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la Brigata Proletaria fu una brigata partigiana al comando di Camillo Donda [1] e di Ferdinando Marega[2], ed aveva fra le stafette Ondina Peteani , e confluira' nella brigata di Stojan Furlan.[3][4]

[5]

«Ondina a questo proposito scriveva: "Da parte del comando partigiano viene impartito l'ordine a Fontanot Vinicio (Petronio) di scendere a Ronchi per reclutare largamente fra i compagni del terreno. A Selz [6]incontra Marega Ferdinando alla testa di un nutrito gruppo di operai del cantiere che si arruolano volontari tra i partigiani. Si forma così la prima brigata partigiana italiana che assume provvisoriamente il nome di Brigata Triestina[7], col compito di operare principalmente nella parte più avanzata del Carso, sopra Monfalcone fino a Gorizia" le testiminianze di Ondina Peteani sono conservate presso Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano»

.La formazione partigiana era composta di un migliaio di combattenti in stragrande maggioranza operai di Monfalcone . La Brigata Proletaria partecipa alla Battaglia_di_Gorizia_(1943) (11/26 settembre 1943), primo importante scontro tra resistenti italiani e tedeschi). Al comando del 1° battaglione della Brigata Proletaria e' Giordano Tomasig[8], che diverra' commissario politico della 24a brigata d'assalto Garibaldi intitolata ai "Fratelli Fontanot". [9]

Durante la battaglia nasce la Brigata/battaglione Carlo Pisacane, al comando di Arturo Bullo e Attilio Planassi, che occupa l'autocentro di Sant'Andrea mentre Antonio Zalateo e Bruno Pettarin tengono San Pietro. Il 10 settembre 1943, ai partigiani sloveni già operanti dal mese di febbraio si unisce un gruppo d’antifascisti scarcerati ed insieme costituiscono la Brigata Triestina – Istriana, formazione di 450 uomini, della quale diventa comandante Giovanni Zoll, e commissario politico Luigi Fransin, nome di battaglia "Franz". Due giorni dopo sul Collio, nella zona del villaggio di Cobaler , sotto il Monte Corada, si uniscono ai partigiani guidati da Mario Modotti, nome di battaglia "Tribuno", quelli di Fantin e di Giuseppe Gargano , nome di battaglia "Boris". Dopo l'uccisione di Tribuno, fucilato con Mario Foschiatti[[10]] le Brigate partigiane operanti nella zona di Pordenone formano la Divisione Garibaldi “Mario Modotti”. Su Tribuno, ben conosciuto per il suo valore Luigi Cominesi Raimondi ha raccontato la biografia e le vicende partigiane nel libro intitolato Mario Modotti “Tribuno”: Storia di un comandante partigiano, Udine gli ha intitolato una via[[11]]. Al gruppo così' formato si uniscono gli uomini del sottotenente di complemento Giannino Bosi , nome di battaglia "Battisti", che prendera' il comando delle brigate sud Garibaldi Friuli nella zona di Pordenone , cadrà, armi in pugno nelle Prealpi Carniche l'8 dicembre 1944, Medaglia d'oro al valor militare



Bibliografia modifica

  • Giacomo Scotti Ventimila caduti , Mursia ,
  • Giacomo Scotti, Quelli della montagna. Storia del Battaglione Triestino d'Assalto, Centro di Ricerche Storiche, Rovigno,[12]
  • Galliano Fogar[13]Dalla cospirazione antifascista alla Brigata Proletaria , 1973
  • Storia del Partito comunista italiano Einaudi
  • Pietro Secchia, Enzo Nizza Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza , La Pietra
  • Galliano Fogar L'antifascismo operaio monfalconese fra le due guerre, Vangelista, Milano, 1982.
  • Memoria scritta di Giovanni Fiori , nome di battaglia , "Cvetko" , del 20 agosto 1976 consegnata all'ex comandante dei GAP dell'Isonzo e Basso Friuli, Vinicio Fontanot ,nome di battaglia "Petronio".
  • Testimonianza di Ondina Peteani conservata presso l'Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano, p. 1.
  • Testimonianza di Ondina Peteani conservata presso l'Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano, p. 1

Voci Correlate modifica

Battaglia_di_Gorizia_(1943)

Note modifica

  1. ^ biografia da ANPIfoto di Camillo Donda
  2. ^ Marega Ferdinando Busta 3, Fasc. 63 da ISTITUTO FRIULANO PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE Fondo: Riccardo Giacuzzofoto di Ferdinando Marega
  3. ^ La Brigata Proletaria non si arrende
  4. ^ foto di Stojan Furlan
  5. ^ e da atuttascuola
  6. ^ cartina illustrante posizione si Selz relativamente a Ronchi
  7. ^

    «

    • Divisione italiana partigiana "Garibaldi": zona d'operazioni Montenegro. 5000 uomini circa e circa 3200 caduti.

