Utente:Gioella/Gioella (Bozze)

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BOZZA: Popoli de Le Cronache di Narnia modifica

Stato: Completato, Da Esaminare, Da Discutere


Nella saga di sette libri dello scrittore irlandese C. S. Lewis,Le Cronache di Narnia, vengono nominati e descritti più popoli, stirpi e personaggi. Le etnie più importanti sono quelle dei Narniani, dei Telmarini e dei Calormeniani.

I Narniani modifica


Il regno di Narnia si contraddistingue dagli altri regni vicini per la sua cultura, di rinomata raffinatezza, valori incentrati sull’importanza del popolo e della patria e il forte senso dell’onore. Da sempre è stata patria di valorosi guerrieri alla ricerca della pace e non di nuove conquiste.
I Narniani amano abiti più comodi che belli ed eleganti, infatti, spesso, gli uomini preferiscono indossare le armature da guerra ad altri indumenti, mentre le donne optano per vestiti sobri, delicati e comodi, seppur di minor eleganza.
Dal punto di vista sociale, a Narnia le creature magiche e gli animali parlanti non sono né banditi né imprigionati o odiati. Anzi sono apprezzati perché di buon spirito, gentili, cortesi, sempre con utili consigli (un buon esempio è il Signor Tumnus, il satiro, nel 4° libro della saga, quando escogita un piano per permettere alla sua regina di fuggire da Tashabaan) e pronti a difendere la loro felice patria con coraggio e senza temere il nemico.

I Telmarini modifica


Parte di questo popolo è immigrato nel regno di Narnia dalle terre di Telmar. A Narnia il loro condottiero, Caspian Primo, invase parte della regione montuosa meridionale fondandovi il suo regno che prese il nome: terre di Archen. Per quest’opera di conquista, poi Caspian, che fu il primo re delle terre di Archen, fu detto il Conquistatore.
Da quella conquista, gran parte della popolazione della regione nativa del re, emigrò e scelse come loro nuova patria il piccolo regno ben protetto dalle montagne.
Nell’età dell’oro di Narnia (ovvero cronologicamente nel 3° libro della saga Il cavallo e il ragazzo) il sovrano di questo popolo fu Re Luni, il quale sconfisse il principe Rabadash nella battaglia di Anvard nella quale si scontrarono le forze unite di Narnia e Archen contro quelle del regno di Calormen.
La cultura dei Telmarini rispecchia le caratteristiche degli antichi usi e costumi del Medioevo europeo. Sono diffuse battute di caccia e banchetti, inoltre è ben riconosciuto e sincero l’affetto verso il re.

I Calormeniani modifica


Questo popolo vive nel regno di Calormen, il più meridionale dei tre presi in questione. Il sovrano dei Calormeniani è il potente imperatore Tisroc, il quale gode di ben diciannove figli e di schiere di servitori, danzatrici e il suo fidato gran visir sempre al suo fianco. La società del regno è controversa ed ingiusta. Vi manca democrazia nel governo, come manca, anche se meno gravemente perché sostituite da una monarchia che quasi si definirebbe parlamentare, ed al suo posto si ha una monarchia assoluta ed incontrastabile. Tisroc è il padrone della sua vita, del suo regno, dei suoi averi e della vita del suo popolo. Ciò che dice è legge, egli non chiede, ordina. All’interno della società sbilanciata del regno di Calormen non c’è spazio per animali parlanti, ninfe, satiri o altre creature magiche, ma vi sono gli schiavi, gli uomini poveri, gli agiati ed i tarkaan.

