Villa Grimaldi Sauli

villa di Genova

Villa Grimaldi Sauli o Palazzo Sauli è un edificio civile storico di Genova, situato fra via San Vincenzo e via Colombo, nei pressi della Torre San Vincenzo.

Villa Grimaldi Sauli
Villa Grimaldi Sauli dal lato sud
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Colombo 7
Coordinate44°24′23.55″N 8°56′38.03″E / 44.406543°N 8.943897°E44.406543; 8.943897
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo
Inaugurazione1554
Ricostruzioneseconda metà del 1800
Realizzazione
IngegnereGaleazzo Alessi
Costruttoremaestranze locali
CommittenteGrimaldi

Storia modifica

Villa antica modifica

Costruita tra il 1552 e il 1554 su progetto di Galeazzo Alessi per Ottaviano Grimaldi Cebà, la villa era collocata al margine est della città, nella larga e lunga zona della foce del Bisagno, con accesso da via San Vincenzo. Si trattava di uno dei capolavori dell'architetto, definita da Mario Labò un'«opera di grande architettura [che] nemmeno l'Alessi ne creò mai altra di eguale».[1] Aveva caratteristiche monumentali, con grande ricchezza di ornamenti e fregi, oltre a pregiati affreschi di pittori quali Luca Cambiaso (in parte conservati nella galleria di Palazzo Bianco)[2][3] e Orazio Semino.[1] Dotata di un sontuoso cortile frontale con porticato a colonne, così fu raffigurata da Pasquale Domenico Cambiaso ancora nel corso del XIX secolo.[4] A poca distanza dalla villa vi era un ampio giardino, conosciuto popolarmente come orti Sauli.[5] Carlo Giuseppe Ratti la definì una delle più belle produzioni architettoniche che vantasse l'Italia.[6] Martin Pierre Gauthier nel XIX secolo la incluse fra i più begli edifici della città.[7] Prima ancora, era già stata citata dal Vasari in particolare per i pregiati bagni del complesso, ricchi di ornamenti.[8]

«È bellissimo il bagno che [l'Alessi] ha fatto in casa del signor Giovan Batista Grimaldi in Bisagno. Questo, ch'è di forma tondo, ha nel mezzo un laghetto, nel quale si possono bagnare comodamente otto o dieci persone, il quale laghetto ha l'acqua calda da quattro teste di mostri marini, che pare che escano del lago, e la fredda da altre tante rane, che sono sopra le dette teste de' mostri. [...] Di mezzo alla qual volta pende una gran palla di vetro cristallino, nella quale è dipinta la sfera del cielo, e dentro essa il globo della terra, e da questa in alcune parti, quando altri usa il bagno di notte, viene chiarissimo lume, che rende il luogo luminoso come fusse di mezzo giorno.»

Dopo un periodo florido e di sfarzo narrato dai viaggiatori in transito per la Repubblica di Genova, la villa passò dai Grimaldi ai Cybo e infine ai Sauli. Già a partire dal Settecento visse un graduale periodo di declino, che fu lento ma inarrestato. Passata di famiglia in famiglia, seguendo le alterne fortune dei casati, fu vittima dei mutamenti sociali delle nuove nobiltà che mal si sposavano col mantenimento di una villa di tali dimensioni.[1] Pur mantenendo la sua funzione di residenza, varie parti furono nei secoli adibite ad altri usi.[9][1] Prima furono i sontuosi bagni, più consoni alla nobiltà rinascimentale, a cadere in disuso, senza più le vasche e i giochi d'acqua decantati da Vasari. Il Soprani già sul finire del Seicento si doleva di non averli visti in attività e criticava la manutenzione non perfetta della villa. Francesco Milizia, nel tardo settecento, dei bagni ancora sottolineava "la semplice forma assai bella, ma nuda di que'tanti lodatissimi ornamenti, e giuochi d'acqua, che l'adornavano un tempo", descrivendo con rammarico e nei dettagli anche le trascuratezze dell'edificio, a partire dagli usi ormai diversi di alcuni spazi (per la produzione di seta, coi relativi fornelli ad annerire gli affreschi; e a magazzino), indugiando poi nel descrivere lo stato del loggiato monumentale, dei terrazzi e della facciata, che "per la non riparata umidità son già molto sdrucite e piene di fessure".[9]

