Albertet Cailla

trovatore francese

Albert(et) Cailla o Calha, italianizzato in Alberto Quaglia (... – ...; fl. XII-XIII secolo) è stato un giullare e trovatore albigese.

Vita e opere modifica

Secondo quando viene riportato nella sua vida[1], era "di scarso valore" ma amato dai suoi vicini e dalle donne locali[2]. La sua vida ci dice che compose una buona canso e molti sirventes, ma solo un partimen sopravvisse. Non lasciò mai la regione dell'Albigese[1] cosa insolita per un trovatore.

Viene riferito di Aimeric de Belenoi che, fastidiato dalle sue giullerie, esorta la contessa di Provenza, Agnesina di Saluzzo, la contessa Beatrice sua cugina, signora di Massa, e la contessa del Carretto, che avevano seguito in Provenza Beatrice di Savoia a "scacciare e a punire quell'insolente di Albert Cailla, autore di satire contro le donne".[3]

Ad Albertet viene attribuita una tenso (tra due donne, una giovane e una vecchia) in almeno due canzonieri (mss I e K), e un sirventese (mss I, K e d), Aras, quan plou e yverna, di Bertran de Preissac.[4]

Identificazione dell'origine modifica

Dallo Spotorno sappiamo che "Alberto Quaglia, da' provenzali [era] detto Cailla, e Caille dai francesi"; quindi risulterebbe in lingua occitana Albert(et) Cailla. L'origine italiana venne in passato attribuita anche da altri autori [italiani ma non francesi] come L. Cerretti e G. Pedroni dove leggiamo di letterati italiani, tra i quali Alberto Quaglia, che, sulle orme dei poeti provenzali, che facevano la spola tra Occitania e Italia settentrionale, presi dalla incantesimo di quella loro arte, ma anche dai facili guadagni ottenuti dai colleghi d'oltralpe, si ingegnavano a scrivere i loro componimenti in lingua occitana.[5]

Tralasciando in parte quanto riferito dall'annotazione biografica contenuta nella sua vida, e cioè che Albertet [diminutivo di Albert] non si fosse mai allontanato dalla sua contrada, la quasi unanime indiscussa origine italiana tributata in passato ad Albertet Cailla sembra ruotare in parte attorno all'equivoco che veniva a crearsi tra le parole Albi, albigese e Albenga... L'abate Quadrio infatti, sulla scorta probabilmente di quanto ricorda della vida del trovatore, ci dice che...

«Alberto Cailla d'Albenges, o di Albenga" giullare, benché non uscisse mai dalle sue contrade, fu però buon poeta, e quindi fu dalle genti del suo paese molto onorato; ma specialmente dalle donne fu egli amato; perché egli era un buon compagnone.»

Lo Spotorno ci dice che Quadrio cadde in errore:

«A principio io sospicava, che Alberto fosse del territorio di Albì nella Francia (Albégés); ma leggendo nel Codice estense, ove si trova una sua canzone, ch'egli non era mai uscito del suo paese, giudicai che Albenga fosse veramente la sua patria. Finalmente un documento del 1415 nel quale (*) Casano Quaglia de Diano fa una promessa a Batista Doria del fu Pietro, del fu Percivalle, mi trasse d'inganno; e conobbi che Alberto apparteneva all'illustre famiglia di Diano.»

Di tale origine ne parla miticamente Girolamo Rossi:

«L'antica Diano che nel XIII secolo avea generato il trovatore Alberto Quaglia, al suono della cui arpa si erano abbassate le saracinesche dei castelli, ed alle cui cavalleresche avventure avea palpitato il cuore delle nobili dame...[6]»

Lo Spotorno aggiunge:

«I provenzali [Percivalle e Quaglia] il chiamavano Albinganese, dalla città più rinomata ch'allora s'avesse quella parte della Liguria occidentale.[7]»

Giulio Bertoni ne risolve l'equivoco attestando che un certo numero di...

«...trovatori sono stati considerati italiani in più opere (Albertet Cailla, Uc de Pena, Folquet de Marseilla, Moine de Foissan); ma la loro origine è oggidì assodata e si sa che non furono italiani.[8]»

Note modifica

  1. ^ a b

    «Albertetz Cailla si fo uns joglars d'Albezet. Hom fo de pauc vallimen, mas si fo amatz entre sos vecins e per las domnas d'Albeges; e fetz una bona canson, e fetz sirventes; mas el non issi de la soa encontrada. (M. de Rochegude)»

  2. ^ (FR) Sainte-Palaye (Jean-Baptiste de La Curne, M. de La Curne de), Millot (Claude François Xavier, abbé), Histoire littéraire des troubadours: contenant leurs vies, les ..., vol. 3, 1774, pp. 387).

    «uomo di poco talento, dicono i nostri manoscritti, ma amato dal popolo e dalle donne. È facile capire il suo poco talento, dall'unico componimento che abbiamo di questo poeta. Si tratta di un'invettiva contro le donne, dove utilizza le più oscene e grossolane parole, deplorando la follia di coloro che vi si legano, come un tempo egli fece. Sembra non voglia che giovinette, ma consiglia d'amare le vecchie.»

  3. ^ Millot, Histoire littéraire des troubadours, op. cit., II vol., pag.334
  4. ^ Troubadours, 14. Albertet Cailla. (mss.: Albert Cailla), su troubadours.byu.edu. URL consultato il 30 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  5. ^ Luigi Cerretti, Giovanni Pedroni, Poesie scelte: Prose scelte, vol. 2, p. 109. URL consultato il 12 febbraio 2013.

    «Son noti gli onori che in quelle stagioni d'ignoranza si accordavano alle Corti di Provenza ai poeti detti Giullari o Trovatori; ed ognun sa che queste truppe di verseggiatori peregrinavano in Italia, e che tutti i nostri principi gareggiavano in chiamargli e avergli in pregio. Sfidavansi questri Giullari a vicendevole canto, che accompagnavano col suono. Sedotti pertanto varj ingegni italiani dall'applauso e dai doni che costor riscuotevano, scrissero nella lingua e nel ritmo loro poetici componimenti- Tali furono, per tacer di molti altri, Nicoletto da Torino, Bonifaci Calvi, Bartolomeo Torti, Alberto Quaglia, Percivalle Doria, Alberto Malaspina e il celebre mantovano Sordello da Goito

  6. ^ Girolamo Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, 1870, p. 305. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  7. ^ Giovanni Battista Spotorno, Storia letteraria delle Liguria, 1824, pp. 266-267. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  8. ^ Giulio Bertoni, I Trovatori D'italia, 1974, pp. 137-138. URL consultato il 12 febbraio 2013.

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