In psicologia acquisisce il nome di strutturalismo, i processi psichici devono esser ridotti a parti non più riducibili e dunque studiabili solo allora; in filosofia è reperibile il concetto di monadeleibniziana.
I processi mentali sono oggetti complessi composti da oggetti più semplici, dunque una loro associazione può produrre processi mentali tali che derivino da associazioni di oggetti semplici.
Il comportamentismo nasce negli Stati Uniti e si sviluppa a partire dal 1913, anno di pubblicazione di "psychology as the behaviorist views it" di John Watson. Oltre quest'ultimo, i principali esponenti del comportamentismo sono: Edwin Guthrie, Burrhus Skinner, C. L. Hull e Edward Tolman.
Questa scuola dominò la ricerca psicologica americna fino agli anni 60. Lo studio della mente è basato esclusivamente sullo studio delle caratteristiche esteriori, la mente è considerata una "black box" una scatola nera inaccessibile, il comportamento manifesto diventa l'unità di misura della psicologia scientifica. C'è il rifiuto del ricorso alla coscienza e all'introspezione. La cosienza esiste, ma è un luogo privato che non è possibile usare per fare ricerca psicologica. E' forte la critica alla scuola degli strutturalisti proprio per il ricorso di questi ultimi all'introspezione.
Il cognitivismo ha come obiettivo lo studio dei processi mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate, archiviate e recuperate.
Il comportamento, il pensiero e tutti i processi vissuti che si definiscono "esperienza" dipendono da un complesso equilibrio dinamico tra elementi consci ed inconsci della psiche. La teoria dell'inconscio è il fondamento della psicologia dinamica.
<<Raccoglie, organizza, e analizza i dati relativi all'oggetto considerato in vista dell'utilizzazione delle informazioni ottenute ai fini della previsione di non osservati. L'impostazione statistica, oltre ad aver allargato le possibilità di ricerca attraverso l'elaborazione dei dati, ha consentito di stabilire un certo tipo di corrispondenza tra la metodica impiegata in ambito sperimentale e la metodica impegata in ambito clinico>>[1].
Studia ed interviene sui processi coinvolti nelle situazioni di difficoltà o disfunzione psicologica. In senso più ampio, rappresenta la cornice funzionale della gestione psicologica delle forme di psicopatologia, con forti rapporti con la psicodiagnostica e la psicoterapia.
Studia le modalità e tecniche psicoterapeutiche, in particolare a fronte di situazioni di psicopatologia; può essere rivolta al singolo, alla famiglia, al gruppo.
Formalizza una diagnosi psicologica e psicopatologica, basandosi su un insieme strutturato di colloqui, test psicometrici e reattivi; vedi psicometria e psicologia clinica.
Studia la prevenzione del comportamento distruttivo e autodistruttivo, derivanti dal consumo di alcol e di droga. Più in generale, si occupa delle modalità di prevenzione delle possibili difficoltà psicologiche derivanti da situazioni di vario tipo (parto, emergenze, situazioni di forte stress occupazionale, etc.)
Studia le dinamiche all'interno di gruppi e di organizzazioni in base ai costrutti teorici della psicologia del lavoro e della psicologia sociale. (Da non confondersi con quest'ultima).
Studia i problemi di orientamento, adattamento e disadattamento scolastico, ed anche l'inserimento di portatori di disabilità fisiche e psichiche. Teoricamente si basa sui costrutti della psicologia dell'apprendimento.
Studia l'accertamento dell'integrità psichica dell'imputato e la perizia delle testimonianze raccolte nel corso dell'istruttoria. Viene anche definita psicologia giuridica
Studia il rapporto tra variabili psicologici e culturali. Si differenzia dalla psicologia etnica (o cross-culturale) in quanto la prima ha un approccio differenziale, e considera la cultura una variabile indipendente, mentre la psicologia culturale è interessata all'interazione diadica tra aspetti psicologici e culturali.