al-Mustansir (abbaside)

califfo della dinastia abbaside

al-Mustanṣir bi-llāh (in arabo المستنصر بالله?; Baghdad, 17 febbraio 1192Baghdad, 5 dicembre 1242) è stato il 36º Califfo della dinastia abbaside.

Mansûr al-Mustansir bi-llah
Dirham di Al-Mustansir
califfo del califfato abbaside
califfo abbaside di Baghdad
Amir al-Mu'minin
In carica10 luglio 1226 –
5 dicembre 1242
PredecessoreAl-Zahir
SuccessoreAl-Musta'sim
Nome completoAbu Ja`far Mansûr al-Mustansir bi-llah ibn az-Zâhir
NascitaBaghdad, 17 febbraio 1192
MorteBaghdad, 5 dicembre 1242 (50 anni)
Luogo di sepolturaBaghdad
DinastiaAbbasidi
PadreAl-Zahir
MadreZahra
ConsorteShahan
Hajir
FigliAl-Musta'sim
ReligioneIslam sunnita

Al-Mustanṣir bi-llāh (Colui che è stato reso vittorioso da Allah) è stato il laqab assunto da Abū Jaʿfar al-Manṣūr[1]

Figlio del Califfo precedente, al-Ẓāhir, e di una schiava turca, ricevette la prevista bayʿa l'11 luglio del 1226.

Poche notizie sul suo califfato sono registrate dai cronisti e dagli annalisti dell'epoca, assai più interessati all'ascesa e alle gesta nella Corasmia (Khwārezm) dello Scià Jalāl al-Dīn, della dinastia del Khwarezmshah, visto con illusoria speranza come un possibile vittorioso antagonista dei Mongoli,[2] già in possente avanzata verso Occidente e destinati a travolgere il califfato abbaside nel 1254.

Il fatto che maggiormente lo farà passare alla storia fu senza dubbio l'ordine da lui impartito nel 1227 per la costruzione a Baghdad di una madrasa, chiamata in suo onore al-Mustanṣiriyya, terminata nel 1234 e inaugurata il 7 aprile dello stesso anno.

Scorcio della Mustanṣiriyya a Baghdad

Tale manufatto costituisce una delle due sole sopravvivenze in città, unitamente ad alcuni lacerti del Qaṣr al-ʿAbbāsī (Palazzo califfale abbaside) delle eccezionali dovizie architettoniche ivi esistenti,[3] andate distrutte dalla furia delle armate mongole di Hulegu e dalle successive razzie e dal conseguente semi-abbandono subito nel corso dei secoli seguenti.[4]

A lui succedette il figlio al-Musta'sim.

Note modifica

  1. ^ Laqab del secondo potente califfo della sua dinastia, vissuto quasi mezzo millennio prima, nella seconda metà dell'VIII secolo.
  2. ^ Ibn Wāṣil, Mufarrij al-kurūb fī dawla Banī l-Ayyūb, 5 voll., a cura di Jamāl al-Dīn al-Shayyāl-H. M. Rabī-ʿA. F. ʿAshūr, Il Cairo, Maṭbaʿat Jāmiʿat Fuʾād al-Awwal, 1953-1977, IV, p. 323.
  3. ^ Al di là della sua centralità, in quanto centro del massimo potere islamico, si ricorderà come Baghdad - con le sue 300.000 moschee e i suoi 60.000 bagni pubblici sotto la reggenza di fatto di al-Muwaffaq (quindi già dopo le devastazioni subite nella guerra civile tra i fratelli al-Amin e al-Maʾmūn) nel IX secolo) e col suo 1,5 milioni circa di abitanti nel X secolo (si veda G. Le Strange (1854-1933), Baghdad during the Abbasid Caliphate, Oxford, O.U.P., 1924) - sia stata la città musulmana non solo più grande, ma maggiormente abitata dell'intera storia islamica, almeno fino al XX secolo. (Ibidem).
  4. ^ Baghdad era considerata dalle autorità amministrative ottomane la città cui destinare per punizione i propri funzionari. Cfr. Claudio Lo Jacono, Partiti politici e governi in ʿIrāq (1920-1975), Roma, Fondazione G. Agnelli di Torino, 1975, p. 6.

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