24 Ore di Le Mans 1987

La 55ª edizione della 24 Ore di Le Mans si è svolta il 13 e 14 giugno 1987 sul Circuit de la Sarthe. Questa gara è la 5ª manche del Campionato Mondiale Sportprototipi 1987 (WSC - World Sportscar Championship) e vi parteciparono vetture del Gruppo C1, IMSA GTP e Gruppo C2.

24 Ore di Le Mans 1987
Edizione n. 55 della 24 Ore di Le Mans
Dati generali
Inizio13 giugno
Termine14 giugno
Valevole anche per il Campionato del Mondo Sport Prototipi
Titoli in palio
Vittoria assolutaBandiera della Germania Hans-Joachim Stuck
Bandiera del Regno Unito Derek Bell
Bandiera degli Stati Uniti Al Holbert
su Porsche 962C
Classe C2Bandiera del Regno Unito Gordon Spice
Bandiera della Spagna Fermìn Velez
Bandiera degli Stati Uniti Philippe de Henning
su Spice SE86C
Classe GTPBandiera dell'Irlanda Dave Kennedy
Bandiera dell'Irlanda Mark Galvin
Bandiera della Francia Pierre Dieudonné
su Mazda 757
Altre edizioni
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La Porsche 962C #17 vincitrice della gara

Contesto modifica

Su richiesta della Federazione Motociclistica Internazionale per il Gran Premio motociclistico di Francia, nel 1987 viene realizzata in tempo per la 24 Ore la chicane Dunlop, che riduce la velocità di percorrenza della prima curva del tracciato da circa 260 km/h a 160 km/h[1] e incrementa le dimensioni della via di fuga.

A differenza delle edizioni precedenti, risoltesi in una contesa tra la squadra ufficiale Porsche e le sue squadre clienti, per l'edizione del 1987 si presenta al via un parco vetture più variegato[2]. Prima fra tutte vi è la Jaguar, che con la sua XJR-8 ha colto la vittoria nelle prime quattro gare del mondiale Endurance, disputatesi a Jarama, Jerez, Monza e Silverstone[3], infliggendo cocenti sconfitte alla rivale tedesca di Stoccarda e usando la 1000 km di Silverstone come banco di prova per la sua XJR-8LM, versione specifica per la gara pi importante dell'anno[2].

 
La Porsche 961, dotata di trazione integrale e iscritta nella classe IMSA GTX

Come al solito, tra i pretendenti alla vittoria della gara c'è la squadra ufficiale Porsche, che ha rimarcato la sua competitività già dall'inizio della stagione vincendo sia la 24 Ore di Daytona che la 12 Ore di Sebring, due prestigiosissime gare fuori campionato, con la collaudata 962C[4]. Ma le sconfitte subite mettono pressione alla squadra e a peggiorare le cose ci si mette anche l'incidente occorso sulla pista di collaudo di Weissach una settimana prima della gara, dove Hans Stuck distrugge la vettura destinata a Jochen Mass e Bob Wollek, una dei quattro soli esemplari disponibili per la 24 Ore, e per punizione si ritrova assegnato alla vettura di riserva col suo co-equipier Derek Bell[2].

Ad affiancare la Casa Madre con le loro 962C ci sono i più affezionati ed esperti team clienti, quali il Joest Racing, il Kremer Racing (entrambi già vincitori sul Circuit de la Sarthe) e il Brun Motorsport: il primo e il secondo con due vetture e il terzo con tre, insieme alla squadra francese Primagaz Compétition, che schiera una 962C e la sua Cougar C20, che monta lo stesso propulsore[5]. Anche il Richar Lloyd Racing è presente con la sua particolare 962C dal telaio "honeycomb" (progettato da Nigel Stroud come quello della precedente 956 del team) e dall'aerodinamica specifica[6].

Anche le Sauber-Mercedes, reduci dal clamoroso capottamento in velocità del 1985[7] e dai ritiri per problemi tecnici dell'anno precedente[8], erano presenti alla Sarthe con due esemplari dalla loro nuova C9 affidati alle coppie Henri Pescarolo/Mike Thackwell e Johnny Dumfries/Chip Ganassi. Il team svizzero aveva incrementato le sue potenzialità anche grazie al maggior supporto tecnico e di personale fornito dai tedeschi[2].

