Osman I

sultano dell'Impero ottomano
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Osman I (in turco ottomano عثمان باک, ʿOsmân Beğ o عثمان غازى ʿOsmân Ġâzî; in turco moderno Osman Gazi o Osman Bey o I.Osman o Osman Sayed II; in italiano: Osmano I[1]; Söğüt, 1258 circa – Söğüt, 29 luglio 1326) fu il capostipite (''bey'') della dinastia ottomana e il fondatore e primo monarca dell'impero ottomano.

Osman I
Sultano dell'Impero ottomano
In carica17 gennaio 1299 –
29 luglio 1326
Predecessorecarica creata
SuccessoreOrhan I
Nome completoOsmân Gâzî
TrattamentoBey
NascitaSöğüt, 1258 circa
MorteSöğüt, 29 luglio 1326
DinastiaOttomana
PadreErtuğrul
MadreHalime Hatun
ConsorteMalhun Hatun
Rabia Bala Hatun
FigliOrhan I
Alaeddin Ali Pasha
Altri
ReligioneIslam sunnita

A causa della scarsità di fonti storiche risalenti alla sua vita, sono sopravvissute pochissime informazioni concrete su di lui. Gli ottomani non registrarono la storia della sua vita fino al XV secolo, più di cento anni dopo la sua morte. Per questo motivo, gli storici trovano molto difficile distinguere tra fatto e mito nelle molte storie raccontate su di lui. Uno storico è persino arrivato al punto di dichiararlo impossibile, descrivendo il periodo della vita di Osman come un "buco nero"[2].

Biografia modifica

Alcuni studiosi hanno sostenuto che molto probabilmente si chiamasse in origine Atman o Ataman (nome d'origine turca), e che solo successivamente sarebbe stato chiamato con la variante arabizzata Osmān.

La sua esatta data di nascita è sconosciuta e controversa, e si sa molto poco della sua vita e delle sue origini a causa della gran scarsità di fonti e dei molti miti e leggende che vennero raccontati su di lui dagli ottomani nei secoli successivi. Probabilmente nacque intorno alla metà del XIII secolo, forse nel 1254 o 1255[3][4], secondo lo storico ottomano del XVI secolo Kemalpaşazade. Secondo la tradizione ottomana, il padre di Osman, Ertuğrul, guidò la tribù oghuza dei Kayı dall'Asia centrale in Anatolia, per sfuggire dalla pressione militare esercitata dall'Impero mongolo. Promise fedeltà al sultano dei Selgiuchidi dell'Anatolia, che gli concesse il dominio sulla città di Söğüt, presso la frontiera bizantina. Questa connessione tra Ertuğrul e Seljuk, tuttavia, fu in gran parte inventata dai cronisti di corte un secolo dopo, e le vere origini degli Ottomani rimangono pertanto oscure.

Origini dell'Impero ottomano modifica

Osman divenne capo, o bey, dopo la morte di suo padre nel 1280. Non si sa con esattezza delle prime attività di Osman, tranne per il fatto che controllava la regione intorno alla città di Söğüt e da lì lanciava incursioni contro il vicino Impero bizantino. Il primo evento databile nella vita di Osman è la Battaglia di Bafeo nel 1301 o 1302, in cui sconfisse un'unità militare bizantina di circa 2000 uomini inviata per contrastarlo[5].

Sembra che Osman abbia seguito la strategia di aumentare i suoi territori a spese dei Bizantini, evitando al contempo conflitti con i suoi più potenti vicini turcomanni. I suoi primi progressi territoriali furono attraverso i passi che conducono dalle zone sterili della Frigia settentrionale, vicino alla moderna Eskişehir, nelle pianure più fertili della Bitinia; secondo Stanford Shaw, queste conquiste furono raggiunte contro i nobili bizantini locali, "alcuni dei quali furono sconfitti in battaglia, altri furono assorbiti pacificamente da contratti di acquisto, di matrimonio e simili"[6].