  • Gli schiavi sono gli uomini, le donne e i bambini venduti a poco prezzo nei mercati dell’impero per compiere un lavoro all’interno delle case dei ricchi nobili agiati. Solitamente il loro impiego è duro e fatico. Non devono disubbidire o commettere errori, altrimenti li attende pronta la frusta o addirittura la morte (come avveniva nell’antica Roma nell’epoca antecedente alla rivolta plebea, i padroni hanno potere assoluto sulla sua famiglia e sui propri servitori e schiavi).
  • I poveri sono gli uomini, le donne e i bambini ancora liberi, ma costretti a sopravvivere di quel poco che riescono a guadagnare o a produrre dal loro lavoro. Essi sono solitamente situati nella zona sud-orientale, lontano dalla grande città di Tashbaan, e vivono di scarso allevamento, pastorizia, agricoltura arretrata o pesca. Tra i pescatori, vi troviamo anche Shasta, giovane figlio di Arshish, che da sempre si è occupato solo di rammendare reti e nutrire di poco il loro povero cavallo.
  • Gli agiati, invece, sono coloro che godono di denaro e di agi, ma che non hanno ancora la nomina di tarkaan o di tarkaana. Solitamente sono personaggi assai influenti, seppur non nella classe maggiore, nella quale arriverebbero primo o poi sicuramente grazie a buone amicizie.
  • I tarkaan sono coloro, donne e uomini, che fanno parte della classe sociale migliore dell’impero di Calormen. La maggior parte di questi ereditano il titolo, la ricchezza, gli schiavi, la fama dalla loro nobile stirpe. Sono abituali frequentatori di banchetti, feste e cerimonie a Tashbaan, solitamente nel palazzo di Tisroc. Sono famosi ed influenti, oltre che ricchi e rispettabili. Possiedono ville e palazzi, godono di schiere di servitori e di guardie al loro servizio da sfoggiare nei cortei e per garantirsi protezione. Le donne solitamente viaggiano su lettighe accompagnate da ancelle e soldati, mentre gli uomini preferiscono muoversi in groppa al loro cavallo da guerra. Tra le file delle giovani tarkaane vi era anche la giovane Aravis, promessa al gran visir di Tisroc, ma scappata per una vita migliore.

BOZZA: La Creazione di Narnia modifica

Stato: Completato, Da Esaminare, Da Discutere


Il testo seguente è tratto da Il Nipote del Mago di C. S. Lewis, quando Digory, Polly, lozio Andrew, il cocchiere Frank, Fragolino e la strega Jadis giunsero a Narnia.

L'Arrivo a Narnia modifica


«...mi sembra di stare su una superficie solida. Anche io ho la stessa sensazione, ma perchè è così buio?...afaorse abbiamo raggiunto un mondo nel cuore della notte...No, questo è un mondo vuoto, è il nulla...»


In effetti si trattava di un luogo indefinito come il nulla. Non c’erano stelle, il buio era così fitto che non riuscivano a vedersi l’uno con l’altro, tanto che sembrava inutile tenere gli occhi aperti. Sotto i piedi avevano una superficie fredda e piatta, che poteva anche essere terra; certo non era erba o legno. L’aria era fredda e asciutta e non spirava un alito di vento.


«...Cerchiamo di analizzare la situazione. Se siamo caduti dentro una delle stazioni della metropolitana ancora in costruzione, come credo, di sicuro qualcuno verrà a tirarci fuori. Se invece siamo morti, e questa è un’altra possibilità, è inutile cadere nella disperazione. Prima o poi tutti dobbiamo morire, non dimenticatelo. E se uno s’è comportato bene in vita, non ha nulla da temere. Ora, per come sono fatto io, credo che la cosa migliore, per passare il tempo, sia mettersi a cantare un inno…»

La Nascita degli Astri modifica


Nel buio accade qualcosa. Si sentì un canto provenire da lontano, e per quanto si sforzassero di capire da dove provenisse, non ci riuscirono. Una volta sembrava arrivare da tutte le direzioni, un’altra da sotto terra: le note più basse erano così profonde che avrebbe potuto produrle la terra stessa. Era una melodia senza parole e senza ritornello, ma nonostante questo pareva la musica più bella che avessero ascoltato. Era tanto emozionante che si faceva fatica a seguirla.
Poi accaddero due cose inspiegabili. Innanzi tutto, alla prima voce se ne udirono altre, più di quelle che si potrebbe immaginare. Erano in armonia con la prima ma molto più acute: voci fredde e argentine. La seconda cosa che sorprese fu che il cielo nero si fece trapunto di stelle. Ma le stelle non comparvero a una a una, timidamente, come succede nelle sere d’estate. Si mostrarono tutte insieme là dove un istante prima c’era l’oscurità più profonda: migliaia di fonti di luce, punti sfolgoranti che comprendevano stelle singole, costellazioni, pianeti più grandi e splendenti che nel nostro cielo. Non c’erano nuvole. Le stelle nuove comparvero insieme alle voci che cantavano la sublime melodia. Se aveste avuto la fortuna di assistere a uno spettacolo del genere, avreste certamente pensato che fossero le stelle a cantare e che fosse stata la prima voce, quella profonda, a farle apparire e a dar l’ordine di intonare l’inno.

