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Valdo Magnani (Reggio Emilia, 17 novembre 1912 - Roma, 3 febbraio 1982) è stato un politico italiano.

Cenni biografici, studi e formazione ideologica modifica

La famiglia Magnani (il capofamiglia Giovanni era artigiano meccanico ed elettrotecnico) era aperta alle idee socialiste di impronta prampoliniana che non contrastavano con l'educazione tradizionale cattolica. Valdo era l'ultimo di tre figli maschi: Marte, il primogenito, si laureò in Chimica e esercitò la libera professione; Elvo entrò in seminario e fu per tutta la vita parroco in una isolata frazione dell'Appennino reggiano; Valdo si iscrisse a ragioneria e durante l'adolescenza entrò nella Giunta diocesana dell'Azione Cattolica come presidente del Circolo culturale del Duomo.

Nel 1930 si iscrisse alla Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Bologna, dove si laureò nel 1935. L'anno precedente aveva superato da privatista l'esame di maturità classica; nel 1936 potè quindi chiedere ed ottenere l'iscrizione al terzo anno di Filosofia, sempre a Bologna, dove ebbe docenti illustri come Giuseppe Saitta, Rodolfo Mondolfo, Carlo Calcaterra. Durante gli studi universitari, si distaccò dalla religione e nel 1936 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, insieme ad amici come i concittadini Aldo Cucchi e Riccardo Cocconi. Giunse alla laurea con lode nel 1941, quando prestava servizio militare sul fronte jugoslavo. In Jugoslavia conobbe nel 1943 Kruniza Sertič, che però, dopo le nozze celebrate nel 1947 a Sarajevo, non volle seguirlo in Italia. Nel 1953 sposò la giornalista Franca Schiavetti, da cui ebbe due figli, Marco e Sabina.

Gli anni di guerra modifica

Richiamato alle armi nel 1937 come sottotenente d'artiglieria, promosso nel 1938 tenente, nel 1942 capitano, fu dislocato stabilmente in Jugoslavia. Qui dopo l'8 settembre partecipò alla formazione in Erzegovina di una brigata garibaldina composta di italiani, di cui divenne Commissario politico, e, dopo aver preso parte alla guerra partigiana a fianco dei gruppi jugoslavi, partecipò direttamente alla nascita del nuovo corso politico socialista in Jugoslavia. Rientrò in Italia nel novembre 1945. L'anno successivo fu decorato con medaglia di bronzo al valor militare.

L'attività politica modifica

Al suo rientro in Italia fu incaricato da Palmiro Togliatti, allora ministro della Giustizia, di coordinare una commissione ministeriale per il riconoscimento dell'attività partigiana all'estero. A Reggio Emilia divenne presidente dell'Associazione Combattenti e Reduci (ANCR); l'anno successivo (1946) entrò nel comitato federale del PCI di Reggio Emilia; ebbe nella segreteria l'incarico di occuparsi della stampa e propaganda. Nel 1947 divenne segretario provinciale.

Svolse un'intensissima attività di informazione e discussione sulla stampa politica trattando senza conformismo temi scottanti in quei primi anni di dopoguerra. Grazie alle brillanti capacità oratorie, sostenute dalla vasta cultura e dall'esperienza vissuta, ottenne un largo seguito nell'ambiente reggiano, e venne eletto con moltissime preferenze alla Camera dei Deputati nelle elezioni del 18 aprile 1948. Continuò, anche dopo l'elezione a svolgere i compiti di segretario provinciale del PCI; venne spesso inviato a convegni e manifestazioni in varie città in Italia e all'estero (Praga, Varsavia). La sua attenzione era rivolta principalmente a due problemi: le tensioni interne legate alla crisi economica, alla disoccupazione, agli interventi repressivi; e il delinearsi sempre più netto della contrapposizione tra blocco occidentale e blocco comunista (guerra fredda). Quest'ultima poneva un politico comunista come Valdo Magnani di fronte al conflitto tra fedeltà ideologica e fedeltà patriottica. La situazione della Jugoslavia di Tito, alla ricerca di una collocazione autonoma rispetto a Mosca, era un esempio concreto di notevole significato per Magnani.

L'uscita dal PCI modifica

Il 19 gennaio 1951, in occasione dell'inizio del VII Congresso provinciale del PCI, propose e commentò un ordine del giorno che affermava che i comunisti erano impegnati a difendere i confini nazionali contro ogni aggressione esterna, da qualunque parte provenisse. Chiedeva di dire un no esplicito al concetto dell'URSS come Stato-guida e alle "rivoluzioni importate su baionette straniere" [1]. Alla richiesta di una ritrattazione, ritirò (con un intervento giudicato da molti reticente) l'ordine del giorno e fu rieletto tra i delegati al Congresso nazionale.