    Inoltre nel settore della Slovenia-Venezia Giulia in seno all'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo operarono:

    • Brigata "Triestina d'assalto" costituita nel settembre 43 aveva una forza di circa mille uomini.
    • Brigata "Fratelli Fontanot" costituita il 16/12/1944 aveva una forza di 840 uomini. Partecipo' alla liberazione di Lubiana.

    In Istria:

    • Battaglione "Pino Budicin" circa 2000 combattenti e 600 caduti.

    In Dalmazia:

    • Battaglione "Antonio Gramsci" aggregato alla I Brigata Proletaria Dalmata. Composta da circa 850 uomini e 300 caduti.

    In Croazia:

    • Battaglione volontari italiani "Ercole Ercoli" aggregato alla III Brigata Dalmata. Dei circa 400 soldati di questa unita' ne rimpatriarono solo 8, caddero quasi tutti nella battaglia di Mostra.»
    da ANPI Invrea Brigate Partigiane iperanti in zona e zone liimitrofe
  8. ^ foto di Giordano Tomasig
  9. ^ i Fontanot furono unafamiglia di antifascisti ANPI Giovanni era cugino di Giacomo e Giuseppe Fontanot con i figli Licio e Armido mori' in un campo di concentramento germanico rea anche il padre di Vinicio, comandante del 3° Battaglione della "Brigata Proletaria" , nome di battaglia di "Petronio", la Brigata Proletria , forte di 1500 uomini in massima parte operai dei cantieri di Monfalcone combatte' assieme ai partigiani slavi nella Battaglia_di_Gorizia_(1943) La Brigata Proletaria non si arrende , il cugino Giacomo era figlio di Giuseppe, che nel 1923 aveva dovuto lasciare Ronchi in quanto antifascista , anche lui antifascista, aveva riparato in Francia , come molti antifascisti , con la moglie e Nerone suo figlio.I due fratelli entrarono nel Partito comunista francese ed avevano insegnato ai figli gli ideali di libertà.All'inizio della seconda guerra mondiale i fratelli furono portati al campo di concentramento di Gurs, dopo la disfatta della Franci fuggirono e ma furono ricatturati e ancora internati nel 1942 perche' parteciparono alla manifestazioneper il centocinquantenario della vittoria dei delle milizie rivoluzionarie a Valmy.Liberato dai maquis partecipa alla Resistenza francese fino a cadere in combattimento nel '44.
  10. ^ da ANPI
  11. ^ ricordando Tribuno da Carnia libera
  12. ^ E' la storia con la testimonianza del comandante partigiano del Battaglione Triestino d’Assalto, il battagloine era operante sul Carso , nella Valle del Vipacco e sulla Bainsizza nel periodo che va dall’8 settembre 1943 al 15 aprile 1944 . Essendo Brigata Partigiana di confine la sua importanza storica e' anche determinata dall' aver avuto funzione di elemento catalizzatore fra diverse componenti della Resistenza in territorio giuliano.
  13. ^

    «Segretario dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia. Autore di saggi e volumi sulla Resistenza nella regione, sui rapporti fra classe operaia e regime fascista nel Cantiere di Monfalcone, sulle articolazioni del collaborazionismo a Trieste. Fra i contributi ed i volumi pubblicati, Sotto l'occupazione nazista nelle province orientali, Le brigate Osoppo-Friuli, Le zone libere in Friuli, L'antifascismo operaio monfalconese fra le due guerre, Nazionalismo e neofascismo a Trieste fra guerra e dopoguerra. E' responsabile della rivista dell'Istituto "Qualestoria"»

    da Trieste, Irsml, "I quaderni di Qualestoria"



