Guido Venosta modifica

Pioniere del no-profit modifica

 
Guido Venosta, immagine di Ugo Mulas, anni 60


Nacque a Milano il 3 ottobre 1911, da Giuseppe e Carolina Argia Neri[1]
Aveva due fratelli, Giorgio e Luigi detto Gigi, giocatore di hockey negli anni Venti che fece anche parte della Nazionale italiana e giocò nei più importanti tornei dell’epoca[2].
Il padre Giuseppe era un ingegnere assunto alla Pirelli nel 1906, dove fece carriera sino a diventare uno dei due Direttori generali della Società Italiana Pirelli.[3]
Di idee aperte e d’avanguardia, Giuseppe Venosta tenne molto a che il figlio imparasse perfettamente l’inglese, che considerava la lingua del futuro. Per tale motivo, Guido trascorse le vacanze estive di ogni anno scolastico in Inghilterra, presso un’antica famiglia cattolica di Ascot.[4]
Finite le scuole superiori, svolse il servizio militare presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo, corso A.U.C. [Allievi Ufficiali di Complemento], in cui si diplomò nel 1932, venendo quindi destinato al Terzo Reggimento Savoia Cavalleria. La passione per l’equitazione rimarrà a Venosta per tutta la vita, portandolo anche a far parte di squadre di caccia a cavallo sia in Inghilterra sia in Italia.[5]
Terminato il servizio militare, Venosta si iscrisse all’Università di Cambridge, in Inghilterra, dove studiò presso il prestigioso St. John’s College ottenendovi la laurea in Economia di primo livello (Bachelor of Arts) nel 1934, e quella specialistica (Master of Arts) nel 1937.[6]
Non trascurò tuttavia l’università italiana. Iscrittosi nell’anno accademico 1929-1930 alla facoltà di Giurisprudenza, avendo conseguito già la laurea inglese passò all’Università di Pavia (anno accademico 1934-1935) dove si laureò nel 1936.[7]
Si affacciò al mondo del lavoro prima presso il Banco Ambrosiano, poi con impieghi presso ditte consociate del Gruppo Pirelli.[8]
Il 14 aprile 1939 il padre Giuseppe morì di cancro al fegato, dopo sofferenze atroci. La data costituì uno spartiacque fondamentale nella vita di Guido Venosta. Non solo si era trovato davanti alla necessità di diventare il capo della famiglia, ma soprattutto all’impotenza assoluta nella cura della malattia. Fu una inenarrabile tragedia, poiché perse in poco tempo la persona che aveva più amato e con la quale era stato più in confidenza senza poter fare nulla.[9]
In quello stesso 1939, in luglio, Venosta si fidanzò con Luisa Quintavalle, figlia di Umberto, vicepresidente della Fabbrica Italiana Magneti Marelli di Milano, il giorno prima di essere assunto definitivamente alla Pirelli S.p.A., la grande fabbrica milanese di gomme e pneumatici dove già il padre aveva trascorso la vita professionale e dove sarebbe rimasto sino al 1977, anno del suo definitivo pensionamento.[10]
Nell’imminenza della guerra Venosta fu richiamato alle armi; data la sua conoscenza dell’inglese, fu impiegato presso il Servizio Informazioni Militari (S.I.M.), con sede a Roma, in preparazione alla Campagna dell’Africa Orientale italiana (1939). Rimase nella Capitale sino al 1943 quando, dopo l’8 settembre, ritornò rapidamente a Milano, dove rivide i fratelli Luigi, pilota combattente reduce dall’Africa, e Giorgio, reduce dalla Russia.[11]
Alla fine della guerra Venosta si separò dalla moglie Luisa e in seguito, ottenuto il divorzio, si risposò con Carla Fossati Bellani (1924 – 2019), architetto e designer di fama internazionale.
Alla metà degli anni Sessanta iniziò per Venosta l’impegno nel no-profit legato principalmente alla ricerca sul cancro, di cui erano morti non solo il padre ma anche la madre, una decina d’anni dopo di lui.[12]
Dalla prima moglie Luisa Quintavalle ebbe due figli:
Giorgia Umberta, detta Giorgina (1940-2021);
Giuseppe detto Beppe (1941 – 1999).
Guido Venosta morì a Milano il 4 febbraio 1998.
Il suo nome è ricordato in una lapide posta nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, “luogo di sepoltura, celebrazione e ricordo dei milanesi di origine o di adozione (…) che attraverso opere e azioni hanno reso illustre la città e l'Italia”,[13] e in una via della città, in zona Bicocca che gli fu intitolata nel 2003.[14]
In entrambi i casi, è ricordato quale “pioniere del no profit”.


