Dan Hartman, Charlie Midnight)
  4. Turbulent Indigo – 3:34
  5. Last Change Lost – 3:14
  6. The Magdalene Laundries – 4:02
  7. Not to Blame – 4:18
  8. Borderline – 4:48
  9. Yvette in English – 5:16 (Joni Mitchell, David Crosby)
  10. The Sire of Sorrow (Job's Sad Song) – 7:08

Musicisti modifica

Sunny Sunday

Sex Kills

How Do You Stop

  • Joni Mitchell - chitarra, chitarra (high strung), voce
  • Seal - voce
  • Michael Landau - chitarra elettrica
  • Steuart Smith - chitarra elettrica
  • Larry Klein - basso, organo
  • Carlos Vega - batteria

Turbulent Indigo

  • Joni Mitchell - voce, chitarra, percussioni, tastiere
  • Wayne Shorter - sassofono soprano
  • Larry Klein - basso, percussioni, tastiere
  • Carlos Vega - batteria

Last Chance Lost

  • Joni Mitchell - chitarra, chitarra high strung, voce
  • Larry Klein - basso, tastiere

The Magdalene Laundries

  • Joni Mitchell - voce, chitarra, tastiere
  • Larry Klein - basso

Not to Blame

  • Joni Mitchell - voce, pianoforte, tastiere
  • Greg Leisz - chitarra pedal steel
  • Wayne Shorter - sassofono soprano
  • Larry Klein - basso
  • Carlos Vega - batteria

Borderline

  • Joni Mitchell - voce, chitarra, tastiere
  • Greg Leisz - chitarra pedal steel
  • Wayne Shorter - sassofono
  • Larry Klein - basso

Yvette in English

  • Joni Mitchell - voce, chitarra, tastiere
  • Bill Dillon - chitarra (guitorgan)
  • Larry Klein - basso
  • Charles Valentino - accompagnamento vocale, coro
  • Kris Kello - accompagnamento vocale, coro

The Sire of Sorrow (Job's Sad Song)

  • Joni Mitchell - voce, chitarra, tastiere, percussioni
  • Steuart Smith - chitarra elettrica (orchestral)
  • Wayne Shorter - sassofono soprano
  • Larry Klein - basso, percussioni[11]

Note aggiuntive

  • Joni Mitchell e Larry Klein - produttori
  • Registrato e mixato al The Kiva di Bel Air, California
  • Dan Marnien - ingegnere delle registrazioni e del mixaggio
  • Julie Last, Paula Max Schape e Paul Lundin - assistenti ingegnere delle registrazioni
  • Bernie Grundman - masterizzazione
  • Paula Max Schape e Marsha Burns - coordinamento alla produzione[12]

Note modifica

  1. ^ (EN) William Ruhlmann, Turbulent Indigo, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 20 marzo 2016.
  2. ^ Copia archiviata, su rollingstone.com. URL consultato il 5 maggio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2014).
  3. ^ [1]
  4. ^ [2]
  5. ^ da Dizionario del Pop-Rock di Enzo Gentile & Alberto Tonti, Ed. Baldini & Castoldi, pagina 666
  6. ^ da 24.000 dischi di Riccardo Bertoncelli e Chris Thellung, Zelig Editore, pagina 647
  7. ^ [3]
  8. ^ dal libro di Lynnette Porter: Van Gogh in Popular Culture, pagine 159-160
  9. ^ Copia archiviata, su wow.com. URL consultato il 20 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2016).
  10. ^ [4]
  11. ^ [5]
  12. ^ [6]

Collegamenti esterni modifica

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