Geograficamente, il mondo ellenistico comprendeva una vasta area che andava dalla Sicilia e dall'Italia meridionale (Magna Grecia) all'India (Regno indo-greco) e dal Mar Nero (Regno del Bosforo Cimmerio) all'Egitto, zone in cui una versione della lingua greca antica, la koinè, divenne la lingua franca della politica, dell'economia e della cultura. La cultura ellenistica si fuse con la cultura romana e continuò ad esistere anche dopo la nascita dell'impero.
È noto anche come Alessandro il Grande, Alessandro il Conquistatore o Alessandro il Macedone. Il termine "magno" deriva dal latino magnus "grande", che in greco antico si traduce con il termine mégas. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia.
In soli dodici anni conquistò l'intero Impero persiano, un territorio immenso che si estendeva dall'Asia Minore all'Egitto fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India settentrionale. Tale straordinario successo fu dovuto sia ad una congiuntura storica eccezionalmente favorevole (le crisi dell'Impero persiano e della Grecia delle polis, unite all'opera espansionistica già iniziata dal padre) sia ad una sua innegabile intelligenza militare e diplomatica. Dotato di grande coraggio e carisma, Alessandro aveva un forte ascendente sui suoi soldati, che spronava anche partecipando personalmente ai combattimenti. Inoltre, egli fu uno dei primi condottieri dell'antichità ad aver capito l'importanza fondamentale della propaganda, sia per guadagnare prestigio nelle proprie fila, sia per incutere timore ai nemici.
Nacque in Egitto intorno al 316 a.C. da genitori entrambi macedoni, Tolomeo I e Berenice I. Nel 299 a.C. sposò Lisimaco, re di Tracia ed in seguito di Macedonia. Nel 281 a.C., dopo la morte in battaglia del marito, fuggì in maniera rocambolesca da Efeso a Cassandria in Macedonia e sposò il fratellastro Tolomeo Cerauno, che nel frattempo era diventato re di Tracia. Poco tempo dopo il matrimonio Cerauno uccise due dei figli di Arsinoe (280 a.C.) e cacciò la regina dalla Macedonia. Arsinoe si rifugiò prima nell'isola di Samotracia e poi ad Alessandria presso suo fratello Tolomeo II, che era salito sul trono d'Egitto. Sposò Tolomeo nel 275 a.C. e i due fratelli furono chiamati "Philadelphoi" (in greco antico: Φιλάδελφοι?, "fratelli-amanti").
La spartizione di Babilonia fu la suddivisione dei territori conquistati da Alessandro Magno tra i suoi generali, avvenuta poco dopo la sua morte nel giugno del 323 a.C., e decisa a seguito di un confronto volto a scegliere il successore di Alessandro: da una parte c'era la fazione di Meleagro, comandante della fanteria, che voleva dare pieni poteri al fratello di Alessandro, Filippo III Arrideo; dall'altra la fazione di Perdicca, comandante della cavalleria, che voleva invece attendere la nascita del figlio di Alessandro e Rossane (il futuro Alessandro IV di Macedonia) per nominarlo re sotto il controllo di un reggente. Secondo l'accordo raggiunto, Filippo III divenne re, ma Perdicca regnò in qualità di reggente e sancì la spartizione dei territori del vasto impero di Alessandro tra i vecchi generali e satrapi di Alessandro. Meleagro e circa 300 dei suoi seguaci furono eliminati da Perdicca subito dopo.
L'arte ellenistica riguarda il periodo dell'ellenismo, che viene convenzionalmente datato dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell'Egitto (ultimo regno ellenistico indipendente) nel 31 a.C. Tuttavia, grazie alla profonda influenza che l'arte ellenistica ebbe sull'arte romana essa andò ben oltre la convenzionale data della battaglia di Azio, raggiunse con i propri motivi stilistici e iconografici le varie rinascenze europee e, a più riprese, continuò ad influenzare tutta l'arte occidentale e soprattutto quella dell'Asia centromeridionale dove aveva posto direttamente radici tre secoli prima.
