Utente:Riccardo Fontana/Prove e progetti 3

Cattedrale di Santa Maria Assunta
Duomo di Como
La facciata del duomo vista dalla piazza antistante
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàComo
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareMaria Assunta in Cielo
DiocesiDiocesi di Como
Consacrazione1497
FondatoreLuchino da Brossano
ArchitettoLorenzo degli Spazzi
Stile architettonicoTardo gotico, rinascimentale, neoclassico
Inizio costruzione1396
Completamento1770
Sito webwww.cattedraledicomo.it

Il Duomo di Como, la cui denominazione completa è cattedrale di Santa Maria Assunta, è il principale edificio di culto della città di Como nonché chiesa madre della diocesi omonima.

Situata vicino al lago, rappresenta uno dei più ragguardevoli monumenti dell'architettura tardo gotica dell'Italia Settentrionale. Racchiude in sé elementi tipici di ben quattro epoche dell'arte europea: gotica, rinascimentale, barocca e neoclassica[1].

I lavori per la costruzione, cominciati nel 1396, sono stati conclusi nel 1770, anche se alcuni interventi decorativi e minori hanno lasciato aperto il cantiere fino al 1882.

Storia modifica

La fondazione della cattedrale modifica

Una prima chiesa intitolata a Santa Maria Maggiore venne costruita, presso il lago e nel cuore della città murata, durante il IX secolo. Occupava l'area dove sorge l'attuale duomo, pur essendo di dimensioni più piccole. Divenne cattedrale per decisione del vescovo Everardo e, sotto il suo successore Artuico (1007-1027), si completò la sua elevazione a chiesa madre della diocesi (1015[2]) e l'installazione dei monaci benedettini nell'ex-cattedrale di Sant'Abbondio, ormai periferica rispetto alla città.

Alla fine del XIV secolo il capitolo dei canonici decise di restaurare l'antica cattedrale, tuttavia in seguito si decise di ricostruirla ex-novo. Importante fu il ruolo del duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, che nel 1396 visitò Como e lasciò "la limosina di cento scudi d'oro" per aiutare la Fabbrica del Duomo[3]. La costruzione ebbe quindi immediatamente inizio, quando erano passati appena dieci anni dall'avvio del cantiere per la nuova cattedrale milanese, grazie alla concorrenza virtuosa che i cittadini comaschi instaurarono con quelli della capitale. Anche il primo architetto del duomo di Como, Lorenzo degli Spazzi di Laino, proveniva da Milano dove aveva firmato i progetti per il locale duomo[4].

Dopo pochissimi anni, nel 1402, la morte del duca Gian Galeazzo trascinò lo Stato milanese nel caos più totale. Le opposte fazioni guelfa e ghibellina insorsero in armi in quasi tutte le città del ducato, per disputarsene il controllo. Anche Como fu preda della lotta e i lavori della Fabbrica del Duomo dovettero arrestarsi. Ripresero solo nel 1426, una volta restaurata la pace, sotto la direzione di un nuovo architetto, Pietro da Breggia[5]. Evidentemente, durante i lunghi anni di interruzione del cantiere, Lorenzo degli Spazzi doveva essere scomparso. Il Breggino, in ogni caso, non si discostò dal progetto originale; alla sua direzione si deve la copertura della navata maggiore e la costruzione del fianco meridionale della cattedrale, in una fase in cui l'antica Santa Maria Maggiore continuava ad esistere in mezzo al cantiere del nuovo edificio[6].

Precipitato nuovamente il Milanese nel disordine a seguito della proclamazione della Aurea Repubblica Ambrosiana, nel 1447, anche Como ebbe un temporaneo ritorno alla libertà repubblicana sotto la Repubblica abbondiana, di breve durata. I lavori al duomo proseguono, con la costruzione della facciata e l'abbattimento di buona parte dell'edificio del Broletto, che lascia spazio al lato sinistro della cattedrale[5]. L'avvento al potere di Francesco Sforza (1450) riporta Como sotto il controllo milanese; il nuovo duca trasferirà a Milano Pietro da Breggia, il quale lascia la Fabbrica del Duomo nel 1452, sostituito dal comasco Florio da Bontà[7].