Il 21 partì per Roma e insieme al deputato Aldo Cucchi incontrò il vice-segretario nazionale Pietro Secchia in un colloquio burrascoso. Al suo rientro a Reggio Emilia vennero rese note le dimissioni sue e di Cucchi dal partito (25 gennaio); il partito reggiano lo espulse con delibera del Comitato federale il 1 febbraio. Contemporaneamente Magnani e Cucchi presentarono le dimissioni da deputati, che il 30 gennaio furono respinte; entrambi chiesero allora di entrare nel gruppo parlamentare del PSU. A fine febbraio, Togliatti (che conviveva con la cugina di Magnani, Nilde Iotti), tornò da un lungo soggiorno in Russia e fu subito sollecitato ad esprimersi sul caso che aveva suscitato grande scalpore. Rispose solo un mese dopo in un'intervista all'Unità con parole sprezzanti, paragonando i due deputati a "due pidocchi nella criniera di un cavallo"[2] e riducendo la questione a un episodio circoscritto. In tal modo metteva in ombra gli aspetti più profondi che avevano determinato la scelta di Magnani e Cucchi, ovvero la implicita denuncia dell'egemonia sovietica e la ricerca di una "via nazionale al socialismo".

Nei mesi successivi, con Cucchi e un piccolo gruppo che si riuniva in casa di Ignazio Silone Magnani diede vita al Movimento dei lavoratori italiani (MLI) e fondò il settimanale Risorgimento socialista sul quale pubblicò numerosi interventi in tema di politica internazionale e di economia italiana. Nel 1952 pubblicò, insieme a Cucchi, una serie di 14 articoli usciti nell'anno precedente sulla rivista, riuniti in un volume dal titolo Crisi di una generazione nel quale i due deputati spiegavano le ragioni del loro ingresso nel Partito Comunista e della loro uscita dal medesimo. Il giudizio dato dai comunisti su di loro continuava ad essere improntato al più forte disprezzo e trovava espressione nella irridente denominazione di magnacucchi. Nel mese di marzo 1953 si costituì a Milano l'USI, Unione Socialista indipendente, in cui confluirono il MLI e altri gruppi di ispirazione socialista, cristiana e socialdemocratica. In questo periodo, con la morte di Stalin, sembravano profilarsi possibilità di rinnovamento, e l'affiorare in Jugoslavia dei primi elementi di autogestione attirava l'attenzione di molti.

Nelle elezioni del 7 giugno 1953 l'USI non ottenne alcun deputato; tuttavia i voti ottenuti contribuirono a sconfiggere la cosiddetta legge truffa, impedendo che si applicasse il premio di maggioranza.

Sulle esperienze vissute pubblicò: Dichiarazioni e documenti (Roma, 1951) e Dieci anni perduti. Cronache del Partito socialista italiano dal 1943 ad oggi (Pisa, 1953).

Anni di riflessione e di solitudine modifica

Dopo il fallimento elettorale dell'USI, Magnani non rinunciò ad approfondire la sua riflessione politica, anche attraverso il confronto con altri gruppi (primo fra tutti il PSI). Sollecitazioni importanti vennero in quegli anni dal caso Gilas, dalla nuova posizione autonoma della Jugoslavia, dal XX Congresso del PCUS che si svolse a Mosca nella primavera del 1956. In esso, Kruscev mise allo scoperto gli errori e i crimini di Stalin. Poteva essere l'occasione giusta per scoprire la lungimiranza delle posizioni di Magnani, ma da parte del PCI non vi fu alcun cenno di riavvicinamento. Nell'autunno 1956 l'intervento sovietico in Ungheria venne definito da Togliatti "un fatto doloroso ma necessario", da Magnani "frutto di una politica inumana" e "brutale repressione"[3].

Dopo i "fatti d'Ungheria" i segni di rinnovamento e di autonomia mostrati dal PSI indussero Magnani a far convergere l'USI nel PSI (1957). In tale occasione, sospese la pubblicazione di Risorgimento socialista. Continuò tuttavia ad intervenire pubblicamente nel dibattito politico mediante la partecipazione a convegni e la collaborazione con riviste come Nuovi argomenti, Problemi del socialismo e altre.

Nemmeno il PSI tuttavia gli parve il partito in grado di rispondere alle sue esigenze di autonomia e democrazia interna, alternativo al capitalismo in senso riformistico, come "perno di uno schieramento d'alternativa al potere attuale", che " solleciti i lavoratori cattolici e parte della DC a svincolarsi dall'ipoteca di destra"[4]. Nel 1961 chiese di essere riammesso nel PCI.