Iscritte alla gara anche le Toyota 87C del team Tom's, le Nissan R87 ufficiali e le sempre presenti Welter-Meunier, con le due aerodinamicissime WM P86 e WM P87 spinte da motori Peugeot V6 turbo, mentre altri team privati con vetture C1 degli anni precedenti e un nugolo di prototipi di classe C2 (principalmente vetture con telaio Tiga o Spice) riempivano la griglia[5].

Da notare infine la presenza di tre vetture di classe IMSA GTP: due Mazda 757 ufficiali, dotate di Motore Wankel e la Porsche 961 a trazione integrale, derivata dalla 959 stradale[5].

Qualifiche modifica

Durante le qualifiche la squadra ufficiale di Stoccarda perde una delle sue tre vetture quando Price Cobb sbanda sull'olio lasciato in pista da qualche altro concorrente nei pressi di Maison Blanche, finisce sopra il guard rail e ricade giù perdendo molto carburante, che si incendia carbonizzando la macchina, in quanto il pilota sfugge illeso dal rottame senza essere riuscito ad attivare l'estintore di bordo[2][4]. Dopo questo incidente, Cobb non può far altro che cambiare aria e si aggrega all'equipaggio del team inglese Richard Lloyd Racing, mentre i suoi compagni di vettura vengono spostati dalla Porsche l'uno sulla 962C numero 18 (Vern Schuppan) e l'altro (Keis Nierop) sulla Porsche 961 schierata tra le IMSA GTP[4].

 
La Sauber C9 di Henri Pescarolo e Mike Thackwell

La pole position fu appannaggio della Porsche 962C ufficiale nº18 di Bob Wollek in 3'21"090, seguiti dai compagni di squadra. Alle spalle della prima fila tutta tedesca vi erano le tre Jaguar XJR-8LM, con le vetture nº4, 6 e 5 nell'ordine, seguite dalla Cougar C20-Porsche di Raphanel/Regout/Courage e dalle Sauber C9-Mercedes, entrambe in quarta fila. Chiudevano la top ten le 962C "clienti" dei team Joest Racing, con van der Merwe/Robinson/Hobbs, e Richard Lloyd Racing (Palmer/Weaver/Cobb/Petit)[9]. Entro le prime venti vetture troviamo anche la vecchia WM86 guidata da Raulet/Pessiot/Migault (la più moderna WM87 era al 21º posto), le Toyota e le Nissan ufficiali, con quest'ultima casa che non aveva impressionato favorevolmente[4].

La sera dopo le ultime qualifiche, avvenne un episodio increscioso: gli organizzatori consegnarono alle squadre il carburante da usare per la gara, ma subito la Porsche ne contestò la qualità nonostante le rassicurazioni dell'ACO. Per sostenere le sue tesi, la casa automobilistica di Stoccarda fece girare in strada una vettura di serie, nello specifico una Porsche 944 Turbo, e tenne sotto controllo i parametri della centralina dell'iniezione elettronica: risultò che il numero di ottano era di 97 anziché 97,8 e questo imponeva alla gestione elettronica del motore di ridurre l'"anticipo di accensione" e di conseguenza il rendimento del propulsore[2]. La Elf si offrì di fornire la necessaria quantità di additivo per correggere il difetto, declinando però ogni responsabilità sugli eventuali danni, ma la Porsche preferì non accettare e ritarò le centraline delle sue sportprototipo e le squadre clienti fecero lo stesso basandosi sulle indicazioni ricevute, allo scopo di evitare rotture ai propulsori, già a rischio di detonazione per poter essere competitivi sul piano dei consumi con le Jaguar, i cui V12 aspirati non pativano particolarmente tale carburante dalla inferiore qualità[2].

Gara modifica

La gara ebbe inizio sotto un cielo plumbeo, con la pioggia che aveva appena smesso di cadere dopo aver tormentato intermittentemente il circuito per tutta la settimana precedente[2], lasciando alle scuderie l'azzardo di quali pneumatici montare e così quelle ufficiali montarono quelle intermedie, per poi passare presto alle slick con l'asciugarsi della pista in un turbinio di cambi nella classifica[2], che vide al comando fin dal via la vettura detentrice della pole, seguita dalla gemella di Hans Stuck e la Jaguar di Martin Brundle, gli unici in grado di mantenere la posizione nel caos generatosi[4].