La costruzione della facciata modifica

Sotto Pietro da Breggia cominciò la costruzione della facciata la quale, secondo il primitivo progetto, si sarebbe venuta a trovare arretrata rispetto a quella del Broletto, oppure decisamente nel mezzo dell'antistante piazza: si decise perciò di allinearla al Broletto, impostando poi di conseguenza la struttura interna dell'edificio. Eretto nel 1215 per desiderio del podestà Bonardo da Cadazzo il Broletto era, in origine, più lungo di due arcate, poi sacrificate per far posto all'erigenda chiesa[8]. Durante gli scavi vennero ritrovate alcune fondazioni che si pensò appartenessero alla parte mancante del Broletto, ma studi più approfonditi hanno permesso di capire come invece in quella posizione si situasse il campanile di Santa Maria Maggiore, poi distrutto per fare posto all'ampliamento della chiesa; le campane furono "provvisoriamente" sistemate sulla torre civica che divenne da quel momento il campanile della nuova chiesa[9]. Oltre alla parziale demolizione del Broletto, in quegli anni vennero abbattute completamente la cittadella fortificata e i castelli di Porta Torre e di Porta Nuova[5].

Per quanto riguarda l'origine dei capitali impiegati dalla Fabbrica del Duomo, si sa che il capitolo della cattedrale comasca aveva accumulato un grande patrimonio grazie ad elemosine, donazioni e lasciti testamentari, accuratamente descritti da Carlo Francesco Ciceri[10]. Sia la direzione della Fabbrica che l'amministrazione dei beni erano di competenza dell'intera comunità cittadina, nella fattispecie, alcuni deputati (da due a quattro) venivano appositamente eletti dall'Officio delle Provvisioni[5]. I lavori venivano portati avanti con grande diligenza e cercando di risparmiare il più possibile, ogni spesa era valutata dai deputati della comunità ed approvata dal vescovo[11]. Nel 1492, il duca Gian Galeazzo Sforza concedeva la facoltà di alienare, anche a stranieri, ogni tipo di bene esistente nel territorio dello Stato milanese e di proprietà della Fabbrica del Duomo, purché il ricavato venisse utilizzato per la costruzione della cattedrale. I lavori poterono così procedere a ritmo sostenuto e finalmente, sul finire del secolo, poté celebrarsi la consacrazione della nuova cattedrale: era il 14 agosto del 1497. L'avvenimento ebbe luogo subito dopo la sconsacrazione della vecchia Santa Maria Maggiore[12].

Il cantiere sotto gli Spagnoli modifica

Successore di Florio da Bontà fu Primo da Torno, poi nel 1463 i lavori della cattedrale passarono sotto la direzione dell'architetto milanese Luchino Scarabota. Nel 1476 venne completato il tetto, opera di Primo da Brienno[7]. Il Cinquecento fu un periodo di ben minor splendore per Como e tutto il Ducato di Milano, caduti sotto la dominazione spagnola. Tuttavia, i lavori al duomo non si arrestarono. Presente nell'elenco dei lapicidi della Fabbrica già dal 1484, Tommaso Rodari (insieme ai fratelli Giacomo e Donato) era autore di numerose sculture e lavorò per ben 42 anni al cantiere del duomo. Nel 1487 divenne ingegnere direttore dei lavori ("donec erit completum edificium"[13]) ed in questa veste proseguì l'opera dello Scarabota. Sue opere principali sono le statue della facciata che ritraggono i due Plinii, le porte e la tribuna tricorica[14]. Ma il Rodari fu soprattutto insigne architetto, spesso lavorando in coppia con il maestro Giovanni Antonio Amadeo; il suo nome scompare dagli atti della Fabbrica del Duomo dopo il 1526[15]. A questa data si fa risalire l'assunzione del cernobbiese Franchino della Torre a capo dei lavori, controllati ora dal governo spagnolo, rappresentato in città da Fernando Francesco d'Avalos. Nel 1564 la direzione della Fabbrica passa a Leonardo da Carona[16].

