Vergeltungswaffen (lett. "armi di rappresaglia") sono alcune armi del progetto Wunderwaffen sviluppate dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Le armi che rientrano in questa definizione sono la bomba volante V1, il razzo V2 e il cannone V3.[1][2] Inizialmente queste armi avevano i propri nomi, ma per fini di propaganda, Joseph Goebbels coniò il nome Vergeltungswaffen, "armi di rappresaglia", perché furono gli inglesi per primi a bombardare quartieri popolari di città tedesche, facendo strage di civili inermi.[3][4]

Un razzo V2.

Le armi modifica

 
Spaccato prospettico di una bomba volante V1

V1 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: V1 (Fieseler Fi 103).
 
Spaccato prospettico di un razzo V2
 
Spaccato prospettico di un cannone V3

La bomba volante V1 fu il primo missile da crociera operativo, utilizzato dalla Germania negli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Designata originariamente Fieseler Fi 103, venne ribattezzata V1 a fini di propaganda.[senza fonte]

V2 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: V2 (Aggregat 4).

La V2 fu un precursore dei missili balistici; fu utilizzato dalla Germania durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale, in particolare contro Gran Bretagna e Belgio.[senza fonte]

V3 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: V3 (cannone).

Il V3 Hochdruckpumpe (ovvero "pompa ad alta pressione") fu un prototipo di super-cannone dalla Germania durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale.[senza fonte]

Note modifica

  1. ^ V-Weapons Crossbow Campaign, su allworldwars.com. URL consultato il 27 giugno 2021.
  2. ^ (EN) Basil Collier, The Battle of the V-weapons, 1944-45, Hodder and Stoughton, 1964. URL consultato il 27 giugno 2021.
  3. ^ (NL) Neil Ecclestone schreef, The terror of the V1 and V2 in Belgium, su Pieter Serrien, 21 settembre 2016. URL consultato il 27 giugno 2021.
  4. ^ (NL) Pieter Serrien, Elke dag angst: De terreur van de V-bommen op België (1944-1945), Overamstel Uitgevers Belgie, 21 settembre 2016, ISBN 978-94-92159-59-5. URL consultato il 27 giugno 2021.

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