Non passò molto tempo che le conseguenze dell'uso della benzina inadeguata si mostrarono in tutta la loro drammaticità, portando nell'arco della prima mezz'ora di gara al ritiro di entrambe le Porsche 962 del Joest Racing e di una del Kremer Racing e, poco dopo un'ora dal via, della vettura ufficiale di Jochen Mass, tutte e quattro per colpa di pistoni forati a causa della detonazione[2][4]. Un balletto di accuse si scatenò tra la Porsche e l'ACO[4], coi team privati che ritenevano che la casa madre li stesse usando come cavie per trovare la giusta taratura della centralina e trovando conforto nelle sibilline parole di Peter Schutz, dirigente di Stoccarda, seguite alla sconfitta del team ufficiale nel 1985: "La Porsche" deve vincere a Le Mans"[2].

Questo lasciava l'unica 962 ufficiale a battersi contro le Jaguar, che viaggiavano regolari, le rimanenti 962 private, la Cougar/Porsche francese e le veloci Sauber C9, con cui Dumfries aveva segnato il giro più veloce, prima di ritirarsi col motore rotto. Il suo compagno di squadra Pescarolo fu vittima di un problema meccanico e dovette mettersi ripararlo lungo la pista, per poi riuscire dopo due ore a riportare la vettura ai box, dove non trovò nessuno ad aspettarlo: avevano dichiarato l'auto "ritirata" e stavano già facendo i bagagli e ci volle tutta la sua autorevolezza per ottenere dall'ACO il permesso di rientrare in gara; a poco valsero i suoi sforzi, perché, dopo essere ripartito verso le 23.00, si ritirò alle 4:36 per lo scoppio di uno pneumatico lungo il rettilineo dell'Hunaudières[2].

Mentre Pescarolo cercava di rientrare in gara, durante il pomeriggio la 962 ufficiale superstite e le XJR-8LM si scambiavano le posizioni: allo scadere della prima ora la Jaguar nr.4 di Eddie Cheever/Raul Boesel era al comando, alla seconda e alla terza vi era la Porsche che però perdeva margine[2][4], inseguita dalle tre vetture inglesi e dalla 962 del Richard Lloyd Racing, tutti nello stesso giro e questo balletto proseguì fin dopo la mezzanotte[2], coi tedeschi che sfruttavano ogni minima goccia di carburante tra un rifornimento e l'altro, mentre gli inglesi (al comando per tutto il tardo pomeriggio, fino all'imbrunire[4]) si permettevano di giocare al "gatto col topo" in virtù del loro margine di consumo, valutabile intorno al 5%[2]. Questa situazione non lasciava margine di strategia alla Porsche: dovevano spingere al massimo, portandosi al limite di restare a secco lungo il circuito[2][4].

L'inevitabile schianto lungo il rettilineo dell'Hunaudières, che quasi ogni anno funestava la corsa, vide protagonista la Jaguar nr.5 di Winston Percy[10], che intorno alle 02:40 andò a sbattere contro il guard-rail a causa dell'esplosione di uno pneumatico posteriore deterioratosi per il lento sgonfiaggio dovuto ad una foratura, spargendo detriti per quasi 400 metri e lasciando il pilota illeso[2][4].

 
La Porsche 962C superstite del team Kremer Racing
 
La Mazda 757

Entrò quindi la "safety car" per dar modo ai commissari di pista di ripulire il tracciato, ma lo schianto di Percy ridusse le capacità del team inglese di pressare i tedeschi, in quanto le Jaguar superstiti montarono precautelarmente pneumatici più duri, rallentando così i tempi sul giro e le due ore di gara in regime di neutralizzazione permisero alla Porsche di alleviare il loro timore di non riuscire ad arrivare in fondo alla gara coi 2550 litri permessi dal regolamento[2][4].