 
Targa dedicata a Guido Venosta alla Bicocca, Milano




Carriera professionale modifica

Le prime esperienze furono presso il Banco Ambrosiano,[15] che lasciò ben presto per un ruolo operativo presso le Fabbriche Riunite Industria Gomma Torino (società controllata dal Gruppo Pirelli), dal gennaio al settembre 1938.
Dal settembre 1938 al maggio 1939 fu destinato “in missione” presso la Società del Linoleum (altra controllata Pirelli) con sede a Narni (TR).
Il 16 luglio 1939 fu assunto presso la Segreteria centrale della Pirelli S.p.A. con mansioni di carattere amministrativo.
Nel settembre 1940 gli fu affidata la reggenza del neo-costituito Servizio Organizzazione controllo aziendale (SOCA), che si occupava dell’intero settore operativo del Gruppo.[16]
Nell’aprile 1942 Venosta fu destinato ad altre mansioni presso una Consociata, passando alle dipendenze della Direzione Centrale Amministrativa come personale in missione.[17]
Nel novembre 1945, sentito il Comitato di Gestione, fu nominato a capo della Segreteria centrale, con mandato di procura commerciale.[18]
Nel luglio 1948, sempre sentito il Comitato di Gestione, lasciò la Segreteria centrale per passare alla direzione di una Società consociata, essendo nel medesimo tempo diretto collaboratore del dott. G.B. Menghi per quanto riguarda il Pool Lattice.[19]
Nel 1956, con mandato settennale, fu nominato General Manager della Pirelli Ltd, ramo inglese dell’attività con sede a Londra. In seguito fu nominato Amministratore delegato della stessa.
Nel 1962, mentre stava terminando il mandato in Inghilterra, venne designato ad assumere la direzione della complessa area Consociate Varie. Poiché la data del suo rientro in patria non sarebbe stata immediata (si sarebbe trattenuto fino al 1963), Venosta fu temporaneamente sostituito da altri nell’incarico.[20]
Assolto anche questo compito, nel 1967 gli fu affidata la Direzione generale della Divisione Pneumatici, asse portante dell’attività Pirelli. Nel 1970 fu messo a disposizione della Presidenza per incarichi speciali.[21]
Dal 1973 al 1976 prestò attività di consulenza, per ritirarsi poi definitivamente in pensione nel 1977.

L'impegno nel no-profit modifica

Nel 1966, “vennero fatti passi presso la Pirelli, della quale io ero dirigente, per appurare se la società potesse mettere a disposizione una persona adatta a una iniziativa che andava sviluppandosi proprio in quel momento storico, una piccola associazione di solidarietà che sarebbe poi diventata la grande Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Dice la cronaca che Franco Brambilla, l’allora amministratore delegato della Pirelli S.p.A., fece il mio nome, memore anche del buon successo che avevo conseguito in una recente raccolta di fondi, così fu creato il contatto e così ebbe inizio la mia storia nel nonprofit.[22]
Venosta accettò di far parte della “piccola associazione“ per due motivi fondamentali: uno, per così dire, filantropico, la convinzione che “le classi e le categorie sociali che, per ragioni di nascita o per combinazioni della sorte, avevano potuto godere delle migliori condizioni di vita dovessero ‘rendere qualcosa’ agli altri, avessero cioè il dovere morale di intervenire nella comunità a vantaggio di chi quella fortuna non aveva avuto (…)”.[23]
L’altro fu un motivo personale, la morte per cancro di entrambi i genitori fra grandi sofferenze, senza che si potesse fare nulla.
Affiancò quindi Camilla Falck, allora presidente dell’associazione, e Aldo Borletti, primi fautori dell’iniziativa, che desideravano fondare un’associazione al fine di aiutare la ricerca di cure sul cancro, modellandola sull’esempio di quelle già attive all’estero: “non profit nel senso anglosassone, vale a dire orizzontale a qualsiasi (…) ideologia o appartenenza (…), per associarsi occorreva soltanto condividere lo scopo (…)”, e basata sull’informazione e la raccolta di fondi per fare prevenzione e finanziare iniziative.[24]
Dapprima composta di sole tre persone, una che si occupava della contabilità, una delle “iniziali procedure organizzative” e lo stesso Venosta che si dedicava “alla definizione delle prime strategie e insieme dei primi indirizzi di marketing operativo”,[25] nel giro di una decina d’anni, grazie all’opera di Venosta ma anche alle favorevoli congiunture sia economiche sia sociali e culturali, l’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro (AIRC) ebbe successo e crebbe. Nel 1975 Venosta fu eletto Presidente, ruolo che ricoprì per per vent’anni ideando strumenti innovativi e strutturando l’organizzazione ad un livello manageriale allora unico nel settore della solidarietà.
Di particolare significato la creazione dei Comitati regionali AIRC, da lui disegnati per un reale presidio dell’Associazione sull’intero territorio italiano. L’azione dei Comitati regionali, in autonomia o nel quadro delle grandi iniziative nazionali, si tradusse in circa due terzi della raccolta AIRC, permettendo, fra le altre cose, l’istituzione di due grandi iniziative di successo, “L’Azalea della Ricerca”, che ebbe la sua prima edizione nel 1984, e “Le Arance della salute”, dal 1990, che continuano ancor oggi con scadenza annuale.[26]
Nel corso della presidenza Venosta l’AIRC raggiunse la quota di 1.400.000 soci (la più alta d’Italia tra le organizzazioni no profit), contribuì con 285 miliardi alla ricerca oncologica italiana (coprendo oltre il 45% dell’importo totale destinatole), ed erogò 2.507 borse di studio per un importo di oltre 25 miliardi di lire (fruite sia in Italia che all’estero).
In parallelo all’AIRC, nel 1982 Venosta creò la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro (FIRC), promossa come ente patrimoniale a latere dell’AIRC allo scopo di garantire, al di là del flusso finanziario derivante dalle quote associative, il futuro della ricerca oncologica, e ne assunse la presidenza.[27]
In tale veste promosse e realizzò, fra le altre, tre iniziative di grande rilevanza:

