Neo-ortodossia modifica

Nel cristianesimo, la neo-ortodossia o neoortodossia, nota anche come teologia della crisi e teologia dialettica,[1] fu un movimento teologico sviluppatosi all'indomani della prima guerra mondiale. Il movimento fu in gran parte una reazione contro le dottrine della teologia liberale del XIX secolo e una rivalutazione degli insegnamenti della Riforma.[2] Karl Barth è la figura principale associata al movimento. Negli Stati Uniti Reinhold Niebuhr fu uno dei principali esponenti della neo-ortodossia.[3] Essa non presenta alcun legame con l'ortodossia orientale.

Rivelazione modifica

La neo-ortodossia enfatizza fortemente la rivelazione di Dio da parte di Dio come fonte della dottrina cristiana.[4] Ciò è in contrasto con la teologia razionale, i cui sostenitori includono Tommaso d'Aquino, il quale afferma che la comprensione di Dio può essere ottenuta attraverso una combinazione di osservazione della natura e ragione umana; la questione rimane un argomento controverso all'interno di alcuni ambienti del cristianesimo fino ad oggi.[5]


Barth respinse totalmente la teologia razionale. Come scrisse Thomas Torrance:

Per quanto riguarda il contenuto teologico, l'argomentazione di Barth è la seguente. Se il Dio che abbiamo conosciuto attraverso Gesù Cristo è davvero Padre, Figlio e Spirito Santo nel suo essere eterno e indiviso, che cosa dobbiamo farcene di una teologia razionale indipendente che si basa non sull'essere del Dio-Trinità - cioè su Dio come è realmente - ma su un qualche essere di Dio in generale? La teologia naturale, per sua stessa natura, astrae l'esistenza di Dio dal suo operato, cosicché, se non inizia con il deismo, impone il deismo alla teologia.[6] - Thomas Torrance, The Ground and Grammar of Theology, p. 89

Emil Brunner, d'altro canto, sostenne che la teologia razionale avesse ancora un ruolo importante, benché non decisivo. Ciò determinò un forte disaccordo tra i due, la prima di numerose controversie che impedirono al movimento di acquisire un carattere unitario e omogeneo.

La trascendenza di Dio modifica

La maggior parte dei pensatori neo-ortodossi ha enfatizzato la trascendenza di Dio. Barth riteneva che l'enfasi sull'immanenza di Dio avesse portato gli esseri umani a immaginare che Dio non fosse altro che l'umanità in senso lato. Egli sottolineò la "distinzione qualitativa infinita" tra l'umano e il divino, un ritorno ai vecchi insegnamenti protestanti sulla natura di Dio e un rifiuto dell'eredità intellettuale dell'idealismo filosofico. Ciò determinò una generale svalutazione degli approcci filosofici e metafisici alla fede, anche se alcuni pensatori, in particolare Paul Tillich, tentarono una via di mezzo tra la rigida trascendenza e l'analisi ontologica della condizione umana, una posizione che causò un'ulteriore divisione all'interno del movimento.

Esistenzialismo modifica

Alcuni teologi neo-ortodossi fecero ricorso all'esistenzialismo. Rudolf Bultmann (che fu associato a Barth e Brunner soprattutto negli anni Venti del Novecento) fu fortemente influenzato dal suo ex collega a Marburgo, il filosofo esistenzialista tedesco Martin Heidegger.

Reinhold Niebuhr e, in misura minore e soprattutto nei suoi primi testi, Karl Barth, d'altro canto, furono influenzati dagli scritti del filosofo danese del XIX secolo Søren Kierkegaard. Kierkegaard era un critico dello sforzo modernista liberale cristiano, allora in voga, di "razionalizzare" il cristianesimo per renderlo appetibile a quelli che Friedrich Schleiermacher definì i "colti disprezzatori della religione". Piuttosto, utilizzando pseudonimi come Johannes Climacus, Kierkegaard sostenne che il cristianesimo è "assurdo" (cioè trascende la comprensione umana) e pone l'individuo di fronte a scelte paradossali. La decisione di diventare cristiano, pensava Kierkegaard, non è fondamentalmente razionale bensì passionale, un atto di fede. Gli oppositori dell'approccio di Kierkegaard e della neo-ortodossia in generale hanno definito questo fideismo, un palese rifiuto di trovare un sostegno per la fede al di fuori dei propri circoli [Chiarimento necessario]. Per la maggior parte, i sostenitori rispondono che tale sostegno non esiste, che le presunte ragioni e prove per la fede sono fabbricazioni dell'immaginazione umana caduta, e in effetti costituiscono idolatria. Alcuni sostenitori neo-ortodossi si sono spinti a tal punto da rivendicare una maggiore affinità con gli atei che con gli artifici teologici e culturali della cosiddetta "cristianità",

