Çatalhöyük

Centro neolitico dell'Anatolia

Çatalhöyük (pronuncia turca [tʃaˈtaɫhœˌjyk] - spesso scritto Çatal Hüyük fuori dalla Turchia - da çatal, "forcella"[1] e höyük, "collina"[2]), fu un importante centro abitato di epoca neolitica, sito nella odierna provincia turca di Konya, ai margini meridionali dell'altopiano anatolico[3].

Çatalhöyük
(TR) Çatal Hüyük
Siti neolitici del Vicino Oriente
(le dimensioni del Golfo Persico sono quelle ipotizzate per il 3000 a.C.)
Localizzazione
StatoBandiera della Turchia Turchia
ProvinciaProvincia di Konya
Dimensioni
Superficie2 100 
Amministrazione
Sito webwww.catalhoyuk.com
Mappa di localizzazione
Map
 Bene protetto dall'UNESCO
Sito neolitico di Çatalhöyük
 Patrimonio dell'umanità
Tipoculturale
Criterio(iii)(iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2012
Scheda UNESCO(EN) Neolithic Site of Çatalhöyük
(FR) Site néolithique de Çatal Höyük

Il sito, ricostruito attraverso una sequenza di 18 livelli stratigrafici che vanno dal 7400 al 5700 a.C. circa, occupa una superficie di 13,5 ettari, dei quali solo il 5% è stato indagato con scavi archeologici[4].

Çatal Höyük è stata scoperta alla fine degli anni cinquanta del Novecento. L'archeologo inglese James Mellaart vi condusse campagne di scavo tra il 1961 ed il 1965. A partire dal 1993, ulteriori ricerche sono state condotte da Ian Hodder[5].

Dal 2012 il sito, che si trova a circa 50 chilometri a sudest della città di Konya ed è visitabile dai turisti, è riconosciuto dall'UNESCO come parte del "Patrimonio dell'umanità".

Schema abitativo e culto dei morti modifica

 
Zone di influenza delle diverse culture nel periodo medio Halaf, 5600-4500 a.C. (le dimensioni del Golfo Persico sono quelle ipotizzate per il 3000 a.C.)
Legenda (da sudest a nordovest approssimativamente):

     Cultura di Haggi Muhammad

     Cultura di Samarra

     Cultura di Halaf

     Cultura di Hassuna

     Culture "tipo Halaf"

     Ceramiche anatoliche

     Amuq D e neolitico ceramico B palestinese

     (area di Biblo): neolitico medio di Biblo

Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. Le sole vie d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo[6].

A Çatalhöyük ogni abitazione era divisa in due stanze. Quella più grande aveva al centro un focolare rotondo ed intorno dei sedili e delle piattaforme elevate per dormire; in un angolo c'era un forno per cuocere il pane. La stanza più piccola era una dispensa per conservare il cibo: tra una casa e l'altra c'erano dei cortili usati come stalle per capre e pecore. Circa un terzo delle case presenta stanze decorate e arredate apparentemente per scopi cultuali: sulle pareti, infatti, sono state rinvenute pitture e sculture di argilla che raffigurano teste di animali (qualcosa di analogo ai bucrani) e divinità (specialmente femminili, legate al culto domestico della fertilità e della generazione)[7]. Queste abitazioni non vanno pensate come santuari: il culto è ancora solo domestico e dà conto di una "ossessione simbolica", quella di un aggregato di umani che vivono a stretto contatto con i propri morti e che ha da tempo istintivamente associato penetrazione sessuale e sepoltura dei semi per l'agricoltura[7].

Gli abitanti di Çatal höyük seppellivano i propri morti, divisi per sesso, sotto le piattaforme usate come giacigli.

I cadaveri, prima di essere sistemati sotto i giacigli, venivano esposti all'aperto in attesa che gli avvoltoi procedessero ad una completa scarnificazione, lo stesso sistema usato ancora oggi dai Parsi in India ed in Iran, dove i cadaveri sono depositati nelle cosiddette torri del silenzio[8].