  Voce principale: Formazioni di difesa proletaria.
Arditi del Popolo
 
Bandiera degli Arditi del Popolo utilizzata dalla Sezione di Civitavecchia
Attiva1921 - 1925
Nazione  Italia
ContestoFasi precedenti al Ventennio fascista
IdeologiaEstrema sinistra
Antifascismo
Marxismo
Comunismo
Anarchismo
Socialismo rivoluzionario
Post-interventismo
Repubblicanesimo
Nazionalismo di sinistra
Componenti
FondatoriArgo Secondari, Guido Picelli
Attività
Voci su unità paramilitari in Wikipedia
 
Una bandiera simbolo degli Arditi del Popolo: la scure che rompe il fascio littorio

Gli Arditi del Popolo erano un'organizzazione paramilitare[1] di veterani ex militari della Grande Guerra, fondata a Roma[1] il 17 giugno 1921[1] dal reduce di guerra e anarchico Argo Secondari.[1] Gli Arditi, sin dalla loro fondazione, erano un movimento di combattenti eterogeneo,[1] che riuniva tra le sue file rivoluzionari, anarchici, comunisti e anticapitalisti.[1]

frase di Argo Secondari durante la fondazione degli Arditi del Popolo „Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Case del popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d'Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi. (Dichiarazione all'assemblea degli Arditi del Popolo del 27 giugno 1921, riportata da "Umanità Nova", Roma, 29 giugno 1921) Fonte secondaria?“ Origine: https://le-citazioni.it/autori/argo-secondari/


Gli Arditi del Popolo furono tra le prime organizzazioni italiane antifasciste,[1] ramificati in numerose sezioni, battaglioni e unità su tutto il territorio nazionale,[2] volti a proteggere la popolazione (soprattutto gli operai, i proletari e le fasce più deboli della società)[1] dalla violenza squadrista dei Fasci italiani di combattimento,[1] contrastandoli con successo in operazioni da guerriglia.[3] „Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Case del popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d'Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi. (Dichiarazione all'assemblea degli Arditi del Popolo del 27 giugno 1921, riportata da "Umanità Nova", Roma, 29 giugno 1921) Fonte secondaria?“

Origine: https://le-citazioni.it/autori/argo-secondari

Gli Arditi nella Grande Guerra modifica

Gli Arditi furono un corpo speciale del Regio Esercito creato nel 1917, impiegato durante la prima guerra mondiale allo scopo di superare la tattica della guerra di posizione.

Dopo la prima guerra mondiale gli Arditi confluirono nell'Associazione arditi d'Italia, fondata dal capitano Mario Carli.

La gran parte dei reduci degli arditi confluirono dunque nel movimento fascista. L'adesione non fu unanime: una parte andò a formare gli arditi del popolo.

La nascita degli Arditi del Popolo modifica

 
Errico Malatesta con un gruppo di Arditi del Popolo

Gli arditi del popolo nacquero nell'estate del 1921 su iniziativa di membri della sezione romana degli arditi. Loro fondatore fu Argo Secondari, tenente decorato di guerra di tendenze anarchiche.

La formazione ebbe l'appoggio dell'Internazionale Comunista. La loro nascita fu addirittura annunciata da Lenin sulla Pravda[4].

Antonio Gramsci, tra i vari comunisti d'Italia, nei confronti degli arditi del popolo era per mantenere una posizione attendista di possibile appoggio.[5]

Gli arditi del popolo si resero protagonisti di alcuni scontri armati contro i militanti fascisti, sfociati in fatti di sangue con alterne fortune e vittime da ambo le parti.

Tra gli arditi del popolo si ricordano per importanza: Alberto Acquacalda, Riccardo Lombardi (non iscritto ma partecipante alle azioni), Giuseppe Di Vittorio e Vincenzo Baldazzi.

Fatti di Parma modifica

 
Antonio Cieri

L'evento di maggior risonanza che coinvolse gli Arditi del Popolo fu la difesa del quartiere Oltretorrente di Parma dallo squadrismo fascista nell'agosto 1922.

Nei primi del mese circa 10.000 squadristi fascisti, prima al comando di Roberto Farinacci e poi di Italo Balbo, marciarono su Parma dopo aver occupato altri centri emiliani.

A presidiare la città si trovavano gli Arditi del Popolo, comandati dal deputato Guido Picelli e dall'ex reduce decorato di guerra Antonio Cieri, le formazioni di difesa proletaria, la Legione Proletaria Filippo Corridoni, oltre a cittadini dei quartieri popolari appositamente mobilitati.