La nascita del Sole modifica


Ora la voce della terra si era fatta più forte, trionfante, mentre le voci del cielo, dopo averla accompagnata a lungo, si fecero sempre più deboli.
Lontano, sulla linea dell'orizzonte, l'aria cominciò ad assumere un colore grgiastro, mentre si levava un venticello fresco. Il cielo, proprio in quel punto, si fece sempre più chiaro e un profilo di colline vi si stagliava contro. La voce intanto, continuò a cantare.
Presto ci fu luce sufficiente da permettere di vedersi a vicenda, le bocche aperte, gli occhi che brillavano per lo stupore e la magnificenza del paesaggio.
Il cielo bianco dell'est si colorò di rosa, poi divenne dorato. La voce era sempre più alta, fino a che l'aria non cominciò a vibrare. Quando la melodia arrivò al culmine della potenza e della gloria, il sole spuntò. Il sole che aveva illuminato le rovine di Charn sembrava più antico, questo al contrario era più giovane. Nel sorgere rideva di gioia, e quando i raggi bagnarono la terra di luce, tutti conobbero finalmente il luogo che li ospitava.


«...Era una valle percorsa da un grande fiume che scorreva in direzione del sole. A sud c'erano montagne e a nord dolci colline. Ma nella valle non c'erano alberi nè cespugli, e neppure un filo d'erba. La terra era ricca di colori brillanti, caldi, luminosi, e i tutti ne furono affascinati, almeno fino a quando videro colui che cantava, perchè allora dimenticarono tutto il resto...Era un leone. Immenso, irsuto e luminoso, stava di fronte al sole appena sorto e aveva la bocca aperta nel canto...»

La Nascita dei Vegetali modifica


Il leone andava avanti e indietro per la terra deserta, cantando la nuova canzone. Era un canto più dolce e melodioso di quello con cui aveva richiamato le stelle e il sole; era una musica gentile e carezzevole. E mentre il leone camminava e cantava, l'erba tingeva la valle di verde. Crescendo intorno al leone come una polla d'acqua che si allarga a vista d'occhio, risaliva i pendii delle montagne più lontane, rendendo via via più dolce il giovane mondo. Adesso si sentiva perfono il vento che carezzava l'erba.
A poco a poco spuntarono altre cose. Le pendici più alte si coprirono d'erica e nella valle comparvero macchie irregolari di un verde uniforme. Erano cosine appuntite che crescevano di alcuni centimetri al secondo, emettendo dozzine di propaggini che si coprivano a mano a mano di verde.


«...Alberi!!...Sono alberi!!!...Alberi!!!»


C'erano tante cose da guardare e da ascoltare!
I piccoli alberelli avevano assunto le dimensioni di faggi e salici, con rami dolcemente mossi dal vento.
Adesso tutti si trovavano in una fresca distesa d'rba, dove qua e là spuntavano margherite e botton d'oro. Poco più distante, lungo la riva del fiume, stavano crescendo altri alberi. Sulla riva opposta si potevano ammirare grovigli di uva spina in fiore, lillà e rose carine vicino a dei magnifici rododentri.

