Turismo nero

turismo che interessa luoghi macabri

Il turismo nero, anche detto turismo dell'orrore e tanaturismo (in inglese dark tourism), è quello che ha come destinazioni luoghi di morte e tragedia.[1] Vi sono vari livelli di turismo dell'orrore che vanno da episodi lontani nel tempo a efferati episodi più recenti, spesso enfatizzati dai mass-media[2].

Le catacombe di Parigi

Secondo alcuni, il turismo nero nasce dal bisogno del singolo "turista oscuro" di visitare dei luoghi a causa di eventi storici che lo contraddistinguono e non dipenderebbe tanto dagli attributi dello stesso.[3][4] In questo fenomeno rientra anche il turismo dell'Olocausto, nato per commemorare gli ebrei vittime dell'eccidio nazista.[5]

Storia modifica

 
Il porto del Isola del Giglio e il relitto del naufragio della Costa Concordia, oggetto di flussi turistici indotti dai mass media

Sebbene la tradizione di visitare luoghi di morte, recenti o antichi che siano, come ad esempio le catacombe e il Colosseo romano, ove i gladiatori combattevano fino alla morte e vi venivano tenute le esecuzioni capitali, abbia una storia secolare, soltanto a partire dalla fine del Novecento gli accademici hanno iniziato a prestare maggiore attenzione al cosiddetto turismo nero. I primi a documentare delle esperienze in luoghi di sterminio furono gli scrittori di viaggi. PJ O'Rourke definì i suoi soggiorni a Varsavia, Managua e Belfast nel 1988 "vacanze all'inferno";[6] negli anni novanta altri hanno descritto il "turismo delle macchie nere"[7] e la pratica di "mungere il macabro".[8] Tuttavia il termine dark tourism, ovvero "turismo oscuro", venne coniato nel 1996 da Lennon e Foley, due docenti del Dipartimento di ospitalità, turismo e gestione del tempo libero presso l'Università caledoniana di Glasgow.[1] La parola "tanaturismo" venne invece formulata nel 1996 da AV Seaton, professore di marketing turistico presso l'università di Strathclyde.[9]

A partire dal 2014 il turismo nero è divenuto oggetto di molto interesse e attenzione da parte degli esperti di sociologia che hanno coniato delle sotto-categorie inerenti al fenomeno, come, ad esempio, il turismo dell'Olocausto e dell'eredità della schiavitù. Il termine viene utilizzato ancora oggi con una certa fortuna dagli scrittori specializzati nella letteratura di viaggio. Nonostante ciò, stando a quanto riportato nel 2013 da Rami Khalil Isaac e Erdinç Çakmak, sono state fatte pochissime ricerche sul tanaturismo basandosi sulle esperienze dirette del visitatore di luoghi di morte.[3]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Malcolm Foley, J. John Lennon, JFK and dark tourism: A fascination with assassination, in International Journal of Heritage Studies, 1996.
  2. ^ https://www.iusinitinere.it/dark-tourism-il-fenomeno-del-turismo-dellorrore-37893
  3. ^ a b (EN) Rami Khalil Isaac, Erdinç Çakmak, Understanding visitor's motivation at sites of death and disaster: the case of former transit camp Westerbork, the Netherlands, in Current Issues in Tourism, 2013.
  4. ^ (EN) Shedding Light on Dark Tourism, su gonomad.com. URL consultato l'11 settembre 2023.
  5. ^ (EN) DARK TOURISM AS QUASI-SUICIDE: ACase STUDY OF THE SEA OF TREES. GAZING AT DEATH, su researchgate.net. URL consultato l'11 settembre 2023.
  6. ^ (EN) Holidays in Hell, su archive.org. URL consultato il 9 novembre 2023.
  7. ^ (EN) Chris Rojek, Ways of Escape: Modern Transformations in Leisure and Travel, Palgrave Macmillan, 1993, p. 142.
  8. ^ (EN) G. Dann, Global Tourism: The Next Decade, Butterworth Heinemann, 1994, pp. 55-67.
  9. ^ (EN) AV Seaton, Guided by the dark: from thanatopsis to thanatourism, 1996, pp. 234–44.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica