Utente:NonIscritto/sandboximenotteri

punture insetti modifica

Le punture degli insetti sono principalmente derivate dagli adattamenti difensivi evolutisi all'interno del gruppo degli Imenotteri.

Tali punture non devono essere confuse con quelle causate dagli insetti ad apparato boccale pungente-succhiante, come, ad esempio, le femmine di alcuni ditteri (zanzare, tafani, pappataci) o, in generale, i Rincoti: in questi insetti, l'apparato boccale è morfologicamente e funzionalmente adattato a pungere e succhiare sangue, emolinfa o altri fluidi vitali, nelle forme zoofaghe, oppure linfa o succhi cellulari in quelle fitofaghe.

 
Tipico pungiglione di un imenotero con goccia del secreto velenoso

Vespidi, apidi e formiche, al contrario, utilizzano un organo esterno del proprio apparato riproduttore, posizianato all'estremità dell'addome, detta aculeo o pungiglione, quale arma di difesa o offesa nei casi in cui venga percepito un pericolo per l'individuo o per la colonia e, come nel caso dei Vespidi, per assicurare nutrimento alle proprie larve; Questi insetti pungendo iniettano veleno allo scopo di stordire la preda o scacciare l'aggressore.

L'interesse antropico su tali punture deriva dalla casistica e dalla frequenza associate a tali punture. Già nel decennio 1950-59[1] furono indagati 462 casi, legalmente accertati, di morte causata da animali velenosi e precisamente 229 da Imenotteri, 168 da serpenti e 65 da ragni. L'analisi dimostrò che negli Stati Uniti il numero di morti per puntura di insetti supera quello da morso di serpenti. Sono ad oggi accertate tre cause di decesso dovuto a puntura d'insetti:

  • in casi eccezionali, quando avviene sulla mucosa delle vie respiratorie od in altra zona sensibile, è sufficiente anche una sola puntura subita da persone con normale sensibilità;
  • in casi di avvelenamento, dovuto all'inoculazione di un'eccessiva quantità di veleno a seguito di numerose punture, pari ad oltre 10 punture per libbra di peso corporeo;
  • in casi di punture a persone sensibili od allergiche, in cui può essere sufficiente un'unica puntura per causare il decesso.

Indice del dolore modifica

 
Paraponera clavata, l'insetto la cui puntura è ritenuta maggiormente dolorosa.

Le punture degli insetti sono state classificate sulla base dell'intensità di dolore da esse causato ad una persona. Tale classificazione fu originariamente elaborata da Justin O. Schmidt e denominata Schmidt Sting Pain Index ("Indice di Schmidt del dolore da puntura"), in omaggio all'ideatore. Tale indice si basa su una scala numerica che va da 1 a 4[2]:

  • 1.0 Dolore causato dalla puntura delle api della famiglia Halictidae. Le punture di questi insetti sono quasi del tutto indolori.
  • 1.2 Dolore causato dalla puntura delle formiche Solenopsis invicta e Solenopsis richteri, note con il nome comune di formica di fuoco. Causano dolore lieve ed irritazione.
  • 1.8 Dolore causato dalla puntura della formica Pseudomyrmex ferrugineus, detta formica dell'acacia per l'associazione con Acacia cornigera. Il loro pungilione causa un dolore sordo e localizzato.
  • 2.0 Dolore causato dalla puntura della vespa Dolichovespula maculata. È equiparato a quello causato da una scottatura localizzata.
  • 2.5 Dolore causato dalla puntura di Apis mellifera, l'ape comune. È un dolore pulsante, equiparato a quello causato da una forte scottatura.
  • 3.0 Dolore causato dalla puntura della formica Pogonomyrmex barbatus, nota come formica rossa gigante.
  • 4.0 Dolore causato dalla puntura dei vespidi del genere Pepsis, in particolare dal vespide denominato tarantula hawk. Questo insetto utilizza il pungiglione per catturare e paralizzare le tarantole con le quali nutre le proprie larve; il dolore è descritto come immediato, lancinante, spasmodico.
  • 4.x Dolore causato dalla puntura della formica Paraponera clavata. È considerata la più dolorosa in assoluto e il dolore, nella sua fase acuta, può persistere per 24 ore.

Veleno modifica

Per ragioni di interesse alimentare, economico e farmacologico, fra gli insetti maggiormente studiati si annovera l'ape comune (Apis mellifera), di cui si conosce sia la quantità sia la composizione del veleno prodotto da un singolo individuo. All'atto della puntura, l'insetto inietta mediamente 0,05 ml di veleno, composto per circa il 30% da sostanza secca e, per il resto, da acqua; nell'ambito della sostanza secca sono stati identificati tre gruppi di molecole chimiche[3]:

  1. Ammine biogene, in particolare istamina. Questo componente rappresenta lo 0,1-1% del peso secco ed è responsabile del dolore e del gonfiore. In grande quantità porta anche a vasodilatazione cutanea e viscerale, arrossamento del viso e cefalea.
  2. 2 gruppo. Comprende le molecole tossiche, per dosaggio superiore al 50%, in particolare la melittina, tossico generale, la cui dose letale nel topo è di 4 mg/Kg; La melittina agisce direttamente sulla membrana che delimita la cellula, alterando l'equilibrio idrico salino fra l'interno e l'esterno della cellula e conseguentemente la funzionalità cellulare, agisce emolizzando (distruggendo) i globuli rossi, alterando la struttura dei leucociti e delle piastrine, agisce sulla muscolatura liscia e striata, scheletrica e cardiaca, altera la permeabilità dei vasi sanguigni con conseguente ipo od iper tensione. Altra molecola identificata è l'apamina (2%), neurotossico, la cui dose letale nel topo è di 1 mg/Kg; L'apamina agisce a livello del sistema nervoso, provoca spasmi e convulsioni generalizzate di origine centrale, il decesso sopraggiunge per mancanza di respirazione coordinata. La terza molecola di rilevanza è l'MCD, un fattore di degrnulazione delle cellule Mast,(Mastzellen degranulating factor); L'MCD agisce causando la degranulazione (rottura e liberazione) dei granuli contenenti istamina delle cellule Mast (Mastzellen) presenti nel connettivo, l'istamina così liberata sostiene e promuove il processo infiammatorio.
3 gruppo. Enzimi, in particolare la ialuronidasi (1-3%) e la fosfolipasi A (12%); La ialuronidasi non è una sostanza tossica, agisce aumentando la permeabilità del tessuto connettivo e quindi accresce la diffusione (raggio d'azione) di tutte le altre molecole che compongono il veleno. La fosfolipasi A invece attacca direttamente i fosfolipidi che costituiscono i mattoni della membrana callulare, la quale viene lisata (rotta), con conseguente morte cellulare e necrosi dei tessuti, i detriti cellulari sono coinvolti nell'attivazione del sistema immunitario.

Nel veleno dell'ape sono state trovate tracce di altri composti chimici, quali: acido fosforico, acido formico, acido palmitico ed altriacidi grassi.

Pungiglione modifica

 
Femmina di Dolichomitus imperator con la caratteristica terebra di particolare sviluppo negli Icneumonidi.

Negli Imenotteri il pungiglione è una struttura tipica degli individui di sesso femminile, rigida, simile ad uno stiletto, liscio o seghettato, deriva da una modificazione dell'ovopositore, viene generalmente utilizzato per deporre le uova ed è assente nei maschi.

Anatomicamente l'ovopositore è l'organo genitale esterno femminile, localizzato all’apice dell’addome, formato dai processi dell'urosterno degli uriti, la sua forma ed il suo sviluppo variano secondo il gruppo sistematico, nei Terebranti ed in molti Ortotteri può raggiungere dimensioni eccezionali.

Generalmente la struttura dell'ovopositore è costituita da sei processi articolati fra loro, posizionati tre per lato, detti valve o valvole, suddivisi in: prime valve, seconde valve o valve mediane, terze valve o valve laterali; Le prime valve si originano dal VIII prosterno; Le seconde e le terze dal IX. Le differenze anatomiche fra i diversi ovopositori risultano importanti per le classificazioni tassonomiche; Negli Imenotteri Apocriti, l'ovopositore può perforare materiali duri come il legno, la corteccia degli alberi, la cuticola di altri insetti, la pelle dei Mammiferi, il potere di penetrazione è dovuto alla sclerificazione delle prime e seconde valve, il processo di sclerificazione aumenta la rigidità e la durezza; Le prime valve si fondono a formare una guaina al cui interno scorrono le seconde valve; Le terze valve, poco sclerificate (meno dure), si avvolgono coprendo le altre valve quando sono riposte. A questa struttura si aggiungono due coppie di processi degli urosterniti, denominati valviferi[4].

Nei Terebranti, la struttura formata dalle prime valve e dalle seconde valve risulta modificata, tale struttura viene denominata terebra; La terebra viene impiegata nell'ovideposizione (deposizione delle uova); In particolare assolve tre funzioni: penetrazione, emissione di un secreto, deposizione dell'uovo; Il secreto può avere differenti utilità; Nelle forme fitofaghe induce all’interno dei tessuti vegetali una reazione a seguito della quale si forma la galla; Negli insetti entomofagi è invece un veleno che paralizza la vittima; Negli insetti Aculeati invece si perde la funzione di ovideposizione della terebra, l'ovopositore si modifica in un organo da combattimento, detto aculeo; L'aculeo, al contrario dell’ovopositore è retrattile, in posizione di riposo si ritrae dentro l'addome, dal quale viene estroflesso al momento dell'uso.

Note modifica

  1. ^ Parrish, Analysis of 460 Fatalities From Venomous Animals in the United States, in American Journal of the Medical Sciences, vol. 245, n. 2, 1963, pp. 35-47.
  2. ^ Schmidt, Justin O. Hymenoptera venoms: striving toward the ultimate defense against vertebrates. In D. L. Evans & J. O. Schmidt (a cura di), Insect defenses: adaptive mechanisms and strategies of prey and predators. State University of New York Press, Albany, 1990: 387–419.
  3. ^ http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:J6DsIEtvtmcJ:www.apilandia.com/mondoapi/doc/punture%2520api%2520I-lug-ago-77.pdf+punture+api+casistica&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgUBTiW82FTU7fHkPuTgUgmsWT_eT06F4YrmNwuvjH2PWvcdL48_2l1bj6HdfTHLWrd8kmrGxCWIyabEHKz6nCzEgw34XTMokagbqz6UP0oXe4NVVktpZFTk8_v2aPctwtRjXbf&sig=AHIEtbTHVd-97rI6nJnlieoSZO5wddD17A
  4. ^ Guido Grandi. Istituzioni di entomologia generale. Bologna, Calderini, 1966. ISBN 8870190846.