La gara riprese alle 04:33, con la vettura nr.6 di Martin Brundle e John Nielsen che cercava di recuperare terreno sulla Porsche in testa alla corsa, arrivando verso le 06:00 a portarsi a pochi secondi da essa; ma a questo punto una serie di inconvenienti vanificò gli sforzi: dapprima, verso le 7.00 una sosta cautelativa per sostituire un treno di pneumatici che dava vibrazioni all'avantreno li fece scendere al quinto posto[4], poi, prima delle otto, la rottura di una delle testate li fece ritirare definitivamente[2][4]. Ma i guai continuarono a colpire il team inglese: Cheever, sbagliando un cambio di marcia inserì la "retro", spaccando la scatola del cambio sulla XJR-8LM nr.4 e, dopo una prima sosta per una riparazione di fortuna, rimase di nuovo fermo ai box per oltre 40 minuti, rientrando così in gara solo al quinto posto[2]. A sei ore dalla fine nessuno dei concorrenti poteva più impensierire la vettura al comando, a meno di un improbabile errore di guida dei suoi abili ed esperti piloti Bell, Stuck e Holbert, e l'ultimo quarto di gara si trasformò in una parata: vittoria per la squadra ufficiale Porsche, seguita a venti giri di distacco dalla 962 privata della Courage Compétition, che faceva suo anche il gradino più basso del podio con la sua "Cougar C20", mentre la Jaguar otteneva il quinto posto a trenta giri di distacco, preceduta anche dalla 962 del Kremer Racing[2][4], piazzandosi davanti alla Spice SE86C ufficiale, sesta assoluta, e alla Mazda 757, settima, entrambe vincitrici delle rispettive categorie[11].

Dopo la gara, le analisi sugli pneumatici della XJR-8LM di Percy rivelarono che la scelta della Jaguar di usare mescole più dure sulle due vetture ancora in gara era stata un eccesso di cautela[4].

Classifica finale modifica

Ecco la classifica ufficiale al termine delle 24 ore di gara[11]

