Ugo Gigliarelli Fiumi

generale italiano, veterano combattente della prima guerra mondiale

Ugo Gigliarelli Fiumi (Soresina, 24 febbraio 1880Roma, 5 ottobre 1944) è stato un generale italiano, veterano combattente della prima guerra mondiale, dove fu decorato con quattro medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare. Fu comandante del 31º Reggimento fanteria "Siena", del Regio corpo truppe coloniali della Libia (1 maggio 1935-1 luglio 1937) e della 15ª Divisione fanteria "Bergamo".

Ugo Gigliarelli Fiumi
NascitaSoresina, 24 febbraio 1880
MorteRoma, 5 ottobre 1944
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoGenerale di corpo d'armata
ComandantiPietro Badoglio
Italo Balbo
Vittorio Ambrosio
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Zanzur
Battaglia degli Altipiani
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante di31º Reggimento fanteria "Siena"
129º Reggimento brigata "Perugia"
Regio corpo truppe coloniali della Libia
15ª Divisione fanteria "Bergamo"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da Generals[1]
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Biografia modifica

Nacque a Soresina il 24 febbraio 1880, da famiglia umbra.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria. Fu promosso tenente il 20 dicembre 1903.[2] Nel 1912 prestava servizio nell'82º Reggimento della Brigata Siena a Siena,[3] ma da capitano nel giugno dello stesso anno fu destinato al 23º Reggimento fanteria, mobilitato in Libia per la guerra italo-turca.

Nel 1916, con il grado di maggiore, assunse il comando del 2º Battaglione, 129º Reggimento fanteria, della Brigata Perugia. Promosso tenente colonnello il 1 gennaio 1917, fu assegnato dapprima la 51º Reggimento fanteria e poi trasferito al .[4] Nel 1918 fu poi nominato capo di stato maggiore della 11ª Divisione, allora al comando del tenente generale Ettore Negri di Lamporo.[1] Nei quattro anni della prima guerra mondiale fu anche decorato con tre croci al merito di guerra. Come comandante del 2º Battaglione di fanteria del 129º Reggimento della Brigata "Perugia" ottenne anche una citazione all'ordine del giorno dell'Armata francese dell'Est del 4 agosto 1918 a firma del maresciallo Pétain.

Nel 1925 fu nominato comandante del 31º Reggimento fanteria "Siena", venendo promosso colonnello il 1 giugno 1926.[1] Trasferito in Libia, tra il 1927 e il 1931 fu comandante militare dei territori libici meridionali (Fezzan).[1] Promosso generale di brigata il 1 gennaio 1933, fu nominato capo di stato maggiore del Regio corpo truppe coloniali della Libia.[1] Rientrato in Italia, nel 1934 fu Ispettore di mobilitazione presso la Divisione fanteria "Cacciatori delle Alpi", a Perugia, e il 1 febbraio 1935 divenne comandante della XVII Brigata fanteria "Rubicone" a Ferrara.[5] Ritornato poi in Libia, il 1 maggio 1935 assunse il comando del locale Regio corpo truppe coloniali.[1] Fu promosso generale di divisione il 1 luglio 1937, fu trasferito in servizio presso il Ministero dell'Africa Italiana.[6] Il 10 aprile 1939 fu nominato comandante della 15ª Divisione fanteria "Bergamo", ricoprendo tale incarico anche all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, la sua unità di trovava schierata sul fronte orientale, a protezione del confine con la Jugoslavia.[1] Il 1 dicembre 1940 fu trasferito in servizio presso il Ministero della guerra, dove rimase sino al 1 gennaio 1943 quando fu posto in pensione.[1] Il 1 gennaio 1941 era stato elevato al rango di generale di corpo d'armata.[1] Si spense il 5 ottobre 1944.[1]

Onorificenze modifica

«Dava mirabile esempio di valore in combattimento: colpito da una pallottola mantenne il comando della compagnia fino a che venne nuovamente ferito. Sidi Bilal, 20 settembre 1912
«Durante un attacco, ferito da schegge di proiettile avversario rimaneva imperturbato al suo posto di combattimento, e, pur non potendo camminare, non entrava in luogo di cura, continuando a prestare la sua opera quale aiutante di campo, dando prova magnifica di fermezza e di saldo carattere. Monte San Michele, 12 novembre 1915
«Comandante di un battaglione che doveva per primo muovere a ondate all'attacco di una forte posizione nemica, si mise nel punto più esposto della trincea di partenza, per osservare meglio tutta la linea e, incoraggiati con animate parole i dipendenti, spinse arditamente due ondate verso la trincea avversaria. Colpito gravemente, noncurante della ferita, s'interesso ancora alla sorte del proprio reparto mentre lo trasportavano al posto di medicazione. Già distintosi nell'azione del giorno precedente. Monte Casera Zebio, 13 luglio 1916
«Con felice intuito della situazione e con sagace ardimento ideava e dirigeva egregiamente la mossa di un reparto di mitragliatrici, che raggiunta rapidamente in autocarro una lontana località ancora occupata da forze nemiche e distante dai nostri elementi avanzati circa 70 chilometri, riusciva a fermarvi una forte colonna avversaria. Ivi, direttamente e opportunamente intervenendo, imponeva al comando di una divisione nemica il disarmo e catturava quasi tutta la forza della divisione stessa con grande quantità di materiale di ogni genere. Mezzolombardo, 3 novembre 1918.»
— Regio Decreto 2 ottobre 1921
«Capo di stato maggiore di una divisione impegnata in aspro combattimento, con illuminata perizia e attività instancabile e grande valore, coadiuvava efficacemente il proprio comandante. Trovatasi un'ala della divisione, per le vicende del combattimento di una unità laterale, completamente isolata e minacciata di aggiramento dal nemico, provvedeva con fermezza e noncurante delle offese avversarie a ristabilire il collegamento. In altre gravi contingenze di dura lotta, interveniva con energia e sprezzo del pericolo, coadiuvando validamente il proprio comandante nel fronteggiare pericolose situazioni. Ponte di Piave, 17-20 giugno 1918
— Regio Decreto 10 dicembre 1940.[7]
— Regio Decreto 27 ottobre 1938.[8]
— Regio Decreto 8 luglio 1943.[12]

Pubblicazioni modifica

  • Il Fezzan, Tipo-litografia del R.C.T.C. della Tripolitania, stampa 1932.

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k Generals.
  2. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.4 del 7 gennaio 1904, pag.57.
  3. ^ Annuario militare del Regno d'Italia, 1912, p. 548. URL consultato il 13 maggio 2021.
  4. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1917, p. 7189. URL consultato il 13 maggio 2021.
  5. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1935, p. 144. URL consultato il 13 maggio 2021.
  6. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1937, p. 4459. URL consultato il 13 maggio 2021.
  7. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.178 del 30 luglio 1941, pag.22.
  8. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.140 del 16 giugno 1939, pag.8.
  9. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.300 del 22 dicembre 1923, pag.7291.
  10. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.276 del 27 novembre 1930, pag.5093.
  11. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1933, p. 60. URL consultato il 13 maggio 2021.
  12. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1943, p. 5660. URL consultato il 13 maggio 2021.

Bibliografia modifica

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • Angelo Gatti, Caporetto: Dal diario di guerra inedito (maggio-dicembre 1917), Bologna, Società Editrice Il Mulino, 1965.
  • Mario Silvestri, Caporetto, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003.
  • Mario Silvestri, Isonzo 1917, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001, ISBN 978-88-17-07131-4.
  • Mark Thompson, La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2009, ISBN 88-6576-008-7.

Collegamenti esterni modifica