Etica e mistica in Lev Tolstoj Una vita parallela. Non è facilissimo immaginarsi la vita di Lev, immerso nella fama per i romanzi (bellissimi) da lui scritti. Comunque fu sempre presente nella sua vita una forte tensione etica, anche se vissuta con molta difficoltà.

Il Tolstoj fino a guerra e pace modifica

Tolstoj ricorda nel libro "Confessioni" come all'inizio della sua vita fosse animato dalla volontà di migliorarsi internamente

«un giorno racconteròla storiadella mia vita, storia commovente ed istruttiva, durante questi dieci anni della mia gioventù. (N.B la gioventù per Tolstoj inizia a 16 anni-Cfr Gioventù cap I). Credo che molti abbiano provato gli stessi sentimenti. Con tutta l'anima desideravo essere buono, ma ero giovane, tormentato dalle passioni e mi trovavo solo, assolutamente solo nella ricreca dl bene. Ogni volta che tentatvo di d esprimere il mio desiderio più intimo, quello di essere moralmente buono, nno incontravo che disprezzo e canzonature,; , ma non appena mi davo alle più vili passioni, mi si lodava e mi si incoraggiava. L'ambizione, l'amor del del denaro, il lusso, la collera, la vendetta erano invece rispettati»

Ma presto il suo interesse si divide alla ricerca della gloria e della ricchezza, e l'amore per la famiglia e la letteratura. La fede, così importante in seguito, diviene una vuota formalità.

«Se guardo indietro a quel tempo io vedo chiaramente che la mia fede, la mia sola fede reale... era un credere in me stesso. Io provai a perfezionarmi mentalmente, studiavo ogni cosa potessi, ogni cosa che la vita mi ponesse dinnanzi, provai a perfezionare la mia volontà, stabiliii delle regole che cercai di seguire, perfezionai me stesso fisicamente, coltivai la mia forza e la mia agilià con ogni tipo di esercizio, ed abituando a me stesso alla resistenza e pazienza con tutti i tipi di privazioni. Tutto ciò lo consideravo il perseguire la perfezione. Il fine di tuttto ciò era naturalmente la perfezione morale, ma questo fu presto rimpiazzato dalle perfezione in generale, dal desiderio di essere perfetto noon agli occhi di Dio ma a quello degli altri in generale. E molto presto questo sforzo ancora si modificò nel desiderio di essere più forte degli altri: di essere più famoso, più importante e più ricco di altri.»

«Io non riesco a ripensare a quegli anni senza orrore, disgusto e angoscia. Ho ucciso in guerra e sfidato a duello uomini, per ucciderli.»

La transizione modifica

«Avevo ormai gustato la seduzione dello scrivere, la seduzione di una enorme remunerazione in denaro e degli applausi per un lavoro da nulla e mi dedicavo ad esso come ad un mezzo per migliorare la mia situazione materiale... ...Scrivevo insegnando quella che era per me l'unica verità: che bisognava vivere così da avere il meglio possibile per sé e per la propria famiglia. Così vivevo, ma cinque anni or sono cominciò a succedermi qualcosa di molto strano: cominciarono a prendermi da principio dei momenti di perplessità, delle interruzioni di vita, quasi che non sapessi come vivere, cosa fare, ed io mi smarrivo, piombavo nello sconforto. Ma questo passava ed io continuavo a vivere come prima. Poi questi momenti di perplessità cominciarono a ripetersi sempre più spesso e sempre nella stessa forma.... ... Ma le domande sempre più spesso cominciarono a ripetersi e sempre più insistentemente venivano richieste delle risposte e, come tanti punti che cadessero tutti sempre nello stesso posto, queste domande senza risposta si aggrumavano in una sola macchia nera.»


«Quelle due gocce di miele che più a lungo delle altre hanno fatto sì che distogliessi gli occhi dalla crudele verità e cioè l'amore per la famiglia e quello per lo scrivere, che io chiamavo arte, ormai non sono più dolci per me»

