Un'orbita halo è un'orbita periodica tridimensionale percorribile da un terzo corpo in prossimità dei punti di Lagrange L1, L2 o L3 di altri due corpi. Costituisce una soluzione al problema dei tre corpi nel caso semplificato in cui il terzo corpo abbia massa trascurabile rispetto agli altri due.

I cinque punti di Lagrange in un sistema a due corpi, con uno molto più massivo dell'altro (per esempio il Sole e la Terra). I punti L3, L4 e L5 sembrano appartenere all'orbita del corpo minore, ma in realtà sono leggermente all'esterno.

Un corpo posto su un'orbita halo non è fisicamente orbitante attorno al punto di Lagrange (poiché questo è unicamente un punto di equilibrio privo di massa), ma segue una traiettoria chiusa[1] posta in prossimità di esso. La traiettoria, dalla forma vagamente circolare, è il frutto di una complicata interazione tra l'attrazione gravitazionale esercitata dai due corpi principali del sistema e la forza centripeta cui è soggetto il terzo corpo. Per ogni punto di Lagrange esistono numerose coppie di orbite halo, simmetriche rispetto al piano dell'orbita dei due corpi principali.

Un'orbita halo è un caso particolare delle orbite di Lissajous in cui la frequenza della componente del movimento sul piano eguaglia quella del movimento extra-planare.[2]

Origine del nome modifica

Il nome è stato suggerito dalla forma ad aureola (halo in inglese) delle orbite se vengono osservate in un piano perpendicolare all'asse dei due corpi principali.[3] Il termine venne coniato da Robert Farquhar che lo usò nel 1968 nella sua tesi di dottorato[4] in cui per primo studiò queste orbite, valutandone le possibilità di utilizzo per un satellite come ponte per le telecomunicazioni tra la Terra e la faccia nascosta della Luna.[5]

Farquhart aveva introdotto solo le espressioni analitiche per le orbite, mentre alcuni anni più tardi Kathleen Howell elaborò le soluzioni numeriche per le traiettorie.[6]

Utilizzi modifica

In astronautica da un punto di vista pratico le orbite halo tendono ad essere instabili e richiedono piccole manovre correttive periodiche, tuttavia offrono altri vantaggi. In generale costituiscono zone di parcheggio energeticamente economiche tra i due corpi.

Inoltre le orbite in prossimità di L2, ovvero all'esterno del corpo più piccolo, mettono il satellite, nel caso Sole-Terra, in una zona schermata dalle radiazioni solari agevolando ad esempio le osservazioni astronomiche e, nel caso Terra-Luna in orbite che permettono la visione contemporanea della Terra e della faccia nascosta della Luna.

La prima missione ad usare un'orbita halo è stata ISEE-3, lanciata nel 1978, posizionatasi nel punto L1 del sistema Sole-Terra dove rimase per diversi anni.
La successiva missione a farne uso fu SOHO nel 1996, anch'essa nel punto L1 del sistema Sole-Terra, in un'orbita simile a ISEE-3.[7]

Più comunemente le missioni poste in orbita attorno ai punti di Lagrange sfruttano orbite di Lissajous.

Il Telescopio Spaziale James Webb (JWST) è inserito in un'orbita halo del punto L2 del sistema Terra-Sole.[8]

Note modifica

  1. ^ La traiettoria risulta chiusa se osservata in un sistema di riferimento solidale con l'orbita del corpo secondario; osservata in un sistema solidale con il corpo principale risulterebbe aperta poiché i punti di Lagrange si spostano solidalmente con il corpo secondario.
  2. ^ Libration Point Orbit, su heavyhammer.com, Università del Maryland (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2006).
  3. ^ Jerrold Marsden, Shane D Ross, Wang Koon, Martin Wen-Yu Lo, Dynamical Systems, the Three-Body Problem, and Space Mission Design, California Institute of Technology, ottobre 2022, p. 167.
  4. ^ Farquhar, R. W.: The Control and Use of Libration-Point Satellites, Ph.D. Dissertation, Dept. of Aeronautics and Astronautics, Stanford University, Stanford, CA, 1968
  5. ^ P. E. Schmid, Lunar Far-Side Communication Satellites (PDF), su ntrs.nasa.gov, NASA, giugno 1968. URL consultato il 16 luglio 2008.
  6. ^ Howell, K. C.: Three-Dimensional, Periodic, 'Halo' Orbits, Celestial Mechanics, volume 32, numero 53, 1984
  7. ^ Dunham, D.W. and Farquhar, R. W.: Libration-Point Missions 1978-2000, Libration Point Orbits and Applications, Parador d'Aiguablava, Girona, Spain, June 2002
  8. ^ The orbits of Gaia and Webb, su esa.int, 16 marzo 2022.

Bibliografia modifica

  • Gérard Gómez, et al.: Dynamics and mission design near libration points. World Scientific, Singapore 2001, ISBN 978-981-02-4285-5.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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