La cappella maggiore e le sagrestie furono completate nel 1592, piuttosto tardi rispetto a quanto previsto, a causa della situazione economica non più florida della provincia comasca. Era in quel periodo attivo un Monte di Pietà, controllato dai fabbricieri, che permise di reperire i fondi necessari alla prosecuzione dei lavori. Nel 1595 fu realizzata la volta del coro, l'anno seguente le guglie superiori sia dal lato meridionale che da quello settentrionale, nel 1598 le decorazioni a stucco del coro, quindi la scalinata e la balaustra della cappella maggiore (1605) e la volta della navata centrale, nel 1608 circa[16]. L'abside meridionale fu fondato nel 1627 grazie all'interessamento personale del cardinale Giulio Gallio[17]. Nel 1628 la Fabbrica del Duomo invitò a Como Francesco Maria Richino, già a capo dei fabbricieri del duomo di Milano; tuttavia l'epidemia di peste due anni più tardi interruppe temporaneamente i lavori[18].

L'erezione della cappella settentrionale, dove si trova l'altare del Santissimo Crocifisso, fu complicata dall'esistenza, in quell'area della città, di edifici preesistenti che si era ora costretti a demolire in tutto o in parte per far spazio alla cattedrale. Fu quindi necessario demolire parte del Broletto con il Pretorio, ridimensionare la vicina chiesa di San Giacomo e coprire definitivamente le ultime vestigia di Santa Maria Maggiore. Nel 1653 l'architetto varesino Carlo Buzzi visitò la Fabbrica del Duomo; l'anno seguente si cominciò la costruzione della terza cappella del tricoro, che venne completata entro il 1665[19]. Gli stucchi raffiguranti Cristo in Gloria ascendente al Cielo sono stati realizzati nel 1666 da Agostino Silva[18].

Il Settecento e la fine dei lavori modifica

Restava la cupola. Un primo sopralluogo (1681) dell'architetto Andrea Biffi partorì un progetto datato maggio 1684, che non venne approvato[20]. Due anni dopo fu Francesco Castello a realizzare un disegno e un modello in legno, sempre senza successo[20]. Né maggior fortuna ebbe il progetto del ticinese Carlo Fontana, giudicato troppo grandioso e liquidato dai fabbricieri come irrealizzabile[20]. Seguì un lungo periodo di abbandono, perché soltanto nel 1730 si tornò a progettare i lavori per la cupola. La Fabbrica del Duomo invitò in città, l'anno seguente, l'architetto dei Savoia, Filippo Juvara: stese un progetto e ritornò dopo tre anni, a lavori ormai conclusi, il 28 settembre del 1734[20].

Ormai completata nelle sue linee generali, la cattedrale subiva residui interventi di natura estetica. Gravata dalle riforme giuseppine prima, napoleoniche poi, la Fabbrica del Duomo fu rianimata dall'imperatore in persona, con la concessione di una cartella fruttifera in favore del cantiere[21].

Negli anni intorno al 1830 furono aperte e decorate le finestre negli archi della navata centrale, opera di Vincenzo Novi, quindi nel 1839 era completata la decorazione delle volte[22]. L'ultimo intervento riguardò la pavimentazione in marmo: rimossa la precedente, i fabbricieri ne progettarono una nuova, con piastrelle in marmo bianco e nero, che fu posata tra il 1851 e il 1855, coprendo anche le antiche sepolture dei vescovi. Fu completata entro il 1882 anche grazie alle donazioni di un facoltoso cittadino, Celeo Cattaneo[22].

La Fabbrica del Duomo poté dirsi ufficialmente conclusa con la demolizione dell'edificio in legno che ospitava il cantiere, subito dopo l'erezione delle due guglie superiori sul lato a settentrione[22].

Interventi successivi modifica

La cattedrale è stata interessata, recentemente, da importanti restauri: il primo risale al 1933 quando, per correggere lo strapiombo della facciata, che rischiava di crollare sulla piazza antistante, si è operato smontando le pietre della parte superiore e ricomponendole a piombo, nella loro esatta posizione. Un ulteriore intervento, nel secondo dopoguerra, ha interessato il gugliotto che, colpito da un fulmine, aveva subito una torsione rimanendo però miracolosamente al suo posto.

In seguito, si è intervenuto per salvaguardare le statue di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, poste ai lati del portale, che a causa dello smog rischiavano di essere corrose. Sono state perciò posizionate, a protezione delle due statue, due teche di vetro che dopo alcuni anni sono ormai entrate a far parte dell'immagine consolidata della facciata.