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«...e persone della mia stessa specie, dunque, si salvano dalla terribile contraddizione attraverso quattro vie. Per quanto io tendessi tutte le forze della mia attenzione intellettuale, eccetto queste quattro vie, non vedevo nient'altro.
Prima via: non capire che la vita è non-senso, vanità e male e che è meglio non vivere. Io non potevo ignorare ciò e, sapendolo, non potevo chiudere gli occhi.
Altra via: godere della vita così com'è, senza pensare al futuro. E questo non potevo farlo. Io, come Sakya-Muni, non potevo andarmene a caccia quando sapevo che esistono la vecchiaia, le sofferenze, la morte. L'immaginazione era in me troppo viva. Inoltre io non riuscivo a rallegrarmi di un'occasione fugace che mi concedeva per un istante in sorte il piacere.
Terza via: avendo compreso che la vita è soltanto male e stupidità, interromperla, uccidersi. Io l'avevo capito, eppure, chissà perché, ancora non mi uccidevo.
Quarta via: vivere nella situazione di Salomone, di Schopenhauer, cioè sapere che la vita è uno stupido scherzo che mi è stato giocato, e ciò nonostante vivere, lavarsi, vestirsi, pranzare, parlare e perfino scrivere dei libri. Questo era per me ripugnante, tormentoso, e tuttavia restavo in questa situazione. Ora vedo che, se non mi sono ucciso, fu a causa di una vaga coscienza del disorientamento dei miei pensieri. Per quanto convincente e indubitabile mi sembrasse il corso dei miei pensieri e dei pensieri dei saggi che ci hanno condotto a comprendere il non-senso della vita, pure rimaneva in me un vago dubbio sulla giustezza del punto di partenza del mio ragionamento.»

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La conversione alla fede ortodossa modifica

«...sta di fatto che io ebbi la sensazione che, se volevo vivere e capire il senso della vita, io questo senso della vita dovevo cercarlo non presso coloro che il senso della vita l'avevano perduto e che volevano uccidersi, bensì presso quei miliardi di uomini già vissuti o viventi, che costruiscono la vita e portano su di sé il peso della vita propria e della nostra. Ed io guardai alle enormi masse di uomini semplici, ignoranti e poveri, già vissuti o viventi, e vidi tutt'altra cosa. Vidi che tutti quei miliardi di uomini vissuti o viventi, tutti, salvo rare eccezioni, non rientravano nella mia classificazione, vidi che mi era impossibile ritenere che essi non comprendessero il problema, giacché essi stessi lo impostano e rispondono con una chiarezza straordinaria. Definirli epicurei anche non potevo, giacché la loro vita è costituita più da privazioni e sofferenze che non di godimenti; ancora meno potevo classificarli fra coloro che irrazionalmente conducono una vita senza senso, giacché ogni atto della loro vita e la morte stessa vengono da loro spiegati. Uccidersi lo considerano come il male più grande. Ma allora tutta l'umanità aveva una chissà quale conoscenza del senso della vita che io disconoscevo e disprezzavo.

Ne risultava che la conoscenza razionale non dà un senso alla vita, anzi taglia fuori la vita; e invece il senso attribuito alla vita da miliardi di uomini, da tutta l'umanità, si basa su una chissà quale conoscenza spregevole e falsa.

La conoscenza razionale, attraverso gli scienziati e i pensatori, nega che la vita abbia un senso, mentre enormi masse di uomini- tutta l'umanità - questo senso lo ritrovano in una conoscenza non razionale. E questa conoscenza non razionale è la fede, quella stessa fede che io non potevo non respingere. E' Dio 1 e 3, è la creazione in 6 giorni, i diavoli e gli angeli e tutto quello che io non posso accettare a meno di non uscir di senno.»

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«Ed io cominciai ad avvicinarmi ai credenti che v'erano tra le persone povere, semplici, ignoranti, ad avvicinarmi ai pellegrini, ai monaci, agli scismatici, ai muziki. La dottrina religiosa di questa gente del popolo era anch'essa cristiana così come la dottrina religiosa degli pseudocredenti della nostra cerchia. Alle verità cristiane era mescolata anche molta superstizione, ma la differenza era questa, che le superstizioni dei credenti della nostra cerchia erano per loro completamente superflue, non erano collegate con la loro vita, erano soltanto una specie di divertimento epicureo; e invece le superstizioni dei credenti che appartenevano al popolo lavoratore erano fino a tal punto collegate con la loro vita che non si poteva assolutamente immaginarsi la loro vita senza quelle superstizioni: esse costituivano una condizione imprescindibile di quella vita.»

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Il successivo passaggio modifica

«Allora mi era così indispensabile credere per vivere che inconsciamente mi nascondevo le contraddizioni e le oscurità della dottrina della fede. Ma questo dare un senso ai riti aveva un limite. Se la preghiera liturgica diventava per me sempre più chiara nelle sue parole principali,....tuttavia queste preghiere ed altre,..., quasi i due terzi di tutte le funzioni o non avevano nessuna spiegazione, oppure io sentivo che, adducendo una spiegazione, mentivo, e con ciò distruggevo del tutto il mio rapporto con Dio, perdendo completamente qualsiasi possibilità di fede.