La Creazione degli Animali modifica


Intanto il leone continuava a camminare su e giù, avanti e indietro, senza mai cessare il canto, e a ogni giro si faceva più vicino ai nostri amici, incutendo loro una certa paura. Ora la canzone era cambiata un'altra volta: un motivo unico, sempre lo stesso, ma stavolta più impetuoso. Ascoltando veniva voglia di saltare, di scalare montagne, di gridare, di raggiungere qualcuno e abbracciarlo o lottare con lui. Ma l'effetto della melodia sugli esseri umani era niente in contronto di quello che poteva sulla Terra. La terra sembrava bollire. In ogni direzione si formarono montagnole, alcune simili a quelle delle talpe, altre grandi come una carriola e due addirittura quanto una casetta. Le protuberanze si muovevano e si scuotevano fino a scoppiare, e da ognuna veniva fuori un animale.
Le talpe fecero capolino come al solito; i cani sbucarono di testa e cominciarono ad abbaiare e a divincolarsi. I più bizzarri furono i cervi, perchè naturalmente misero fuori le corna e poi il resto. Le rane, che spuntarono vicino alle rive del fiume, entrarono saltellando nell'acqua cxon un sonoro gracidio. Pantere, leopardi e altri felini di accucciarono immediatamente per ripulirsi dalla terra che era rimasta attaccata al pelo, poi affilarono gli artigli sugli alberi. Non potevano mancare lgi uccelli, che uscivanoa astormi dalle fronte. E mentre le farfalle volavano spensierate, le api cominciarono solerti a saccheggiare i fiori, coe se non avessero tempo da perdere. Ma il momento più emozionante fu quando tutta la collinetta più grande si spaccò, come durante un terremoto, e si cominciò a vedere la schiena dell'elefante, seguita dalla testa enorme e prudente; infine uscirono le quattro immense zampe che sembravano calzoni raggrinziti.
Adesso la canzone del leone si udiva appena, perchè si confondeva in mezzo a tutto quel gracchiare, tubare, gracidare, ragliare, nitrire, abbaiare, muggire, belare e barrire.



Poi Polly fu del tutta convinta che tra la canzone e gli avvenimenti ci fosse un legame, quando una fila di abeti comparve su un crinale, accompagnata da note acute e prolungate. Quando il leone eseguì una rpida serie di note più lievi, lei non si stupì affatto nel vedere le primule spuntare dappertutto. Così, per un'ispiegabile sensazione, Polly fu certa che tutto ciò che nasceva nel giovane mondo uscisse 'dalla testa del leone'. Come disse in seguito:


«...perchè quando ascoltavi la sua canzone, sentivi quello che creava: poi ti guardavi intorno e ammiravi con i tuoi occhi...»

L'Armadio Guardaroba: il portale per Narnia modifica

L'Armadio Guardaroba compare nel 1° libro 'Il Nipote del Mago' e nel 2° libro 'Il leone, la strega e l'armadio'.


Dopo la fondazione di Narnia, la cerimonia dell'incoronazione del primo re e della prima regina, Digory, Polly e lo zio Andrew furono costretti a tornare a Londra.
Digory dovette, per ordine di Aslan il leone, seppellire gli anelli magici che portavano negli altri mondi, per preservare la libertà e pace della neonatga Narnia. Dove seppellì gli anellì, li sotterrò anche il torsolo della Mela Magica del Giardino Segreto che aveva colto a Narnia e che aveva guarito la madre gravemente malata.
Durante gli anni in quel punto crebbe un bel albero di melo, ma Digory, a tarda età, dovette costruire con la sua legna un armadio guardaroba per la sua villa in campagna, invece che usare i rami e il legno per alimentare i camini della sua casa, poiché durante una spaventosa tempesta tutti gli alberi di Londra erano stati sradicati. Tra questi alberi, vi era anche il suo albero di melo.
Solo molti anni più tardi fu svelato il grande ed importante segreto di quell'armadio, dalla piccola Lucy Pevensie, che vi scoprì all'interno il passaggio per la magica Narnia.

L'Universo creato da C. S. Lewis modifica

(qui andrebbe descritto tutto ciòc he riguarda narnia e i regni ad essa adiacenti, con rispettive parentesi riguardo cultura, popolo, morfologia, politica ed ecc...Oppure da qui, dopo una breve paronamica generale, si potrebbero far partire dei link che riguarderanno i diversi argomenti correlati).