Gli impegni nel movimento cooperativo modifica

Nel 1962 si concluse il procedimento di riammissione nel PCI; l'anno successivo la proposta di una candidatura di Magnani alle elezioni politiche, avanzata dalla segreteria nazionale del partito, fu respinta dalle sezioni reggiane, nelle quali evidentemente le tracce degli avvenimenti del 1951 erano ancora vive. Dapprima, l'attività di Magnani si svolse soprattutto in centri di studio o in commissioni interne al partito, senza risonanza pubblica. Solo nel 1965 divenne presidente dell'Associazione nazionale delle cooperative agricole ed entrò nel Consiglio di presidenza della Lega delle Cooperative. L'impegno nel campo cooperativo fu intenso e punteggiato da incarichi di prestigio, da interventi a convegni e congressi, e, ancora una volta, da una fitta serie di pubblicazioni. Lo guidò la convinzione che la cooperazione (a partire dal mondo agricolo, settore trascurato e spesso lasciato ai margini) potesse ricercare collegamenti con le imprese private, soprattutto piccole e medie, per contribuire ad una evoluzione democratica del mondo del lavoro e ad una politica di riforme orientata non all'assistenzialismo ma allo sviluppo. La riflessione sui dati economici e sui problemi sociali trovò espressione in una dura critica al "piano Mansholt" ovvero alle scelte economiche della CEE, che privilegiavano le maggiori realtà agricole e causavano gravi crisi, fino all'abbandono, nelle aziende più piccole. Nel 1977 divenne presidente della Lega delle cooperative; nel 1979 si dimise, per ragioni di salute.

Il 3 febbraio 1982, colpito da infarto, morì.

Il Presidente Sandro Pertini scrisse di averne sempre ammirato "l'inflessibile forza morale, la fede nella verità, la coerenza nell'impegno"[5]

Note modifica

  1. ^ V. Magnani-A. Cucchi, Dichiarazioni e documenti, Roma 1951, pp.9-18
  2. ^ «l'Unità», 28 febbraio 1951
  3. ^ V. Magnani, Testimonianze sull'Ungheria, in «Risorgimento socialista», a.VI, n.3, 18 febbraio 1957
  4. ^ V. Magnani, Il PSI alle elezioni del 6 novembre, in «Problemi del socialismo», a. III, n.10, ottobre 1960, pp. 841-847
  5. ^ «Rivista della Cooperazione», a.IV, n.9, ottobre-dicembre, pag.10

Bibliografia modifica

  • Nadia Caiti, Reggio Emilia 1945-1947 : la formazione del gruppo dirigente comunista nella testimonianza di Valdo Magnani, Tecnostampa, Reggio Emilia 1988. Estratto da «Ricerche Storiche» , Reggio Emilia, a. 22, n.61, dicembre 1988
  • Franca Magnani, Una famiglia italiana, (con modifiche e aggiunte rispetto all'edizione tedesca Eine italienische Familie, Kiepenheuer & Witsch, Köln 1990), Feltrinelli, Milano 1991
  • Valdo Magnani e Aldo Cucchi, Dichiarazioni e documenti, Roma 1951
  • Valdo Magnani e Aldo Cucchi, Crisi di una generazione, La Nuova Italia, Firenze 1952
  • Valdo Magnani, Dieci anni perduti. Cronache del Partito socialista italiano dal 1943 a oggi, Pisa 1953. Ripubblicato con saggio critico e biografia a cura di Franco Bojardi, Edizioni Analisi, Bologna 1989
  • I Magnacucchi. Valdo Magnani e la ricerca di una sinistra autonoma e democratica a cura di Giorgio Boccolari e Luciano Casali. Atti del Convegno omonimo (3-4 novembre 1989), Feltrinelli, Milano 1991
  • Sandro Spreafico, Il mito, il sacrificio, l'oblio. Testimonianze e diari di guerra e di prigionia (1940-1946) Tecnograf, Reggio Emilia 2007

Collegamenti esterni modifica

  • Scheda biografica dell'Istituto Gramsci [2]

Giorgio Ferrari modifica

5 maggio 2011 Giorgio Ferrari (Reggio Emilia, 26 agosto 1929) è un ingegnere meccanico italiano, esperto di impianti nucleari.
Dopo la maturità scientifica presso il Liceo scientifico "Lazzaro Spallanzani" di Reggio Emilia, ha conseguito nel 1955 la laurea con lode in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, ottenendo la medaglia d'oro come miglior laureato dell'anno.
Nel periodo 1957-1958 ha lavorato presso le Officine Meccaniche di Corsico, come progettista di derricks, di forni per trattamenti termici e di un padiglione pentagonododecaedrico per la Fiera di Milano.
Vinta nel 1958 una borsa di studio all'AGIP Nucleare di San Donato Milanese, è entrato nel gruppo progettazione di recipienti in pressione per la centrale nucleare di Latina.
La United Kingdom Atomic Energy Authority (UKAEA) lo ha assunto nel 1960 per lavorare al reattore nucleare ad alta temperatura di Winfrith nel Dorset, poi ceduto all'Euratom. Divenuto quindi funzionario dell'Euratom, nel periodo 1960-1967 ha partecipato alla progettazione dei seguenti reattori:

Nel 1967 è entrato nella nascente sezione nucleare dell'Ansaldo di Genova, come dirigente, poi vicedirettore, quindi direttore. Ha diretto per la parte italiana la progettazione delle centrali nucleari di Caorso e di Montalto di Castro. È inoltre stato responsabile della presentazione alle autorità italiane di sicurezza (CNRN poi CNEN) della parte di progettazione curata dagli americani della General Electric.
Nel 1980 è entrato nella Commissione della Comunità europea, prima presso la Direzione generale Ricerca e Insegnamento, poi presso la Direzione Energia. Ha diretto la stesura del Piano di Sviluppo Nucleare Europeo (PINC), poi ha partecipato all'inchiesta sull'incidente di Černobyl'.
Negli anni 1987-2001 ha diretto il Consorzio Ansaldo Nucleare-FIAT per la fusione nucleare, con l'obiettivo di progettare e costruire il reattore IGNITOR del prof. Bruno Coppi. Questo progetto è stato ceduto nel 2010 alla Russia, che lo ha affidato alla direzione dell'Accademico Evgenij Velikhov.

Giorgio Ferrari ha tenuto brevi cicli di conferenze sull'impiantistica nucleare presso i Politecnici di Milano e Torino e l'Università di Pisa; sulla Balistica terminale presso l'Università di Trieste e la Scuola di Applicazioni Militari di Torino, nonché sulla Termodinamica presso l'Università di Genova. Partecipa a convegni e conferenze, oltre che su argomenti di carattere tecnico-scientifico, su temi che riguardano i rapporti tra tecnoscienza, economia e cultura contemporanea. È socio fondatore e vicepresidente del gruppo "Christifideles Laici"[1] di Reggio Emilia ed è coautore di numerose pubblicazioni.[2]

  1. ^ Sito ufficiale [1]
  2. ^ Fides et ratio nell'uomo del Novecento, FrancoAngeli, Milano, 2000
    Scienza, coscienza e storia nel 'caso Galilei' , FrancoAngeli, Milano, 2001
    Fisica, cultura, società, Il Segno dei Gabrielli Editori, Verona, 2005
    Problema, tentazione, mistero. La cultura occidentale e la domanda sul male, Edizioni S. Lorenzo, Reggio Emilia, 2007.

Richard Wright modifica

Biografia modifica

Giovinezza modifica

Wright, nipote di ex schiavi, nacque in una piantagione a Adams County, vicino a Natchez, Mississippi.
La famiglia presto si trasferì a Memphis, Tennessee. Qui il padre, Nathaniel, rimasto senza lavoro (era un mezzadro), abbandonò la famiglia, che si sostentò grazie al lavoro di maestra della madre. Nel 1914 Ella Wright si ammalò e i due figli vennero ospitati in un orfanotrofio metodista. Poi madre e figli si trasferirono presso familiari a Jackson (Mississippi). Qui Richard Wright crebbe e frequentò la scuola superiore pubblica. Nel 1916 con la madre e il fratello si trasferì presso la nonna Margaret Wilson.
In seguito, la famiglia si spostò presso gli zii di Robert ad Elaine (Arkansas), ma dopo che lo zio Silas Hoskins fu assassinato da dei bianchi, la famiglia nel 1916 fuggì a West Helena (Arkansas); qui trascorsero alcune settimane di paura in camere d'affitto.[1]
Dopo ulteriori spostamenti a Jackson e di nuovo a West Helena (1918), la famiglia si disgregò in seguito all'ictus che colpì la signora Wright. Richard accettò con riluttanza di vivere con gli zii Clark e Jody a Greenwood (Mississippi), per poter essere abbastanza vicino alla madre; ma la regole repressive imposte dagli zii gli procurarono grave disagio emotivo. Sull'orlo di un crollo nervoso, ottenne di tornare a Jackson, dove visse insieme alla nonna materna dall'inizio del 1920 alla fine del 1925. Wright si sentiva oppresso dalla zia e dalla nonna che cercavano di obbligarlo a pregare. Minacciò di andarsene da casa perché la nonna gli proibiva di lavorare di sabato, secondo la regola dell'Avventismo. Il contrasto con la zia e la nonna gli lasciò in permanenza un'ostilità senza riserve verso le soluzioni religiose ai problemi terreni.
A quindici anni, Wright scrisse il suo primo racconto, The Voodoo of Hell's Half-Acre. Fu pubblicato in un giornale locale per neri, «Southern Register».
Nel 1923, ottenne il riconoscimento di migliore studente del suo corso, ma rifiutò di pronunciare il discorso, attentamente preparato dalla presidenza, che non avrebbe offeso le autorità scolastiche bianche; riuscì invece a convincere i dirigenti neri a lasciargli leggere il discorso preparato da lui. Nel mese di settembre, Wright si iscrisse ai corsi di matematica, inglese e storia alla Lanier High School di Jackson, ma dovette ritirarsi dopo alcune settimane di frequenza saltuaria dovuta alla necessità di guadagnare. Nel Mississippi egli si formò alcune impressioni durature sul razzismo americano, prima di trasferirsi di nuovo a Memphis nel 1925.[2]