La stessa sensazione la provavo durante la celebrazione delle feste principali. Ricordare il giorno di sabato, cioè consacrare un giorno a Dio era per me comprensibile. Ma la festa principale era in ricordo dell'evento della resurrezione, la cui effettiva realtà io non potevo né figurarmi né comprendere. E con questo nome, "resurrezione", veniva designato ogni settimana il giorno festivo. E in tali giorni veniva celebrato il mistero della eucarestia che mi era completamente incomprensibile. Tutte le rimanenti dodici feste, eccetto il natale, erano ricordi di miracoli, di cose cui cercavo di non pensare per non negarle: e cioè l'assunzione, la pentecoste, l'epifania, l'intercessione ecc.»

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«Che nella dottrina vi sia il vero è per me indubitabile: ma indubitabile è anche il fatto che in essa vi sia il falso ed io devo trovare il vero e il falso e separare l'uno dall'altro. Ed ecco io a questo mi accingo. Che cosa ho trovato di falso e che cosa ho trovato di vero in questa dottrina e a quali conclusioni sono giunto, costituirà le parti successive di quest'opera, la quale, se ne varrà la pena e sarà utile a qualcuno, probabilmente sarà, chissà quando e chissà dove, pubblicata.»

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Aspetti della sua fede modifica

Aspetti della sua fede modifica

L'unica soluzione per uscire da questa impasse sarà quella di leggere direttamente i vangeli. E così farà. I brani che più lo colpiscono e fondano la base de suo pensiero sono: il sermone della montagna, Matteo 5,39 ...ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra tu porgigli anche l'altra... e in genere S. Matteo capitoli 5, 6, 7 [1]

«Ora ho 55 anni e, togliendo i 14-15 anni della mia fanciullezza, sono stato fino a pochi anni fa un Nichilista, nel preciso significato del termine. Non un socialista od un rivoluzionario, ma un nichilista, ovvero uno completamente senza fede.

Non è mia intenzione interpretare la dottrina di Cristo, ma semplicemente vorrei impedire ad altri di interpretarla in modo errato»

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Ma Tolstoj ben presto sente il contrasto tra la pratica della fratellanza dell'amore e la pratica della stessa Chiesa Ortodossa, molto legata al potere.

Peraltro egli nota come

«"i testi su cui la Chiesa fonda i dogmi siano oscuri, mentre quelli che si insegnano un retto modo di vivere sono i più semplici e chiari"»

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«Io fui allontanato dalla chiesa da varie particolarità dei suoi dogmi, dalla approvazione delle persecuzioni, dalla pena capitale ed anche dalla sua intolleranza a tutte le forme di culto che non siano la propria. Ma la mia fede nell'insegnamento della chiesa fu scossa ancor più a vedere la sua indifferenza su ciò che mi sembrava la vera base dell'insegnamento di Cristo, e per la sua evidente predilezione per ciò che io non posso considerare una parte essenziale della sua dottrina.»

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«Fu solo quando abbandonai tutte le spiegazioni della teologia ed in obbedienza delle parole dell'evangelista Marco in cap 10,15 ("in verità vi dico, chi non acoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso"), che capii ciò che era restato sempre incomprensibile a me. Non fu attraverso profonde riflessioni od attraverso un impegnativo lavoro di conronto sui testi dei vangeli, che io iniziai a capire la dottrina. Al contrario, tutto crebbe dentro di me, per la stessa ragione per cui aveva smesso di basarsi su mere interpretazioni. Il testo che mi ha fornito la chiave della verità fu il trentanovesimo verso del quinto capitolo di San Matteo ('avete udito che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente, ma io dico a te di non resistere al male". Il semplice significato di queste parole, immediatamente si illuminò sopra me ed accettai il fatto che Cristo intendesse esattamente ciò che egli diceva; ed allora, sebbene io non avessi scoperto niente di nuovo, tutto quelche finora aveva oscurato la verità venne spazzato via, e la sola verità sorse innanzi me in tutta la sua solenne importanza.»

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Critica al normale cristianesimo modifica

«Nelle mie conversazioni con molti cristiani che conoscevano bene il vangelo, avevo osservato la stessa indifferenza alla forza del testo, indifferenza da me già percepita. In particolar modo nessuno ricordava le parole...

