Alfonso I del Portogallo

primo re del Portogallo

Alfonso I, detto il Conquistatore (in portoghese Afonso Henriques o Conquistador) (Guimarães, 25 luglio 1109Coimbra, 6 dicembre 1185), fu conte del Portogallo dal 1128 al 1139 e poi primo re del Portogallo dal 1139[1] fino alla sua morte.

Alfonso I del Portogallo
Ritratto di Alfonso I del Portogallo
Re del Portogallo
Stemma
Stemma
In carica27 luglio 1139[1] –
6 dicembre 1185
Predecessorese stesso come Conte del Portogallo
SuccessoreSancho I
Conte del Portogallo
In carica24 giugno 1128 –
27 luglio 1139
PredecessoreTeresa di León
Successorese stesso come Re del Portogallo
Nome completoAlfonso Henriques di Borgogna
NascitaGuimarães, 25 luglio 1109
MorteCoimbra, 6 dicembre 1185 (76 anni)
Luogo di sepolturaMonastero della Santa Croce, Coimbra
Casa realeBorgogna
PadreEnrico di Borgogna
MadreTeresa di León
ConsorteMafalda di Savoia
Figlilegittimi:
Enrico
Mafalda
Urraca
Sancha
Sancho
Giovanni
Teresa
illegittimi:
Urraca
Pietro
Ferdinando
Alfonso
Teresa
ReligioneCattolicesimo

Origine modifica

Alfonso era figlio del nobile francese Enrico (Dom Henrique), divenuto conte del Portogallo, e della principessa Teresa, figlia illegittima di Alfonso VI, re di León e Castiglia, e della sua amante, Jimena Núñez de Lara.[2][3][4]

Biografia modifica

 
Stemma della Casa capetingia di Borgogna del Portogallo dal 1180 al 1247

Nato e cresciuto a Guimarães, dove visse fino al 1128 sotto la sorveglianza del suo tutore, uno dei nobili portoghesi, Egas Moniz.[5]

Nel 1112, alla morte del padre ad Astorga, Alfonso divenne titolare della contea del Portogallo, ma la madre Teresa subentrò al marito nel titolo di Contessa del Portogallo e, dal novembre del 1117, cominciò a farsi chiamare regina del Portogallo.[2]

Nel 1122 Alfonso ricevette le armi da cavaliere, ma anche al raggiungimento della maggiore età, nel 1123, la madre continuò ad essere la regina del Portogallo e continuò a governare il Portogallo assieme al suo amante, Fernando Peres.[2]

Nel 1126 morì la regina di León e Castiglia Urraca, sorellastra di sua madre; Teresa, la quale non ritenendosi più vincolata ai patti sottoscritti nel 1121 con Urraca, non riconobbe come suo superiore il re di Galizia e nuovo re di León e Castiglia Alfonso Raimundez (Alfonso VII). Nella primavera del 1127 Alfonso VII attaccò il Portogallo e in sei settimane obbligò Teresa a riconoscere la sua supremazia, mentre Alfonso Henriques era assediato a Guimarães e dovette arrendersi. I nobili portoghesi non gradirono questa sottomissione e iniziarono una aperta opposizione a Teresa quando, all'inizio del 1128, a Braga, il diciottenne Alfonso Henriques rese pubbliche le sue intenzioni di non riconoscersi vassallo del re di León e Castiglia; tutti i nobili a sud del fiume Minho appoggiarono Alfonso, contro la madre, e si radunarono nei dintorni di Guimarães. Teresa mise insieme un esercito galiziano-portoghese che si diresse verso Guimarães e si scontrarono in una località vicina a Guimarães (battaglia di San Mamede). Teresa e il suo amante, Fernando Peres, furono sconfitti. Alfonso Henriques vittorioso ottenne così la contea del Portogallo. Dopo la sconfitta, Teresa e Fernando Peres, forse catturati durante la fuga ed espulsi immediatamente dal Portogallo,[2] ripararono nei loro domini nel regno di Galizia. Un'altra versione narra che Teresa si ritirò in un convento a Póvoa de Lanhoso; mentre una terza versione dice che il figlio l'abbia imprigionata nel castello di Lanhoso; addirittura una quarta dice che il figlio l'abbia condannata e fatta uccidere.

