Villa Drahnet-Zervudachi

villa a Oggebbio

Villa Drahnet-Zervudachi, o Villa del Pascià, è una villa situata nel comune piemontese di Oggebbio, sul Lago Maggiore. Possiede cinque piani ed è circondata da un parco che comprende sia le pendici collinari delle vicinanze, sia un piccolo tratto di lungolago.[1]

Villa Drahnet-Zervudachi
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàOggebbio
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXIX secolo

Storia modifica

Le prime tracce della villa risalgono al 1866, come attestato dal catasto Rabbini che individuava un edificio a forma di elle lungo il lago, circondato da terreni di diverse proprietà. Verso la fine del secolo il pascià Dranhet, ex direttore dei teatri del Chedivè d'Egitto, acquistò il fabbricato e il giardino circostante da Gaetano Ferri, docente di pittura all'Accademia Albertina di Torino. Vi furono numerose opere di ampliamento e di ripristino dettate da un chiaro gusto orientale e, dopo la morte del pascià nel 1899, i lavori furono portati avanti dalla figlia Despina e dal marito Zervudachi, i quali vi si insediarono stabilmente nel 1922.[1]

L'edificio modifica

Se inizialmente la villa presentava una facciata più mossa con due avancorpi laterali a loggiato, con finestre di varia composizione, timpani decorativi e una torretta belvedere a lato, dopo le successive modifiche divenne un imponente blocco massiccio a cinque piani fuori terra, con un cornicione decorato con aperture circolari. La villa era dotata di una biblioteca, una sala da musica e ampi saloni decorati con marmi e artefatti lignei. Per quanto l'edificio abbia conservato in generale un ottimo stato, altre edificazioni un tempo presenti nel parco sono andate perdute, come lo chalet e la dépendance.[1]

Il giardino modifica

Nel 1910 il giardino fu completamente rivisto ad opera di Michele Cantamessa, autore di altri giardini della zona, che fu attivo tra il XIX e il XX secolo. L'area verde risulta molto vasta e comprende una strada asfaltata (una volta un viale) che conduce alla villa e agli altri edifici tuttora rimasti. Vi sono poi diversi sentieri secondari in terra battuta, nonché attraversamenti con rampe e scale in pietra. Sono riconoscibili i classici elementi del giardino italiano del Cinquecento, adattati al gusto di inizio Novecento, come terrazzi, balaustre, statue, fontane e muri decorati a mosaici policromi.[2] Un'altra caratteristica presente, comune ai giardini del lago Maggiore, è il sistema di muri di contenimento del terreno, costruiti con pietra a vista e dotati di ampi archi a tutto sesto. La flora presente nel giardino comprende faggi, querce, conifere, magnolie, palme, canfore, liriodendri, azalee, rododendri e camelie.[3]

Note modifica

  1. ^ a b c Bagliani, p. 163.
  2. ^ Bagliani, p. 164.
  3. ^ Bagliani, p. 164.

Bibliografia modifica

  • Francesca Bagliani, Villa del Pascià, in Renata Lodari (a cura di), Giardini e ville del Lago Maggiore. Un paesaggio culturale tra Ottocento e Novecento, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2002, ISBN 88-8262-027-1.