Chicago modifica

Wright si trasferì a Chicago nel 1927. Ottenuto finalmente un lavoro stabile come impiegato delle poste, nel tempo libero lesse vari scrittori e studiò il loro stile. Ma con la Grande Depressione il suo posto di lavoro venne eliminato ed egli fu costretto a rivolgersi alla pubblica assistenza nel 1931. L'anno seguente iniziò a frequentare le riunioni del John Reed Club. Esso era dominato dal Partito comunista degli USA e Wright entrò in relazione con alcuni membri di questo.
Wright, in seguito alla promessa di appoggio dei membri del club, aderì ufficialmente al Partito comunista verso la fine del 1933, interessandosi soprattutto dei contatti letterari; come poeta rivoluzionario scrisse numerose poesie di tipo proletario ("I Have Seen Black Hands," "We of the Streets," "Red Leaves of Red Books," ad esempio) per «The New Masses» e altri periodici di sinistra.[3]

Nel 1935, Wright finì il suo primo romanzo, Cesspool, pubblicato nel 1963 col titolo Lawd Today, e nel gennaio 1936 il suo racconto "Big Boy Leaves Home" fu accettato dalla rivista «New Caravan». In febbraio, Wright iniziò a lavorare nel National Negro Congress, e in aprile fu presidente del South Side Writers' Group, di cui facevano parte, tra gli altri, Arna Bontemps e Margaret Walker. Wright presentò al gruppo alcuni saggi critici e testi poetici per una valutazione critica, e lesse alcuni racconti.

Grazie al club, Wright diresse «Left Front», una rivista che fu chiusa dal partito comunista nel 1937, malgrado ripetute proteste di Wright.[4]In questo periodo Wright collaborò anche con la rivista «The New Masses».
Dapprima Wright ebbe buoni rapporti con i comunisti bianchi di Chicago, ma a New York fu umiliato dal rifiuto di trovargli un alloggio a causa della sua razza.[5]
A peggiorare le cose, alcuni comunisti neri denunciarono Wright, colto e raffinato, come intellettuale borghese, intendendo con questo che egli fosse eccessivamente integrato nella società bianca. In realtà, egli si era formato prevalentemente da autodidatta dopo essere stato costretto a lasciare la scuola prima di aver completato gli studi.[6]L'insistenza di Wright sulla necessità di dare spazio ai giovani scrittori comunisti perché potessero coltivare i loro talenti, e la sua relazione con un nazionalista nero comunista portarono a uno scontro pubblico col partito e con il suo capo Buddy Nealson.[7]Wright fu minacciato con coltelli da compagni di lavoro che viaggiavano con lui, denunciato per la strada da scioperanti come trotzkista e aggredito da ex compagni quando cercò di unirsi a loro durante la marcia del Primo Maggio 1936.[8]

New York modifica

Nel 1937, Richard Wright si trasferì a New York, dove stabilì nuovi legami con membri del Partito comunista locale. Lavorò al progetto di una guida, New York Panorama, e scrisse il saggio su Harlem. Divenne il curatore della sezione su Harlem del «Daily Worker» e ebbe la soddisfazione di constatare che durante il suo primo anno a New York tutte le sue attività comportavano lo scrivere. In estate e in autunno conobbe Ralph Ellison che sarebbe rimasto a lungo suo amico; apprese che avrebbe ricevuto il primo premio della rivista «Story»": cinquecento dollari per il racconto Fire and Cloud.
Dopo aver ricevuto il premio, Wright mise da parte il manoscritto di Lawd Today e affidò l'incarico di rappresentarlo a Paul Reynolds, molto noto, che era l'agente di Paul Laurence Dunbar. Intanto, la Story Press offrì tutti i racconti di Wright che avevano partecipato a premi letterari alla casa editrice Harper, che accettò di pubblicarli in volume.
La raccolta di racconti intitolata Uncle Tom's Children (1938) attirò l'attenzione su scala nazionale. Egli aveva basato alcuni racconti sul linciaggio negli stati del "profondo Sud". La pubblicazione e l'accoglienza favorevole di questa raccolta fecero aumentare il credito di Wright nell'ambito del Partito comunista e gli permisero di raggiungere una certa stabilità finanziaria. Fu chiamato a far parte del consiglio direttivo di «The New Masses» e il noto critico di tendenze comuniste Granville Hicks lo presentò a riunioni di sinistra a Boston. Il 6 maggio 1938, grazie al denaro guadagnato con le eccellenti vendite del libro, si trasferì ad Harlem, dove cominciò a scrivere il suo primo romanzo, Native Son. Potè completarlo nel 1940 grazie ad un finanziamento della Fondazione Guggenheim. Esso fu selezionato dal "Club del libro del mese": il primo libro del Club scritto da un afro-americano. Il protagonista, Bigger Thomas, rappresenta i limiti imposti dalla società agli afro-americani . Egli può conquistare la propria autonomia d'azione e consapevolezza solo mediante atti odiosi.
Nel 1939 sposò Dhima Rose Meadman, un'insegnante di danza moderna di origine russo-ebrea, ma poco dopo si separarono. Nel 1941, sposò Ellen Poplar, figlia di immigrati ebrei polacchi e attivista del partito comunista a Brooklyn. Ebbero due figlie: Julia nel 1942 e Rachel nel 1949.
Wright fu criticato per la concentrazione delle sue opere sulla violenza. Nel caso di Native Son, ci fu chi commentò che l'autore ritraeva un nero in modi che sembravano confermare le peggiori paure dei bianchi.
Alla pubblicazione del romanzo seguì un periodo di grandi impegni. Nel luglio 1940 andò a Chicago per ricerche in vista di un testo sulla storia popolare dei neri illustrato da foto di Edwin Rosskam. A Chicago visitò la mostra sui neri americani insieme a Langston Hughes, Arna Bontemps e Claude McKay.
Nel gennaio 1941 ricevette la prestigiosa Spingarn Medal come riconoscimento di risultati di eccellenza conseguiti da un nero.
Si recò poi a Chapel Hill, nel North Carolina, dove con il drammaturgo Paul Green collaborò ad una versione teatrale di Native Son. Essa debuttò a Broadway, sotto la regia di Orson Welles nel mese di marzo 1941, e ottenne critiche in generale favorevoli. In ottobre fu pubblicato con grande successo di critica un volume di fotografie tratte quasi completamente dagli archivi della Farm Security Administration, con testo di Wright: Twelve Million Black Voices: A Folk History of the Negro.

