Vetoli

famiglia nobile italiana

La famiglia Vetoli è una famiglia nobile italiana, iscritta nell'elenco delle famiglie nobili d'Abruzzo[1].

Vetoli
StatoBandiera dell'Italia Italia
Casata di derivazioneConti dei Marsi
De Ponte
Titoli
FondatoreGentile Vetoli
Data di fondazioneXII secolo
EtniaItaliana

Storia modifica

Questa famiglia antichissima della Marsica è forse proveniente da quella che fu feudataria nel reatino e della quale si ha notizia nel Catalogus baronum dell'anno 1123, dove un Gentile Vetoli dichiarò di possedere i seguenti feudi: i castelli di Pescolo, feudo di quattro militi; Bari, di due militi; Macca Temone, di un milite; Castiglione, di un milite; Rocca Melita, di un milite; Castel Menardo, di un milite; e Colle Fecato, di un milite[2]. Tutti questi castelli di Gentile Vetoli si trovano in Vallepietra, nel contado reatino, e possedeva in Amiterno, Vigliano di un milite, Rocca di Corno, Castro di Pizzoli e Scansano di un milite[3]. Lo stesso Gentile Vetoli, che nel 1124 risulta essere conte, donò il monastero di San Mauro in Montesano, sito in Vallepietra, al presbitero Stefano, membro dell'Ordine dei Cassinesi[4].

Un altro Gentile Vetoli, figlio del suddetto, nell'anno 1150 donò lo stesso monastero, col beneplacito del presbitero Stefano, al vescovo di Rieti Dodone[5]. Di questa donazione si ha il testo in Ughelli nella serie dei vescovi[6]. Esso recita: «Nell'anno 1150, l'11 giugno, XIII indizione, io Gentile Vetoli, abitante nel contado di Rieti, a redenzione dell'anima mia, di mia volontà e con il consenso di Stefano, servo di Dio e di Luciana, mia moglie e dei miei figli Gentile, Bartolomeo e Giordano, nonché di Agnese abatessa, e di Sapienza monaca, mie figlie, trasmetto in perpetuo e senza riserva alcuna a te, Dodone, vescovo di Rieti, e ai tuoi successori il Monastero di S. Mauro, che è situato in Montesano che è in Vallepietra»[7].

Nel Catalogus baronum dell'anno 1157, un Gentile Vetoli, forse lo stesso del precedente, risultava possedere in Amiterno, da parte del re signore, San Vittorino di quattro militi, Arischia e Monte Porcinari entrambi di un milite, e Poggio Santa Maria di due militi, per un totale di 17 militi e 40 serventi[8].

Nell'anno 1187 si riferisce di un Gentile Vetoli, nipote del senior, che, durante i preparativi per la spedizione in Terra santa, sotto il re Guglielmo II di Sicilia, promette di fornire milizie ausiliarie provenienti dai propri feudi posseduti ed elencati nell'anno 1123[7].

Durante la battaglia di Tagliacozzo, combattuta il 23 agosto 1268 nei piani Palentini tra Corradino di Svevia e Carlo I d'Angiò, i Vetoli, di fazione guelfa, furono apertamente schierati con quest'ultimo, mentre i De Ponte, di fede ghibellina, rimasero neutrali al conflitto[9].

Nel 1493 il vescovo Giovanni Battista De Ponte fece donazione di tutti i propri beni, riservandosi 400 scudi annui, a Baldassare, primogenito di Sante Vetoli e della propria sorella Tuzia o Buzia[10]. Ed è così che la casata dei De Ponte e gli avanzi della vecchia rocca di Corcumello confluirono nella famiglia Vetoli, che assunse la denominazione di De Ponte-Vetoli[11].

Sante Vetoli, uomo di lettere, accorto ed eloquente, fu mandato nel 1494 da Gentile Virginio Orsini, conte di Albe e Tagliacozzo, come ambasciatore a Firenze per risolvere le controversie che aveva con la famiglia Colonna[12]. È probabile, come pensa il Brogi, che l'oggetto della missione riguardasse invece le mire espansionistiche del re Carlo VIII di Francia, e in ciò sappiamo che il re Alfonso II di Napoli, per scongiurare il pericolo, si rivolse a tutti i potentati d'Italia ed affidò a Gentile Virginio Orsini la difesa del Regno di Napoli[13]. Quindi la missione di Sante, come scrisse il Brogi, «si abbia riferire ai casi travagliosi del Regno, piuttosto che a comporre questioni particolari fra due famiglie»[13].

