Vladimir Ignat'evič Lukin

Vladimir Ignat'evič Lukin (19 luglio 1737[1]20 luglio 1794[2]) è stato un drammaturgo e politico russo.

Biografia modifica

La carriera di studi di Lukin fu per lo più da autodidatta, durante la quale approfondì le conoscenze di francese, tedesco e latino.[3]

Nel 1752 iniziò a lavorare come copista presso l'Ufficio araldico. Il 23 maggio fu trasferito all'ufficio del reggimento Preobrazhensky.[3]

Nel 1762 Lukin fu nominato segretario di stato di K. G. Razumovskij. Alla fine del 1763 si ritirò e intraprese un viaggio a Parigi.[3]

Nel 1767 viaggiò attraverso l'Europa. Nel 1771 visitò Londra per gli affari massonici. Nel 1774 fu promosso a consigliere universitario e dal 1786 a consigliere di stato.[3]

Lukin fu un'importante figura della massoneria russa: membro fondatore nel 1773 della loggia "Urania", della quale sarà Maestro venerabile nel 1775[4]. Nel 1773-1774 diventò segretario della "Gran Loggia Inglese" e nel febbraio 1774 membro onorario della "Berlin Royal York zur Freundschaft".[3]. Fu pure membro della loggia delle "Muse" e cavaliere scozzese, membro del capitolo e segretario generale della nuova Obbedienza scozzese[5].

Lukin, un precursore del realismo e della "scuola naturale" del teatro russo,[6] fu il primo nella letteratura russa ad opporsi alle convenzioni del classicismo e all'imitazione estrema.[7] Manifestò le sue opinioni nelle prefazioni delle sue opere. Lukin auspicava un linguaggio letterario semplice e aveva un'opinione non positiva sulle commedie di Aleksandr Petrovič Sumarokov, rappresentante del neoclassicismo e padre del teatro classico in Russia,[7] che gli ha attirato qualche critica da parte dei sostenitori degli scrittori russi.[3]

Gli elementi classici non furono però da Lukin superati completamente, ma soltanto ridotti e miscelati con quelli derivati dal mondo reale e contemporaneo.[7]

Lukin si impegnò per avvicinare il linguaggio ed i contenuti della commedia russa, agli usi, costumi, tradizioni e morale russa.[3]

La sua opera più importante e anche l'unica originale fu Mot, ljuboviju ispravlennyj (Lo sprecone corretto dall'amore, 1765),[6] la cui trama è tipica della comédie larmoyante: il protagonista è un nobile che, perdute tutte le sue ricchezza al gioco e per gli inganni di un falso amico, si salva grazie alle virtù della donna che ama.[7] L'opera fu scritta per soddisfare il desiderio dell'imperatrice Caterina di vedere una commedia di identità russe, che si rivelò però un'imitazione di opere francesi.[3]

Tra i molti rifacimenti di Lukin, si può menzionare la commedia La boutique du bijoutier, rielaborazione francese di The toy shop di Robert Dodsley.[7]

Lukin si impegnò per diffondere la lingua nazionale a tutta la popolazione, compresi i contadini.[3]

Le opere di Lukin non ebbero grande successo e furono criticate dalle riviste letterarie.[3]

Durante la rappresentazione di alcune sue opere teatrali, i suoi oppositori distribuivano giornali agli spettatori, dicendo che erano molto più interessanti delle commedie.[3]

Lukin accolse con entusiasmo l'emergere nel 1765 di un "teatro nazionale", riconoscendo il suo ruolo sociale, educativo e formativo.[3]

Opere principali modifica

Teatro modifica

  • Mot, ljuboviju ispravlennyj (Lo sprecone corretto dall'amore, 1765).

Adattamenti modifica

  • La boutique du bijoutier (La gioielleria);
  • Награжденное постоянство (Premiato con costanza);
  • Вторично вкравшаяся любовь (Amore ripetutamente radicato);
  • Пустомеля (Pustomel).

Note modifica

  1. ^ 8 luglio del calendario giuliano, il 19 luglio di quello gregoriano.
  2. ^ 9 luglio del calendario giuliano, il 20 luglio di quello gregoriano.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l (RU) ЛУКИН, ВЛАДИМИР ИГНАТЬЕВИЧ, su globuss24.ru. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  4. ^ Raffaella Faggionato, "Un'utopia rosacrociana. Massoneria, rosacrocianesimo e illuminismo nella Russia settecentesca: il circolo di N. I. Novikov", Archivio di storia della cultura, 1997, Anno X, p. 45.
  5. ^ Tatiana Bakounine, Répertoire biographique des Francs-Maçons Russes, Institut d'Etudes slaves de l'Université de Paris, 1967, Paris, p. 314.
  6. ^ a b Vladimir Ignat'evič Lukin, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  7. ^ a b c d e le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, p. 98.

Bibliografia modifica

  • (RU) P. N. Berkov, V. Lukin, Mosca, 1950.
  • Guido Carpi, Storia della letteratura russa. Vol. 1: Da Pietro il Grande alla Rivoluzione d'ottobre, Roma, Carocci, 2010.
  • (RU) Lukin Vladimir Ignatievich, in Dizionario enciclopedico di Brockhaus ed Efron, San Pietroburgo, 1907.
  • Ettore Lo Gatto, Le più belle pagine della letteratura russa. Poesia e prosa dalle origini a Cechov, Milano, Accademia, 1957.
  • Dmitrij Petrovič Mirskij, Storia della letteratura russa, Milano, Garzanti, 1995.
  • Riccardo Picchio, Storia della letteratura russa antica, Milano, Accademia, 1959.
  • Alfredo Polledro e Rachele Gutman-Polledro, Antologia russa, Torino, S. Lattes & C., 1919.
  • (RU) A. M. Prokhorov, Lukin Vladimir Ignatievich, in Enciclopedia dei soviet, Mosca, Enciclopedia Sovietica, 1969.
  • (RU) A. Zapadov, V. Lukin, Mosca, 1947.

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Collegamenti esterni modifica

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