Il 6 agosto, resisi conto dell'impossibilità di conquistare la città senza scatenare una carneficina, i fascisti passarono il controllo dell'ordine pubblico all'esercito e si impegnarono a ritirarsi.[6]

Eredità storica modifica

Tom Behan, storico, asserisce che:

«Difficile dire se una maggiore unità tra gli Arditi del Popolo e la sinistra avrebbe potuto fermare il fascismo. Ma questo non avvenne soprattutto per il settarismo del Pcd'I e per le divisioni del Psi.»

Inoltre Behan fa un esplicito parallelo e richiamo storico fra la situazione di allora ed i movimenti attuali anti globalizzazione, sostenendo l'importanza della partecipazione di massa a tali movimenti, anche da parte dei militanti che ne criticano la mancanza di obbiettivi strutturati, in quanto unico metodo per la costruzione di alternative.[7]

Vari ex arditi del popolo lottarono nella guerra di Spagna tra il 1936 e il 1939 contro le truppe franchiste.

Alcune formazioni partigiane nella Resistenza assunsero il nome di Arditi del Popolo: tra le più note, quella nella quale fu attivo Antonello Trombadori, poi esponente del PCI.

Gli Arditi del Popolo, come pure Gino Lucetti, hanno ispirato anche alcune canzoni popolari e partigiane come quella del Battaglione Lucetti.[8]

Simboli e iconografia modifica

Gli arditi del popolo mutuarono i simboli scelti dall'unità speciale degli arditi, che combatté per l'esercito italiano durante la grande guerra: il colore nero e i teschi, simboleggianti lo sprezzo del pericolo e della morte. Su alcune loro bandiere vi era la scritta «Lavoro o Morte»[9].

Il teschio mutuato dall'arditismo di guerra venne variato con l'aggiunta del colore rosso degli occhi e del pugnale. La "spilla" che raffigurava il teschio per l'appunto, era da appuntare sul petto a sinistra).[10][11]

Altro simbolo tipico dell'iconografia degli arditi del popolo fu la scure che spezza il fascio littorio.

Personaggi collegati e operanti nel "Fronte Unito Arditi del Popolo" modifica

Romanzi modifica

Filmografia modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i Fabrizio Giulietti, Gli anarchici italiani dalla Grande Guerra al fascismo, pp. 170-171, Milano, 2015, Franco Angeli editore.
  2. ^ Giulietti, op. cit., pag. 172.
  3. ^ Giulietti, op. cit., pp. 172-173.
  4. ^ "A Roma, ha avuto luogo un comizio per organizzare la lotta contro il fascismo, al quale hanno partecipato 50 mila operai, rappresentanti di tutti i partiti: comunisti, socialisti e anche repubblicani. Vi sono andati 5 mila ex-combattenti in uniforme militare e non un solo fascista si è azzardato a farsi vedere nelle strade" (V.I. Lenin, 'Discorsi alla riunione dei membri delle delegazioni tedesca, polacca, cecoslovacca, ungherese e italiana', vol. XLII, 1968, pp. 306-307)
  5. ^ Claudia Salaris, Alla festa della rivoluzione.
  6. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pagg. 153-154.
  7. ^ Arditi del Popolo in iperbole.bologna.it.
  8. ^ Maurizio Maggiani Il coraggio del pettirosso, Feltrinelli, 1995.
  9. ^ Valerio Gentili, La legione romana degli arditi del popolo, p. 175.
  10. ^ Arditi del Popolo su Anarcopedia Archiviato il 3 gennaio 2014 in Internet Archive..
  11. ^ Uno stemma degli Arditi del Popolo.

