Salvatore Novembre

operaio edile ucciso dalle forze dell'ordine

Salvatore Novembre (Capizzi, 9 marzo 1940Catania, 8 luglio 1960) è stato un operaio italiano. Fu ucciso dalle forze dell'ordine in via Etnea nello slargo di Piazza Stesicoro a Catania la sera dell'8 luglio 1960.

Gli scontri e l'uccisione

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La mattina del 8 luglio, Salvatore Novembre, disoccupato edile, sposato con Antonina Zimbili, lasciò la sua abitazione di Agira (Enna) diretto a Catania per cercare un lavoro[1]. In quel giorno a Catania era in corso una manifestazione che seguiva ai fatti di Genova, Reggio Emilia, Licata, Palermo, città dove si erano verificati durissimi scontri di piazza, con morti e feriti, contro il governo Tambroni e il congresso del Movimento Sociale Italiano che doveva tenersi a Genova[2]. La sera, coinvolto nella manifestazione, il ventenne Novembre fu ferito mortalmente alle 19.30 da uno o più colpi d'arma da fuoco sparati dalla polizia.

I suoi funerali diedero origine a una grande manifestazione di popolo a Catania il 13 luglio a cui parteciparono decine di migliaia di persone; era anche presente Giorgio Napolitano in rappresentanza del Partito Comunista Italiano[3].

Salvatore Novembre è sepolto nel cimitero di Agira, in provincia di Enna, dove viveva.

  1. ^ cfr. p.176, G. Cranz, 2005
  2. ^ mai svoltosi, in quanto annullato in seguito alle proteste
  3. ^ Si spara ancora su Salvatore Novembre, su insorgenzedaltaquota.wordpress.com, Insorgenze d’alta quota. URL consultato il 23 giugno 2011.

Bibliografia

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  • Guido Crainz, Storia del miracolo italiano: culture, identità, trasformazioni fra anni cinquanta e sessanta, Donzelli Editore, 2005.

Collegamenti esterni

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