Altri interventi più recenti hanno infine interessato la sostituzione di alcuni marmi che compongono la facciata, eccessivamente rovinati; si è così inoltre potuto restituire alla facciata stessa una cromia più veritiera, eliminando così la comune convinzione che "le cattedrali erano bianche come i mulini"[9].

Descrizione modifica

Architettura modifica

 
Foto aerea con l'abside e la cupola di Filippo Juvara
 
Vista da Piazza del Duomo

Lungo 87 metri, largo 36-56 metri, alto 75 metri al culmine della cupola, presenta un impianto a croce latina con tre navate e transetto sormontato da un'imponente cupola. All'interno vi sono custoditi arazzi del XVI secolo e XVII secolo, eseguiti a Ferrara, Firenze, Anversa e dipinti cinquecenteschi di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari.

La facciata del Duomo di Como, realizzata tra il 1447 e il 1498, ci appare allineata al Broletto ed alla torre civica, il Duomo non nasce su un terreno libero da vincoli e preesistenze, ma sull'area che ospitava l'antica chiesa di Santa Maria Maggiore. La facciata è organizzata con una composizione che "rispecchia" l'organizzazione dello spazio interno a tre navate, e presenta molte analogie con la facciata del Duomo di Milano. La facciata, gotica, è suddivisa verticalmente da 4 lesene, decorate da serie di sculture, che suddividono una zona centrale e due laterali; la prima presenta il portale d'ingresso, un rosone ed ai suoi lati due finestre dalla forma allungata, le parti laterali presentano ciascuna una porta d'ingresso ed una bifora posta al di sopra. La maggior parte delle sculture presenti sulla facciata sono realizzate in stile gotico, alcune di queste sculture presentano però caratteri propriamente rinascimentali. Al di sopra del portale sono presenti due tondi all'interno dei quali due sculture rappresentano (Adamo ed Eva), sopra ci sono cinque sculture di santi, al di sopra di queste sculture è presente un altro tondo in cui la scultura di un giovinetto (lo Spirito Santo; sul rosone è posta una piccola edicola in cui una statua rappresenta Dio, le due ai lati rappresentano l'arcangelo Gabriele e la vergine, mentre quella superiore, rappresenta la resurrezione. Da questa descrizione si nota come la parte centrale della facciata sia strutturata in modo molto preciso: alla base Adamo ed Eva rappresentano l'umanità, mentre salendo s'incontrano i santi e ancora più sopra, nel punto più alto Dio. Al di sopra del portale e delle porte d'ingresso laterali sono presenti delle lunette in cui sono rappresentate scene della vita di Maria: al centro, (sopra il portale), è rappresentata l'adorazione dei magi, mentre le altre scene rappresentano la visita di Maria ad Elisabetta. Dalla composizione geometrica della facciata è possibile comprendere perché le due finestre ai lati del portale siano più alte di quelle laterali: se a partire dal rosone si immagina di tracciare un cerchio ad esso concentrico, che passi per il tondo in cui è rappresentato lo Spirito Santo, si ottiene il vertice delle finestre centrali, mentre con un altro cerchio, concentrico ai precedenti, che passi per la sommità dell'edicola più alta si trova il vertice delle finestre laterali, infine con un altro cerchio, sempre concentrico ai precedenti, che passi per la sommità del gugliotto, è possibile individuare la posizione delle due porte d'ingresso laterali. In ultimo, anche la posizione del rosone non risulta casuale all'interno della facciata, è infatti possibile notare come, descrivendo il più grande triangolo contenuto all'interno della facciata, il rosone si trovi nel suo centro.

Interno modifica

 
Interno
 
L'interno della cattedrale in una fotografia del maggio 1931

L'interno della cattedrale di Santa Maria Assunta è a croce latina, con tre navate scandite da due file di pilastri che marcano interassi di lunghezza diversa. Le pareti sono decorate da dipinti fra i quali spiccano I santi Sebastiano e Cristoforo (secondo altare della navata destra), l' Adorazione dei pastori di Bernardino Luini, sormontata da Due profeti, e lo Sposalizio della Vergine di Gaudenzio Ferrari (terzo altare della navata destra). Dei due pittori ritroviamo nel transetto, accanto all'altare dedicato a Sant'Abbondio (dall'esuberante apparato decorativo del 1514 di Giovanni Angelo Del Maino che ritroviamo nel 1515 attivo per l'altare del Crocefisso), patrono della città, rispettivamente i dipinti l'Epifania e la Fuga in Egitto. Ancora del Luini, sulla parte destra del transetto, la Pala Raimondi (o Sacra Conversazione o pala di San Gerolamo) commissionatagli dal cardinale Scaramuccia Trivulzio, allora vescovo di Como[23].