Le parole: "Se qulcuno percuote la tua guancia destra, tu porgigli l'altra" mi erano state sempre presentate come se richiedessero uno sforzo ed una padronanza di sè, di cui normalmente la natura umana è incapace. Esse mi toccarono. Sentii che appartenevano a livelli di perfezione morale, ma sentii anche che non sarei mai stato capace di obbedire a loro se esse implicavano nient'altro che sofferenza. "Bene, io dissi a me stesso, porgerò l'altra guancia, permetterò di essere colpito ancora, darò il mio mantello e loro me lo porteranno via del tutto. Essi mi porteranno via anche la vita. Bene, la vita non è stata fornita a me? Non può essere questo che Cristo chiede a me. Allora io dissi a me stesso: Forse in queste parole loscopo di Cristo è esaltare la sofferenza e l'abnegazione."

"Ma appena compresi il significato delle parole "non resistere al male" mi divenne chiaro che Cristo non aveva esagerato e che egli non richiedeva sofferenza per il solo gusto della sofferenzae che egli solo esprime, chiaramente e definitivamente ciò che pensa. Egli dice "Non resistete al male" e se tu non resisti al male, potrai incontrarequalcuno cheavendoti percosso su una guancia, ed incontrando nessuna resistenza, ti percuotrà sull'altra, dopo aver portato via la tua giacca, porteranno via il tuo mantello; avendo approfittato del tuo lavoro, ti abligheranoa lavorare, prenderanno e nonrenderanno nulla indietro. Tuttavia, vi dico, non resistere al male. Ancora fare del bene a coloro che, vi percuotono ed abusano di voi. '


Ascetismo

Dopo aver letto Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, Tolstoj si convertì gradualmente alla moralità ascetica accogliendo questo percorso come il giusto cammino spirituale per le classi più agiate:

«Lo sai cosa ha significato per me questa estate? Un'estasi costante su Schopenhauer ed una ininterrotta serie di gioie spirituali, che io non avevo mai sperimentato prima. .. nessun studente ha mai studiato così tanto nel suo corso, ed imparato così tanto, quanto ho fatto io durante questa estate.»

Nel capitolo VI di Confessioni, Tolstoj citò il paragrafo finale del lavoro di Schopenhauer. In esso si spiegava che il nulla che risulta dalla completa diniego di sè è solo un nulla relativo di cui non bisogna aver paura. Lo scrittore fu colpito dalla descrizione della rinuncia ascetica cristiana, buddista, e induista come percorso per il raggiungimento della felicità. Dopo aver letto passaggi come i seguenti, che abbondano nei capitoli di etica di Schopenhauer, il nobile russo scelse la povertà e la formale negazione della volontà:

«ma questa grande necessità di sofferenza involontaria (della gente povera) per la salvezza eterna è espressa anche da quelle parole del Salvatore: (Matteo 19:24): " E' più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che, per un ricco, entrare nel regno di Dio." Quindi coloro che grandemente ardono per la loro salvezza eterna, scelgono volontariamente la povertà, quando il fato gliela ha negata perchè nati nel benessere. Quindi Buddha Sakyamuni nacque come principe ma, volontariamente prese lo stato di mendicante; e Francesco d'Assisi, il fondatore degli ordini mendicanti, come un giovane a un ballo, dove le figlie di tutti i notabili erano seduti insieme, fu chiesto:" Francesco, non vorrai ora fare la tua scelta tra queste bellezze? ed egli replicò: Io ho fatto una assai più bella scelta.! "Quale?" "la Povertà!" Quindi egli abbandonò ogni cosa poco dopo e successivamente vagava per la terra come un mendicante»

«Per quanto strano, per quanto inverosimile e incomprensibile mi sembri oggi il fatto che io, analizzando la vita, abbia potuto perdere di vista la vita dell'umanità che mi circondava da ogni parte, che io abbia potuto ingannarmi ridicolmente fino al punto di pensare che la vita mia, dei Salomone o degli Schopenhauer era la vera vita, la vita normale, mentre la vita di miliardi di altri esseri era una circostanza non meritevole di attenzione, per quanto strano questo mi appaia oggi, io vedo che la cosa stava proprio così. Nell'errore originato dalla superbia per la mia intelligenza, mi sembrava talmente indiscutibile che io, Salomone e Schopenhauer avessimo impostato il problema in modo così giusto ed esatto che non poteva esservene un altro...»