«Citazione necessaria»

che Kierkegaard denunciò in modo veemente nelle sue opere successive.

Il peccato e la natura umana modifica

Nella neo-ortodossia, il peccato non è visto come un semplice errore o ignoranza; non è qualcosa che può essere superato dalla ragione o dalle istituzioni sociali (ad esempio, le scuole); può essere superato solo dalla grazia di Dio attraverso Gesù Cristo. Il peccato è visto come un qualcosa di negativo all'interno della natura umana stessa. Ciò equivale a un rinnovamento degli insegnamenti storici sul peccato originale (in particolare ispirato ad Agostino d'Ippona), anche se i pensatori hanno generalmente evitato interpretazioni forensi di esso ed elaborazioni sulla depravazione totale. Per le menti neo-ortodosse, il mezzo di trasmissione del peccato non è importante quanto la sua realtà pervasiva. L'associazione del peccato originale con la sessualità - un'idea che persiste - porta al moralismo, una presunzione eccessivamente ottimista sulle capacità umane di resistere al potere dell'infedeltà e della disobbedienza in tutti gli ambiti della vita, non solo nel comportamento sessuale. In ogni caso, il peccato originale è stato tradizionalmente inteso come un orgoglio spropositato, quando Adamo ed Eva cercarono di mettersi alla pari con Dio. Questa convinzione fondamentale sull'universalità e l'intransigenza del peccato presenta elementi di determinismo e non sorprende che abbia offeso coloro che pensano che le persone siano in grado, in tutto o in parte, di realizzare la propria salvezza (cioè il sinergismo). In altre parole, si può affermare che la neo-ortodossia abbia un maggiore riconoscimento della tragicità dell'esistenza umana rispetto al conservatorismo o al liberalismo, un punto enfatizzato da uno degli ultimi interpreti del movimento, il teologo canadese Douglas John Hall.

Relazione con altre teologie modifica

La neo-ortodossia si distingue sia dal protestantesimo liberale sia dall'evangelicalismo, ma, a parte alcuni interpreti, non può essere considerata propriamente una posizione di mediazione tra i due. La neoortodossia attinge a diverse eredità protestanti (principalmente luterane e calviniste) nel tentativo di riabilitare il dogma al di fuori dei vincoli del pensiero illuminista. A differenza delle reazioni confessionali o fondamentaliste agli approcci individualisti alla fede, tuttavia, gli aderenti alla neo-ortodossia non videro alcun valore nella riabilitazione della tradizione fine a se stessa. La dottrina protestante passata viene utilizzata solo nella misura in cui afferma la parola vivente di Dio in Gesù Cristo. Le proposizioni in sé e per sé, siano esse tratte dalla Bibbia o meno, sono, per i neo-ortodossi, insufficienti per costruirci una teologia. Inoltre, nel perseguire la giustizia sociale, la libertà intellettuale e l'onestà, i neo-ortodossi, a differenza dei conservatori a cui i detrattori li accusavano di assomigliare, spesso stringevano alleanze di carattere pratico con i liberali. Entrambi i gruppi condividevano una profonda ostilità verso l'autoritarismo di qualunque tipo, sia nella chiesa sia nello Stato.

L'ampiezza del termine neo-ortodosso, tuttavia, ha condotto al suo abbandono come classificazione utile, specialmente dopo la comparsa di nuove enfasi nella teologia protestante principale durante gli anni Sessanta. Tra queste, il movimento della "Morte di Dio", che ha attaccato le basi linguistiche e culturali di tutta la teologia precedente, ed il rinnovato interesse dei biblisti per il "Gesù storico", che i teologi neo-ortodossi avevano ampiamente liquidato come irrilevante per una seria fede cristiana. Tuttavia, alcune posizioni e concezioni del movimento avrebbero informato movimenti successivi come la teologia della liberazione negli anni Settanta e Ottanta ed il post-liberalismo negli anni Novanta e Duemila, nonostante le differenze teologiche ed etiche con entrambi (ad esempio, l'uso liberista dell'analisi concettuale marxista e la dipendenza narrativista dalla teoria della virtù).