La madre Teresa morì, molto probabilmente nei suoi possedimenti galiziani, nel 1130; dopo la morte della madre, Alfonso Henriques invase il sud della Galizia, che era feudo di Teresa, e da lì fece incursioni in Galizia con l'appoggio di parte della nobiltà galiziana.

 
Statua del primo re del Portogallo, Alfonso Henriques il Conquistatore, nel Castello di São Jorge a Lisbona

Nel 1135 Alfonso rifiutò di rendere omaggio a suo cugino, il re di León e Castiglia Alfonso VII, e da quel momento si fece chiamare "principe del Portogallo".[2]

Nel 1137 Alfonso Henriques appoggiò una rivolta galiziana e quando, dopo la vittoria di Cerneja sulle truppe leonesi, stava per annettersi la Galizia, i Mori attaccarono il sud della contea del Portogallo, sconfiggendolo a Tomar e conquistarono la fortezza di Leiria, appena costruita nel 1135; allora il re di León e Castiglia, Alfonso VII, che nel 1135 aveva assunto il titolo di Imperatore, radunato un esercito a Tui, invase il Portogallo e, con la pace di Tui, indusse il cugino e tutti i suoi baroni alla sottomissione.

Nel 1139 Alfonso Henriques, dopo aver trasferito la capitale da Guimarães a Coimbra[2], ottenne una vittoria sui Mori di Santarém e li rese suoi tributari.[2] E dopo la vittoria sui Mori il 25 luglio, nella battaglia di Ourique, venne proclamato dalle sue truppe, il 27 luglio, re del Portogallo; nel 1140 invase ancora la Galizia e l'Imperatore, a Valdevez, gli propose una tregua, che fu accettata; da quel giorno il re di León e Castiglia, Alfonso VII, l'imperatore, non annoverò più il Portogallo tra i suoi possedimenti e nel 1143, a Zamora, fu sancita la pace di Zamora: di fronte al legato del papa Innocenzo II, cardinale Guido da Vico, in cambio della signoria di Astorga, Alfonso VII riconobbe al cugino Alfonso Henriques il titolo di re del Portogallo, che divenne così Alfonso I del Portogallo. Contemporaneamente Alfonso VII riconobbe il matrimonio tra il conte di Barcellona Raimondo Berengario IV e Petronilla di Aragona, erede al trono d'Aragona, accettando così l'unione di tutte le contee catalane con l'Aragona e di fatto un grande regno d'Aragona.

I negoziati con la Santa Sede avevano due obiettivi, riuscire ad avere piena autonomia dalla chiesa portoghese ed avere il riconoscimento del Regno del Portogallo. I passi più importanti furono i seguenti:

  • dichiarazione di vassallaggio dello stesso Don Afonso Henriques alla Santa Sede con pagamento, in quello stesso 1143, di un tributo annuale perpetuo, in virtù dell'inizio di una nuova fase politica iniziata con l'uso del titolo di re, dopo che con la fondazione del Monastero di Santa Cruz de Coimbra (1131) subordinato direttamente alla curia romana, aveva permesso l'unione di tutte le diocesi portoghesi a quella di Braga;
  • l'accettazione del tributo, nel maggio del 1144, da parte di papa Lucio II, che suonava come conferma dell'indipendenza, pur rivolgendosi nella missiva ad Alfonso I come dux portugallensis, e non come re del Portogallo;
  • ottenimento della creazione della sede arcivescovile a Braga, rendendo così il Portogallo religiosamente indipendente dai regni vicini.[2]
  • ottenimento della bolla del 1179 con la quale il papa Alessandro III designava per la prima volta Don Alfonso Henriques come re[2] e gli dava inoltre il permesso di conquistare le terre degli arabi su cui nessun altro principe cristiano avesse accampato diritti in precedenza.

Nel 1146, tra gennaio e giugno, Alfonso Henriques sposò Mafalda di Savoia (1125-1157), figlia secondogenita del conte di Savoia Amedeo III e di Mafalda d'Albon.[2]

 
Alentejo - Statua di Alfonso Henriques
 
Stemma del re Alfonso I, tra il 1160 e il 1180.