Il castello di Corcumello continuò ad essere la residenza principale dei Vetoli, ma dal XVIII secolo la famiglia cominciò a spostare i suoi interessi verso Scurcola Marsicana, dove acquistò dalla famiglia Simeoni un grande palazzo edificato nel XVI secolo nel centro del paese, che col tempo divenne sempre più un punto di riferimento[14]. In questo periodo fu fatto redigere dai Vetoli un catasto nel quale furono menzionati tutti i loro possedimenti nella Marsica, situati a Corcumello, Cappadocia, Cappelle, Castellafiume, Cese, Magliano, Morino, Pagliara, Pescocanale, Poggio Filippo, Petrella, Rocca di Cerro, Scurcola Marsicana, Sorbo, Tagliacozzo, Vallepietra e Villa di Tagliacozzo[15].

La famiglia Vetoli fu inoltre insigne per autorità e per altre cose: a tal proposito vi fu, ad esempio, un Giovanni Vetoli che nel 1687 scrisse l'Historia della miracolosa imagine di S. Maria de' Bisognosi e, tra i membri più recenti, il conte Alberto Vetoli che fu nominato per un triennio regio ispettore onorario dei monumenti, degli scavi ed oggetti d'antichità ed arte nei comuni di Capistrello, Castellafiume e Scurcola Marsicana, con D.M. del 24 novembre 1930[16].

Struttura della casata modifica

Nella rivista nobiliare Il Patriziato si dimostra che partendo da Berardo I detto il Francisco esiste una linea di discendenza diretta fino ai Vetoli, seppur per via femminile[17].

  
Carolingi
 
 
  
Berardi
Conti dei Marsi
 
 
  
De Ponte
 
 
  
Vetoli
 
   
Linea dei D'Amore
Linea dei Marimpietri
Linea dei Sebastiani Del Grande

Note modifica

  1. ^ Casadalena.it.
  2. ^ Brogi (1900), pp. 234-235; (LA) Catalogus baronum, anno 1123, p. 221.; Corsignani (1738), p. 483.
  3. ^ (LA) Catalogus baronum, anno 1123, p. 221.
  4. ^ Febonio (1678), pp. 195-196.
  5. ^ Laurent Feller, Dodone, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 40, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991.
  6. ^ Ughelli (1717), coll. 1194-1217.
  7. ^ a b Febonio (1678), p. 196.
  8. ^ (LA) Catalogus baronum, anno 1157, p. 232.
  9. ^ Magistri (2021), pp. 7-26.
  10. ^ Brogi (1900), pp. 234-236.
  11. ^ Brogi (1900), p. 234; Il Patriziato, n. 9-10, anno IX, 15 maggio – 1º giugno 1906.
  12. ^ Febonio (1678), p. 195; Piero Pieri, Orsini, Gentile Virginio, signore di Bracciano, conte di Albe e Tagliacozzo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935.
  13. ^ a b Brogi (1900), p. 235.
  14. ^ Lo storico Palazzo Vetoli di Scurcola verso il recupero e il rilancio, in Terre Marsicane, Pescina, 30 settembre 2019.
  15. ^ Fabiani (2005), p. 30.
  16. ^ D.M. 24 novembre 1930, Gazzetta Ufficiale.
  17. ^ Il Patriziato, n. 9-10, anno IX, 15 maggio – 1º giugno 1906.

Bibliografia modifica

  • Tommaso Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all'abolizione dei feudi, Torino, Tipografia Salesiana, 1900, ISBN non esistente.
  • Pietro Antonio Corsignani, Reggia Marsicana, ovvero memorie topografico-storiche di varie colonie e città antiche e moderne della provincia de' Marsi, vol. 5, Napoli, Domenico Antonio Parrino, 1738, ISBN non esistente.
  • Andrea Fabiani (a cura di), Corcumello. Linguaggio e frammenti di un'antica cultura, Corcumello, Associazione Pro Loco, 2005, ISBN non esistente.
  • (LA) Muzio Febonio, Historiæ Marsorum, Napoli, Michele Monaco, 1678, ISBN non esistente.
  • Evelyn Jamison (a cura di), Catalogus baronum, collana Fonti per la storia d'Italia, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 1972, ISBN non esistente.
  • Pierluigi Magistri (a cura di), La battaglia di Tagliacozzo. Armi, territori e politica nello scontro guelfo-ghibellino, Roma, UniversItalia, 2021, ISBN 978-88-3293-499-1.
  • (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, a cura di Nicolò Coleti, vol. 1, 2ª ed., Venezia, Sebastiano Coleti, 1717, ISBN non esistente.

Voci correlate modifica

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