Non violenza

«La mia vita personale è intessuta con la vita sociale e politica e la politica vita mi domanda una attività non cristiana, che è esattamente opposta al comandamento di Cristo. Ora on il servizio militare universle e con la partecipazione di tutti nella corte con la competenza di giurato, questo dilemma è posto davanti a tutti con strordinaria evidenza. Ogni persona ora ha da raccogliere l'arma per uccidere, la pistola, il il coltello e, sebbene egli non voglia uccidere, egli deve caricare la propria arma e affilare il proprio coltello, che è preparata per commettetere un omicidio. ogni cittadino deve venire in tribunale ed essere un partecipante al tribunale e nelle sanzioni, ciò significa che ogni uomo deve rinunciare comandamento di Cristo, della non resistenza al male, solo a parole, ma pure in azione.»

"[2][2]

E dall'esempio della corte di tribunale, Tolstoj illustra la dottrina cristiana che condanna il principio dello Stato di ritorsione violenta:

«Cristo disse di non resistere al male: Lo scopo delle leggi è resistere al male. Cristo prescrive di fare il bene in risposta al male. La legge risponde male con male. Cristo dice di non fare distinzione tra buono e cattivo. Tutto ciò che le leggi fanno è fare questa distinzione. Cristo dice: perdona tutti, perdona non una volta, non sette volte, ma senza fine; ama i tuoi nemici e fai del bene a coloro che ti odiano. La legge non perdona ma punisce; essi non fanno del bene ma del male a coloro che chamano nemici della società. Così si scopre, secondo il significato, che Cristo deve avere respinto i giudici".»

[3][3]

Il credo centrale di Tolstoj era centrato sul sermone della montagna, particolarmente sulla ingiunzione di porgere l'altra guancia e la non resistenza. Sono state pubblicate varie versioni della Bibbia di Tolstoj, indicando i passaggi su cui Tolstoj dava più importanza in particolare, le stesse parole di Gesù. [4] Tolstoj riteneva che per essere un cristiano, fosse richiesto essere un pacifista.

 
Ritratto di Tolstoy nel 1887, di Ilya Repin

Tolstoj credeva che un vero cristiano potesse trovare la felicità attraverso la autoperfezione interna, seguendo il grande comandamento nell'amare il prossimo e Dio, piuttosto che cercare all'esterno l'orientamento od il senso, nella Chiesa o nello Stato . [senza fonte] La sua fede nella non violenza, quando si affronta un conflitto, è un'altro attributo distinto della sua filosofia basata sull'insegnamento di Cristo[senza fonte].

Tolstoy illustrò la lucidità della dottrina Cristiana della non-resistenza, la chiave per capire il Vangelo, con l'antico profeta Elia, al quale Dio si manifestò non con tuoni e fulmini ma con una brezza che soffia sul prato rinfrescato dopo la tempesta:

«Il movimento dell'umanità verso il bene avviene, non grazie ai carnefici, ma grazie al tormentato. Come il fuoco non spegne il fuoco, così male non spegne il male. Solo l'incontro con il male, e non essere contaminato da esso, vince il male. Ogni passo avanti è stato fatto solo in nome della non-resistenza al male. E se questo progresso è lento, è perché la chiarezza, la semplicità, la razionalità, inevitabilità, e obbligatorietà dell'insegnamento di Cristo sono stati occultati dalla maggior parte degli uomini in un modo più furbo e pericoloso, sono stati nascosti sotto un falso insegnamento che falsamente si chiama il suo insegnamento .»

[5][4]


Influenzando direttamente il Mahatma Gandhi con questa idea contenuta nel lavoro Il regno di dio è dentro di voi (testo completo nella traduzione inglese available on Wikisource), Tolstoy ebbe una larga influenza sul movimento di resistenza non violenta di quel periodo.

Posizioni etico morali

Egli riteneva che gli aristocratici fossero un peso per i poveri e che l'unica soluzione per poter vivere insieme in armonia fosse la anarchia cristiana.[senza fonte] Egli si oppose pure alla proprietà privata [senza fonte]

Tolstoy si rese conto che doveva opporre una stretta resistenza a due gruppi di opinioni appartenente a campi diametralmente opposti:

«"Questi uomini apprtengono a due poli estremi: sono i Cristiani patriottici e conservatori che convengono che la loro Chiesa sia la sola vera, ed i Rivoluzionari atei. Nè uno nè gli altri rinuncieranno al diritto di resistere con la forza a ciò che considerano un male; nenche i più saggi ed i più istruiti tra di loro vogliono vedere la semplice ovvia verità che se noi concediamo ad un uomo il diritto con la forza di resistere ad un male, una seconda persona può, con lo stesso diritto, resistere a ciò che lui considera un male.»