Il sogno di Osman modifica

Osman I aveva una stretta relazione con un leader religioso locale di nome Sheikh Edebali, di cui aveva sposato la figlia. Una storia emersa tra i successivi scrittori ottomani per spiegare la relazione tra i due uomini, afferma che Osman fece un sogno mentre era a casa dello sheikh[7]. La storia appare nella cronaca della fine del XV secolo di Aşıkpaşazade:

«Vide che una luna sorse dal petto del santo uomo e affondò nel suo stesso petto. Un albero luminoso come la luna spuntò dalla sua pancia e la sua ombra bussò al mondo. Al di sotto di questa ombra c'erano montagne e fiumi scorrevano dai piedi di ogni montagna. Alcune persone bevevano da queste acque, altre annaffiavano i giardini, mentre altre facevano scorrere le fontane. Quando Osman si svegliò, raccontò la storia al sant'uomo, che disse: "Osman, figlio mio, congratulazioni, perché Dio ti ha dato la carica imperiale a te e ai tuoi discendenti e mia figlia Malhun sarà tua moglie.[8]»

Il sogno divenne un importante mito di fondazione per l'Impero, conferendo al Casato di Osman l'autorità datagli da Dio sulla Terra e fornendo al suo pubblico del XV secolo una spiegazione circa il successo ottomano[9]. La storia dei sogni potrebbe anche essere stata una forma compatta: proprio come Dio promise di dare sovranità a Osman e ai suoi discendenti, era anche implicito che era dovere di Osman fornire prosperità ai suoi sudditi[10].

Vittorie militari modifica

Attorno al 1290, Osman ottenne il controllo di alcune terre nel nord-ovest dell'Anatolia, poco a sud di Bursa. Era il punto di maggior frizione sul confine bizantino, che cercava di stroncare il piccolo regno turco, ma dopo aspri combattimenti Osman si assicurò la supremazia nella regione e si avviò a consolidare un potente Stato.

Osman si dimostrò molto capace nel rafforzare il potere costituito dai musulmani che affluivano nel suo piccolo regno anatolico in fuga dalle invasioni mongole nelle terre orientali

Osman dichiarò l'indipendenza del suo piccolo regno dai turchi Selgiuchidi nel 1299.

Secondo Shaw, le prime vere conquiste di Osman seguirono il crollo dell'autorità di Seljuk quando fu in grado di occupare le fortezze di Eskişehir e Kulucahisar. Quindi conquistò la prima città significativa nei suoi territori, Yenişehir, che divenne la capitale ottomana.

Nel 1302, dopo aver sconfitto pesantemente i Bizantini vicino Nicea, Osman iniziò a organizzare le sue forze più vicino alle aree controllate dai Bizantini.

Allarmati dalla crescente influenza di Osman, i Bizantini abbandonarono gradualmente la campagna anatolica. La leadership bizantina tentò di contenere l'espansione ottomana, ma i suoi sforzi furono scarsamente organizzati e inefficaci. Nel frattempo, Osman ampliò il suo controllo in due direzioni, a nord lungo il corso del fiume Sakarya e a sud-ovest verso il Mar di Marmara, raggiungendo i suoi obiettivi entro il 1308. Nello stesso anno i suoi seguaci parteciparono alla conquista della città bizantina di Efeso, vicina al Mar Egeo, conquistando così l'ultima città bizantina sulla costa, anche se essa divenne parte del dominio dell'emiro di Aydin.

L'assedio di Bursa modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Bursa.

Nel 1317, all'ennesimo conflitto, Osman mosse le sue truppe verso tre città: Nicea, Nicomedia e Bursa. A Nicea e Nicomedia fu respinto, ma Bursa fu posta sotto assedio. Le fortificazioni erano robuste e permisero alla città di resistere molto a lungo. Poco altro si sa di questo assedio, condotto, secondo alcune fonti, in maniera discontinua.

Quando nel 1326, dopo ben nove anni di assedio, la città si arrese, Osman era ormai morente e non vi entrò mai. Fu suo figlio Orhan I a farne la capitale del nascente Sultanato ottomano.

Famiglia modifica

Consorti modifica

Osman I aveva due consorti note, entrambe sue mogli legali:[11][12]

  • Kameriye Malhun Hatun. Chiamata anche Mal o Mala Hatun, era figlia di Ömer Abdülaziz Bey. Secondo la tradizione, era la madre di Orhan I.
  • Rabia Bala Hatun. In passato si è creduto che lei e Malhun fossero la stessa persona. Era figlia dello sceicco Edebali e madre di Alaeddin Ali Pasha. Passò gli ultimi anni della sua vita con suo padre. Morì a Bilecik nel 1324 e fu sepolta accanto a lui.

