Amicizia (filosofia)
L'amicizia è un sentimento che si basa su una comunanza di affetti, interessi e reciproca stima. Difficilmente definibile in modo univoco e definitivo in quanto l'amicizia si può fondere e confondere con diversi comportamenti umani affettivi, apparentemente simili, come l'amore, la simpatia, la benevolenza, la carità cristiana ecc.[1]
Storia del concetto filosoficoModifica
Filosofia antica grecaModifica
Nella filosofia greca il termine "amicizia" viene reso con ϕιλία (filía) che in Empedocle è un principio fisico e divino che raccoglie in un'unità armonica gli elementi, terra, acqua, aria e fuoco, costituenti il cosmo.
Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) Secondo Aristotele gli uomini potrebbero fare a meno di tutti i beni ma non possono rinunciare all'amicizia.[2] Non si può vivere senza amici anzi in questi noi specchiamo noi stessi così che «...quando vogliamo conoscere noi stessi potremo conoscerci guardando nell'amico»[3]. Non si deve confondere l'amicizia con l'amore che è un'affezione (πάϑος) che interviene dall'esterno mentre il rapporto di amicizia è un sentimento interiore continuativo che genera un comportamento amichevole abituale. L'amore è associato al desiderio, all'eccitazione che nascono dalla vista del bello e dal piacere che ne consegue mentre nell'amicizia questi sentimenti sono esclusi. Così anche la benevolenza, che può esercitarsi di nascosto nei confronti di sconosciuti è diversa dall'amicizia che richiede una visibile conduzione di vita in comune con ideali condivisi. L'amicizia può nascere anche per interessi materiali condivisi per il conseguimento dell'utile o del piacere che una volta ottenuti segnano la fine dell'amicizia. A seconda dei gruppi sociali vi sono diversi tipi di amicizia come quella tra i marinai, i soldati ecc. e anche quella tra padrone e servo quando quest'ultimo sia valutato non come strumento di lavoro ma per la sua umanità. Nessun rapporto amichevole può esservi tra il tiranno e il suddito poiché non esiste nessuna comunanza tra chi comanda e chi deve obbedire.[4]
Per Epicuro (341 a.C.-270 a.C.) l’amicizia è essenziale per il conseguimento di una vita felice, poiché se la filosofia ci apre la via alla felicità questa non si raggiunge se non con la pratica dell'amicizia. È vero, sostiene Epicuro riprendendo Aristotele, che nessuno può vivere senza amici[5] ma
«Ogni amicizia è desiderabile di per sé anche se ha avuto il suo inizio dall'utilità.[6]» |
Infatti l'amicizia, intesa come reciproca solidarietà tra coloro che cercano insieme la felicità va oltre la filosofia poiché
«Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l'acquisto dell'amicizia.[7]» |
Sono infatti passati 60 anni dalla morte di Socrate e i cittadini greci sono diventati sudditi di un Impero e hanno perso l'elemento fondante della vita politica: la libertà. Per Epicuro ormai l'uomo non si identifica più con il cittadino e la politica è «un inutile affanno»; l'uomo dovrà invece essere contento del vivere appartato e l'amicizia potrà sostituire, in un certo modo, i rapporti sociali per i quali valgono ancora le leggi, che vanno rispettate ma solo perché calpestandole, non avendo la certezza dell'impunità, rimarrebbe il timore di un castigo che turberebbe la serenità per sempre.[8] La filosofia, che ci ha insegnato a liberarci dall'inutile affanno del conseguire desideri non naturali né necessari, ci ha reso liberi rinnovandoci nei nostri rapporti con gli altri tramite l'amicizia. Quasi in uno slancio mistico Epicuro può così proclamare che
«L'amicizia trascorre per la terra annunziando a tutti noi di destarci per darci gioia l'un con l'altro.[9][10]» |
Filosofia romanaModifica
Per gli antichi romani l'amicizia consisteva nella sodalitas, cioè nella solidarietà fra gruppi di individui – detti sodales – accomunati da uno stesso scopo pratico da raggiungere e legati tra loro da un rapporto basato sulla fiducia che l'amico non verrà meno ai suoi impegni[11]
A questa concezione il pensiero ciceroniano contrapporrà quella filosoficamente fondata sulla virtus, caratterizzata dalla completa condivisione spirituale tra gli amici. La prima, l'amicitia come sodalitas, è apparente, esteriormente simile a quella reale, si propone invece di perseguire utilitas e vantaggi personali.[12] L'elemento distintivo tra un'amicitia virtuosa e quella fondata sulla sola utilitas, sul profitto, risiede dunque in quell'affetto disinteressato che spinge il vero amico ad essere più propenso a rendere servigi piuttosto che a richiederne, dando così vita ad una sorta di competizione morale incentrata su una reciproca disposizione d'animo volta al bene nei confronti dell'altro. Un rapporto umano così strutturato sarà alla fine vantaggioso per entrambi gli amici e, soprattutto, sarà duraturo nel tempo. Se, viceversa, il pilastro dell’amicitia risiede nella mera convenienza, il legame verrà meno parallelamente al mutare degli interessi da soddisfare, sino a quando cioè l'"amico" mi sarà utile per realizzare i miei scopi.