  • La costituzione delle Unità di ricerca FIRC (prima iniziativa del genere in Italia), nuclei scientifici operanti su specifiche tematiche oncologiche avanzate, istituiti e finanziati direttamente dalla Fondazione presso le maggiori strutture di ricerca esistenti nel Paese;
  • L’istituzione del Premio biennale “Guido Venosta", riservato a giovani ricercatori italiani che si siano particolarmente distinti nell'ambito della ricerca volta allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici alle neoplasie, forte segnale per richiamare l’attenzione del pubblico sui risultati pragmatici della ricerca;[28]
  • La donazione decennale all’Università degli Studi di Milano per l’istituzione di una cattedra di Oncologia medica, primo apporto privato all’università italiana per la realizzazione di un insegnamento integrato al massimo livello accademico.[29]

Alla fine degli anni Novanta il patrimonio FIRC costituitosi nel corso dei quindici anni della presidenza Venosta fu valutato intorno ai 100 miliardi di lire.
Lasciata la carica esecutiva dell’AIRC nel 1994 e della FIRC nel 1996, fu Presidente d’onore di entrambe le organizzazioni fino alla morte nel 1998.[30]
Guido Venosta fu inoltre per molti anni membro del Consiglio d’amministrazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori e membro del Consiglio dell’Istituto europeo di oncologia.
Per onorare la sua memoria due anni dopo la sua morte, nel 2000, la vedova Carla Bellani Fossati diede vita alla Fondazione Guido Venosta, “con la finalità di promuovere e contribuire ad elevare l’educazione del pubblico verso i più alti ideali culturali e di solidarietà”.[31]

Altri incarichi modifica

Di idee liberali per tradizione famigliare, Venosta entrò nel PLI (Partito liberale italiano), e candidatosi alle elezioni comunali fece parte della Giunta di tre Sindaci, Pietro Bucalossi (1964 – 1970), Aldo Aniasi (1970 – 1980) e Carlo Tognoli (1980 – 1986). In quel periodo rappresentò il Comune nel Consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, allora guidato da Paolo Grassi, Nina Vinchi e Giorgio Strehler.[32]

Maggiori riconoscimenti modifica

  • Nomina a Grand’Ufficiale della Repubblica italiana, 1988;
  • Medaglia d’oro di Benemerenza Civica (“Ambrogino d’Oro”) del Comune di Milano, 1989;
  • Medaglia d’oro del Ministero della Sanità per meriti civili, 1990;
  • Premio Fecs - Pezcoller Recognition per contributo all'oncologia, 1994.


