Storia modifica

La realizzazione di questa scultura unica pervenuta dall'epoca antica potrebbe risalire, caso abbastanza raro nella storia dell'arte, a un periodo collocabile tra il VI secolo a.C. e il IV d.C. La datazione al radiocarbonio ha permesso di restringere il campo, datando l'opera come sicuramente successiva al II secolo a.C. Nel corso dei secoli il gruppo scultoreo è stato attribuito a Lisippo, anche se gli studi più recenti portano a una datazione tra II e III secolo d.C., nel pieno dell'età imperiale romana; a sostegno di questa tesi ci sono i dati tecnici (la peculiare doratura del mercurio non è attestata prima di quest'epoca), i criteri stilistici e concettuali dell'opera, non perfettamente aderente alla realtà come era tipico della temperie artistica della piena età imperiale.[1]

L'analisi chimico-fisica dell'opera evidenzia come nella realizzazione della scultura fu utilizzata un'altissima percentuale di rame, almeno il 96,67%[2]. L'alto contenuto di rame avrebbe incrementato la temperatura di fusione fino a 1200-1300 °C[3]. La grande purezza del rame fu scelta per dare una più soddisfacente doratura col mercurio. I quattro cavalli hanno un'altezza massima di 238 cm, con 171 cm di altezza al garrese; sono lunghi 252 cm e pesano tra gli 8,5 e i 9 quintali ciascuno.

È certo che i cavalli, insieme con la quadriga, erano situati nel grande ippodromo di Costantinopoli, probabilmente sopra i carceres (da dove partivano i carri per le corse nel circo) e che giunsero in città, forse dall'isola di Chios, sotto l'imperatore Teodosio II (408-450), come raccontano fonti dell'VIII secolo [4]. Furono trasportati nella città lagunare dopo il 1204, sottratti a Costantinopoli dalla Repubblica di Venezia in seguito all'assedio e saccheggio della città avvenuto durante la IV crociata. Poco dopo la fine della crociata, Enrico Dandolo, doge di Venezia, inviò i cavalli nella Serenissima, e questi furono installati sulla terrazza della facciata della Basilica di San Marco nel 1254. Petrarca li poté ammirare quando fece visita alla città nel 1364[5].

Nel 1797, Napoleone Bonaparte rimosse i cavalli e li portò a Parigi come oggetto delle spoliazioni francesi della Repubblica di Venezia durante l'occupazione napoleonica, dove li utilizzò per disegnare la sua quadriga per l'arco di Trionfo del Carrousel. Nel 1815 i cavalli tornarono a Venezia grazie al capitano Dumaresq, che aveva combattuto contro i francesi a Waterloo e venne incaricato dagli austriaci di riportare il gruppo scultoreo, posto sull'Arco di Trionfo di Parigi, alla Basilica di San Marco.

Tranne che in periodi di conflitti bellici, quando furono trasferiti in luoghi sicuri per sottrarli a eventuali danni da bombardamenti, i cavalli sono rimasti sulla terrazza della basilica fino agli anni '80 del Novecento, quando si decise di porli nel Museo della basilica per proteggerli dai danni degli agenti atmosferici e dello smog, sostituendoli con copie identiche.

Note modifica

  1. ^ Favaretto, Irene., Da Villa Urbani, Maria. e Museo marciano (Venice, Italy), Il Museo di San Marco, 1. ed, Marsilio, 2003, ISBN 8831781979, OCLC 53705077. URL consultato il 29 maggio 2019.
  2. ^ Anon 1979 The Horses of San Marco Thames and Hudson, trad. inglese del 1977, p. 191.
  3. ^ Anon 1979, p. 199.
  4. ^ Parastaseis syntomoi chronikai, cap. 84. Th.
  5. ^ Petrarca, Epistulae Rerum Senilium, IV, 2..