Bibliografia modifica

  • William Gambetta, L'esercito proletario di Guido Picelli (1921-1922), "Storia e documenti", n. 7, 2002, pp. 23–46.
  • William Gambetta, E le pietre presero un'anima. Le Barricate del 1922, in Roberto Montali (a cura di) Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926) Istituzione Biblioteche del Comune di Parma, Silva, Parma 2009, pp. 73–89.
  • Valerio Gentili, Roma combattente, Castelvecchi, Roma, 2010.
  • AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma.
  • AA.VV., Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997.
  • Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana, l'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla guerra di Spagna (191-1939), edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001.
  • Eros Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917 - 1922), Odradek, Roma, 2000.
  • Gianni Furlotti, Parma libertaria, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001.
  • Marco Rossi, Arditi, non gendarmi! Dall'arditismo di guerra agli Arditi del Popolo, 1917-1922, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1997.
  • Luigi Balsamini, Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste, Galzerano, Salerno, 2002.
  • Paolo Spriano Storia del Partito comunista, Einaudi, Torino, 1967-1975, 5 volumi.
  • Renzo Del Carria Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950, (v. in particolare XVII Capitolo La giusta linea non seguita) 2 voll., Milano, Edizioni Oriente, 1970 (I ed. 1966).
  • Andrea Staid, Gli Arditi del popolo. La prima lotta armata contro il fascismo, Edizioni La Fiaccola, Ragusa, 2007.
  • Andrea Staid, Gli Arditi del popolo. La prima lotta armata al fascismo (1921-22), Milieu Edizioni, Milano, 2015.
  • Dino Erba, La leggenda nera degli Arditi del popolo. Una messa a punto storiografica, All'Insegna del Gatto Rosso, Milano, 2008.
  • Valerio Gentili, La legione romana degli Arditi del Popolo, Roma, 2008.
  • Alberto Ciampi, Gli indomabili, Traccedizioni, Piombino, 1999.
  • Gino Bianco e Gaetano Perillo I partiti operai in Liguria nel primo dopoguerra, a cura di Istituto storico della Resistenza in Liguria, 1965.
  • Daniele Biacchessi Orazione civile per la Resistenza, Bologna, Promo Music, 2012.
  • Andrea Ventura I primi antifascisti. Sarzana estate 1921. Politica e violenza tra storia e storiografia, Sestri Levante, Gammarò, 2010.
  • Valerio Gentili, Roma combattente. Dal “biennio rosso” agli Arditi del Popolo, Roma, Castelvecchi, 2010. ISBN 978-88-7615-376-1.
  • Marco Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS Edizioni, 2012. ISBN 978-88-89413-65-4.
  • Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926), Roma, Odradek, 2012. ISBN 978-88-96487-19-8.
  • Luigi Balsamini, Gli Arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa proletaria contro il fascismo (1917-1922), prefazione di Marco Rossi, Casalvelino (SA), Galzerano, 2018. ISBN 978-88-95637-37-2
  • Bibliografia su Google libri

Voci correlate modifica

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  Voce principale: Formazioni di difesa proletaria.
Arditi del Popolo
 
Bandiera degli Arditi del Popolo utilizzata dalla Sezione di Civitavecchia
Attiva1921 - 1925
Nazione  Italia
ContestoFasi precedenti al Ventennio fascista
IdeologiaEstrema sinistra
Antifascismo
Marxismo
Comunismo
Anarchismo
Socialismo rivoluzionario
Post-interventismo
Repubblicanesimo
Nazionalismo di sinistra
Componenti
FondatoriArgo Secondari, Guido Picelli
Attività
Voci su unità paramilitari in Wikipedia
 
Una bandiera simbolo degli Arditi del Popolo: la scure che rompe il fascio littorio

Gli Arditi del Popolo erano un'organizzazione paramilitare[1] di veterani ex militari della Grande Guerra, fondata a Roma[1] il 17 giugno 1921[1] dal reduce di guerra e anarchico Argo Secondari.[1] Gli Arditi, sin dalla loro fondazione, erano un movimento di combattenti eterogeneo,[1] che riuniva tra le sue file rivoluzionari, anarchici, comunisti e anticapitalisti.[1]

Gli Arditi del Popolo furono tra le prime organizzazioni italiane antifasciste,[1] ramificati in numerose sezioni, battaglioni e unità su tutto il territorio nazionale,[2] volti a proteggere la popolazione (soprattutto gli operai, i proletari e le fasce più deboli della società)[1] dalla violenza squadrista dei Fasci italiani di combattimento,[1] contrastandoli con successo in operazioni da guerriglia.[3]

Gli Arditi nella Grande Guerra modifica

Gli Arditi furono un corpo speciale del Regio Esercito creato nel 1917, impiegato durante la prima guerra mondiale allo scopo di superare la tattica della guerra di posizione.