Nel libro autobiografico Black Boy (1945) Wright descrisse la sua giovinezza fino al trasferimento a Chicago, i contrasti con i suoi familiari avventisti, i problemi con i datori di lavoro bianchi, e il suo isolamento. American Hunger, uscito postumo nel 1977, doveva essere il secondo volume di Black Boy. L'edizione della Library of America ripristinò il progetto originario.

Questo libro narra nei particolari la partecipazione di Wright al Club John Reed e al Partito comunista, che lasciò nel 1942. Il libro fa capire che l'uscita avvenne prima, ma le dimissioni vennero rese note solo nel 1944. Nella forma definitiva in due volumi, la struttura a dittico paragona il dogmatismo e l'intolleranza del comunismo, il giudizio sui libri "borghesi" e le condanne inflitte ad alcuni iscritti, con atteggiamenti simili nella religione organizzata fondamentalista. Wright condannò le purghe nell'Unione Sovietica. Tuttavia, egli continuò a credere in soluzioni democratiche di estrema sinistra per i problemi politici.

Parigi modifica

Wright nel 1946 si trasferì a Parigi e vi rimase come residente. Nella capitale francese fece amicizia con Jean-Paul Sartre e Albert Camus. Il suo periodo esistenzialista fu rappresentato nel secondo romanzo, The Outsider (1953) che descrive un personaggio afro-americano coinvolto nel partito comunista a New York. In questo libro, considerato il primo romanzo esistenzialista americano, Wright mise in luce che i neri si erano svegliati in una società in dissoluzione non pronta ad accoglierli. Nel 1954 pubblicò un romanzo di minore importanza, Savage Holiday.
Dopo aver preso la cittadinanza francese nel 1947, lo scrittore continuò a viaggiare in Europa, Asia, Africa. Queste esperienze furono la base per parecchie opere di saggistica. Una di queste, Black Power (1954) riguarda i popoli emergenti dell'Africa.
Nel 1949 egli collaborò all'antologia anticomunista The God That Failed con un saggio che era stato pubblicato tre anni prima nell'«Atlantic Monthly» ed era tratto dalla parte non ancora pubblicata di Black Boy. Il Congress for Cultural Freedom lo invitò ad iscriversi, ma egli rifiutò intuendo che aveva legami con la CIA. La CIA e l' FBI tenevano Wright sotto sorveglianza dal 1943. Nel periodo del Maccartismo (anni Cinquanta), egli fu inserito nella "lista nera" dai dirigenti delle case di produzione di Hollywood. Tuttavia interpretò il ruolo del teenager Bigger Thomas in una versione argentina di Native Son nel 1950 (quando aveva 42 anni!).

Nel 1955 andò in Indonesia per la Conferenza di Bandung e registrò le sue osservazioni in The Color Curtain: A Report on the Bandung Conference. Egli era ottimista sulle possibilità offerte da questo incontro tra nazioni che si erano da poco liberate del colonialismo.

Fra le altre opere di Wright si ricordano White Man, Listen! (1957); il romanzoThe Long Dream in 1958; la raccolta di racconti brevi Eight Men, pubblicata postuma nel 1961. Le sue opere trattano soprattutto della povertà, rabbia e protesta degli americani neri nelle città del nord e del sud.