Filosofia cristianaModifica
L'amicizia[13] è sempre stata considerata, in qualunque epoca, un sentimento fondamentale per la vita sociale, ed è stata santificata dalle religioni. Per esempio, i Greci presentavano come modello di amicizia, portata alle estreme conseguenze, quella fra Oreste e Pilade. In tutte le cosiddette religioni abramitiche ricorre il racconto di Davide e Gionata. Nella Bibbia Abramo è detto «amico di Dio» il quale si rivolge a Mosè come a un amico; anche Gesù chiama i discepoli amici:
«Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi".[14]» |
Per Sant'Ambrogio (340-397) «la più bella tra le cose » è l'amicizia[15] che permette di condividere gioie e dolori. L'amicizia deve essere perseverante, fondata sulla simpatia non sul denaro e infatti «le amicizie tra i poveri sono per lo più migliori di quelle tra i ricchi, e spesso i ricchi sono senza amici mentre i poveri ne hanno molti»[15]. L'amicizia non può contraddire la fede: non si può essere amici di chi calpesta la religione, custode dell'amicizia e dell'eguaglianza[15]. Alcuni autori come Giovanni Crisostomo (354-407) hanno sostenuto che ormai il concetto di amicizia era ai loro tempi scomparso «Non parlarmi degli amici di oggi, perché dopo la scomparsa degli altri valori, anche questo non c'è più»[16] Nell'amicizia cristiana il rapporto interpersonale viene esteso all’umanità intera attraversata da un amore fraterno che unisce gli uomini tra loro e questi con Dio.
Non vi è dubbio che con il cristianesimo il valore dell'amicizia subì una diminuzione in quanto ontologicamente venne sostituita dalla carità e sentimentalmente dall'amore coniugale e si ridusse a un comportamento riservato a anime raffinate[17] come per Agostino d'Ippona che dichiara di non riuscire a vivere senza amici e che considera l'amicizia uno strumento della carità.[18]
Filosofia modernaModifica
Nell'età rinascimentale si diffonde nei circoli degli intellettuali la concezione, ispirata da Marsilio Ficino nel suo commento al Simposio, dell'amicizia[19] come condivisione ideale e spirituale che poteva trasformarsi nell'omoerotismo[20] poiché l'amore tra uomini appariva più naturale che quello tra uomo e donna[21].
Nella Encyclopédie illuminista una voce viene dedicata all'amicizia dove l'estensore riprende le considerazioni sul tema elaborate nella Introduction à la connaissance de l'esprit humain (1746) da Luc de Clapiers de Vauvenargues per il quale l'amicizia non può ridursi a un «rapporto onesto e piacevole» poiché «il mero commercio dello spirito si chiama semplicemente conoscenza; il commercio in cui il cuore si interessa a causa del piacere che ne ricava, è detto amicizia». In effetti è «l'insufficienza del nostro essere che fa nascere l'amicizia ed è l'insufficienza dell'amicizia stessa che la fa perire» come accade quando nessuno dei due amici vuole rinunciare al personale "amor proprio" e dare più di quanto riceva. La condizione essenziale dell'amicizia è l'uguaglianza[22]:
(LA)
«Amicitia aut pares invenit, aut facit[23]» |
(IT)
«L'amicizia o nasce tra pari, o li rende tali» |
Jean Jacques Rousseau dedica diverse pagine della sua opera Emilio o dell'educazione al tema dell'amicizia: «il primo sentimento verso cui si sente disposto un giovane educato con cura non è l'amore, ma l'amicizia»[24]. Un giovane di buoni sentimenti sente presto nascere in sé il desiderio di aprirsi e confidarsi a un essere amato e da qui si origina l'amicizia; con l'amore e l'amicizia nascono però il tradimento e i dissensi. Rousseau fa quindi riferimento alle sua personali esperienze di quando venendo continuamente messo in discussione dalle critiche dei suoi amici, lui che rispettava invece il loro modo d'essere, venne alla fine da loro abbandonato: «trovo molto strane quelle persone che, in nome dell'amicizia, pretendono sempre d'immischiarsi nelle mie faccende senza dirmi nulla delle loro»[25]
