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La tonnara di Camogli

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La tonnara  è un metodo di pesca a reti fisse che risale al 1600. Quella di Camogli è una delle cinque tonnare rimaste in tutta Italia. La rete della tonnara è situata tra Camogli e Punta Chiappa, viene calata ad aprile e tolta tra fine agosto e inizio settembre. La tonnara è gestita dalla “Cooperativa Pescatori Camogli”. [1][2][3]

In passato la parola “tonnara” veniva associata esclusivamente alla pesca del tonno rosso detto “tonno di corsa”; mentre il termine “tonnarella” veniva associato alla cattura non solamente del tonno, ma anche di altri pesci di passaggio; perciò quella di Camogli dovrebbe essere chiamata “tonnarella”. Nonostante ciò, al giorno d'oggi, al termine tonnara e al termine tonnarella viene attribuito lo stesso significato. La tonnara è nata dall’osservazione del comportamento migratorio del tonno rosso (thunnus thynnus) conosciuto anche come tonno pinna blu, che inizia il suo lungo viaggio dalle acque del Nord Atlantico, passando per lo Stretto di Gibilterra, per poi riprodursi nelle calde acque del Mar Mediterraneo. [1][2]

La cattura del tonno attraverso questa tecnica, è una tradizione che risale ai Fenici e venne adottata dai Greci. Furono gli Arabi che introdussero le prime tonnare in nel mare siciliano. Nel XV secolo d.c., gli spagnoli, che erano stati dominati dagli arabi, iniziarono ad adoperare la tecnica di pesca a reti imparata dagli arabi lungo la costa sarda. La tecnica di pesca del tonno, cominciò a svilupparsi nei secoli successivi. Le prime notizie riguardanti la Tonnara di Camogli risalgono al 1603, ma probabilmente è ancora più antica. La tonnara è stata in passato fonte di benessere per i cittadini di Camogli. Una parte del ricavato della pesca della tonnara veniva usato per migliorare le opere religiose e pubbliche della cittadina. [2][4][5]

Punta Chiappa

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Fino dai tempi antichi, la tonnara di Camogli viene calata a 400 metri da Punta Chiappa in direzione Camogli. Punta Chiappa è una lingua di roccia conglomerata nel Monte di Portofino che si estende sul mare del promontorio di Portofino. Punta Chiappa fa parte del Comune di Camogli, del Parco di Portofino e dell'Area Marina Protetta. Fulcro di attività legate alla pesca e al turismo, Punta Chiappa è un antico borgo di pescatori nel quale la pesca viene valorizzata attraverso il Museo della Pesca, la Tonnara e i ristoranti. Per raggiungere Punta Chiappa vi sono due modi: Si può raggiungere Punta Chiappa a piedi, seguendo il sentiero che parte dalla frazione di San Rocco passando per San Nicolò di Capodimonte, un piccolo borgo conosciuto per la chiesetta medievale e per la pavimentazione del piazzale costituito da risseu, ciottoli di mare, e via mare. [6][7][8][9]

La costa è rocciosa costituita dal conglomerato del monte, il mare è limpido e profondo, infatti, in alcuni punti, può raggiungere la profondità di 50 metri.  La parte a monte è costituita dalla macchia mediterranea; i differenti microclimi favoriscono la vegetazione composta particolarmente da pini marittimi, ulivi, lecci, roverelle, pini d’Aleppo, corbezzoli e mirto. La conformazione del fondale marino è costituita principalmente da massi e anfratti, creando un ambiente ideale per orate, occhiate, saraghi, murene, pagelli, ricciole e cernie. Le correnti marine favoriscono la crescita di gorgonie, una famiglia di coralli. [10][11]

Tecniche e materiali

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Le tonnare di Bonagia, Favignana, in Sicilia e quelle di Carloforte, Portoscuso, in Sardegna, sono molto più grandi di quella di Camogli, che si estende per 340 metri.  La tonnarella rispetto alla tonnara ha dimensioni minori e una struttura più semplice. Ogni anno, durante la stagione invernale, le reti vengono lavorate e intrecciate a mano dai pascatori della Cooperativa Pescatori Camogli. [3]

Una volta le reti erano ricavate intrecciando  un'erba dalle foglie lunghe e sottili che cresceva sul Monte di Portofino, la lisca (ampelodesmos tenax). La lisca veniva fatta essiccare e poi intrecciata a mano dai pescatori a San Fruttuoso per fare le reti.  A partire dagli anni sessanta la raccolta della lisca è stata proibita. Il materiale usato per lavorare le reti è stato sostituito con la fibra di cocco (Ajengo Superiore ) proveniente dall’India. La scelta di questo materiale è dovuta al fatto che rende la Tonnarella completamente biodegradabile, in modo tale che alla fine di ogni stagione di pesca, essa possa essere tagliata e abbandonata in mare senza costituire pericoli ambientali e in modo che possa diventare fonte di cibo per i pesci. [7][1][2]

