Abbondio Longhi (Trezzo sull'Adda, ... – Urgnano, settembre 1508) è stato un nobile italiano sarà importante segretario personale del condottiero Bartolomeo Colleoni.

Biografia modifica

 
Costantino Rosa, Rocca di Urgnano

Abbondio Longhi, fu, per le sue capacità, il più importante personaggio vissuto accanto al condottiero Bartolomeo Colleoni, fece le veci di suo segretario personale, seguendolo in ogni sua impresa, suo curatore testamentario e ottenne in vendita il castello Visconteo di Urgnano, poco prima della morte del soldato di ventura.[1] Il suo stemma presente si compone di “un grifone con delle parallele trasversali bianche e rosse”.

Abbondio Longhi de Curtis o "da Como", come indica lo storico Bortolo Belotti, anche se, sempre secondo lo storico, da una lettera del 12 marzo 1458, si può dedurre che era nativo di Trezzo dove possedeva un'abitazione.[2]

«Abenché se dicano da Como tamen sono da Trezo nativi er hanno qua terra et casa»

Si sposò nel 1465 con Maddalena Cucchi dell'importante famiglia dei Martinengo. Il fratello Tommaso cancelliere del conte Pietro Torelli, lo seguì in alcuni incarichi, ottenendo egli stesso incarichi di fiducia e diventando podestà di Martinengo, questi risulta che morì nel 1477 venendo sepolto nel santuario mariano della Basella.[3] Dal 1454 si mise a servizio del condottiero Colleoni diventando la sua persona di fiducia. La prima citazione della sua presenza è indicata in una lettera del condottiero stesso del 15 febbraio 1454, scritta nel castello di Urgnano per Francesco Sforza e conservata nell'archivio di Stato di Milano. Nel documento cita Longhi come suo "canzellero".[4] Presente poi al capezzale del condottiero ammalato nell'agosto del 1474 come testimonia la lettera del Francesco Visconti a lui indirizzata:

«Questa matina per uno, quale vene de là, ho inteso ch'el capitaneo Bartholomeo è molto pezorato et ch'el facto suo se mette per desperato. La quale me pare credere facilmente che sia veera, perché la Signoria de Vinezia ha facto andare alcune gente d'arme a la guardia de la riva d'Ollio , che credo sia adcioché la compagnia del dicto capitaneo non habia casone de spezarse, ne se ne possa fugire […] V. S. potrà intendere atutte le pratiche che ha havuto dicto Capitaneo in Italia et fora de Italia, et così se ha havuto pratica de lò, perché li ha de motli emuli et in specialità tutta le casa de li Martinenghi li è inimica»

Abbondio Longhi, dopo la morte del Colleoni, si trasferì nella rocca di Urgnano facendone eseguire alcuni lavori di ammodernamento. Molti sono gli stemmi che fece dipingere, non solo il blasone della sua famiglia unito con quello della moglie composto da “un tronco con due uccelletti”, ma anche del condottiero che era stato molto benigno con lui. Era infatti un suo dono il cascinale presente tra il comune di Mornico e Palosco. Abbondio presenziò in qualità di testimone molti atti notarili degli abitanti di Urgnano e delle località prossime. Venne anche invitato a fare da giudice in alcune dispute tra i paesani. Il 24 marzo 1503, fu invitato a far ritorno a Bergamo ad affrontare la situazione che si era creata circa le volontà testamentarie del condottiero. Ma l'invito fu rifiutato dal Longhi a causa del suo precario stato di salute. Alla sua morte, avvenuta nel settembre del 1508, la salma fu sepolta nella chiesa di Santo Stefano a Bergamo dove già era sepolta la moglie, chiesa che vedrà le sepolture anche di figli del Colleoni.[5] La sua eredità passerà al figlio Marc'Antonio, e successivamente alle due figlie: Teodora e Laura.[6]

Note modifica

  1. ^ Il castello visconteo - La rocca ALbani, su urgnanoturistica.it, Urgnano turistica. URL consultato il 12 luglio 2022.
  2. ^ Belotti, p. 267.
  3. ^ Gavazzi, p. 25.
  4. ^ Belotti, p. 247.
  5. ^ Gavazzi, p.27.
  6. ^ Storia della famiglia Albani, su Movio Beniculturali.it. URL consultato il 12 luglio 2022.

Bibliografia modifica

  • Alessandro Gavazzi, Ricercando sulla rocca di Urgnano, Associazione PromoUrgano, 1996.
  • Bortolo Belotti, La vita di Bartolomeo Colleoni, Officina Istituto d'Arti grafiche, 1933.

Voci correlate modifica