L'influenza sul protestantesimo americano modifica

Fin dall'inizio, questa scuola di pensiero è stata in gran parte inaccettabile per il fondamentalismo protestante, in quanto la neo-ortodossia accetta generalmente la critica biblica, è rimasta per lo più in silenzio riguardo ai conflitti percepiti causati dalla scienza evolutiva e, nell'abbracciare questi due punti di vista, conserva almeno alcuni aspetti della teologia liberale del XIX secolo.

Valutazione critica modifica

La neo-ortodossia fu inizialmente accolta con critiche dai colleghi teologi protestanti in Germania: Ferdinand Kattenbusch accusò Barth di essere un teologo reazionario, che voleva rovesciare i frutti che la teologia liberale aveva acquisito a partire dalla fine del XVIII secolo,[7] mentre Paul Tillich vedeva in Barth un "teologo kerigmatico" che voleva ricavare i contenuti della sua teologia unicamente dalla Bibbia senza tener conto della "situazione".[8] Tali opinioni cominciarono ad essere abbandonate dopo che Friedrich-Wilhelm Marquardt propose invece che la teologia di Barth fosse in realtà il prodotto della sua attività a favore delle classi lavoratrici della sua parrocchia di Safenwil.[9] Tale visione si rivelò controversa e oggi viene raramente difesa, ma portò al tramonto della visione tradizionale sulla neo-ortodossia sostenuta nei circoli tedeschi.[10]

Secondo Bruce L. McCormack (Princeton Theological Seminary) l'accettazione della teologia di Barth nel mondo anglosassone è avvenuta solo dopo un "processo di normalizzazione" che ha adeguato la teologia di Barth alle norme più tradizionali.[11]

Figure importanti del movimento modifica

Vedi anche modifica

Note modifica

  1. ^ (EN) Neoorthodoxy | Definition, Protestantism, History, Key Figures, Theology, & Facts | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  2. ^ (EN) Definition of NEOORTHODOX, su www.merriam-webster.com. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  3. ^ (EN) Reinhold Niebuhr, The Essential Reinhold Niebuhr: Selected Essays and Addresses, Yale University Press, 1º gennaio 1986, ISBN 978-0-300-16264-6. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  4. ^ Chad Meister e James Stump, Christian Thought, 10 giugno 2010, DOI:10.4324/9780203851937. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  5. ^ Michael G. Thompson, Alister E.McGrath: Christian History: An Introduction. Chichester: Wiley‐Blackwell, 2013; pp. xviii + 374., in Journal of Religious History, vol. 39, n. 4, 2015-12, pp. 629–630, DOI:10.1111/1467-9809.12325. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  6. ^ Thomas Torrance, The Ground and Grammar of Theology.
  7. ^ (DE) Ferdinand Kattenbusch, Die deutsche evangelische Theologie seit Schleiermacher: Ihre Leistungen und ihre Schäden, Walter de Gruyter GmbH & Co KG, 21 ottobre 2019, ISBN 978-3-11-165015-9. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  8. ^ (EN) Paul Tillich, Systematic Theology, Volume 1, University of Chicago Press, 30 novembre 2012, ISBN 978-0-226-15999-7. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  9. ^ (DE) Friedrich-Wilhelm Marquardt, Theologie und Sozialismus: das Beispiel Karl Barths, Kaiser, 1972, ISBN 978-3-7867-0343-3. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  10. ^ (EN) Bruce L. McCormack, Karl Barth's Critically Realistic Dialectical Theology: Its Genesis and Development, 1909-1936, Clarendon Press, 1997, ISBN 978-0-19-826956-4. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  11. ^ (EN) Bruce L. McCormack, Karl Barth's Critically Realistic Dialectical Theology: Its Genesis and Development, 1909-1936, Clarendon Press, 1997, ISBN 978-0-19-826956-4. URL consultato il 20 gennaio 2024.