Note modifica

  1. ^ Archivio di Guido Venosta (d’ora in poi AGV) di proprietà del nipote Giuseppe Caprotti, "Documenti diversi".
  2. ^ Maggiori particolari sulla sua figura di sportivo si possono trovare negli articoli pubblicati dal pronipote Giuseppe Caprotti sul suo sito https://www.giuseppecaprotti.it
  3. ^ Fondazione Pirelli, Archivio storico Pirelli, fondo “Personale”, fascicolo “Giuseppe Venosta”, “Ordine di servizio del 12 novembre 1938, n. 793”.
  4. ^ "Memorie di Guido Venosta" (d’ora in poi MGV), pp. 16-18.
  5. ^ AGV, "Documenti diversi", Tessera di membro del Melton Hunt Club, Leicestershire, senza date; tessera di socio vitalizio della Società dei percorsi a cavallo Riding Club di Casorate, senza date.
  6. ^ AGV, Diplomi e attestati, fotocopie dei diplomi originali dell’Università di Cambridge, datati rispettivamente 19 giugno 1934 e 23 gennaio 1937; MGV, p. 25-6.
  7. ^ AGV, "Documenti personali", libretto universitario di Guido Venosta, iscritto il 21 ottobre 1929; Ibid., tesi di laurea su "Fatti della politica monetaria inglese e americana con referenze alla politica della Banca d’Inghilterra e del Federal Reserve Board", copia dattiloscritta rilegata.
  8. ^ V. di seguito Carriera professionale.
  9. ^ MGV, pp. 38-40.
  10. ^ AGV, "Archivio fotografico", Fidanzamento di Luisa Quintavalle e Guido Venosta, 15 luglio 1939, Somma Lombardo; Fondazione Pirelli, Archivio storico Pirelli, fondo “Personale”, fascicolo “Guido Venosta”, assunzione presso la Segreteria centrale della Pirelli S.p.A., 16 luglio 1939. Per Umberto Quintavalle e la Magneti Marelli v. P. R. WILSON, "La fabbrica orologio. Donne e lavoro alla Magneti Marelli nell’Italia fascista", Milano 2003. Per la carriera professionale v. sempre il paragrafo successivo.
  11. ^ MGV, p. 31.
  12. ^ Per l’impegno nel no-profit v. il paragrafo successivo.
  13. ^ La citazione è tratta da “Cimitero Monumentale”, “Personaggi celebri”, “Il Famedio”, su https://monumentale.comune.milano.it . Dopo la sua morte, nel 2019, fu posta una una targa anche alla moglie Carla, v. Ibid.
  14. ^ La cerimonia di intitolazione si svolse il 25 settembre 2003, v. G. RUSSO, "In via Venosta si ritrova la solidarietà ambrosiana", articolo nel “Corriere della Sera” del 26 settembre successivo.
  15. ^ AGV, "Archivio FIRC", curriculum cit., integrato con Fondazione Pirelli, Archivio storico Pirelli, fondo “Personale”, fascicolo “Guido Venosta”.
  16. ^ Ibid., “Ordine di Servizio del 23 settembre 1940 (…) - N. 877: Organizzazione del controllo aziendale”.
  17. ^ Ibid., “Ordine di Servizio del 18 aprile 1942 (…) – N. 941”. La Consociata era la Linoleum di Narni, dove Venosta fu occupato “nel campo commerciale-amministrativo”, Ibid., fascicolo “Guido Venosta”.
  18. ^ Ibid., “Ordine di Servizio del 10 Novembre 1945 – N. 25: Movimenti e nomine”. Venosta fece parte del Comitato di Liberazione nazionale dell’Alta Italia, di cui fu Segretario e membro della Commissione centrale economica in qualità di “esperto”, v. AGV, "Documenti personali", tessere d’iscrizione n. 42 e 174, senza data [ma si presume 1945].
  19. ^ Ibid., “Ordine di Servizio del 17 luglio 1948 – N. 1223: Movimenti e Nomine”. Il “Pool Lattice” curava gli interessi del Gruppo Pirelli nei confronti dell’International Latex Processes Ltd.; la Società Consociata era la Pirelli Revere (Poi Pirelli Lastex), controllata al 50% da Pirelli e dalla statunitense US Rubber.
  20. ^ Ibid., “Disposizione Generale del 27 luglio 1962 – N. 231: Direzione Consociate Varie”. Sotto questa definizione erano riunite tutte le società della Direzione centrale gomme che non producevano nel campo degli pneumatici e, precisamente, carta, linoleum, laminati plastici, filo elastico e gomma piuma, MGV-III, p. 43.
  21. ^ Ibid., “Disposizione Generale del 22 dicembre 1970 – N. 482: Mutamenti nelle cariche sociali”.
  22. ^ V. G. VENOSTA "Dal profit al nonprofit, storia di un'esperienza", Milano, 1997, pp. 9 sgg.
  23. ^ Ibid. p. 7.
  24. ^ Ibid. pp. 9 sgg.
  25. ^ Ibid., p. 13.
  26. ^ MGV, pp. 42-44; https://www.airc.it
  27. ^ VENOSTA, "Dal profit al nonprofit" cit., p. 17. e AGV, "Archivio FIRC", curriculum cit.
  28. ^ V. Fondazione Guido Venosta, scheda di G.V. in "Protagonisti", su https://www.fondazioneguidovenosta.org
  29. ^ Ibid., pp. 18-20. e sempre AGV, "Archivio FIRC", curriculum cit.
  30. ^ V. "Il notiziario della Fondazione Europea Guido Venosta", numero 0, ottobre, novembre, dicembre 2002, p. 3.
  31. ^ V. "Storia della Fondazione", Ibid. L’ente è ora presieduto da Giuseppe Caprotti, nipote di Guido Venosta.
  32. ^ MGV, pp. 43-44.