Il vetro dicroico è un vetro contenente micro-strati di ossidi metallici che danno al vetro così trattato proprietà ottiche particolari e un aspetto cangiante, sfruttato a scopi artistici e di alta tecnologia (si pensi alle lampade alogene "dicroiche" usate per illuminazioni particolari come in microscopia a luce trasmessa). L'invenzione del vetro dicroico è spesso erroneamente attribuita alla NASA (filtri dicroici), ma il vetro dicroico risale almeno al IV secolo, come si vede dalla Coppa di Licurgo.

Perline in vetro dicroico

La moderna produzione di vetro dicroico o bicolore si ottiene attraverso un processo di rivestimento multistrato. Cristalli di quarzo e ossidi di diversi metalli come titanio, cromo, alluminio, zirconio, magnesio sono vaporizzati con un raggio elettronico in una camera a vuoto, dove finiscono per condensarsi su una superficie in forma cristallina. Questo materiale è poi generalmente lavorato a caldo e può essere utilizzato in forma grezza.

La principale caratteristica del vetro dicroico è il colore della luce riflessa che è cangiante, questo perché il colore della luce trasmessa è differente da quello ottenuto per riflessione.

L'industria romana del IV secolo raggiunse un uso così sofisticato di additivi che portò alla produzione di vetri dicroici.

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