Venere capitolina

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La Venere capitolina è una scultura in marmo (alta 193 cm), copia romana di un originale greco del II secolo a.C. conservata nei Musei Capitolini di Roma.

Venere capitolina
Autoresconosciuto
Datacopia romana di un originale greco del II secolo a.C.
Materialemarmo
Altezza193 cm
UbicazioneMusei Capitolini, Roma
Coordinate48°51′40″N 2°20′11″E / 48.861111°N 2.336389°E48.861111; 2.336389

Storia e descrizione modifica

,La statua, una Venus pudica, si ispira, come le altre varianti del tema, all'Afrodite cnidia di Prassitele, con particolari similitudini con la Venere de' Medici che, sebbene riferibile a un periodo più tardo del prototipo capitolino, è un originale greco.

Del tipo capitolino si conoscono varie copie, tra cui una al Louvre (versione Campana, scoperta ad Anzio), una al British Museum (da Torvaianica), una all'Ermitage e una al museo archeologico di Venafro; una testa, dalla collezione Borghese, è pure al Louvre. Durante la campagna napoleonica in Italia, nel 1797, fu portata a Parigi per volontà del generale Napoleone, insieme alle altre opere prelevate per mezzo del trattato di Tolentino, quali il Bruto capitolino o lo Spinario, nel contesto delle spoliazioni napoleoniche. La statua ritornò, poi, a Roma nel 1815, e fu da quel momento esposta presso i Musei Capitolini, dove è tutt'oggi conservata, grazie all'intervento del Canova, successivamente al Congresso di Vienna. Per fama era pari all'Apollo del Belvedere, alla Venere de' Medici, al Laocoonte, al Discobolo o ai Cavalli di San Marco. Venne restituita durante la Restaurazione col Congresso di Vienna e l'opera del Canova.

L'opera ritrae Venere al bagno, nella posizione pudica. Essa infatti si piega leggermente su se stessa per coprirsi con le mani e le braccia il pube e i seni. Accanto a sé ha un panno appoggiato su un'alta anfora. L'acconciatura è alquanto particolare, coi capelli annodati sia sulla nuca, sia sulla testa, a mo' di fiocco.

Evidente è la ricerca di una resa naturalistica e idealizzata del corpo femminile nudo, che all'epoca aveva messo in secondo piano i significati sacrali legati alla figura della dea nelle rappresentazioni anteriori.

Bibliografia modifica

  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7107-8

Voci correlate modifica

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