L'abside è interamente occupato dal presbiterio, sopraelevato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa e, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, riorganizzato con nuovi arredi marmorei (ambone, altare, cattedra) che riutilizzano rilievi provenienti dall'antica cattedrale di Santa Maria Maggiore. Al centro dell'abside si trova l'altare maggiore barocco, opera del 1728 in marmo, onice e bronzo di stile barocco; intorno ad esso, si trovano i pregevoli stalli lignei scolpiti del coro. Il paliotto del nuovo altare è decorato da sculture del 1317 dei Maestri campionesi.[24]

Nel Duomo sono inoltre sepolti numerosi prelati ed un laico: Benedetto Giovio, fratello maggiore del più noto Paolo Giovio.

Organo a canne modifica

Nella cattedrale, si trova l'organo a canne Balbiani Vegezzi-Bossi opus 1519.

Lo strumento venne costruito nel 1932 con tre tastiere e pedaliera; un primo ampliamento vi fu negli anni trenta del XX secolo, con l'aggiunta del corpo Corale dietro l'altare maggiore e, nel 1986, l'organo è stato ulteriormente ampliato con lo spostamento nel transetto di sinistra del corpo Corale e l'installazione di una nuova consolle a quattro tastiere e pedaliera. L'organo è stato restaurato ed ampliato dalla ditta Mascioni negli anni novanta del Novecento e nel 2000.

Lo strumento è a trasmissione elettrica e conta 69 registri, per un totale di 6515 canne, su quattro tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. I corpi fonici sono distribuiti all'interno della chiesa nel seguente modo:

  • l'Organo corale (prima tastiera) si trova nel transetto di sinistra, dietro l'ancona dell'altare;
  • il Grand'Organo (seconda tastiera) si trova sotto l'ultima arcata di sinistra della navata centrale, nella cassa di uno dei due organi barocchi;
  • il Positivo espressivo (terza tastiera) e l'Espressivo si trovano sotto l'ultima arcata di destra della navata centrale, nella cassa di uno dei due organi barocchi;
  • l'Organo Eco (quarta tastiera) si trova nel matroneo sopra l'ingresso della sagrestia;
  • il Pedale è distribuito nei vari corpi.

La consolle si trova nel presbiterio del braccio sinistro del transetto. Di seguito, la disposizione fonica dello strumento:

Prima tastiera - Organo Corale
Principale 8'
Bordoncino 8'
Ottava 4'
Ripieno 5 file
Flauto 8'
Armonica 8'
Voce angelica 8'
Flauto 4'
Cromorno 8'[25]
Vibratore
Quarta tastiera - Eco
Corno dolce 8'
Coro violini 8'
Armonia eterea 5 file
Tromba squillo 8'
Voci corali 8'
Campane
Vibratore
Seconda tastiera - Grand'Organo
Principale 16'
Principale 8'
Diapason 8'
Corno di camoscio 8'
Bordone 8'
Viola gamba 8'
Dulciana 8'
Unda maris 8'
Flauto armonico 4'
Ottava 4'
Decimaquinta 2'
Ripieno 9 file
Tromba 16'
Tromba 8'
Chiarina 4'[25]
Arpa
Terza tastiera - Positivo espressivo
Bordone 16'
Eufonio 8'
Flauto da concerto 8'
Viola d'amore 8'
Salicionale 8'
Voce celeste 8'
Flauto a camino 4'
Principalino 4'
Nazardo 2.2/3'
Flautino 2'
Terza 1.3/5'
Cornetto combinato
Ripieno 7 file
Clarinetto 8'
Campane
Vibratore
Quarta tastiera - Espressivo
Controgamba 16'
Diapason 8'
Eolina 8'
Flauto in selva 8'
Bordoncino 8'
Flauto d'orchestra 8'
Concerto di viole 8'
Corno di notte 4'
Fugara 4'
Ottavina 2'
Ripieno 5 file
Oboe 8'
Tromba armonica 8'
Arpa
Vibratore
Pedale
Bordone corale 16'
Contrabbasso acustico 32'
Contrabbasso 16'
Violone 16'
Subbasso 16'
Bordone 16'
Basso 8'
Basso armonico 8'
Bordone 8'
Violoncello 8'
Corno 4'
Bombarda 16'

