XXV Brigata Nera "Arturo Capanni"

La XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" fu costituita a Forlì, dove inizialmente operò; poco prima della conquista di Forlì da parte degli Alleati (9 novembre 1944), si trasferì nel vicentino.

Storia modifica

Nell'estate 1944, con l'avvicinarsi degli Alleati, la 25ª Brigata Nera "Arturo Capanni", guidata dal locale segretario del PFR Guido Garaffoni, si era resa responsabile nella zona di Cesena di gravi fatti di sangue contro la Resistenza locale come l'eccidio del ponte di Ruffio, l'eccidio della Rocca Malatestiana o i fatti di San Giorgio[1]. Nell'ottobre 1944, con l'approssimarsi della liberazione della Romagna da parte degli Alleati, i brigatisti neri cesenati fuggirono a nord, insediandosi a Thiene.

Una buona parte dei membri, che si trovava nel vicentino assieme ai familiari, presero posizione a Thiene e a Fara Vicentino al comando di Giulio Bedeschi (nato ad Arzignano, reggente del Fascio repubblicano di Forlì). In particolare a Fara si sistemarono le loro famiglie.

Si trovò ad affrontare la Resistenza vicentina, formata dal Gruppo Divisioni Garemi, dalla Divisione Alpina Monte Ortigara, dalla Divisione Vicenza e dalla Divisione Martiri del Grappa.

Sostenne combattimenti antipartigiani fino allo scioglimento avvenuto a Vicenza il 26 Aprile.

Nel maggio 1945, a guerra conclusa, 25 militi della Brigata Nera che si erano arresi e che erano stati incarcerati nella Scuola Professionale di Thiene, vennero «prelevati» da un commando partigiano forlivese e giustiziati sommariamente nei vicini centri montani di Lusiana ed Arsiero[2] (v. Eccidio di Thiene). Bedeschi riuscì a sottrarsi alla cattura e riparò in Sicilia.

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Benito Gramola, La 25ª brigata nera "A. Capanni" e il suo comandante Giulio Bedeschi. Storia di una ricerca, Cierre Edizioni, 2005, pp. 168.

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