Armeni in Palestina

Gli armeni in Palestina (in armeno Հայերը Պաղեստինում?; in arabo الأرمن في فلسطين?) costituiscono una comunità molto antica. La presenza armena in Palestina è legata in particolare al Patriarcato armeno di Gerusalemme ed è concentrata in gran parte nel quartiere armeno di Gerusalemme.

Armeni in Palestina
Scout armeni nel quartiere armeno di Gerusalemme, 2018
 
Luogo d'origineBandiera della Palestina Palestina
Linguaarmeno, arabo
Religionecristianesimo

Storia modifica

I primi pellegrini armeni si stabilirono a Gerusalemme tra il III e il IV secolo, mentre la prima presenza documentata risale al V secolo. La nascita del Patriarcato armeno di Gerusalemme nel VII secolo rinforzò la presenza armena in città, alimentata anche dall'arrivo di mercanti e artisti. Centinaia di armeni giunsero poi dalla Cilicia nel XII secolo in occasione delle Crociate. Nel 1616 a Gerusalemme risiedevano dodici famiglie armene.[1] Molti armeni durante il periodo ottomano si distinsero come gioiellieri, fabbri, sarti, calzolai, carpentieri e fotografi e conquistarono posizioni nell'amministrazione.[2] In particolare gli armeni furono pionieri nell'ambito della fotografia a Gerusalemme.[3] Nel 1903 si contavano 1200 armeni a Gerusalemme, 300 a Betlemme e un centinaio tra Giaffa, Ramla e Nazareth.[3]

 
Ceramista armeno nel quartiere armeno di Gerusalemme, 2007

Migliaia di armeni sopravvissuti al genocidio armeno giunsero a Gerusalemme dopo il 1915, distinguendosi dagli armeni locali dal punto di vista linguistico.[4] I rifugiati vennero raccolti nel monastero di San Giacomo. Nel 1919 rifugiati armeni da Kütahya introdussero l'arte della ceramica armena a Gerusalemme e contribuirono al restauro della Cupola della Roccia. Nel 1922 la comunità armena di Gerusalemme aveva raggiunto le 5000 unità. Nello stesso anno giunsero numerosi altri rifugiati dalla Cilicia, che sbarcarono a Haifa e ottennero il sostengo dei locali notabili arabi; molti si stabilirono ad Atlit. Nel 1925 gli armeni in Palestina avevano raggiunto le 15000 unità, distribuite prevalentemente tra Haifa, Giaffa e Gerusalemme; i loro numeri venivano alimentati anche dall'arrivo di armeni dal Libano e dalla Siria.[3]

La maggior parte della comunità armena palestinese abbandonò la regione in occasione della guerra arabo-israeliana del 1948, rifugiandosi a Beirut, Amman e nel quartiere armeno di Gerusalemme. Il monastero di San Giacomo dette rifugio a 4000 profughi. L'emigrazione armena dalla Palestina continuò negli anni seguenti verso Amman, Beirut e il Kuwait e in seguito verso il Canada, gli Stati Uniti d'America e l'Australia. Molti giovani armeni palestinesi parteciparono alla prima intifada e vennero arrestati dalle autorità israeliane. Nel 1998 la comunità si era ridotta a 2500 membri a Gerusalemme, 500 tra Betlemme e Ramallah, 400 a Giaffa, 350 a Haifa, 100 a Nazareth e 200 in varie altre località.[3]

Cultura modifica

La comunità armena palestinese si divide in due gruppi principali: i primi discendono dagli armeni indigeni, che rimasero isolati per secoli dal resto del mondo armeno e che svilupparono un dialetto armeno proprio, fortemente influenzato dalla lingua araba; gli armeni indigeni vivono nel quartiere armeno di Gerusalemme, al di fuori del monastero di San Giacomo, e in varie altre località, tra le quali Giaffa; i secondi discendono invece dai rifugiati sopravvissuti del genocidio armeno giunti da vari territori dell'Impero ottomano dopo il 1915; questi ultimi fanno riferimento particolarmente alla Cattedrale di San Giacomo e parlano un dialetto che raccoglie elementi di vari dialetti armeni e del turco. Le due comunità rimasero molto separate fino alla seconda guerra mondiale, fecero riferimento a chiese differenti ed evitarono matrimoni tra di loro. Nel 1984 i membri del primo gruppo a Gerusalemme erano stimati a 1000 unità, i secondi a 3000.[5]

Nel XIX secolo molti armeni adottarono come lingua domestica la lingua araba, oltre all'armeno, mentre il turco mantenne il proprio ruolo di prestigio.[6] Il dialetto armeno palestinese è oggi quasi completamente scomparso, per effetto della promozione del dialetto armeno occidentale da parte delle scuole armene locali e dell'emigrazione di molti armeni indigeni, oltreché dalla loro proporzione minoritaria tra la comunità. Gli armeni giunti dall'Armenia dopo il 1990 parlano il dialetto armeno orientale.[7] Gli armeni più istruiti e più giovani parlano una variante dell'armeno standard con influenze arabe e turche.[8]

Note modifica

  1. ^ Ervine-Stone-Stone, p. 235.
  2. ^ Rose, p. 11.
  3. ^ a b c d (EN) George Hintlian, Armenians of Jerusalem (PDF), in Jerusalem Quarterly, n. 1, Institute for Palestine Studies, 1998.
  4. ^ Ervine-Stone-Stone, p. 181.
  5. ^ Ervine-Stone-Stone, pp. 231-233.
  6. ^ Ervine-Stone-Stone, p. 243.
  7. ^ Ervine-Stone-Stone, p. 236.
  8. ^ Ervine-Stone-Stone, p. 233.

Bibliografia modifica

  • (EN) Roberta R. Ervine, Michael E. Stone e Nira Stone (a cura di), The Armenians in Jerusalem and the Holy Land, BRAD, 2002, ISBN 9789042910782.
  • (EN) John H. Melkon Rose, Armenians of Jerusalem: Memories of Life in Palestine, Radcliffe Press, 1993, ISBN 9781850435969.
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