Utente:Erminio Cirigliano/sandbox

LIBRO:MITOLOGIA CLASSICA-Felice Ramorino SCAFFALE: LXVII E 51

  1. Erittonio e la discendenza dei re d'attica (pag266)
  2. Anfitrite (pag141)
  3. Antiope e i suoi figli, Anfione e Zeto(da pag 236 a 242)


Anfitrite nell'Odissea è dipinta come colei che spinge le onde contro gli scogli e si compiace circondarsi di delfini, cani e altri mostri marini. Ai Romani Anfitrite fu sconosciuta: nella mitologia latina, infatti, si chiamava Salacia; quando i potei latini usano la parola "Anphitrite" la intendono in senso di "mare"[1]. In arte veniva rappresentata come giovane e bella, o seduta in trono o vicino a Poseidone, o ancora su un carro con lui, circondata da un seguito di Tritoni e Nereidi in groppa a cavalli, tori ed altri animali marini; in generale, porta i capelli sciolti sulle spalle ed ha i regali attributi del diadema e dello scettro.


Antiope figlia di Nitteo; è descritta come una ragazza di straordinaria bellezza. Dopo che divenne incinta di Zeus, si rifugiò presso Sicione e quivi sposo il re Epopeo. Inizialmente il padre provò a riottenerla, ma morì provandoci. Il trono passò allora nelle mani del fratello Lico, il quale ebbe l'incarico di vendicare Nitteo. Questi ebbe più successo e, nel riportare la giovane a Tebe, ella partorì presso Eleutera, sul Citerone. I due gemelli furono esposti ma presto raccolti e allevati da un pastore impietosito. Antiope, di nuovo a Tebe, venne maltrattata dalla zia Dirce e trattata come schiava in casa dallo zio Lico. Un'altra versione del mito la vede riconosciuta, dopo la sua fuga, dalla zia Dirce, la quale si era recata sul Citerone per prendere parte ad una festa bacchica, ed ordinò a due pastori di ucciderla legandola sulle corna di un toro infuriato. Questi erano Anfione e Zeto che, quando riconobbero la madre, inflissero la morte designata per Anfione alla stessa Dirce. Una volta morta, il suo cadavere venne gettato in una fonte presso il Tebe e che da lei venne chiamata Dircea. I due gemelli sono anche noti come i "Dioscuri Tebani", per differenziarli da Castore e Polluce[2].

Anfione vero governatore della città; gentile d'animo, cultore della musica e della poesia. Sposò Niobe, ma quando ella si insuperbì fu punita dai nascituri Artemide ed Apollo, figli di Latona (della quale, sentendosi superiore, volle impedire alle donne Tebane il suo culto). A seguito della strage della sua prole Anfione si suicidò, mentre Niobe fu mutata in sasso, impietrita dal dolore, per poi essere trasportata in Frigia sul monte Sipilo, dove ancora non cessa di piangere.

Zeto ruvido ed aspro nei modi, fu un cacciatore molto capace e appassionato alla vita dura e faticosa. Sposò Aedona, figlia di Pandareo (compagno di Tantalo); con Zeto ebbe un solo figlio, Itilo (in Omero)[3]. Poiché era gelosa della cognata Niobe, diventata madre di più figli, pianificò di uccidere il maggiore durante la notte, ma per sbaglio uccise il proprio. Fu trasformata in usignolo da Zeus, impietosito dalla sofferenza della donna, ed ella canta tutt'ora in nome dell'antico dolore. Circa la morte di Zeto, invece, la tradizione tace, tuttavia era nota a Tebe la tomba comune dei due Dioscuri Tebani.

Erittonio era per metà serpente, poiché nato dal suolo. Come a Cecrope, la leggenda gli attribuiva l'aver deciso la controversia tra Atena e Poseidone. Probabilmente, a questa tradizione, si lega anche quella relativa all'invasione dell'Attica da parte di Eumolpo, figlio di Poseidone. Per liberare Atene dagli invasori, lo avvertì un oracolo, avrebbe dovuto sacrificare una delle sue figlie agli dei infernali; successivamente, però, sia Erittonio che Eumolpo morirono in battaglia. Si dice che la sua tomba fosse stata conservata all'interno dell'Eretteo, sull'Acropoli di Atene.