Galleria modifica

Note modifica

  1. ^ Bruno Fasola, Diocesi di Como - La Cattedrale, su diocesidicomo.it. URL consultato l'11 agosto 2014.
  2. ^ Diocesi di Como - La Storia, su diocesidicomo.it. URL consultato l'11 agosto 2014.
  3. ^ Rovelli, p. 243.
  4. ^ Duomo, p. 9.
  5. ^ a b c d Duomo, p. 10.
  6. ^ Duomo, p. 11.
  7. ^ a b Diocesi, p. 90.
  8. ^ ComoCernobbioBrunate, p. 16.
  9. ^ a b S. Della Torre, Incontro La linea del sacro: il Duomo di Como. Lettura della facciata, 31 agosto 2007.
  10. ^ Ciceri, pp. 32-42.
  11. ^ Ciceri, p. 10.
  12. ^ Ciceri, p. 83.
  13. ^ Ciceri, p. 80.
  14. ^ Diocesi, p. 91.
  15. ^ Duomo, p. 15.
  16. ^ a b Duomo, p. 16.
  17. ^ Ciceri, pp. 156-157.
  18. ^ a b Duomo, p. 17.
  19. ^ Ciceri, p. 186.
  20. ^ a b c d Duomo, p. 19.
  21. ^ Ciceri, p. 252.
  22. ^ a b c Duomo, p. 20.
  23. ^ Diocesi di Como#Cronotassi dei vescovi
  24. ^ Como Cernobbio e Brunate, 22.
  25. ^ a b aggiunto nel 1998 dalla ditta Mascioni

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Rovelli, Storia di Como, Como, 1802.
  • Pietro Gini, Ottavio Bernasconi, Luisa Cogliati Arano, Giorgio Mascherpa, Il duomo di Como, Milano, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, 1972.
  • Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Brescia, Editrice La Scuola, 1986, ISBN 88-350-7761-3.
  • AA. VV., Como Cernobbio e Brunate, Como, Editrice Lariologo, 2006, ISBN 88-87284-21-0.
  • Carlo Francesco Ciceri, Selva di notizie autentiche riguardanti la Fabbrica della Cattedrale di Como con altre memorie patrie ed analoghe sull'argomento, Como, 1811.
  • Alberto Artioli, Il duomo di Como. Giuda alla storia. Restauri recenti, Como, Nodo Libri, 1990.
  • Stefano Della Torre, Maria Letizia Casati (a cura di), Il progetto della cupola del Duomo di Como, Como, Nodo Libri, 1996.
  • Maria Teresa Binaghi Olivari, I vescovi Trivulzio e il Duomo di Como, in Le arti nella diocesi di Como durante i vescovi trivulzio, Atti del convegno, Como 26-27 settembre 1996, Como 1998, 11-19.
  • Raffaele Casciaro, Maestri e botteghe del secondo Quattrocento, in Giovanni Romano e Claudio Salsi (a cura di), Maestri della Scultura in Legno nel ducato degli Sforza, Silvana Editoriale, 2005.
  • Marco Albetario, Giovanni Angelo del Maino e Gaudenzio Ferrari, alle soglie della maniera moderna, in «Sacri Monti. Rivista di arte, conservazione, paesaggio e spiritualità dei Sacri Monti piemontesi e lombardi», I, 2007, 339-364.
  • Maria Teresa Binaghi Olivari, Bernardino Luini, 5 continents Editions, Milano 2007.
  • Marco Albetario, Spunti per la lettura dell'ancona, in «Tota enitet auro». L'ancona dell'Assunta nel santuario di Morbegno, Morbegno 2007, 65-85.
  • Marco Albetario, Una scheda su Giovanni Angelo Del Maino. (Tra il 1500 e il 1515), in «Rassegna di Studi e di Notizie», XXXI, 2007-2008, 13-36.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

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