Per la sua visione filosofica e per esperienza personale Immanuel Kant diffida dell'amicizia distinguendo tre specie di amici: «quelli che vi amano, quelli che non si occupano affatto di voi, quelli che vi odiano». Occorre quindi stare bene attenti a riconoscere i veri amici[26]. Nelle sue Lezioni di Etica Kant distingue tra l'amor proprio che spinge l'uomo a ricercare il personale interesse e l'amore verso l'umanità, determinando così una situazione di contrasto tra il promuovere la propria felicità e quella degli altri. L'amicizia è un ideale che spesso non corrisponde alla realtà che contraddistingue il rapporto tra amici anche se bisogna sempre tentare di raggiungere questo supremo fine. Vi sono tre forma di amicizia: quella che nasce dal bisogno cosicché gli amici possano soddisfare concrete esigenze; quella che genera il piacere di stare assieme e che funziona a condizione che gli amici appartengano a ceti diversi, altrimenti s'intratterranno vacuamente solo su argomenti di comune conoscenza; infine, quella che realizza «l'unione di due persone legate da un eguale reciproco amore e rispetto» con alla base un ideale morale che ispiri una volontà buona diretta al conseguimento della felicità, per se stessi e per l'umanità, man a mano che questa progredisca nella civiltà[27]
Filosofia contemporaneaModifica
Per Arthur Schopenhauer amore e amicizia sono le illusioni offerte all'uomo per mascherare il dolore dell'esistenza dalla "volontà di vivere". La forma kantiana dell'amicizia basata sulla reciproca sollecitudine per risolvere le necessità dell'esistenza per Schopenhauer è invece fonte d'inimicizia causata dalla diversità degli interessi[28]. La reale amicizia invece può nascere dalla compassione per la miserevole condizione umana ma non si tratterà di un impegno per il bene dell'altro quanto di condivisione del dolore.
Sull'amicizia ha anche scritto Benedetto Croce rilevando come essa instauri un rapporto morale bilaterale dove ognuno agisce per il bene dell'altro e che, se si trasforma in unilaterale, diventa passione sensuale «o si cangia in affetto di compassione, di protezione e simili»[29]. Come nell'amore le caratteristiche dell'amicizia sono: «bilateralità, egualità, non protezione, non inferiorità; anche qui niente di utilitario, altrimenti è scambio economico, né di meramente affettivo, altrimenti si chiama simpatia;»[29]. L'amicizia non va giudicata né apprezzata per qualità intellettuali o morali: non si può pretendere che l'amico sia un modello di virtù ma neppure rinunciare a criticare i suoi difetti. Pur nella fondamentale regola dell'amicizia come istituto morale del tutto disinteressato, anche quando si sente di dover concedere qualcosa di più all'amico, questa situazione non va giudicata come ingiustizia o parzialità, poiché «all'amico che si presume vero e sincero si dà quel che gli spetta, cioè quel che egli è pronto a dare a noi: e questa è pur giustizia, la giustizia del caso particolare.»[29]
Anche quando la fortuna non ci concede di avere amici allora è il momento di andarli a cercare in quella «compagnia meno corporea ma più salda e più sicura, nel paese ideale in cui convengono gli spiriti di ogni luogo e tempo. E colà si intende e si prosegue il pensiero e il sentire degli uomini del passato, e si conversa con loro, e si palpita coi loro cuori.»[29]
Il sociologo Zygmunt Bauman (1925-2017) ha descritto l'odierna società dominata da un senso di disorientamento che deriva dalla trasformazione dei suoi componenti da produttori a consumatori.[30] In particolare, egli collega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti "umani", la globalizzazione e l'"industria della paura", lo smantellamento delle sicurezze e una vita "liquida" sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del "gruppo" per non sentirsi esclusa da un mondo in continua trasformazione. Dunque un mondo liquido dove ogni aspetto della vita perde la sua stabilità compresi i rapporti sociali, come l'amore e l'amicizia, divenuti anch'essi precari e incerti[31]. Anche quando cerchiamo di ancorarci a valori fissi e tradizionali ci accorgiamo che ormai i rapporti interpersonali «sono stati sostituiti dalle connessioni» operati tramite il web che offre una via più semplice nello stabilire incontri in quanto «mentre i legami richiedono impegno, "connettere" e "disconnettere" è un gioco da bambini»[32] Bauman concorda con Erich Fromm nel negare che in una società malata i sentimenti di amore e di amicizia possano facilmente costituirsi. «la soddisfazione, nell’amore individuale, non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede, coraggio», ma «in una cultura in cui queste qualità sono rare, l’acquisizione della capacità di amare è condannata a restare un successo raro»[33]