  • I vincitori di ciascuna categoria sono evidenziati in grassetto e le vetture che non hanno coperto il 70% della distanza del vincitore sono Non classificate (NC).
Pos. Classe Nr. Scuderia Piloti Vettura Pneum. Giri
Motore
1 C1 17   Rothmans Porsche AG   Hans-Joachim Stuck
  Derek Bell
  Al Holbert
Porsche 962C D 355
Porsche Type-935 3.0L Turbo Flat-6
2 C1 72   Primagaz Competition   Jürgen Lässig
  Pierre Yver
  Bernard de Dryver
Porsche 962C G 335
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
3 C1 13   Primagaz Competition   Pierre-Henri Raphanel
  Yves Courage
  Hervé Regout
Cougar C20 M 332
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
4 C1 11   Porsche Kremer Racing   George Fouché
  Franz Konrad
  Wayne Taylor
Porsche 962C Y 327
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
5 C1 4   Silk Cut Jaguar
  Tom Walkinshaw Racing
  Eddie Cheever
  Raul Boesel
  Jan Lammers
Jaguar XJR-8LM D 325
Jaguar 6.9L V12
6 C2 111   Spice Engineering   Gordon Spice
  Fermín Velez
  Philippe de Henning
Spice SE86C A 321
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
7 GTP 202   Mazdaspeed Co. Ltd.   Dave Kennedy
  Mark Galvin
  Pierre Dieudonné
Mazda 757 D 319
Mazda 13G 2.0L 3-Rotori
8 C2 102   Ecurie Ecosse   David Leslie
  Ray Mallock
  Marc Duez
Ecosse C286 Y 308
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
9 C2 121   Cosmik GP Motorsport   Dudley Wood
  Costas Los
  Tom Hessert
Tiga GC287 G 275
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
10 C2 114   Team Tiga Ford Denmark   Thorkild Thyrring
  John Sheldon
  Ian Harrower
Tiga GC287 A 272
Ford Cosworth DBT-E 2.3L Turbo I4
11 C2 177   Automobiles Louis Descartes   Jacques Heuclin
  Dominique Lacaud
  Louis Descartes
ALD 03 A 270
BMW M88 3.5L I6
12 C1 40   Graff Racing   Jean-Philippe Grand
  Gaston Rahier
  Jacques Terrien
Rondeau M482 G 260
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
13
NC
C2 127   Chamberlain Engineering   Nick Adams
  Graham Duxbury
  Richard Jones
Spice SE86C A 240
Hart 418T 1.8L Turbo I4
14
NC
C2 178   Automobiles Louis Descartes   Michel Lateste
  Gérard Tremblay
  Sylvain Boulay
ALD 02 A 236
BMW M88 3.5L I6
15
DNF
C2 181   Dune Motorsport   Neil Crang
  Jean Krucker
  Duncan Bain
Tiga GC287 A 260
Rover V64V 3.0L V6
16
DNF
C2 108   Roland Bassaler   Jean-François Yver
  Yves Hervalet
  Hervé Bourjade
Sauber SHS C6 A 257
BMW M88 3.5L I6
17
DNF
C1 6   Silk Cut Jaguar
  Tom Walkinshaw Racing
  Martin Brundle
  John Nielsen
Jaguar XJR-8LM D 231
Jaguar 6.9L V12
18
DNF
C2 123   Charles Ivey Racing   John Cooper
  Tom Dodd-Noble
  Max Cohen-Olivar
Tiga GC287 G 224
Porsche Type-935 2.6L Turbo Flat-6
19
DNF
C2 116   Luigi Taverna Technoracing   Luigi Taverna
  Evan Clements
  Patrick Trucco
Alba AR3 A 219
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
20
DNF
GTX 203   Rothmans Porsche AG   René Metge
  Claude Haldi
  Kees Nierop
Porsche 961 D 199
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
21
DNF
C1 23   Nissan Motorsport   Kazuyoshi Hoshino
  Kenji Takahashi
  Keiji Matsumoto
Nissan R87E B 181
Nissan VEJ30 3.0L Turbo V8
22
DNF
C2 103   John Bartlett Racing   Tim Lee-Davey
  Robin Donovan
  Raymond Boutinaud
Bardon DB1/2 A 172
Ford Cosworth DFV 3.0L V8
23
DNF
C2 125   Vetir Racing Team   Jean-Claude Justice
  Patrick Oudet
  Bruno Sotty
Tiga GC85 A 164
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
24
DNF
C1 5   Silk Cut Jaguar
  Tom Walkinshaw Racing
  Jan Lammers
  John Watson
  Win Percy
Jaguar XJR-8LM D 158
Jaguar 6.9L V12
25
DNF
C2 198   Roy Baker Racing   David Andrews
  Mark Peters
  Mike Allison
Tiga GC286 A 139
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
26
DNF
C2 101   Ecurie Ecosse   Mike Wilds
  Les Delano
  Andy Petery
Ecosse C286 Y 135
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
27
DNF
C1 61   Sauber   Mike Thackwell
  Henri Pescarolo
  Hideki Okada
Sauber C9 M 123
Mercedes-Benz M117 5.0L Turbo V8
28
DNF
C1 3   Brun Motorsport   Bill Adam
  Richard Spenard
  Scott Goodyear
Porsche 962C M 120
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
29
DNF
C1 32   Nissan Motorsport   Masahiro Hasemi
  Takao Wada
  Aguri Suzuki
Nissan 87E D 117
Nissan VEJ30 3.0L Turbo V8
30
DNF
C1 15   Liqui Moly Equipe   Jonathan Palmer
  James Weaver
  Price Cobb
Porsche 962C GTi G 112
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
31
DNF
C1 1   Brun Motorsport   Michel Trollé
  Paul Belmondo
  Pierre de Thoisy
Porsche 962C M 88
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
32
DNF
C1 29   Italya Sports   Anders Olofsson
  Alain Ferté
  Patrick Gonin
Nissan R86V Y 86
Nissan VG30ET 3.0L Turbo V6
33
DNF
C1 2   Brun Motorsport   Oscar Larrauri
  Jésus Pareja
  Uwe Schäfer
Porsche 962C M 40
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
34
DNF
C1 37   Toyota Team Tom's   Tiff Needell
  Masanori Sekiya
  Kaoru Hoshino
Toyota 87C-L B 39
Toyota 3S-GTM 2.1L Turbo I4
35
DNF
C1 62   Sauber   Chip Ganassi
  Johnny Dumfries
  Mike Thackwell
Sauber C9 M 37
Mercedes-Benz M117 5.0L Turbo V8
36
DNF
GTP 201   Mazdaspeed Co. Ltd.   Yoshimi Katayama
  Yojiro Terada
  Takashi Yorino
Mazda 757 D 34
Mazda 13G 2.0L 3-Rotori
37
DNF
C1 36   Toyota Team Tom's   Alan Jones
  Geoff Lees
  Eje Elgh
Toyota 87C-L B 19
Toyota 3S-GTM 2.1L Turbo I4
38
DNF
C2 113   José Thibault   José Thibault
  André Heinrich
Chevron B36 A 18
Talbot PRV 3.0L V6
39
DNF
C1 18   Rothmans Porsche AG   Bob Wollek
  Jochen Mass
  Vern Schuppan
Porsche 962C D 16
Porsche Type-935 3.0L Turbo Flat-6
40
DNF
C1 51   WM Secateva   Jean-Daniel Raulet
  François Migault
  Pascal Pessiot
WM P86 M 14
Peugeot PRV 2.8L Turbo V6
41
DNF
C1 52   WM Secateva   Roger Dorchy
  Philippe Gache
  Dominique Delestre
WM P87 M 13
Peugeot PRV 2.8L Turbo V6
42
DNF
C2 118   Olindo Iaccobelli   Olindo Iaccobelli
  Jean-Louis Ricci
  Georges Tessier
Royale RP40 M 13
Ford Cosworth DFL 3.3L V8
43
DNF
C2 200   Dahm Cars Racing Team   Peter Fritsch
  Teddy Pilette
  Jean-Paul Libert
Argo JM19 G 12
Porsche Type-930 3.2L Turbo Flat-6
44
DNF
C1 8   Joest Racing   Frank Jelinski
  Stanley Dickens
  Hurley Haywood
  Sarel van der Merwe
Porsche 962C G 7
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
45
DNF
C1 10   Porsche Kremer Racing   Kris Nissen
  Volker Weidler
  Kunimitsu Takahashi
Porsche 962C Y 6
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
46
DNF
C2 117   Team Lucky Strike Schanche   Martin Schanche
  Will Hoy
  Robin Smith
Argo JM19B G 5
Zakspeed 1.8L Turbo I4
47
DNF
C1 7   Joest Racing   Sarel van der Merwe
  David Hobbs
  Chip Robinson
Porsche 962C G 4
Porsche Type-935 2.8L Turbo Flat-6
48
DNF
C1 42   Noël del Bello   Pierre-Alain Lombardi
  Gilles Lempereur
  Jacques Guillot
Sauber C8 G 4
Mercedes-Benz M117 5.0L Turbo V8
DNS C1 19   Rothmans Porsche AG   Kees Nierop
  Price Cobb
  Vern Schuppan
Porsche 962C D -
Porsche Type-935 3.0L Turbo Flat-6
DNQ C2 171   CEE Sport Racing   Slim Borgudd
  Tryggve Gronvall
  Andrew Ratcliffe
Tiga GC286 A -
Volvo 2.3L Turbo I4