LIBRO: MITI GRECI E ROMANI-Fausto Codino SCAFFALE: XXVII B 15

  1. Temi e le Ore(pag 80)

Temi,fu la seconda moglie di Zeus. Essa inizialmente è la dea del diritto naturale,e passò poi a designare la legge e l'ordine. In Omero svolge il compito di convocare,per comando di Zeus,le assemblee degli dei e di presiedere i loro banchetti. Successivamente il mito la voleva seduta al fianco di Zeus con Dike e Nemesi. Dal matrimonio col padre degli olimpi,secondo la Teogonia (vv.901 sgg.),nacquero le Ore, che Omero presenta nell' Iliade come le custodi delle porte del cielo. Esse sono state immaginate come le divinità che regolavano le stagioni poichè,secondo le credenze dei Greci, dalle porte del cielo uscivano tutti i fenomeni metereologici. Originariamente il numero delle ore non era fisso, perche da principio non erano personificate. In primavera le ore passavano gran parte del proprio tempo cantando e danzando con le Muse, le Càriti e con Afrodite, della quale sono le ancelle. Esiodo dice che esse "si prendono cura delle opere de' morta perciò nel tempo assunsero una certa importanza anche nella vita umana, in particolare erano considerate protettrici della gioventù. Dato che le stagioni ritornano regolarmente e periodicamente, si sviluppo il concetto che le ore fossero figlie di Zeus, la suprema divinità dell'ordine universale. Ad Atene le ore erano inizialmente solamente due: Tallo,la fioritura primaverile, e Carpo, la fruttificazione autunnale; solo più tardi venne aggiunta Auxo,il rigoglio estivo. Anche nella Teogonia sono presenti in numero di tre: Eunomia (la buona usanza), Dike (la giustizia) e Eirene (la pace). Esse erano tre perchè in Grecia le stagioni erano tre: primavera,autunno e inverno. Quando in tempi successivi l'anno venne diviso in quattro stagioni, si disse che anche queste fossero quattro.


LIBRO: MITOLOGIA GRECA E ROMANA- Edoardo Mottini SCAFFALE: LXVII F 18

  1. Castalia (pag45)
  2. Clio (pag45)


LIBRO: I MITI GRECI-Apollodoro SCAFFALE: VIII A 16

  Acarnano(pag235-236)

LIBRO: I MITI DEGLI DEI E DEGLI EROI-Fernando Palazzi SCAFFALE: VI B 2

  1. Helios (pag66)

Helios era figlio del titano di Iperione e Thea, fratello della Luna,Selene. Ogni mattina egli si solleva ad oriente sulle acque del fiume Oceano che circonda tutta la Terra, per guidare nel cielo il carro splendente del Sole, trainato da quattro cavalli che gettano fuoco dalle narici.Durante il dì percorre il cielo da oriente a occidente fin quando arriva la sera, poi si immerge nuovamente nel fiume Oceano. Per arrivare nuovamente ad oriente, utilizza una barchetta d'oro girando attorno all'emisfero boreale. Una volta giunto a destinazione riposa nel suo magnifico palazzo. Helios possedeva sull'isola di Trinacria sette mandrie di buoi,rappresentanti i sette giorni di una settimana, e sette greggi di pecore,rappresentanti le sette notti di una settimana. Ogni mandria e ogni gregge era composto da cinquanta capi, ovvero il numero, secondo il computo antico, delle settimane dell'anno solare. Elios ebbe due figli, Fetonte ed Eete,noncchè varie figlie, tra cui Circe,Merope,Faetusa,Pasifae, chiamate le Heliadi.