Figli modifica

Osman I aveva almeno otto figli:[13][14][15]

  • Fülan Bey. Venne mandato alla corte di Gıyâsüddîn III Keyhusrev, sultano selgiuchide, per essere cresciuto nella sua casa quando Ertuğrul Gazî firmò la pace con lui. Ebbe figli e i suoi discendenti sono rintracciabili fino al regno di Bayezid I.
  • Orhan Gazi (1281-1362) - con Malhun Hatun. Secondo sovrano ottomano.
  • Alaeddin Erden Ali Pasha (1281 - giugno 1331) - con Rabia Bala Hatun. Governatore di Bilecik e fondatore di diverse mosche a Bursa. I suoi discendenti sono tracciabili fino al XVI secolo.
  • Savci Bey. Aveva almeno un figlio, Süleyman Bey. Sepolto a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.
  • Melik Bey. Aveva almeno una figlia, Melek Hatun. Sepolto a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.
  • Çoban Bey. Costruì una moschea a Bursa. Sepolto a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.
  • Hamid Bey. Sepolto a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.
  • Pazarli Bey. Generale del suo fratellastro Orhan. Aveva almeno due figli, İlyas Bey e Murad Bey, e almeno una figlia. Sepolto a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.

Figlie modifica

Osman I aveva almeno una figlia:[11][14]

  • Fatma Hatun. Sepolta a Söğüt, nella Türbe di Ertuğrul Gazî.

La spada di Osman modifica

La spada di Osman era un'importante spada di Stato utilizzata durante la cerimonia di incoronazione dei sultani ottomani. La pratica iniziò quando Osman era girt[non chiaro] con la spada dell'Islam da suo suocero Sheik Edebali. La cerimonia della spada di Osman fu una cerimonia importantissima che avveniva entro due settimane dall'ascesa al trono di un nuovo sultano.

Cultura di massa modifica

La figura di Osman I è centrale nella serie televisiva Kuruluş: Osman (2019-2020), dove è interpretato da Burak Özçivit.

