Umberto Pessina

presbitero italiano

Umberto Pessina (San Sisto, 26 aprile 1902Correggio, 18 giugno 1946) è stato un presbitero cattolico italiano ucciso da partigiani comunisti il 18 giugno 1946 nella sua parrocchia di San Martino Piccolo, frazione di Correggio.

Umberto Pessina

Biografia modifica

Il 18 giugno venne ucciso nella sua parrocchia di San Martino di Correggio; il vescovo di Reggio Emilia Beniamino Socche scrisse nel suo diario:

«... la salma di don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto per partire con tutta la forza che la Santa Chiesa dà nelle mani di un Vescovo... Parlai al funerale di don Pessina: naturalmente, la gente era sotto l'incubo del terrore: ma io presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio[1] per coloro che toccano i consacrati del Signore. Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. «Io - dissi - farò noto a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia»

Palmiro Togliatti, dopo l'assassinio di don Umberto Pessina, a Reggio Emilia disse: "Gli omicidi sono una macchia che dobbiamo cancellare"[3].

Gli esiti giudiziari modifica

Del delitto vennero accusati gli ex partigiani Ello Ferretti, Antonio Prodi e Germano Nicolini, che subito dopo la guerra era stato eletto sindaco di Correggio per il PCI, malgrado le confessioni di Cesarino Catellani ed Ero Righi, che - fuggiti in Jugoslavia - si accusarono del delitto ma furono condannati per autocalunnia.

Nel 1953 fu promulgato dal Governo Pella un indulto per tutti i reati politici e di natura militare commessi tra l'8 settembre 1943 e il 18 giugno 1946[4]. La misura copriva anche l'assassinio del sacerdote, che era morto proprio il 18 giugno 1946.

Nel 1990, quando il caso venne riaperto su invito del deputato Otello Montanari, William Gaiti, espatriato nel 1946, confessò di aver preso parte all'omicidio insieme a Catellani e Righi. Ferretti, Prodi e Nicolini, che erano stati condannati a 22 anni di carcere e ne avevano scontati 10, furono definitivamente assolti per non aver commesso il fatto nel 1994. I veri responsabili rimasero invece liberi e furono prosciolti nel 1993.

Nel 1998 fu realizzato un film-documentario sulla vicenda giudiziaria[5].

Note modifica

  1. ^ Il vescovo scomunicò i mandanti e gli esecutori materiali dell'assassinio.
  2. ^ Copia archiviata, su rolandorivi.com. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2009). Rolando Rivi - riporta scritto del vescovo Beniamino Socche - visto 18 febbraio 2009
  3. ^ [1][collegamento interrotto] La storia siamo noi Rai - visto 18 febbraio 2009
  4. ^ D.P.R. 19 dicembre 1953, n. 922, «Concessione di amnistia e di indulto».
  5. ^ Comunisti, su comune.re.it. URL consultato il 4 novembre 2021.

Bibliografia modifica

  • Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo. L'omicidio don Pessina e la persecuzione giudiziaria contro il partigiano Germano Nicolini, Marsilio, 2000.
  • Roberto Beretta, Storia dei preti uccisi dai partigiani, Piemme, 2005

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN10727807 · ISNI (EN0000 0003 7429 9730 · LCCN (ENno2003114426 · GND (DE122451767 · WorldCat Identities (ENlccn-no2003114426