[6][5]


Egli si oppose alla istituzione del matrimonio e valutò gli ideali di castità e di astinenza sessuale (discussi in Padre Sergio e nella sua prefazione a suonata a Kreutzer, ideali ripresi anche dal giovane Gandhi.


La sequenza della tentazione di padre Sergio, per esempio, è tra i suoi trionfi tardivi. Gorky ricorda di come Tolstoj una volte lesse questo passaggio tra lui e Chekhov e che Tolstoj abbia cominciato a piangere alla fine della lettura. Altri passaggi di raro potere, successivi, includono la crisi di fronte a se stesso del protagonista del "la morte di Ivan Ilich" e Padrone e servitore, dove il principale personaggio del primo od il lettore sul secondo è conscio della follia della vita dei protagonisti.

Tolstoj ha avuto una profonda influenza sullo sviluppo del pensiero della anarchia cristiana. I tolstojani furono un piccolo gruppo di anarchici cristiani formato dal compagno di Tolstoj Vladimir Chertkov (1854 - 1936), allo scopo di diffondere gli insegnamenti religiosi di Tolstoy. Prince en:Peter Kropotkin scrisse su Tolstoy nell'articolo sull'anarchia nella enciclopedia britannica del 1911:

Senza denominarsi un anarchico, Leo Tolstoj, come i suoi predecessori del movimento popolare religioso del XV e XVI secolo Chojecki, Denk e molti altri, scelse la posizione anarchica nei riguardi del stato e diritti di proprietà, deducendo la sua conclusione dallo spirito generale di insegnamento di Gesù e dai necessari dettami della ragione. Con tutta la forza del suo talento egli fece, specialmente ne: "Il regno di Dio è dentro di voi"), una potente critica della chiesa, dello stato, e della legge3, e specialmente della presente proprietà privata. Egli descrive lo stato come la dominazione della malvagità, spinto da forze brutali. I briganti, egli dice, sono molto meno pericoloso di un governo ben organizzato. Egli fa una minuziosa critica ai pregiudizi che sono attualmente presenti riguardanti i benefici concessi agli uomini dalla chiesa, dallo stato e sull'attuale distribuzione dei beni, e dagli insegnamenti di Gesù, deduce la regola della non-resistenza e la condanna assoluta della tutte le guerre. I suoi argomenti religiosi sono così ben embricati con gli argomenti presi in prestito da una osservazione spassionata dei mali presenti, che le porzioni anarchiche delle sue opere si appellano ai lettori religiosi e non religiosi comunque.

In centinaia di saggi negli ultimi venta'anni della sua vita, reiterò la critica anarchica dello stato e raccomandò, ai suoi lettori, la lettura di Kropotkin and Proudhon mentre rigettava l'adesione dell'anarchismo ai mezzi rivoluzionari violenti, scrivendo il saggio del 1900, "l'anarchia":

Gli Anarchici hanno ragione su ogni cosa,; nella negazione dell'ordine esistente, e nella asserzione che, senza l'Autorità, non ci sarebbe peggior violenza che quella della autorità sotto le condizioni attuali. Ma essa potrà essere istituita se ci saranno più e più persone che non richiedano la protezione del potere del governo. Potrà essere solo con una rivoluzione permanente- una rivoluzione morale: la rigenerazione dell'uomo interno

Nonostante i suoi dubbi circa il violenza anarchica, Tolstoj si arrischiò a diffondere le pubblicazioni vietate di pensatori anarchici in Russia, e corresse le bozze di Kropotkin "Parole di un ribelle", pubblicato illegalmente a San Pietroburgo nel 1906.

Nel 1908 Tolstoj scrisse una lettera indirizzata ad un giornale indiano intitolata "A Letter to a Hindu" esitata in una intensa corrispondenza con il Mohandas Gandhi, che viveva in Sud Africa nel momento in cui stava per divenire un attivista.

La lettura de "Il regno i Dio è in voi" convinse Gandhi ad abbandonare la violenza ed a sposare la resistenza nonviolenta, un debito riconosciuto da Gandhi nella sua autobiografia, chiamando Tolstoj "il più grande apostolo della non-violenza, prodotto dall'epoca attuale". La corrispondenza tra Tolstoj e Gandhi durò solo un anno dal ottobre 1909 fino alla morte dello stesso nel novembre 1910, ma lascià Gandhi dare il nome di Colonia Tolstoy alla seconda ashram in Sud Africa

Oltre alla resistenza non violenta, i due uomini scambiarono un comune credito nel merito del vegetarianismo, il soggetto di parecchi saggi di Tolstoj. Fact»

attraverso il suo crescente idealismo, Tolstoj divenne uno dei maggiori supporter dell'Esperanto

Tolstoj fu impressionato dal credito pacifista dei Doukhobors e portò la loro persecuzione all'attenzione della comunità internazionale, dopo aver bruciato le loro armi in una protesta pacifica del 1895. Egli aiutò i Doukhobors ad emigrare in Canada.

