Utente:Simone Serra/Sandbox/B
Sandbox B di Simone Serra.
Voce Statuti civici dell'Aquila modifica
Statuti civici dell'Aquila | |
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Stemma dell'Aquila | |
Titolo esteso | (LA) Statuta civitatis Aquile |
Stato | Regno di Sicilia Regno di Napoli |
Tipo legge | statuto |
Testo | |
BEIC |
Gli Statuti civici dell'Aquila (Statuta civitatis Aquilae in latino) furono i codici in base ai quali venne govenata la città durante il periodo di autogoverno, tra il XIII secolo, e dunque la fondazione, e l'inizio del XVI secolo, ovvero l'arrivo sul trono del Regno di Napoli degli spagnoli. Sono alcuni dei documenti più antichi della città.
Contesto storico modifica
Aspetti generali modifica
La facoltà per la città di dotarsi di statuti per la città risale al 1315, grazie ad un atto formato del giurista Bartolomeo di Capua.[1]
I codici sono due: uno è detto Hoepli (sigla H), in quanto appartenuto per ultimo a Ulrico Hoepli, e l'altro è detto Ciompi, perchè appartenuto in ultimo ad Alfredo Ciompi. Il codice H fu ritrovato a Milano nel 1929, quello C a Firenze nel 1946.[2]
Codice Ciompi modifica
Codice Hoepli modifica
Fonti modifica
Gli statuti civici sono conservati presso l'Archivio di Stato dell'Aquila.[3]
Edizioni stampate degli statuti sono:
- Alessandro Clementi, Statuta Civitatis Aquile, L'Aquila, 1977.
- Maria Piacentino e Ilio di Iorio, Vita in Abruzzo del Trecento desunta dagli Statuti della Città dell'Aquila concessi da Roberto d'Angiò nell'anno 1315 tradotti dal latino da Ilio Di Iorio, Adelmo Polla Editore, 2011, ISBN 9788874070626.
Contenuti modifica
«1, Quod nullus blasfemet Deus et Beatam Virginem et alios Sanctos.
Ad laudem et reverentiam Dei et Beate Marie Virginis Matris eius quorum auxilio, sumus, vivimus et manemus.
Ordinatum est quod nullus blasfemet Deum, vel beatam Virginem Matrem eius, suosque Sanctos, vel aliquem Sanctorum eius; et siquis contrafecerit, preter penam sacris Regni costitutionibus comprehensam per Capitaneum infligendam, provice qualibet, dummodo interpellate blasfemaverit et non uno motu et impetu, semel et pluries pro blasphematione Dei et Virginis matris eius solvat Camerario Aquile tarenos auri sex, pro blasphematione aliorum sanctorum tarenos duos; et relator habeat quartam partem et habeatur secretus et credatur sacramento ipsius relatoris, dummodo sit homo bone fame, de cuius fama stetur discretioni Camerarii.»
«1, Che nessuno bestemmi Dio e la Beata Vergine e gli altri Santi.
A lode e riverenza di Dio e della Beata Vergine Maria, sua Madre, per il cui aiuto siamo, viviamo e sopravviviamo.
È ordinato che nessuno bestemmi Dio, né la sua beata Vergine Madre, né i suoi Santi, né uno qualsiasi dei suoi Santi; e se ha trasgredito, oltre la pena inflitta dal Capitano [di città] secondo le sacre costituzioni del Regno, sia dispensato da ogni pena, purché abbia bestemmiato con interruzione e non d'impeto, una e più volte per bestemmia di Dio e della Vergine Madre sua pagherà al Camerlengo dell'Aquila sei tarì d'oro, per bestemmia di altri santi due tarì; e il relatore avrà una quarta parte, e sarà tenuta segreta e affidata nel sacramento del relatore stesso, purché sia uomo di buona reputazione, la cui reputazione sarà [definita] a discrezione del Camerlengo.»
Prima parte modifica
La prima parte del codice non ha un titolo ben definito e stabilisce in generale dei princìpi. Si compone di 214 articoli che stabiliscono disposizioni quali:[5]
- la punibilità della blasfemia e dei disturbi durante le celebrazioni liturgiche (artt. 1 e 3);
- i giorni di festa (art. 2);
- la difesa delle cause contro l'episcopato (art. 4);
- la procedura per costruire le chiese nel territorio cittadino (artt. 5, 6 e 7);
- il possesso del porto d'armi (art. 8);
- la procedura per l'indulgenza presso la basilica di Collemaggio (art. 9);
- la necessità del perdono da parte del vescovo (art. 10);
- TBD (art. 11)
- la procedura per essere battezzati (artt. 12 e 13)
- TBD (art. 14)
- TBD (art. 15)
De dampnis datis modifica
De rigis modifica
De comestibilibus et potabilibus modifica
De panefaculis modifica
De piscibus et pisciarolis modifica
De pena mali ponderis modifica
De incoptomatoribus modifica
Incottomatores modifica
De arte lane modifica
De conciatoribus solarum modifica
De aurificibus modifica
De factorivus candelarum modifica
De ponderibus modifica
De nuptiis modifica
De iniuriis modifica
De ludentibus ad azardum modifica
De pace modifica
De cereis modifica
Parte finale modifica
Datazione modifica
Note modifica
- ^ A. Clementi, Statuti, p. IX
- ^ A. Clementi, Statuti, p. XCII
- ^ A. Clementi, Statuti, p. XCII-XCIII
- ^ A. Clementi, 1977, pagg. 1-4
- ^ A. Clementi, Statuti, pp. 1-151
Bibliografia modifica
- Alessandro Clementi, Statuta Civitatis Aquile, L'Aquila, 1977.