La scultura ellenistica è la produzione nell'ambito dell'arte plastica del mondo ellenico che convenzionalmente si data dal 323 a.C. (morte di Alessandro Magno), al 31 a.C. (battaglia di Azio e caduta dell'ultimo regno ellenistico). Essa si distingue dal periodo precedente nelle sue manifestazioni più creative con un deciso rinnovamento formale, tematico e contenutistico. Dal punto di vista formale tutte le premesse poste da Lisippo vengono sfruttate e sviluppate, sia per quanto riguarda i rapporti dell'opera con lo spazio e con il fruitore, sia negli aspetti di superficie con l'accentuarsi del chiaroscuro e con le ricerche sul modellato dei corpi e dei panneggi e infine con l'ulteriore elaborazione del "gruppo scultoreo", caro al maestro di Sicione, che acquisisce in epoca ellenistica struttura particolarmente complessa. Le innovazioni tematiche riguardano da una parte l'elaborazione del ritratto fisionomico anche nei suoi aspetti psicologici, sociali ed etnici, dall'altra l'evasione nell'idillio pastorale.
I cinici sono i seguaci della scuola filosofica fondata da Antistene e Diogene di Sinope nel IV secolo a.C. Il nome potrebbe derivare o dal Cinosarge, l'edificio ateniese che fu la prima sede della scuola, o dalla parola greca κύων (kyon - "cane") – soprannome di Diogene, che ne fu l'esponente più importante – o forse appellativo che gli fu dato in senso dispregiativo dalle correnti filosofiche avversarie. I cinici professavano una vita randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e alle passioni, fedeli solo al rigore morale. Dopo un periodo di declino, la scuola cinica ebbe una ripresa in concomitanza alla corruzione del potere imperiale di Roma: si fece appello allora alla libertà interiore e all'austerità dei costumi.
Con connotazione spesso negativa, il termine "cinico" viene però usato in epoca contemporanea soprattutto, per estensione, volendo indicare chi ostenta sprezzo e beffarda indifferenza verso ideali o convenzioni della società in cui vive (caratteristica spesso ostentata anche dai filosofi cinici), spesso con sarcasmo sfacciato, nichilismo e disincanto, o con sfiducia.
L'interesse della scuola fu prevalentemente etico, e il concetto di "virtù" assunse un nuovo significato in una vita vissuta secondo natura; l'ideale era l'autosufficienza (l'autosufficienza del saggio, condotta fino all'assoluta indipendenza dal mondo esterno, secondo il termine greco autàrkeia, ovvero autarchia, capacità di detenere il totale controllo su se stesso).
Iniziatore della dinastia fu Filetero, ufficiale del diadocoLisimaco; sfruttando il collasso dell'impero di Lisimaco, nel 282 a.C. Filetero si impossessò della città di Pergamo. Fu tuttavia suo nipote Attalo I il primo a proclamarsi re negli anni 230 a.C. dopo aver sconfitto i Galati. L'ultimo sovrano di Pergamo fu Attalo III, nipote di Attalo I, che nel 133 a.C. lasciò in eredità i suoi possedimenti alla Repubblica romana. Alcuni anni dopo la morte di Attalo III, un certo Aristonico si proclamò figlio illegittimo di Eumene II (padre di Attalo III) e salì al trono di Pergamo; malgrado gli sforzi di guadagnarsi il consenso della popolazione con riforme sociali molto avanzate, Aristonico fu infine sconfitto dall'esercito romano.
Nell'ambito della culturaellenistica la scienza rappresentò probabilmente il punto più alto raggiunto dal sapere nel mondo antico. Anche la figura dello scienziato risentì del clima spirituale dell'epoca, caratterizzato dall'allontanamento dalla politica e dai temi sociali, e si immedesimò nel ruolo del ricercatore di professione (concetto per noi moderno), dedito allo studio e alla ricerca.
Il centro di questo sviluppo scientifico fu ad Alessandria, che con le strutture culturali della Biblioteca e del Museo divenne un centro di attrazione per tutti gli intellettuali dell'epoca.
Rispetto al sapere scientifico del passato la scienza ellenistica presentò uno sviluppo considerevole della tecnologia tale da essere paragonabile a quello europeo del XVII secolo, della prima rivoluzione industriale.