 
Tolstoy's house at Yasnaya Polyana, today a museum which includes his library of 22,000 volumes

Nel 1904 durante la guerra russo giapponese, Tolstoj condannò la guerra e scrisse al sacerdote buddista giapponese en:Soyen Shaku, nel tentativo fallito di fare una dichiarazione congiunta pacifista. Tolstoj fu un membro benestante della nobiltà russa. Egli cominciò a credere che egli non fosse meritevole del suo benessere ereditato, fu rinomato tra i contadini per la sua generosità. Egli amava tornare frequentemente alla sua tenuta con i mendicanti che sentiva bisognosi di un aiuto, e spesso dispensava grandi somme di denaro ai mendicanti di strada durante i viaggi in città, con grande disappunto della moglie.[senza fonte]

Morì di polmonite alla stazione diAstapovo, nel 1910, dopo aver lasciato la casa, nella metà dell'inverno, all'età di 82 anni. La sua morte giunge pochi giorni dopo aver trovato il coraggio di abbandonare la sua famiglia e la ricchezza ((fatto | data = aprile 2009)) e prendere il cammino di un asceta errante; ((fatto | data = aprile 2009)) un percorso che lo aveva tormentato da decenni. Prima di uscire di casa la salute non era ottimale, sua moglie e le figlie erano tutti impegnati attivamente nel prendersi cura di lui ogni giorno. Aveva già scritto e parlato della propria morte, nei giorni che precedono la sua fuga da casa, ma si ammalò presso la stazione ferroviaria, non lontano da casa. Il capostazione accolse Tolstoj nel suo appartamento, dove i suoi medici personali, furono chiamati sulla scena. Furono fatte iniezioni di morfina e di canfora. La polizia cercò di limitare l'accesso al suo corteo funebre, ma migliaia di contadini fiancheggiarono la strada al suo funerale. Tuttavia, alcuni contadini non sapevano bene di chi si trattasse e della sua vita, tranne sul fatto che "qualche signore fosse morto". [7]

Il Dio di Tolstoj Molto è stato scritto sul Dio di Tolstoj, cioè su cosa egli intendesse per "Dio", parola utilizzata spesso nei suoi scritti morali. Il Dio di Tolstoj non era un Dio personale e sicuramente non un Dio crudele o vendicativo, ma assomigliava per certi versi alla Sostanza di Spinoza e per altri versi all'Anima del mondo di cui parlavano i filosofi rinascimentali. A volte con "Dio" Tolstoj sembra intendere semplicemente la coscienza umana, altre volte una presenza spirituale al di fuori dell'uomo, ma dalla quale nulla è escluso e di cui l'uomo stesso fa parte, poiché Dio è unione, "Dio è Amore".

«...La coscienza stessa mostra all'uomo che l'essenza della sua vita è il desiderio di bene per tutto ciò che esiste, questo desiderio è qualcosa di inspiegabile ed allo stesso tempo è la cosa a lui più vicina e più comprensibile... Ed il desiderio del bene per tutto ciò che esiste è l'inizio di ogni nuova vita, è l'amore, è Dio. Come è scritto nel Vangelo, Dio è amore»

Alcuni propugnatori della dottrina di Tolstoj, soprattutto per azione di Vladimir Chertkov, diedero addirittura vita (in maniera autonoma e non certo per iniziativa dello stesso Tolstoj, che era scettico verso tutto ciò che assomigliasse ad una setta) ad una vera e propria corrente filosofico-religiosa che ha preso il nome di Tolstoianesimo.