Il suo agente Paul Reynolds gli mandò valutazioni fortemente negative del manoscritto di 400 pagine "Island of Hallucinations" , nel febbraio 1959. Nonostante ciò, Wright in marzo abbozzò un romanzo in cui il protagonista sarebbe stato liberato dal condizionamento razziale e sarebbe divenuto un personaggio dominatore. In maggio, Wright decise di lasciare Parigi per vivere a Londra: pensava che la politica francese si fosse piegata troppo alla pressione americana. La serena atmosfera parigina era stata distrutta da liti e attacchi sobillati dai nemici degli scrittori neri immigrati.

Il 26 giugno 1959, dopo un ricevimento per festeggiare la pubblicazione in Francia di White Man, Listen!, Wright si sentì male, per un virulento attacco di dissenteria amebica probabilmente contratta durante il soggiorno in Costa d'Oro. In novembre sua moglie trovò un appartamento a Londra, ma la malattia di Wright e "four hassles in twelve days (quattro scontri in dodici giorni)" con l'ufficio immigrazione britannico posero fine al suo desiderio di vivere in Inghilterra.

Il 19 febbraio 1960 fu informato da Reynolds che a New York la prima dell'adattamento teatrale di The Long Dream aveva ricevuto recensioni così negative che Ketti Frings, responsabile dell'adattamento, aveva deciso di annullare le repliche. Nel frattempo, Wright stava incontrando ulteriori problemi nel tentativo di far pubblicare in Francia The Long Dream. Queste difficoltà gli impedirono di rivedere in forma definitiva Island of Hallucinations per ottenere un contratto con l'editore Doubleday.

Nel mese di giugno 1960, Wright registrò alla radio francese una serie di conversazioni sui suoi libri e la sua carriera letteraria. Trattò anche della situazione razziale negli Stati Uniti e nel mondo, e accusò particolarmente la politica americana in Africa. Alla fine di settembre, per sostenere spese extra dovute al trasferimento della figlia Julia a Parigi per frequentare la Sorbona, egli scrisse testi pubblicitari per copertine di dischi della più grande casa discografica francese.

Malgrado le ristrettezze finanziarie, Wright respinse qualsiasi compromesso. Rifiutò di partecipare a una serie di programmi della radio canadese perché sospettava che fosse controllata dagli americani. Per lo stesso motivo, respinse un invito del "Congress for Cultural Freedom" ad andare in India per una conferenza in memoria di Leone Tolstoj. Ancora interessato alla letteratura, Wright aiutò Kyle Onstott a far pubblicare in Francia Mandingo (1957). La sua ultima manifestazione di energia avvenne l'8 novembre 1960 in una conferenza polemica sulla situazione dell'artista e intellettuale nero negli Stati Uniti, di fronte a studenti e a membri dell'American Church a Parigi. Wright sostenne che la società americana riduceva a schiavi i membri più attivi della comunità nera ogni qual volta volevano mettere in discussione lo status quo razziale. Presentò come prova gli attacchi dei comunisti contro Native Son e le dispute che scrittori come James Baldwin e altri avevano avuto con lui.

Il 26 novembre 1960 egli parlò con entusiasmo di Daddy Goodness con Langston Hughes e gli diede il manoscritto. Da tre anni era ammalato di dissenteria amebica contratta in Africa e le sue condizioni di salute erano peggiorate malgrado le cure.[9] Morì di infarto a Parigi a 52 anni. Fu sepolto nel cimitero del Père Lachaise. La figlia Julia affermò che il padre era stato ucciso.[10]


Parecchie opere di Wright sono state pubblicate dopo la sua morte. Alcuni dei passaggi più forti relativi alla razza, al sesso, alla politica erano stati tagliati o omessi prima della pubblicazione originale. Nel 1991 sono uscite edizioni integrali di Native Son, Black Boy e delle altre sue opere. Inoltre, è stata pubblicata per la prima volta nel 1994 la novella Rite of Passage.
Negli ultimi anni di vita, lo scrittore era stato affascinato dall'haiku, tipica forma di poesia giapponese, e ne aveva scritti più di quattromila. Nel 1998 è stato pubblicato il libro Haiku: This Other World con gli 817 haiku che l'autore preferiva.

Una raccolta di scritti di viaggio di Wright, curata da Virginia Whatley Smith, è stata pubblicata dalla Mississippi University Press nel 2001. Julia Wright nel 2008 ha pubblicato il libro incompiuto A Father's Law, che parla di un poliziotto nero e del figlio che egli sospetta di assassinio. Seguendo il desiderio della figlia Julia, l'editore Harper Collins ha pubblicato nel 2008 in unico volume i saggi politici, col titolo Three Books from Exile: Black Power; The Color Curtain; and White Man, Listen!

Influenze letterarie modifica

Wright parla di alcuni autori dei quali riconosce l'influenza su Black Boy: H.L. Mencken, Gertrude Stein, Fyodor Dostoevsky, Sinclair Lewis, Marcel Proust, e Edgar Lee Masters.