Dopo il riconoscimento a re del Portogallo, Alfonso I si dedicò alla pacificazione e all'ingrandimento del regno che passò attraverso la riconquista della città e del castello di Leiria nel 1142; dopo avere conquistato la città di Santarém, nel 1147, si diresse verso Lisbona dove venne in suo aiuto una flotta di duecento navi con tredicimila Crociati (anglo-normanni, germani e fiamminghi)[2] che si stava recando in Palestina; la città cadde dopo quattro mesi di assedio, di conseguenza si arrese anche l'inespugnabile castello di Sintra e la guarnigione di Palmela si diede alla fuga. Dopo queste vittorie alcuni crociati si fermarono in Portogallo stabilendosi nelle zone appena liberate dai Mori.

Nel 1153 fu fondato il monastero di Alcobaça, vicino a Leiria, che portò al ripopolamento della zona.

Nel 1158, fu conquistata la città fortificata di Alcácer do Sal, con il parziale aiuto di soldati reclutati in Inghilterra, e, nel 1159, pare che Alfonso I abbia conquistato ma subito dopo abbandonato le città di Beja ed Évora.

Sebbene nel 1161 avesse subito una sconfitta da parte dell'imperatore degli almohadi del Marocco, ‛Abd al-Mù'min, dal 1162, le sue truppe continuarono, ed in pochi mesi portarono a termine, la conquista di quasi tutta la regione dell'Alentejo nel sud del Portogallo: Beja, Evora, Serpa, il castello di Juromenha (vicino a Alandroal) e poi a nord-est, Cáceres e Trujillo, nell'attuale Spagna.

Nel 1163 occupò Salamanca per rappresaglia al ripopolamento della zona fatto dal suo futuro genero, il re del León Ferdinando II, che si riprese quasi subito la rivincita sconfiggendo Alfonso I.

Nel 1168 Alfonso I interpretò come una minaccia al suo regno il fatto che il genero Ferdinando II stava ripopolando la zona di Ciudad Rodrigo; attaccò allora la Galizia occupando Tui ed il territorio di Xinzo de Limia, già feudi di sua madre; nello stesso tempo, in al-Andalus, stava assediando il castello di Badajoz, dopo che la città era caduta; l'aver diviso le forze favorì il contrattacco di Ferdinando II, che respinse i portoghesi fuori dalla Galizia e si precipitò a Badajoz; quando Alfonso vide arrivare i leonesi capì che la partita era persa e si diede alla fuga, a cavallo, durante la quale, attraversando una porta della città, si impigliò con la coscia a due ferri sporgenti, si ruppe una gamba e fu fatto prigioniero; Alfonso I, per riottenere la libertà, offrì al genero il suo regno, ma Ferdinando, che già si era premurato di mettergli a disposizione i migliori medici leonesi, gli rispose: «Restituisci ciò che mi hai tolto e riprenditi il tuo regno.» Alfonso accettò e, nella pace siglata a Pontevedra, nel 1169, offrì al genero una grossa somma in oro e restituì a Ferdinando II venticinque castelli, incluse le città di Cáceres, Badajoz, Trujillo, Santa Cruz e Montánchez.

Nel 1170, quando i Mori assediarono Santarém, il genero Ferdinando II corse in suo aiuto e riuscì a liberare la città.

Constatando che, dopo l'incidente di Badajoz, la sua carriera militare era finita, il 15 agosto 1170 armò cavaliere suo figlio Sancho e lo introdusse nell'amministrazione e nel controllo degli affari militari.

Nel 1178 il figlio Sancho invase al-Andalus, riuscendo a raggiungere Siviglia e a dare fuoco a due sobborghi della città.

L'imperatore del Marocco, Abū Ya‘qūb Yūsuf, dopo alcuni vani tentativi, nel 1184, invase il Portogallo con un esercito reclutato in Nordafrica e, nel mese di maggio, assediò a Santarém Alfonso I; il figlio, Sancho, riusciva a tenere a bada gli assedianti, ma la salvezza furono i 20.000 uomini inviati dall'arcivescovo di Santiago di Compostela, a giugno, e l'esercito leonese del genero Ferdinando II, giunto a luglio, che ruppero l'assedio.