Economia e commercio modifica

 
La dea madre seduta, con accanto due leonesse: rinvenuta a Çatal höyük, è un reperto neolitico (6000-5500 a.C. ca.), oggi conservata al Museo della Civilizzazione Anatolica di Ankara.
 
Teste di toro neolitiche da Çatalhöyük (Museo della Civilizzazione Anatolica, Ankara).

Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi ingubbiata di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel neolitico anatolico[3]) e la raffinata industria litica, realizzata per il 90% in ossidiana, pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica[9].

Lo schema economico di base è quello tipicamente agro-pastorale, ma si segnalano scelte ardite, quali quella di coltivare frumento invece che orzo e quella di allevare bovini invece che suini.[3]

Schema cronologico della rivoluzione neolitica[10]
15000 Periodizzazione Palestina Siria Tauro Anatolia Kurdistan Luristan Khūzestān
10000 Caccia e
raccolta

intensificata


Kebara

 
     

Zarzi

 
   
7000 Produzione
incipiente

Natufiano
(10000-8500)
PPNA
(8000-7300)
 
  Hagilar
aceramico
(7500-7000)
 

Zawi Chemi
Shanidar
(9000-8000)
Karim Shahir
(7500-7000)

Ganjdareh
Asiab
(8000-7500)

 




Bus Mordeh
(7500-6500)
6000 Neolitico
aceramico

PPNB (Gerico)
(7000-6000)

Beidha
(7000-6000)
 

PPNB (Mureybat)
(ca. 6500)

Buqros, el-Kom
(6500-6000)
 
Çayönü
(7500-6500)
Giafer Hüyük
Çatalhöyük
aceramico
(7000-6000)
Jarmo
aceramico
(6500-6000)
Tepe Guran
(6500-6000)
 
Ali Kosh
(6500-6000)
 
Schema cronologico del neolitico del Vicino Oriente[11]
6000 Khabur Gebel Singiar
Assiria
Medio Tigri Bassa
Mesopotamia
Khuzistan Anatolia Siria
5500   Umm Dabaghiya     Muhammad Giaffar Çatalhöyük
(6300-5500)
 
Amuq A
5200
Halaf antico

Hassuna
Samarra antico
(5600-5400)

Samarra medio
(5400-5000)

Samarra tardo
(5000-4800)
 
Susiana A
Hagilar

Mersin 24-22
 

Amuq B
4800
Halaf medio
Hassuna tardo

Gawra 20
Eridu
(= Ubaid 1)
Eridu 19-15

Tepe Sabz
Hagilar

Mersin 22-20

Amuq C
4500 Halaf tardo Gawra 19-18   Haggi Muhammad
(= Ubaid 2)

Eridu 14-12
Khazineh

Susiana B
Gian Hasan

Mersin 19-17

Amuq D

Note modifica

  1. ^ Maurizio Stasi, Atlantide: la verità, Armando Editore, 2007, p. 143.
  2. ^ Delfino Ambaglio e Daniele Foraboschi (a cura di), Le civiltà dell'antichità 1, ed. Scolastiche Mondadori, Milano, 1994, p. 71.
  3. ^ a b c Liverani 2009, p. 83.
  4. ^ Ian Hodder, The Leopard's Tale, 2010, Thames & Hudson, London.
  5. ^ Çatalhöyük Research Project.
  6. ^ Liverani 2009, pp. 83-4.
  7. ^ a b Liverani 2009, p. 84.
  8. ^ Milost Della Grazia, Catal Huyuk la città più antica del mondo, su melegnano.net. URL consultato il 19 ottobre 2008.
  9. ^ Liverani 2009, pp. 80, 83.
  10. ^ Liverani 2009, p. 64.
  11. ^ Liverani 2009, p. 84.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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