Dopo la prima guerra mondiale gli Arditi confluirono nell'Associazione arditi d'Italia, fondata dal capitano Mario Carli.

La gran parte dei reduci degli arditi confluirono dunque nel movimento fascista. L'adesione non fu unanime: una parte andò a formare gli arditi del popolo.

La nascita degli Arditi del Popolo modifica

 
Errico Malatesta con un gruppo di Arditi del Popolo

Gli arditi del popolo nacquero nell'estate del 1921 su iniziativa di membri della sezione romana degli arditi. Loro fondatore fu Argo Secondari, tenente decorato di guerra di tendenze anarchiche.

La formazione ebbe l'appoggio dell'Internazionale Comunista. La loro nascita fu addirittura annunciata da Lenin sulla Pravda[4].

Antonio Gramsci, tra i vari comunisti d'Italia, nei confronti degli arditi del popolo era per mantenere una posizione attendista di possibile appoggio.[5]

Gli arditi del popolo si resero protagonisti di alcuni scontri armati contro i militanti fascisti, sfociati in fatti di sangue con alterne fortune e vittime da ambo le parti.

Tra gli arditi del popolo si ricordano per importanza: Alberto Acquacalda, Riccardo Lombardi (non iscritto ma partecipante alle azioni), Giuseppe Di Vittorio e Vincenzo Baldazzi.

Fatti di Parma modifica

 
Antonio Cieri

L'evento di maggior risonanza che coinvolse gli Arditi del Popolo fu la difesa del quartiere Oltretorrente di Parma dallo squadrismo fascista nell'agosto 1922.

Nei primi del mese circa 10.000 squadristi fascisti, prima al comando di Roberto Farinacci e poi di Italo Balbo, marciarono su Parma dopo aver occupato altri centri emiliani.

A presidiare la città si trovavano gli Arditi del Popolo, comandati dal deputato Guido Picelli e dall'ex reduce decorato di guerra Antonio Cieri, le formazioni di difesa proletaria, la Legione Proletaria Filippo Corridoni, oltre a cittadini dei quartieri popolari appositamente mobilitati.

Il 6 agosto, resisi conto dell'impossibilità di conquistare la città senza scatenare una carneficina, i fascisti passarono il controllo dell'ordine pubblico all'esercito e si impegnarono a ritirarsi.[6]

Eredità storica modifica

Tom Behan, storico, asserisce che:

«Difficile dire se una maggiore unità tra gli Arditi del Popolo e la sinistra avrebbe potuto fermare il fascismo. Ma questo non avvenne soprattutto per il settarismo del Pcd'I e per le divisioni del Psi.»

Inoltre Behan fa un esplicito parallelo e richiamo storico fra la situazione di allora ed i movimenti attuali anti globalizzazione, sostenendo l'importanza della partecipazione di massa a tali movimenti, anche da parte dei militanti che ne criticano la mancanza di obbiettivi strutturati, in quanto unico metodo per la costruzione di alternative.[7]

Vari ex arditi del popolo lottarono nella guerra di Spagna tra il 1936 e il 1939 contro le truppe franchiste.

Alcune formazioni partigiane nella Resistenza assunsero il nome di Arditi del Popolo: tra le più note, quella nella quale fu attivo Antonello Trombadori, poi esponente del PCI.

Gli Arditi del Popolo, come pure Gino Lucetti, hanno ispirato anche alcune canzoni popolari e partigiane come quella del Battaglione Lucetti.[8]

Simboli e iconografia modifica

Gli arditi del popolo mutuarono i simboli scelti dall'unità speciale degli arditi, che combatté per l'esercito italiano durante la grande guerra: il colore nero e i teschi, simboleggianti lo sprezzo del pericolo e della morte. Su alcune loro bandiere vi era la scritta «Lavoro o Morte»[9].

Il teschio mutuato dall'arditismo di guerra venne variato con l'aggiunta del colore rosso degli occhi e del pugnale. La "spilla" che raffigurava il teschio per l'appunto, era da appuntare sul petto a sinistra).[10][11]

Altro simbolo tipico dell'iconografia degli arditi del popolo fu la scure che spezza il fascio littorio.

