Ludovico Ariosto: differenze tra le versioni

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==== ''La Lena'' ====
[[File:Ariosto La Lena 1535.jpg|thumb|left|Frontespizio dell'edizione de ''La Lena'' del 1535]]
''[[La Lena]]'' è l'ultima commedia di Ariosto, ritenuta la sua migliore e la più matura, e che si caratterizza per uno stile essenziale, che non cede a siparietti e giochi letterari o scenografici<ref name=AriostoUmanista/><ref name=bruscagli5/><ref>{{Cita|Coluccia|p. 16}}.</ref> Fu composta subito in versi<ref name=InternetLaLena>{{Cita web|url=http://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/ariosto/b8.html|titolo=La Lena|sito=internetculturale.it|accesso=23 febbraio 2024}}</ref><ref name=ComuneFeLaLena>{{Cita web|url=https://www.comune.fe.it/attach/superuser/docs/lena.pdf|titolo=Ludovico Ariosto La Lena|sito=comune.fe.it|formato=pdf|accesso=23 febbraio 2024|urlarchiviourl=https://web.archive.org/web/20201008013130/https://www.comune.fe.it/attach/superuser/docs/lena.pdf|urlmorto=si}}</ref> e rappresentata per la prima volta nel 1528, a Ferrara, durante il periodo carnevalesco. Venne messa nuovamente in scena l'anno successivo e nel 1532, quando fu inserita in un ciclo di spettacoli ai quali fu presente lo stesso Ruzante, con l'aggiunta di nuove sequenze ed un diverso prologo.<ref>{{Cita|Coluccia|p. 222}}.</ref>
 
La trama ha per protagonisti due giovani Flavio e Licinia, innamorati l'uno dell'altro. I loro desideri sono tuttavia frustrati da una serie di intrighi, in cui sono coinvolti i loro genitori, Lena (una ruffiana legata al padre di lei) e un servo, Corbolo, che saprà condurre gli sviluppi sino alla conclusione positiva.<ref name=InternetLaLena/> Lo sfondo è nuovamente Ferrara, rappresentata con una certa attenzione per il realismo, in modo tale da favorire l'immedesimazione del pubblico. Tuttavia, tale ricerca di fedeltà nell'illustrazione del tessuto cittadino non tralascia anche gli aspetti più negativi, quali la corruzione e degrado. Infatti sull'opera aleggia un certo pessimismo per il futuro.<ref name=ComuneFeLaLena/> La commedia venne stampata, nella sua versione allungata per il ciclo di rappresentazioni teatrali, nel 1535 a Venezia, in un volume assieme a ''Il'' ''Negromante''. Giolito de' Ferrari curò una nuova edizione nel 1551.<ref name=InternetLaLena/>
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L{{'}}''[[Orlando furioso]]'' è un [[Letteratura cavalleresca|poema cavalleresco]] in [[Ottava rima|ottave]] a schema ABABABCC, con cui Ariosto si propone di continuare e concludere la storia incompiuta dell'opera di Boiardo ''[[Orlando innamorato]]'', ripartendo dal momento esatto dove si era interrotta.<ref name=orlando/> Da essa mutua l'artificio narrativo del recitativo, ovvero la riproposizione scritta del modo di raccontare le avventure tipico dei canterini e dei giullari di corte «attenuandone però l'integrale oralità a vantaggio di un registro morale più pronunciato, e di una voce autoriale più personalmente caratterizzata».<ref name=bruscaglifurioso1/><ref>{{Cita|Orlando Furioso|p. 61}}.</ref>
[[File:Torquato Tasso ?.jpg|thumb|left|upright=0.8|Incisione raffigurante [[Torquato Tasso]], «rivale a distanza di Ariosto»<ref name=bruscaglifurioso1/>]]
Le tre edizioni che si sono succedute testimoniano la natura di «opera ''in progress'', sia sotto il profilo formale [...] sia sotto quello narrativo»: infatti, la prima, del 22 aprile 1516, è in quaranta canti e risente ancora di un concepimento «all'interno di una prospettiva ancora molto boiardesca, ferrarese (come dimostra soprattutto il linguaggio, fortemente colorito di forme padane e ancora vicino al pittoresco dettato dell{{'}}''Innamorato'')»;<ref>{{Cita|Bruscagli|p. 313}}.</ref> la seconda, del 13 febbraio 1521, presenta undici canti sostitutivi e una lieve revisione linguistica; infine, la terza del primo ottobre 1532 vede l'aggiunta di diversi episodi significativi, come quello della contessa [[Olimpia (Orlando furioso)|Olimpia]] (canti IX-XI) e soprattutto del tiranno Marganorre (XXXVII), e una toscanizzazione della materia ormai completa, frutto non tanto di «un'acquiescenza alla dittatura linguistica di Bembo (che aveva pubblicato le ''Prose della volgar lingua'' nel 1525)», né di «una mera compiacenza estetica», bensì di una «mossa ben più decisiva, [...] "politica": si trattava in poche parole di trasformare il poema di cavalleria da oggetto di culto delle piccole signorie padane in un grande genere italiano, nazionale, capace di entrare nel canone del nuovo classicismo volgare».<ref name=orlando>{{Cita web|accesso=23 febbraio 2024|titolo=Orlando Furioso|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|urlmorto=sì|urlarchiviourl=https://web.archive.org/web/20151120140728/http://www.treccani.it/scuola/lezioni/lingua_e_letteratura/Orlando_furioso.html}}</ref><ref>{{Cita|Bruscagli|pp. 313-314}}.</ref><ref name="Genesi" />
[[File:Orlando Furioso 1516.jpg|thumb|Frontespizio della prima edizione, del 1516]]
La ''fabula'' è molto complessa e difficilmente riassumibile; infatti un'elevata quantità di episodi, di eventi e di novelle si frappongono al romanzo e la peculiare costruzione a intreccio si sviluppa sostanzialmente su tre narrazioni principali: quella militare, costituita dalla guerra tra i paladini difensori della religione cristiana e i saraceni infedeli; quella amorosa, incentrata sulla fuga di Angelica e sulla pazzia di Orlando, e infine quella encomiastica, con cui si loda la grandezza dei duchi d'Este e dedicata alle vicende amorose tra la cristiana [[Bradamante]] e il saraceno Ruggiero.<ref name=orlando/><ref>{{Cita|Bruscagli|pp. 307-310}}.</ref>