Legenda:

  • Rit.=Ritirato

Note modifica

  1. ^ il Circuito dal 1987 al 1989, su les24heures.fr, www.les24heures.fr. URL consultato il 14-08-2010.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u LE MANS 24 HOURS 1987 - LAST FLING, su sportscars.tv, www.sportscars.tv. URL consultato il 12-02-2011.
  3. ^ Risultati Campionato mondiale Endurance 1987, su wspr-racing.com. URL consultato il 12-02-2011.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Chuck Dressing, 1987 Le Mans, su bigmoneyracing.com, www.bigmoneyracing.com. URL consultato l'11-02-2011 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2008).
  5. ^ a b c Iscritti alla 24 Ore di Le Mans 1987, su racingsportscars.com, www.racingsportscars.com. URL consultato l'11-02-2011.
  6. ^ (EN) Porsche 962C RLR, su historicclassics.com. URL consultato il 26-04-2011 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2011).
  7. ^ Chuck Dressing, 1985 Le Mans, su bigmoneyracing.com, www.bigmoneyracing.com. URL consultato l'11-02-2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  8. ^ Chuck Dressing, 1986 Le Mans, su bigmoneyracing.com, www.bigmoneyracing.com. URL consultato l'11-02-2011 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2008).
  9. ^ Risultati delle qualifiche, su racingsportscars.com, www.racingsportscars.com. URL consultato il 14-08-2010.
  10. ^ video dell'incidente
  11. ^ a b Risultati 24 Ore di Le Mans 1987, su wspr-racing.com. URL consultato il 12-02-2011.

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