Personaggi collegati e operanti nel "Fronte Unito Arditi del Popolo" modifica

Romanzi modifica

Filmografia modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i Fabrizio Giulietti, Gli anarchici italiani dalla Grande Guerra al fascismo, pp. 170-171, Milano, 2015, Franco Angeli editore.
  2. ^ Giulietti, op. cit., pag. 172.
  3. ^ Giulietti, op. cit., pp. 172-173.
  4. ^ "A Roma, ha avuto luogo un comizio per organizzare la lotta contro il fascismo, al quale hanno partecipato 50 mila operai, rappresentanti di tutti i partiti: comunisti, socialisti e anche repubblicani. Vi sono andati 5 mila ex-combattenti in uniforme militare e non un solo fascista si è azzardato a farsi vedere nelle strade" (V.I. Lenin, 'Discorsi alla riunione dei membri delle delegazioni tedesca, polacca, cecoslovacca, ungherese e italiana', vol. XLII, 1968, pp. 306-307)
  5. ^ Claudia Salaris, Alla festa della rivoluzione.
  6. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pagg. 153-154.
  7. ^ Arditi del Popolo in iperbole.bologna.it.
  8. ^ Maurizio Maggiani Il coraggio del pettirosso, Feltrinelli, 1995.
  9. ^ Valerio Gentili, La legione romana degli arditi del popolo, p. 175.
  10. ^ Arditi del Popolo su Anarcopedia Archiviato il 3 gennaio 2014 in Internet Archive..
  11. ^ Uno stemma degli Arditi del Popolo.

Bibliografia modifica

  • William Gambetta, L'esercito proletario di Guido Picelli (1921-1922), "Storia e documenti", n. 7, 2002, pp. 23–46.
  • William Gambetta, E le pietre presero un'anima. Le Barricate del 1922, in Roberto Montali (a cura di) Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926) Istituzione Biblioteche del Comune di Parma, Silva, Parma 2009, pp. 73–89.
  • Valerio Gentili, Roma combattente, Castelvecchi, Roma, 2010.
  • AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma.
  • AA.VV., Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997.
  • Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana, l'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla guerra di Spagna (191-1939), edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001.
  • Eros Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917 - 1922), Odradek, Roma, 2000.
  • Gianni Furlotti, Parma libertaria, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001.
  • Marco Rossi, Arditi, non gendarmi! Dall'arditismo di guerra agli Arditi del Popolo, 1917-1922, edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1997.
  • Luigi Balsamini, Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste, Galzerano, Salerno, 2002.
  • Paolo Spriano Storia del Partito comunista, Einaudi, Torino, 1967-1975, 5 volumi.
  • Renzo Del Carria Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal 1860 al 1950, (v. in particolare XVII Capitolo La giusta linea non seguita) 2 voll., Milano, Edizioni Oriente, 1970 (I ed. 1966).
  • Andrea Staid, Gli Arditi del popolo. La prima lotta armata contro il fascismo, Edizioni La Fiaccola, Ragusa, 2007.
  • Andrea Staid, Gli Arditi del popolo. La prima lotta armata al fascismo (1921-22), Milieu Edizioni, Milano, 2015.
  • Dino Erba, La leggenda nera degli Arditi del popolo. Una messa a punto storiografica, All'Insegna del Gatto Rosso, Milano, 2008.
  • Valerio Gentili, La legione romana degli Arditi del Popolo, Roma, 2008.
  • Alberto Ciampi, Gli indomabili, Traccedizioni, Piombino, 1999.
  • Gino Bianco e Gaetano Perillo I partiti operai in Liguria nel primo dopoguerra, a cura di Istituto storico della Resistenza in Liguria, 1965.
  • Daniele Biacchessi Orazione civile per la Resistenza, Bologna, Promo Music, 2012.
  • Andrea Ventura I primi antifascisti. Sarzana estate 1921. Politica e violenza tra storia e storiografia, Sestri Levante, Gammarò, 2010.
  • Valerio Gentili, Roma combattente. Dal “biennio rosso” agli Arditi del Popolo, Roma, Castelvecchi, 2010. ISBN 978-88-7615-376-1.
  • Marco Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS Edizioni, 2012. ISBN 978-88-89413-65-4.
  • Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926), Roma, Odradek, 2012. ISBN 978-88-96487-19-8.
  • Luigi Balsamini, Gli Arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa proletaria contro il fascismo (1917-1922), prefazione di Marco Rossi, Casalvelino (SA), Galzerano, 2018. ISBN 978-88-95637-37-2
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