Wright oggi modifica

Le opere narrative pubblicate negli anni Cinquanta delusero alcuni critici, secondo i quali il trasferimento in Europa aveva allontanato Wright dai neri americani e l'aveva separato dalle radici emozionali e psicologiche. Molte sue opere non potevano soddisfare i criteri rigidi del New Criticism. Durante gli anni Cinquanta Wright assunse un profilo più internazionale: diventò un personaggio importante della letteratura e della politica su scala mondiale, ma contemporaneamente la sua opera propriamente creativa si indebolì.[11]La sua influenza si rinnovò negli anni Sessanta, grazie alla crescita del movimento militante di consapevolezza dei neri. In genere si è concordi nel pensare che l'influenza di Native Son non dipenda dallo stile o dalla tecnica letteraria ma riguardi piuttosto le idee e gli atteggiamenti. La sua opera è stata una forza nella storia sociale e intellettuale degli Stati Uniti nella seconda metà del secolo XX. "Wright was one of the people who made me conscious of the need to struggle (Wright è stato uno di coloro che mi hanno reso consapevole della necessità di lottare)" ha detto lo scrittore Amiri Baraka.[12] Negli anni 1970 e 1980 gli studiosi hanno pubblicato saggi critici su Wright in giornali prestigiosi. Conferenze su di lui si sono tenute in campus universitari dal Mississippi al New Jersey. Una nuova versione cinematografica di Black Boy, con la sceneggiatura di Richard Wesley, è uscita nel 1986. Parecchie università e college americani richiedono la lettura obbligatoria di alcuni romanzi di Wright.[13]

"Critici recenti hanno promosso una rivalutazione delle opere tarde di Wright nel quadro del suo progetto filosofico. In particolare, Paul Gilroy ha affermato che 'la profondità dei suoi interessi filosofici è stata o trascurata o mal compresa dalle indagini quasi esclusivamente letterarie che hanno dominato l'analisi delle sue opere" "[14] "Il suo contributo più importante, tuttavia, è stato il desiderio di ritrarre con precisione i neri per lettori bianchi, distruggendo in tal modo il mito bianco del nero paziente, spiritoso, servile."[15]

Mentre alcuni dei suoi libri non sono pienamente riusciti [senza fonte], le opere migliori continuano ad attirare lettori. I capolavori Uncle Tom's Children, Native Son, and Black Boy rappresentano un punto di eccellenza per lui e per la letteratura americana.[senza fonte]

Note modifica

  1. ^ Mark Canada, Lession 8: Richard Wright, Outsider, su uncp.edu, UNC Pembroke, 8 ottobre 2002. URL consultato il 7 ottobre 2008.
  2. ^ Richard Wright, Black Boy, New York, Harper Collins, 1993, pp. 455–459, ISBN 0-06-081250-8.
  3. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 109–10.
  4. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 121.
  5. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 123–26.
  6. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 113–16.
  7. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 126–34.
  8. ^ Richard Wright, Richard Wright, in Crossman, Richard (a cura di), The God That Failed, New York, Bantam Books, 1965, pp. 143–45.
  9. ^ Kevin Nance, Celebrating Black History Month: Richard Wright, su suntimes.com, Chicago Sun-Times, 16 febbraio 2007. URL consultato il 2 giugno 2008.
  10. ^ Richard (Nathaniel) Wright (1908-1960), su kirjasto.sci.fi, Books and Authors, 2003. URL consultato il 2 giugno 2008.
  11. ^ Bill Mullen, Richard Wright (1908-1960), su An Online Journal and Multimedia Companion to Anthology of Modern American Poetry, University of Illinois. URL consultato il 7 ottobre 2008.
  12. ^ Richard Wright - Black Boy, su Richard Wright: Black Boy, Independent Television Service. URL consultato il 7 ottobre 2008.
  13. ^ Richard Wright, su harpercollins.com, Harper Collins. URL consultato il 7 ottobre 2008.
  14. ^ Sarah Relyea, Outsider Citizens (New York: Routledge, 2006): 62. Paul Gilroy, The Black Atlantic (Cambridge: Harvard UP: 1993): 147.
  15. ^ Matthew Duffus, Richard Wright, su The Mississippi Writers Page, University of Mississippi, 26 gennaio 1999. URL consultato il 7 ottobre 2008.

Opere tradotte in italiano modifica

  • Cinque uomini . Milano, Mondadori, 1951
  • I figli dello zio Tom. Torino, Einaudi, 1949
  • Ma nel settimo giorno.... Milano, Mondadori, 1956
  • Paura (titolo originale Native Son) . Milano, Bompiani, 1959
  • Razza: umana (Dal volume White man, listen!. Milano, Il saggiatore, 1959
  • La letteratura negra negli Stati Uniti. Milano, Il saggiatore, 1961
  • Spagna pagana. Milano, Mondadori, 1966
  • Fame americana. Torino, Einaudi, 1978
  • Rito di passaggio, Milano, Mondadori, 1998

Collegamenti esterni modifica

Voci correlate modifica

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