Volo Air India 101

incidente aereo

Il volo Air India 101 era un volo di linea della Air India che il 24 gennaio 1966 si è schiantato sul versante francese del Monte Bianco. L'aereo, un Boeing 707-437 denominato Kanchenjunga, stava compiendo il terzo tratto del volo Bombay-Delhi-Beirut-Ginevra-New York quando si è schiantato durante l'avvicinamento all'aeroporto di Ginevra. Tutte le 117 persone a bordo sono decedute nell'incidente, rendendolo sia il secondo più grave accaduto in Francia a quel tempo che il nono più grave mai occorso ad un Boeing 707.[2]

Volo Air India 101
Un Boeing 707 dell'Air India simile a quello coinvolto nell'incidente
Tipo di eventoIncidente
Data24 gennaio 1966
TipoAvaria della strumentazione, errore del pilota
LuogoMonte Bianco
StatoBandiera della Francia Francia
Coordinate45°52′40″N 6°52′00″E / 45.877778°N 6.866667°E45.877778; 6.866667
Tipo di aeromobileBoeing 707-437
Nome dell'aeromobileKanchenjunga
OperatoreAir India
Numero di registrazioneVT-DMN
PartenzaAeroporto Internazionale Chhatrapati Shivaji, Mumbai, India
Scali intermediNuova Delhi (India), Beirut (Libano), Ginevra (Svizzera)
Scalo prima dell'eventoAeroporto Internazionale di Beirut-Rafic Hariri, Beirut, Libano
DestinazioneAeroporto di Londra-Heathrow, Londra, Regno Unito [1]
Occupanti117
Passeggeri106
Equipaggio11
Vittime117
Feriti0
Sopravvissuti0
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Francia
Volo Air India 101
Dati estratti da Aviation Safety Network[2]
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Sedici anni prima un altro aereo della Air India, il volo 245 (Malabar Princess), si era schiantato nello stesso luogo.

L'incidente modifica

Dopo il decollo da Mumbai, l'aereo aveva già effettuato scalo a Delhi e a Beirut e si apprestava ad atterrare a Ginevra. Mentre si trovava a 19 000 piedi (5 800 m), il controllore di volo comunicò ai piloti che avrebbero potuto cominciare la discesa verso l'aeroporto subito dopo aver passato il Monte Bianco;[2] pensando di averlo già oltrepassato, i piloti cominciarono a scendere di quota ma si schiantarono contro il ghiacciaio dei Bossons, all'altitudine di 4750 m.[2] Tutti i presenti a bordo morirono nell'incidente.[3]

Passeggeri modifica

Fra i passeggeri periti nell'incidente vi era il Presidente della Commissione Indiana per l'energia atomica Homi Jehangir Bhabha.[4]

Resti umani e relitti provenienti dal volo o dal Malabar Princess vengono regolarmente ritrovati sul ghiacciaio dei Bossons.[5][6][7]

Cause dell'incidente modifica

Le indagini, affidate al Bureau d'enquêtes et d'analyses pour la sécurité de l'aviation civile (BEA) conclusero che:[8]

  1. Il pilota ai comandi del velivolo, essendo a conoscenza che uno dei VOR non era in funzione, sbagliò a calcolare la sua posizione in relazione al Monte Bianco; il controllore di volo, grazie ai dati del radar, si accorse dell'errore e lo comunicò al pilota pensando che fosse in grado di ricalcolare la sua posizione.
  2. Il pilota fraintese la comunicazione del controllore di volo e credette di aver già oltrepassato la vetta del Monte Bianco, cominciando quindi la discesa.

Note modifica

  1. ^ https://aviation-safety.net/database/record.php?id=19660124-0
  2. ^ a b c d (EN) ASN Aircraft accident Boeing 707-437 VT-DMN Mont Blanc, in Aviation Safety Network. URL consultato il 25 agosto 2011.
  3. ^ Aereo indiano si schianta sul Monte Bianco: 118 morti, in La Stampa, 25 gennaio 1966, p. 1. URL consultato il 31 ottobre 2013.
  4. ^ (FR) 24 janvier 1966 – La tragédie du vol Air India international ‘Kangchenjunga’, su Pilote de montagne. URL consultato il 20 settembre 2022.
  5. ^ (FR) Patricia Jolly, Mont-Blanc et merveilles, in Le Monde.fr, 15 ottobre 2013. URL consultato il 20 settembre 2022.
  6. ^ (FR) R. Bx e AFP, Mont-Blanc : des restes humains et un réacteur d'avion retrouvés, su leparisien.fr, 28 luglio 2017. URL consultato il 20 settembre 2022.
  7. ^ (FR) 51 ans après le crash du Boeing 707, le glacier des Bossons rend le corps d’une femme, su Le Messager. URL consultato il 20 settembre 2022.
  8. ^ (FR) BEA, Rapport final (PDF), in Journal officiel de la République Française, 8 marzo 1968, pp. 85-86. URL consultato il 25 agosto 2011.

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