Di parere diverso è Vittorio Zucconi convinto che l'amicizia "liquida", vissuta elettronicamente, e quella "solida", partecipata nella vita quotidiana, possano tranquillamente coesistere e che le catastrofiche visioni dei critici dei rapporti basati sul web abbiano inconfessate motivazioni:
«Quello che davvero irrita gli studiosi, è il totale egualitarismo di questi nuovi strumenti diabolici che livellano la gerarchia di potere, di cultura, di prepotenza che sempre caratterizzano le amicizie classiche, si tratti di due compagne di liceo o di un circolo di tifosi da curva. Nei social network nessuno comanda, nessuno controlla, nessuno ha l'ultima parola, perché nell'eco infinita del virtuale l'ultima parola non può esistere. La selezione fra amici veri, amici di penna o di matita, avverrà naturalmente, felicemente o malinconicamente, come in tutte le vicende che ci riguardano.[34]» |
NoteModifica
- ^ Simona Argentieri, amicizia in Enciclopedia dei ragazzi, Treccani (2005)
- ^ Aristotele, Etica Nicomachea, libri VII e VIII
- ^ Aristotele, Grande Etica, Bari, Laterza 1983 p.86
- ^ Aristotele, Etica Nicomachea, libri VIII e IX
- ^ Aristotele, Etica Nicomachea, VIII 1. 1155 a 4-5
- ^ Sent. Vat., 23
- ^ Mass. Cap. 27
- ^ Manuale di filosofia Dalle origini a oggi, ed. Lulu.com, p.65
- ^ Sent. Vat. 52
- ^ Margherita Isnardi Parente vede in Epicuro una specie di «allegrezza mistica e comunitaria» che si realizza tramite «la capacità dell’amicizia di destare gli uomini, di trarli da un sonno incosciente a una vivida esperienza di gioia, nella quale si realizza, se non è troppo dire, una sorta di abbraccio dell’umanità ». (Aldo Brancacci, Amicizia e filosofia in Epicuro p.112)
- ^ Elisabetta Todisco e Mario Pani, Società e istituzioni di Roma antica, Carocci, Roma 2008, pp.70-71
- ^ Raffaella Cosi, Le solidarietà politiche nella repubblica romana, Edipuglia, Bari 2002
- ^ Amicizia, manifestazione dell'amore, su imageneshermosas.com. URL consultato il 9 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2018).
- ^ Giovanni, v 15,15.
- ^ a b c Ambrogio, I doveri, trad.it. di G.Banterle, Roma, Città Nuova, 1977, p.355
- ^ Giovanni Crisostomo, In epist. I Thess., II 4
- ^ Luigi Pizzolato, L'idea di amicizia nel mondo antico classico e cristiano, Torino, Einaudi, 1993, pp.228-229
- ^ Agostino, Epistulae, 73, 10
- ^ Reginald Hyatte, The Arts of Friendship, Leiden, Brill, 1994
- ^ Marsilio, De amore, (1483)
- ^ Armando Maggi, On Kissing and Sighing: Renaissance Homoerotic Love Journal of Homosexuality, 49, pp.315-339 (2005)
- ^ Dizionario istruttivo per la vita civile: A B C. 1 (1776)
- ^ Encyclopédie
- ^ J.J.Rousseau, Emilio o dell'educazione, Mondadori
- ^ Lettera del 26 marzo 1757 a Madame d'Epinay
- ^ S.Marcucci, L'amicizia morale in Kant, in L.Cotteri (a cura di) Il concetto di amicizia nella storia della cultura europea, Merano, Accademia di studi italo-tedeschi, 1995, p.231
- ^ I.Kant, Metafisica dei costumi, Bari, Laterza. 1970, p.345
- ^ A.Schopenahuer, Parerga e paralipomena (trad. G.Colli), Milano, Adelphi, t.1, 1981, p.575
- ^ a b c d B.Croce, Etica e politica, Bari, Laterza, 1956, p.95
- ^ Z.Bauman, Consumo, dunque sono, trad. di M. Cupellaro, Laterza, 2017
- ^ Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi [Liquid Love. On the Frailty of Human Bonds, Cambridge-Oxford, 2003], trad. it., Bari-Roma, Laterza, 2003
- ^ Zygmunt Bauman, Cose che abbiamo in comune. 44 lettere dal mondo liquido, trad. di M. Porta, Laterza, 2012
- ^ Z.Bauman, Amore liquido, p.11
- ^ Vittorio Zucconi, L'amicizia liquida in Corriere della sera del 30 gennaio 2010
BibliografiaModifica
- Barbara Caine (ed.), Friendship. A History, Londra, Equinox, 2009.
- Jean-Claude Fraisse, Philia. La notion d’amitié dans la philosophie antique Essai sur un problème perdu et retrouvé, Parigi, Vrin, 1974.
- David Konstan, Friendship in the Classical World, Cambridge, Cambridge University Press, 1997.
- Luigi Pizzolato, L'idea di amicizia nel mondo antico classico e cristiano, Torino, Einaudi, 1993.
- