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Francesco Saverio Abbrescia

Francesco Saverio Abbrescia (Bari, 12 luglio 1813Bari, 9 novembre 1852) è stato un poeta e prete italiano.

Biografia modifica

  • Francesco Saverio Abbrescia (Studi e ricerche, a cura di Gigi De Santis *** Francesco Saverio Abbrescia, canonico, antesignano della poesia dialettale barese, fu il primo a cimentarsi nel comporre liriche sacre e profane dando dignità all’espressione popolare rivestendola di particolare efficacia espressiva. La sua poesia spazia dalla satira all’ironia, dal componimento religioso al sentimento amoroso, di carattere patriottico a quello comico. Nacque a Bari il 12 luglio 1813 da Francesco e Angela Scanni con i nomi Saverio Costantino ma per tutti: Francesco Saverio. Nacque e visse per molti anni, in Piazza Arcivescovado al numero civico 28, popolarmente detto “u llarghe de Pesckepì” (largo dell’Episcopio), oggi Piazza dell’Odegitria, vicinissima alla splendida Cattedrale. Da ragazzo, prima di dedicarsi completamente agli studi, esercitò il mestiere di barbiere nella bottega del padre. Studiò lettere e filosofia, fu panegirista e, a diciassette anni, vestì l’abito talare. Nel 1839 fu nominato socio onorario della «Regia Società Economica della Terra di Bari» e il 29 giugno 1843, a pochi giorni dal suo trentesimo compleanno, divenne canonico della «Real Basilica di San Nicola». Nel 1845 fu incaricato di insegnare nel Real Liceo di Bari. Divenne oratore sacro e scrittore brillante, pastore «Arcade» e membro dell’«Accademia Romana» di religione Cattolica. Amico del marchese di Montrone, Giordano Bianchi, il quale presidiava le sorti della provincia di Bari, ebbe la stima e le lodi del cardinale Angelo Mai e di monsignore Giliberti. Il 21 settembre 1847, ottenne un’altra importante nomina: «Socio dell’Accademia Pontaniana». Per le sue idee liberali partecipò alla famosa «Dieta di Bari», moti rivoluzionari del 2 e 3 luglio 1848; fu interrogato insieme con altri 218 imputati il 2 dicembre 1849. Processato il 3 luglio 1851 perse l’insegnamento presso il «Reale Liceo delle Puglie» perché, pure essendo stato assolto, fu schedato come ‘attendibile’, ossia individuo politicamente pericoloso e, come tale, guardato e sorvegliato a vista.
  • I libri pubblicati in dialetto barese sono: “Vierse a la barese – de Firdinande Pitrizzielli Vare stambarì” – 1843. 2) “Vare, 25 masce” ed altre poesie firmate con lo pseudonimo “U puète de Mar�Sabbèdde”, Bari 1845. 3) Rime italiane e baresi, Tipografia F. Petruzzelli, Bari 1848. 4) “Pe la fèste de la Chestetezziòne a Vare” ed altre poesie, Senza data di stampa. 5) Rime Baresi, tipografia Valdemaro Vecchi, Trani, 1887 (curato da Gennaro Venisti). 6) Le rime baresi di F.S. Abbrescia, tipografia Avellino & C., Bari 1910 (curato da Antonio Dentamaro). 7) Le rime baresi di F.S. Abbrescia di A. Dentamaro, Levante Editore, Bari 1994, 4ª ristampa (a cura di Pasquale Sorrenti). 8) Farsa in dialetto barese: ‘La morte e il Cavaliere’, conservata nell’archivio della famiglia Di Cagno Abbrescia, pubblicata nell’interessante libro dello storico barese Vito Antonio Melchiorre: «Francesco Saverio Abbrescia» (La vita e le opere), Mario Adda Editore, Bari 1995. Francesco Saverio Abbrescia morì il 9 novembre 1852 all’età di 39 anni nella casa paterna sita in Corso Ferdinandeo, oggi Corso Vittorio Emanuele II, angolo Via Francesco Lombardi (ex Hotel Palace). Nel cimitero di Bari si può ammirare il bel monumento sepolcrale eretto in suo onore. Nella sua breve vita, l’illustre cantore, oltre a scrivere e insegnare incominciò a comporre un saggio di nomenclatura barese-italiano «Le Grazie della Lingua Italiana» rimasto inedito, che comprendeva un discreto numero di vocaboli baresi con il corrispondente italiano e qualche frase dialettale che meglio lo spiegasse. Tre sue liriche furono musicate: 1) “Angeuèdde aggrazziàte” del 19 marzo 1844, autore ignoto stampata dalla litografia Agostino Rizzi di Bari. 2) “Pe la fèste de la menùte de Sanda Necole da Mìre a VVare” del 1912 musicata da Michele Bellomo Buonvino, editore musicale Giulio Firrao, Bari. 3) “E ttu non iìsse angore” musica di A. Lojero, premiata in un concorso di canzoni dialettali nel 1913. Bari gli ha intitolato una strada al rione Madonnella che inizia da Largo Adua e termina in Via Gian Giuseppe Carulli e una lapide sormontata dal busto di bronzo del poeta, con l’epigrafe dettata dal prof. Francesco Nitti di Vito, opera dello scultore e tenore barese Gaetano Stella in Corso Vittorio Emanuele II. Essa è posta sulla facciata dell’ex Hotel Palace nel ricordo del 1° centenario della nascita dell’insigne rimatore. Il «Centro Studi “Don Dialetto”» il 9 novembre 2002, con un articolo pubblicato sul quotidiano «Bari Sera» ne ha ricordato il 150° anniversario della morte. «L’Accademia della Lingua Barese “Alfredo Giovine”» l’undici luglio 2013 in occasione del 2° centenario della nascita dell’illustre poeta, organizzò una manifestazione sotto il Fortino di Sant’Antonio abate, dove hanno partecipato, poeti, poetesse scrittori, attori, attici declamando poesia dell’Abbrescia. Presente anche l’ex sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia, parente del Sommo Poeta
  • Studiò nel Regio liceo delle Puglie e poi nel seminario arcivescovile di Bari. All'età di 30 anni divenne canonico della basilica di San Nicola e a 32 fu chiamato a insegnare lettere nel liceo del quale era stato allievo.
  • Fu cultore del dialetto barese, nel quale si esercitò con versi di carattere sacro e profano, senza però trascurare la poesia in lingua. Parecchie anche le sue opere di carattere sacro, per lo più dedicate a san Nicola.
  • Nel corso del 1848 scrisse tre composizioni dialettali di carattere politico, inneggianti alla Costituzione concessa in quell'anno da re Ferdinando II di Borbone. Per tali suoi sentimenti apertamente liberali, quando il sovrano tradì la Costituzione, Abbrescia fu accusato di avere celebrato in San Nicola una messa per ricordare, il 10 febbraio 1849, l'anniversario della concessione. Per questo motivo il 19 maggio 1851 ebbe inizio un processo a suo carico, ma l'indulto del successivo 3 luglio estinse l'azione penale. Nonostante ciò rimase segnalato come "liberale pericoloso".
  • Si spense a Bari all'età di appena 39 anni, ammalato nel corpo e prostrato nello spirito per le traversie subite.

BIBLIOGRAFIA ED EMEROGRAFIA

AA.VV. «F.S. Abbrescia, nel primo centenario della nascita, a cura del comune di Bari. Bari 12 luglio 1913, Ed. Cooperativa tipografica Bari, 1913»; Babudri Francesco «Nel 1° centenario della morte di F.S. Abbrescia», in Bari Stampa, Bari 20.12.1952; Giovine Alfredo «Abbrescia 'cantava' l'amore per la città», in "la Gazzetta del Mezzogiorno", Bari, 26.04.1992; Buonsante Annamaria «Che bella baresità fra poesia e note», Quotidiano, ‘La Città’, Bari 14-06-1996; De Santis Gigi ,Libro, “Core de BBare” (Poesia Dialettali Barese -Antologia-), WIP Edizioni, Bari, 2008. 2ª edizione riveduta e aggiornata, ottobre 2009; De Santis Gigi, «Quel prete-poeta cantava in dialetto», Quotidiano, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Bari 10-11-2013; Francesco Quarto e Luigi Bramato, «Bari Ignota, Francesco Abbrescia questo sconosciuto», Quotidiano, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Bari 10-05-2020.