Filippo Vitale

Pittore italiano

Filippo Vitale (Napoli, 15851650) è stato un pittore italiano, barocco di scuola napoletana attivo principalmente nella sua città natale nel XVII secolo. Fu uno dei primi pittori napoletani ad aderire alla corrente del caravaggismo.

Filippo Vitale, Il sacrificio di Isacco, Museo di Capodimonte, Napoli
Filippo Vitale, La Madonna di Costantinopoli con San Gennaro, San Nicola e San Severo Museo di Capodimonte, Napoli

Biografia

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Formatosi prima nella bottega di Carlo Sellitto, di cui manteneva lo stile, gli fu commissionato alla morte di quest' ultimo il completamento della "Crocifissione" di Santa Maria in Cosmedin. Introdotto successivamente nella cerchia di Ribera, rimase fedele per tutta la sua carriera a un Caravaggismo realistico che tuttavia si ammorbidì nel tempo fino a sfiorare un certo classicismo.

La figura dell’artista è stata sin dal primo momento legata al Sellitto e successivamente a Giovan Francesco De Rosa, suo figlio adottivo. È documentato nella chiesa dell’Annunziata di Capua, con la Natività, la Circoncisione e la Pentecoste (1618), mentre a Napoli è presente nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi col San Carlo Borromeo commissionato dalla famiglia Correggio e Noris, con il gruppo di opere San Nicola tra i santi Gennaro e Severo nella chiesa del Santissimo Sacramento di Napoli e con le tre tele raffiguranti Storie di san Vito (1617) per la distrutta chiesa di San Vito a Marigliano. Allo stesso 1618 risalgono anche la Madonna col Bambino venerata da San Carlo e da san Francesco e il San Sebastiano (oggi Dublino, in collezione privata). Seguono La Liberazione di san Pietro di Nantes, il Sacrificio di Isacco (Museo di Capodimonte) e la Giuditta con la testa di Oloferne.

La critica a partire dal 2008 ha aperto un dibattito sull’identificazione Filippo Vitale con l’anonimo artista identificato nel Maestro della Cena in Emmaus per le affinità stilistiche rinvenute tra il soggetto che dà il nome al pittore e la Partenza di Giacobbe del Vitale.

Filippo Vitale era il patrigno di Pacecco De Rosa, che ha iniziato il suo apprendistato nel suo laboratorio. Ha anche formato Juan Do, Aniello Falcone e Agostino Beltrano.

La sua attività terminò intorno agli anni cinquanta del seicento.

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