La rete più grande della Tonnara  è chiamata pedale o rete di sbarramento. Il pedale è lungo più di 340 metri ed è tessuto con la canapa. Il pedale viene fissata a terra ad uno scoglio e posizionata in mare in modo da chiudere il passaggio ai pesci e indirizzarli verso un recinto lungo di 210 metri a forma di parallelepipedo formato da due camere: la prima chiamata camera di raccolta e la seconda chiamata lea. La rete viene ormeggiata su un fondale profondo dai 10 ai 45 metri. Alla reti vengono fissati dei natelli di plastica bianca, ancore e pesi per tenerla ferma sul fondo del mare. Il pedale ha maglie molto ampie, che hanno la funzione di catturare pesci di medie e grosse dimensioni. Costituisce lo sbarramento che i pesci incontrano una volta trasportati dalla corrente vicino alla struttura attraverso cui accedono al corpo principale della tonnarella. Il corpo principale è formato da una camera di raccolta molto estesa e da una rete a sacco, chiamata lea, conosciuta anche come camera della morte. La camera della morte è l’unica parte della tonnare in fibra di nylon e non intrecciata a mano. La rete finita pesa oltre ai mille chili. I pescatori, che sono su una barca a remi chiamata vedetta, grazie all’aiuto di uno strumento detto specchio, riescono a monitorare gli spostamenti dei pesci all’interno della lea. Quando i pescatori ritengono che la rete sia piena, inizia la leva a mano, che ricorre tre volte al giorno dalla barca mobile, chiamata anche poltrona: di mattino presto, a mezzogiorno e di sera.  Il pesce viene poi caricato sulla barca fissa, chiamata asino. Questo sistema è molto efficace ed efficiente, consentendo ai pescatori di pescare palamite (Sarda Sarda), occhiate (Pagellus Centrodontus), ricciole (Seriola Dumerili), cavalle (Scomber Colias), tombarelli (Auxis thazard thazard), sugarelli (Trachurus trachurus), salpe (Sarpa salpa), boghe (Boops Boops), aguglie (Belone Belone) e alcune volte tonni (Thunnus). [7][2][3]

La Cooperativa Pescatori Camogli

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La Cooperativa Pescatori Camogli è la più grande realtà di pesca che opera nelle acque dell’area marina Protetta di Portofino. La Cooperativa,che gestisce la tonnarella di Camogli dal 1982, è stata fondata nel 1974 da Arata Giovanni, Pucci Romildo, Mortola Mario, Rossi Ugo, Gambazza Simone, Gambazza Ettore, Canevello Angelo e Gelosi Prospero. La Cooperativa è costituita da 30 soci pescatori e 10 dipendenti che lavorano a terra. È munita di 33 barche da pesca, una tonnarella, 6 celle frigorifere, un laboratorio per lavorare le acciughe, una pescheria a Camogli, 2 macchine per produrre ghiaccio e 6 camion isotermici. La cooperativa Pescatori Camogli è nota per la lavorazione artigianale delle acciughe (Engraulis encrasicolus) sotto sale. Le acciughe appena pescate vengono portate in uno stabilimento di lavorazione situato a Ruta di Camogli, dove vengono lavorate e poi lasciate maturare. Le acciughe vengono confezionate in arbanelle per essere vendute. [5][6]

Incidenti

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Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 2017, un’imbarcazione pirata ha distrutto la tonnarella di Camogli. La barca pirata è riuscita a sradicare dal fondale marino 15 ancore da 150 chili l’una. A causa di questo tragico avvenimento la Cooperativa Pescatori Camogli ha subito un ingente danno economico e gli addetti assunti stagionalmente per le levate quotidiane, alcuni di loro provenienti dall’estero, sono rimasti senza lavoro. Il ricavato di una stagione di pesca equivale a oltre 250 mila euro, mentre il costo per mettere la tonnarella in mare è tra gli 80 e 100 mila euro. [3][6][12]

  1. ^ a b c Il fascino di immergersi nella Tonnnara di Camogli, su bbdiving.it.
  2. ^ a b c d e La tonnara di Camogli: tradizioni e sensibilità, su blog.rinnovabili.it.
  3. ^ a b c d La tonnara di Camoglie e la barca pirata, su ligurianautica.com.
  4. ^ Il tonno, da Anna Maria Mariotti, Il Golfo.
  5. ^ a b La cucina di Marcella, Enrica Guidotti,Emanuela Profumo, Feguagiskia' Studios.
  6. ^ a b c Liguria Nautica: Pesca-addio alla tonnara di Camogli, su ligurianautica.com.
  7. ^ a b c Ente Parco di portofino_la pesca, su parcoportofino.com.
  8. ^ Ente Parco di Portofino_San Rocco-Punta Chiappa, su parcoportofino.com.
  9. ^ Comuintà di Punta Chiappa: Punta Chiappa, su puntachiappa.it.
  10. ^ Golfo Paradiso snc: Punta Chiappa, su golfoparadiso.it.
  11. ^ Ente Parco di Portofino: la flora, su parcoportofino.com.
  12. ^ Distrutta la tonnara di Camogli, si indaga anche su una barca pirata, su ilsecoloxix.it.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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