Note modifica

  1. ^ I libri commemoriali della Republica di Venezia: Regestri di Riccardo Predelli, Volume 7°, pagg. 150 e 225, Cambridge Library University Press, Cambridge 2012
  2. ^ Colin Imber, The Ottoman Emirate (1300-1389), a cura di Elizabeth Zachariadou, Rethymnon, Crete University Press, 1991, p. 75.
    «Almost all the traditional tales about Osman Gazi are fictitious. The best thing a modern historian can do is to admit frankly that the earliest history of the Ottomans is a black hole. Any attempt to fill this hole will result simply in more fables. (trad. "Pressoché tutti i racconti tradizionali su Osman Gazi sono immaginari. La cosa migliore che può fare uno storico moderno è ammettere francamente che gli albori degli Ottomani siano un buco nero. E che qualunque tentativo di colmare quel buco porteranno a nient'altro che ulteriori frottole")»
  3. ^ Eugenia Kermeli, Osman I, in Gábor Ágoston e Bruce Masters (a cura di), Encyclopedia of the Ottoman Empire, 2009, p. 444.
    «Reliable information regarding Osman is scarce. His birth date is unknown and his symbolic significance as the father of the dynasty has encouraged the development of mythic tales regarding the ruler's life and origins, however, historians agree that before 1300, Osman was simply one among a number of Turkoman tribal leaders operating in the Sakarya region. (trad. "Informazioni attendibili a proposito di Osman sono scarse. La sua data di nascita è sconosciuta ed il suo valore simbolico quale padre della dinastia [n.d.r. ottomana] ha stimolato lo svilupparsi di racconti leggendari sulla vita e le origini del sovrano, ad ogni modo, gli storici concordano che prima del 1300, Osman fosse semplicemente uno dei tanti capi tribali turchi attivi nella regione di Sakarya")»
  4. ^ Cemal Kafadar, Between Two Worlds: The Construction of the Ottoman State, 1995, p. 16.
    «By the time of Osman's death (1323 or 1324)...»
  5. ^ Colin Imber, The Ottoman Empire, 1300-1650: The Structure of Power, 2ª ed., New York, Palgrave Macmillan, 2009, p. 8.
    • Cemal Kafadar, Between Two Worlds: The Construction of the Ottoman State, 1995, p. 129.
      «Of [military undertakings] we know nothing with certainty until the Battle of Bapheus, Osman's triumphant confrontation with a Byzantine force in 1301 (or 1302), which is the first datable incident in his life. (trad. "Delle sue imprese militari non sappiamo nulla con certezza prima della Battaglia di Bafeo, il trionfante scontro di Osman con un'unità bizantina nel 1301 (oppure 1302), ossia il primo avvenimento databile della sua vita")»
  6. ^ Shaw, Ottoman Empire, p. 14
  7. ^ Eugenia Kermeli, Osman I, in Gábor Ágoston e Bruce Masters (a cura di), Encyclopedia of the Ottoman Empire, 2009, p. 445.
    «Apart from these chronicles, there are later sources that begin to establish Osman as a mythic figure. From the 16th century onward a number of dynastic myths are used by Ottoman and Western authors, endowing the founder of the dynasty with more exalted origins. Among these is recounted the famous “dream of Osman” which is supposed to have taken place while he was a guest in the house of a sheikh, Edebali. [...] This highly symbolic narrative should be understood, however, as an example of eschatological mythology required by the subsequent success of the Ottoman emirate to surround the founder of the dynasty with supernatural vision, providential success, and an illustrious genealogy. (trad. "Al di là di queste cronache, ci sono fonti più tarde che cominciano a consacrare Osman come una figura leggendaria. A partire dal XVI secolo in poi vengono impiegati numerosi miti dinastici da parte d'autori ottomani ed occidentali, conferendo al fondatore della dinastia delle origini maggiormente eccelse. Tra questi si racconta del famoso "sogno di Osman" che si ritiene sia accaduto mentre questi era ospite in casa d'uno sceicco, Edebali. [...] questo racconto fortemente simbolico sarebbe da intendersi, comunque, quale esempio del mito scatologico che il successo conseguente dell'emirato ottomano esigeva per legare il fondatore della dinastia ad una visione sovrannaturale, ad un successo provvidenziale e ad una genealogia illustre")»
    • Colin Imber, The Ottoman Dynastic Myth, in Turcica, vol. 19, 1987, pp. 7–27.
      «The attraction of Aşıkpasazade's story was not only that it furnished an episode proving that God had bestowed rulership on the Ottomans, but also that it provided, side by side with the physical descent from Oguz Khan, a spiritual descent. [...] Hence the physical union of Osman with a saint's daughter gave the dynasty a spiritual legitimacy and became, after the 1480s, an integral feature of dynastic mythology. (trad. "L'attrattiva della storia di Aşıkpasazade non era che fornisse soltanto un episodio che provasse che Dio avesse assegnato agli Ottomani il dominio, ma che vi desse anche, accanto alla discendenza fisica da Oguz Khan, una discendenza spirituale. [...] Ecco perché l'unione materiale di Osman con la figlia d'un santo diede alla dinastia una legittimazione spirituale e divenendo, dopo gli anni ottanta del '400, un tratto imprescindibile del mito dinastico")»
  8. ^ Caroline Finkel, Osman's Dream: The Story of the Ottoman Empire, 1300-1923, Basic Books, 2005, p. 2., citing Rudi P. Lindner, Nomads and Ottomans in Medieval Anatolia, Bloomington, Indiana University Press, 1983, p. 37, ISBN 0-933070-12-8.
  9. ^ Caroline Finkel, Osman's Dream: The Story of the Ottoman Empire, 1300-1923, Basic Books, 2006, p. 2, ISBN 978-0-465-02396-7.
    «First communicated in this form in the later fifteenth century, a century and a half after Osman's death in about 1323, this dream became one of the most resilient founding myths of the empire. (trad. "Trasmesso dapprima in questa forma nel tardo XV secolo, un secolo e mezzo dopo la morte di Osman attorno al 1323, questo sogno divenne uno dei più tenaci miti di fondazione dell'impero")»
  10. ^ Cemal Kafadar, Between Two Worlds: The Construction of the Ottoman State, 1995, pp. 132–3.
  11. ^ a b (EN) Leslie P. Peirce, The Imperial Harem: Women and Sovereignty in the Ottoman Empire, Oxford University Press, 1993, p. 33, ISBN 978-0-19-508677-5. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  12. ^ (EN) Jem Duducu, The Sultans: The Rise and Fall of the Ottoman Rulers and Their World: A 600-Year History, Amberley Publishing Limited, 15 gennaio 2018, ISBN 978-1-4456-6861-1. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  13. ^ İnalcık, Halil, 1916-2016, author., The Ottoman empire : the classical age, 1300-1600, ISBN 978-1-78022-699-6, OCLC 893654243. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  14. ^ a b Heath W. Lowry, The nature of the early Ottoman state, State University of New York Press, 2003, pp. 73, 153, 173, ISBN 0-7914-5635-8, OCLC 469406180. URL consultato il 25 febbraio 2023.
  15. ^ Sevgi Parlak, Afyonkarahisar Emre Sultan Zâviyesi ve Türbesi, in Belleten, vol. 76, n. 276, 1º agosto 2012, pp. 455–468, DOI:10.37879/belleten.2012.455. URL consultato il 25 febbraio 2023.

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