L'imperatore del Marocco, Yusuf, morì nel corso del 1185 e il suo esercito fu disperso; un secondo attacco via mare a Lisbona fallì, scongiurando definitivamente il pericolo.

Alfonso I poté così morire in pace, a Coimbra, tumulato nel monastero della Santa Croce dove poi fu sepolto anche il figlio Sancho I[2] e dove le loro spoglie sono tuttora conservate.[6]

Discendenza modifica

 
Tomba di Afonso Henriquez nel Mosteiro de Santa Cruz a Coimbra

Alfonso ebbe sette figli da Mafalda e cinque illegittimi da due amanti.[2][3][7]

Da Mafalda ebbe:

Da Elvira Gualtar, figlia di un notabile alla corte del conte di Barcellona, Alfonso ebbe:

  • Urraca Alfonso (circa 1130-?), signora d'Aveiro, sposò Pedro Alfonso Venegas
  • Teresa Alfonso (circa 1135-?), che sposò, in prime nozze, Sancho Nunez di Barbosa, e, in seconde nozze, Fernando Mendez, signore di Braganza e Chávez

Mentre da altre donne, delle quali non si conoscono i nomi, Alfonso ebbe altri tre figli:

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Roberto II di Francia Ugo Capeto  
 
Adelaide d'Aquitania  
Roberto I di Borgogna  
Costanza d'Arles Guglielmo I d'Aquitania  
 
Adelaide d'Angiò  
Enrico del Portogallo  
Berengario Raimondo I di Barcellona Raimondo Borrell di Barcellona  
 
Ermesinda di Carcassonne  
Sibilla di Barcellona  
Guilla (o Guisla) de Lluça Sunifredo II di Lluça  
 
Ermesinda di Basareny  
Alfonso I del Portogallo  
Ferdinando I di Castiglia Sancho III Garcés di Navarra  
 
Munia di Castiglia  
Alfonso VI di León  
Sancha I di León Alfonso V di León  
 
Elvira Menéndez de Melanda  
Teresa di León  
 
 
 
Jimena Núñez de Lara  
 
 
 
 

Note modifica

  1. ^ a b Alfonso fu acclamato primo re del Portogallo dalle sue truppe il 27 luglio del 1139, ma fu riconosciuto dal re di León e Castiglia Alfonso VII solo il 5 ottobre 1143 e dal legato del papa Innocenzo II, 1º maggio 1144
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) Portogallo.
  3. ^ a b (EN) Capetingi.
  4. ^ (DE) Enrico di Borgogna genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2008).
  5. ^ Durante la campagna del 1127 la guarnigione di Guimarães, non più in grado di resistere all'assedio delle truppe di Alfonso Raimundez, promise a nome del figlio della contessa del Portogallo, Alfonso Henriques, che si sarebbe considerato per il futuro vassallo della corona di León e Castiglia, ed il tutore di Alfonso Henriques, Egas Moniz, uno dei più importanti nobili del Portogallo, si fece garante dell'accordo. L'assedio fu tolto.
    L'anno seguente, dopo che Alfonso Henriques, diventato conte del Portogallo, ignorò la promessa fatta a suo nome, Egas Moniz si recò alla corte di León e Castiglia e si presentò al re, accompagnato dalla moglie e dai figli, scalzo e con una corda al collo, chiedendo di lasciargli redimere con la morte la parola mancata.
    Con questa nobile azione ottenne il perdono reale e l'episodio fu scolpito sulla sua tomba.
  6. ^ (EN) Father of the nation, su portugaltravelguide.com, 19 gennaio 2020. URL consultato il 17 marzo 2020.
  7. ^ (DE) Alfonso I di Portogallo genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2008).

Bibliografia modifica

  • Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in «Storia del mondo medievale», vol. V, 1999, pp.865–896.
  • Edgar Prestage, Il Portogallo nel Medioevo, in «Storia del mondo medievale», vol. VII, 1999, pp.576–610.

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Controllo di autoritàVIAF (EN3838240 · ISNI (EN0000 0000 3235 0823 · SBN UBOV470665 · BAV 495/61698 · CERL cnp00397332 · LCCN (ENn82271767 · GND (DE118648144 · BNE (ESXX1264051 (data) · J9U (ENHE987007605263605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n82271767