E' però nuovamente necessario ricordare come la visione di Tolstoj nasca da una parte dalla necessità di vedere un senso nella storia, un tema unificatore, ben chiara già nell'epilogo di Guerra e pace e soprattutto nella ricerca del senso della fede.
Tolstoj “rifiuta l'esperienza collettiva e legge il Vangelo con gli occhi di uno dei primi cristiani In questa lettura, seguendo le regole impostate da Regole ermeneutiche in Tolstoj[8] 1)rilevanza pratica”, Essa stabilisce di dare un significato particolare a quelle affermazioni bibliche che possano essere riconosciute come significative e praticamente rilevanti da un ascoltatore contemporaneo. 2)regola della testimonianza controculturale, Secondo la quale va attribuita maggior importanza a quelle affermazioni della scrittura che rappresentano tendenze anticonformistiche, dando voce ai senza-potere e agli emarginati, rispetto a quelle che riflettono la cultura dominante di quel tempo. 3)“regola dell'intenzione”, secondo la quale l'intenzione che sta dietro ad una regola morale biblica è più importante della regola stessa 4) “regola della discriminazione, Essa agisce nel caso di contrasto tra diverse parti del canone, facendo riferimento a quelle che portano un'autorità maggiore. 5) “il principio della non resistenza al malvagio è un concetto che collega tutta la dottrina in un unicum, ma a patto che non risulti solo una massima, bensì una norma vincolante all'adempimento, visto che si tratta di una legge”[9]

La scomunica modifica

Il 24 febbraio 1901, veniva pubblicata sull'organo ufficiale del Sinodo la scomunica di Lev Tolstoj

«...Il famoso scrittore, un russo nato ed educato secondo la fede ortodossa, il Conte Tolstoj, sedotto dall'orgoglio della sua mente, si rigirò arditamente contro Dio, e contro Cristo ed i santi del suo retaggio, ovviamente prima di tuttu rinunciò ad essere allevato dalla sua madre chiesa, la chiesa ortodossae dedicò la sua carriera letteraria, datagli come talento da Dio, a diffondere l'insegnamento contro Cristo, contro la chiesa ed a distruggere le menti ed i cuori delle persone di fede paterna, la fede ortodossa,che ha approvavano l'universo, che hanno vissuto e sono stati salvati dai nostri antenati, e che finora mantenuto una forte e la Russia era un santo. In his writings and letters, in a set of scattered he and his students around the world, and especially within our beloved homeland, he preaches, with fanatic zeal, the overthrow of all the dogmas of the Orthodox Church and the very essence of Christian faith; rejects personal living God, in slavimogo Holy Trinity, the Creator and Divine Providence of the universe, denies the Lord Jesus Christ - the God-Man, the Redeemer and Savior of the world, suffered for us men and for our salvation and rose again from the dead, denied the Immaculate Conception of humanity of Christ our Lord and virginity before the birth and the birth of Blessed Virgin Mary Ever-Virgin Mary, does not recognize the afterlife and mzdovozdayaniya, rejected all the sacraments of the Church and blessed in their operation of the Holy Spirit, and swearing on the most sacred relics of the Orthodox faith of the people, not shaken expose the greatest mockery of the sacraments, the Holy Eucharist. All this is preaching Count Tolstoy continuously, in word and writing, to the temptation and horror of the entire Orthodox world, and the unclothed, but certainly before all, knowingly and intentionally outwardly torn himself from any communion with the Orthodox Church.»


Bibliography modifica

 
Ivan Mozzhukhin in a 1917 screen version of Tolstoy's short story, Father Sergius
 
Tolstoy commemorated on a Soviet stamp issued in 1978

Voci correlate modifica

Note modifica

  1. ^ What I believe, cap I
  2. ^ Leo Tolstoy: My Religion, on life, thoughts on God and on the meaning of life, transl. by Leo Wiener (Complete Works, Vol.16), My Religion (1884), Boston 1904, p. 22, ch. III
  3. ^ Leo Tolstoy: My Religion (1884), Boston 1904, p. 25, III
  4. ^ Orwin, Donna T. The Cambridge Companion to Tolstoy. Cambridge University Press, 2002
  5. ^ Leo Tolstoy: My Religion (1884), Boston 1904, p. 44, IV
  6. ^ Leo Tolstoy: My Religion (1884), Boston 1904, p. 37, IV
  7. ^ Tolstaja, SA,I diari di Tolstoj Sofia, vendite di libri, 1987; Chertkov , V. "Gli ultimi giorni di Lev Tolstoj," http://www.linguadex.com/tolstoy/index.html, tradotto da Benjamin Scher
  8. ^ C. H. COSGROVE, Appealing to Scripture in Moral Debat. Five Hermeneutical Rules, Grand Rapids, Michigan/Cambridge, U.K., William B. Eerdmans Publishing Co., 2002,
  9. ^ tesi di laurea:"i fondamenti biblici dell'etica cristiana":l'orizzonte ortodosso slavo relatore: ch.mo prof. Aleksander Naumow, candidato: Marco Scarpa, anno accademico 2005-2006 [1]

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