Un volume del 1818, di autore anonimo, così descriveva l'edificio:

«È ornato da marmo alla porta con altri moduli in rustico. Il portico o atrio ne è formato da ventotto colonne doriche di marmo bianco con quattro busti di marmo. Nella facciata del secondo ordine ammiransi pure altre dodici colonne ioniche ai tre lati: vedonsi poi i piedistalli, su cui abbiano ad essere posate le altre corrispondenti a quelle del primo ordine suaccennato. Alla seconda loggia sopra la porta d'ingresso vedonsi bei rilievi nel volto con quadretti e fioroni nel mezzo, e sette altri busti di marmo. La facciata poi verso il giardino è oltremodo bella ed elegante.»

Domenico Cambiaso, nei suoi vari lavori dedicati alla villa (dipinti, acquerelli, matite), fra i quali La veduta di parte del Cortile di Palazzo Sauli di metà Ottocento, mostrava ancora molto chiaramente la maestosità monumentale dell'edificio.[1] Burckhardt, tuttavia, nella seconda metà dell'Ottocento riporta uno stato di "profonda degradazione", sottolineando come a partire dalla seconda metà degli anni '50 dell'Ottocento il grande edificio della villa era stato adibito a falansterio, ovvero a luogo di abitazione per famiglie bisognose.[1]

Trovandosi al centro dei mutamenti che rivoluzionarono l'assetto urbanistico della città e dell'area, posta a poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di Genova Brignole, nell'Ottocento la villa perse i suoi giardini.[5] Nel 1897 un progetto di costruzione per otto caseggiati mise a rischio la sopravvivenza della villa, che fu però acquistata dal comune di Genova.

Villa moderna modifica

Nella seconda metà del XIX secolo si intraprese una radicale riqualificazione dell'intero edificio, ormai in condizioni precarie. Invece di ricostruire la villa sui progetti dell'Alessi, probabilmente poco integrabili nel mutato contesto urbanistico ideato dal Barabino, la struttura fu profondamente modificata nei prospetti, ampliata in altezza e suddivisa in appartamenti signorili, trasformando l'antica villa rinascimentale in una villa in classico stile ottocentesco ligure, con facciate finemente affrescate.[11][12] Ventuno frammenti degli affreschi di Luca Cambiaso e di Bernardo Castello furono salvati, trasferiti a Palazzo Bianco e successivamente esposti.[1]

Per il nuovo palazzo furono mantenuti i solidi muri originali della struttura cinquecentesca e si divisero in cinque piani i due alti ordini risalenti al progetto dell'Alessi. Altri tre ne furono aggiunti con un blocco sovrapposto all'originale cornicione del tetto, incrementando l'altezza dell'edificio e donando alla facciata una caratteristica forma a tre sezioni.[1] Nei pilastri collocati fra le cinque finestre ne furono aperte altre quattro. Infine, al posto dell'utilizzo del marmo, si rifecero completamente le facciate in intonaco, con fregi, sbalzi e statue ad affresco, in uno stile non dissimile a quello di Palazzo San Giorgio, con un'architettura che mirava a integrarsi con le poche antiche parti conservate.[1] Fra gli elementi cinquecenteschi conservati: la cornice a bugnato del portale e i due dettagliatissimi cornicioni finemente decorati a stucco, forse opera dello Sparzo (o nel suo stile). Proprio il cornicione superiore, coi suoi trafori, foglie di vite e grappoli a stucco, aveva procurato all'edificio l'antico soprannome popolare di "Villa della vigna".[1][13]

Mario Labò, pur molto critico verso la perdita della monumentale architettura cinquecentesca, descrisse così la facciata frontale della villa:

«Guardando da via Colombo questo palazzo, la cui facciata è stranamente ripartita in tre zone da tre grossi cornicioni, si vede sotto l'intermedio, il più sporgente, che ha un bellissimo profilo, correre un fregio di stucco, tutto rilievi e trafori, composto di tralci di vite, con fogli e molti grappoli. [...] Sotto il cornicione inferiore corre un normale fregio classico, con triglifi, pàtere, e bucranii: il cui ritmo è però interrotto da cartelle rettangolari, con mascherete e cartocci. Barocco cinquecentesco, di ottima qualità.»