  1. Niobe(pag72)

Apollo aveva il potere di mandare i mali a coloro che voleva punire, come le morti improvvise. Per esempio lanciò frecce col suo arco d'argento per l'ingiusto oltraggio fatto al sacerdote Crise e così diffuse la peste nel campo greco, come è detto nel I libro dell'Iliade. La sua vittima più infelice fu Niobe. Nella Frigia c'era un ricco re opulento, Tantalo, che era protetto dagli dèi celesti,tanto da essere invitato sull'Olimpo. Tuttavia Tantalo fraintese la benevolenza divina e divulgò alcuni segreti che Zeus gli aveva confidati. Per questo fu cacciato nel Tartaro e condannato a un eterno supplizio. Tantalo in vita, aveva avuto parecchi figli, tra cui Pelope e Niobe, che aveva sposato Anfione dal quale aveva avuto sette robusti figli maschi e sette bellissime figlie femmine. Niobe si vantava di essere più feconda di Leto madre di Apollo e Artemide e pretendeva che a lei spettassero gli onori divini. Questa superbia arrivò alle orecchie di Leto che incaricò i suoi figli di punire Niobe. Infatti Apollo uccise con il suo arco di argento i suoi sette figli e successivamente anche Arteminde sterminò le sette figlie. La sventurata Miope, pianse amaramente riconoscendo ormai troppo tardi la propria colpa, ammettendo di essere stata punita ingiustamente pregò Zeus di trasformarla in pietra. Il suo corpo venne tramutato in roccia conservando la sua forma. Anche in pietra Niobe continua a piangere e piangerà in eterno.

LAVORO DI PINA

SARPEDONTE Zeus innamoratosi di Europa, prese la forma di un toro mansueto, che emanava un profumo di rose, se la fece salire in groppa e la trasportò per mare a Creta. Qui si unì a lei ed essa generò Minosse, Sarpedonte e Radmante , secondo Omero però, Sarpedonte ere figlio di Zeuse di Laodamia figlia di Bellerofonte.

In seguito Europa fu sposata da Asterio, signore di Creta, che allevò i sui figli. Costro, diventati adulti, vennero a contesa fra loro per amore di un fanciullo di nome Mileto che era figlio di Apollo e di Aria figlia di Cleoco. Poiché il fanciullo era più intimo di Sarpedonte, Minosse fece guerra ai fratelli e li vinse: Mileto andò andò in Caria e qui fondò una città chiamata Mileto, dal suo nome., Sarpedonte si alleò con Cilice che era in guerra con i Lici in cambio di una parte del territorio, e diventò re di Licia. A lui Zeus concede di vivere per tre generazioni. Dicono alcuni che i fratelli si innamorarono di Atinnio figlio di Zeus e di Cassiopea e che la discordia nacque per causa sua. Fu ucciso da Patroclo che indossava le armi di Achille.

ARCANO Venuta a sapere della morte del marito da Zeus con il quale aveva rapporti intimi, Calliore chiede al dio di fare in modo che i figli nati da lei e Alcmeone diventino grandi per vendicare l'uccisione del padre. Dievnuti adulti i figli di Alcmeone,Anfotero e Acarnano, si trovarono con i figli di Fegeo ,Prono e Agernore, i quali portavano a Delfi la collana e il peplo per consacrarli ad Apollo. In seguito i figli di Alcmenone uccidono gli assassini del padre e recatisi a Posfide uccidono anche Fegeo e sua moglie. Inseguiti fino a Tegea, furono salvati dagli abitanti e da alcuni Argivi. Anfotero e Acarnano raccontarono l'accaduto alla madre.Si recarono quindi in Epiro,radunarono dei coloni e fondarono Acarnania.


NISO Mentre era a Megara , nacquero a Pndione quattro figli: Egeo, Pallante, Niso e Lico. Dicono alcuni che Egeo fosse figlio di Sciro e che Pndione lo fece passare per suo. Dopo la morte di Pandione i suoi figli marciarono su Atene, scacciarono i figli di Mezione e divisero il territorio in quattro parti, ma Egeo ebbe il èotere assoluto. Non molto dopo Minosse, che aveva il dominio sul mare, armò una flotta contro Atene e conqistò Megara dove regnava Niso che morì tradito da sua figlia. Egli aveva in fatti in mezzo alla testa un capello rosso e un oracolo diceva che se questo capello fosse stato strappato lui sarebbe morto. Sua figlia che si era innamorata di Minosse, glielo strappò. Minosse però dopo aver conquistato Megara , appese la fanciulla per i piedi alla prora di una nave e la fece morire annegata

-Frazer, "Il ramo d'oro"

  1. ^ Ovidio, Metamorfosi, I, 14.
  2. ^ A. B. Cook, Zeus: A Study in Ancient Religion, Volume 2,Parte 2, Cambridge, University Press, 2010, p. 1014.
  3. ^ Omero, Odissea, XIX, 517.