La villa rappresenta un significativo esempio di architettura in stile ottocentesco ligure ed è pertanto inserita nel Catalogo ministeriale dei beni culturali[14][15][16] e nel Piano urbanistico comunale fra le emergenze paesaggistiche individue.[17]

Fra il 2007 e il 2009, l'edificio è stato sottoposto a un completo restauro, con progetto dell'architetto Sergio Zampichelli.[18][13] Durante il restauro, conservativo ma anche di ripristino, oltre al consolidamento degli elementi, della solidità strutturale, e degli affreschi, si è deciso di non recuperare le otto statue affrescate nell'Ottocento nella sezione superiore della facciata principale (ben visibili nei reperti archivistici dell'epoca, ma scoloritesi dai muri al momento del restauro[13]), così come la cariatide affrescata sopra al portone posteriore di via San Vincenzo (sostituita con un fregio), e sono stati reinterpretati altri dettagli.[19][20] È stata inoltre mantenuta una coppia di finestre asimmetriche al piano terra, sul lato sinistro della facciata, la cui aggiunta risaliva probabilmente alla prima metà del Novecento, essendo presenti nella foto degli anni Trenta citata da Mario Labò[19] ma assenti in quella di inizio secolo dei Fratelli Alinari.[20]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Mario Labò, "Palazzi di Genova" di Pietro Paolo Rubens, Tolozzi, 1970.
  2. ^ Luca Cambiaso, affrsco, "lotta di Tritoni", su Musei di Genova.
  3. ^ Giacomo Montanari, Libri e pennelli: dalle 'Vite' di Plutarco agli affreschi di Cambiaso nella Villa Grimaldi-Sauli al Bisagno a Genova, Università di Genova, 2015.
  4. ^ Domenico Cambiaso, Villa Grimaldi Sauli
  5. ^ a b C'era una volta Villa Sauli, su genovacittasegreta.com, 5 aprile 2018.
  6. ^ Carlo Giuseppe Ratti, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova, A. Forni, 1780, p. 340.
    «Palazzo già Grimaldi, ora Sauli, ch'è una delle più belle produzioni, che vanti la nostra Italia per architettura. L'Atrio, le logge, l'antisala, gli stucchi, i fregi son cose tutte del gusto il più esimio. [...] Vi sono bensì alcune stanze dipinte a fresco dal nostro Cambiaso; un gabinetto con alcune figure di deità leggiadrissime, ed un'altra stanza con fatti dell'Eneide bravamente dipinta da Orazio Settimini.»
  7. ^ Martin Pierre Gauthier, Les plus beaux édifices de la ville de Gênes et de ses environs, Parigi, De l'imp. de P. Didot, 1818.
  8. ^ a b Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti, vol. 15, Milano, Edd. Soc. Tipografica de' classici italiani, 1811.
  9. ^ a b Francesco Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, vol. 2, Bassano, Remondini, 1785, pp. 11-13.
  10. ^ Anonimo genovese, Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Sagep, 1969.
  11. ^ Federico Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Gio. Grondona Q. Giuseppe, 1846.
  12. ^ Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, 1840.
  13. ^ a b c Palazzo Sauli Grimaldi, Genova, su Arte&Restauro.
  14. ^ Palazzo Sauli, su Catalogo generale dei Beni Culturali, Ministero della Cultura.
  15. ^ Alessandro Torti, Vie di Portoria (PDF), Genova, Edizioni Samizdat, 1996 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2018).
  16. ^ Alfredo Preste, Alessandro Torti e Remo Viazzi, Sei itinerari in Portoria (PDF), Genova, Edizione Samizdat, 1997.
  17. ^ PUC 2014 (PDF), Comune di Genova.
  18. ^ Galeazzo Alessi, Villa Grimaldi Sauli: restauro prospetti, su Galeazzo Alessi 1512-2012.
  19. ^ a b Facciata di Villa Grimaldi Sauli negli anni 1930 in Genova, rivista mensile edita dal comune, n. 11, Fratelli Pagano, novembre 1938, p. 47.
  20. ^ a b Facciata di Villa Grimaldi Sauli fra fine '800 e inizio '900 in Palazzo Grimaldi poi Sauli, su museidigenova.it, Musei di Genova.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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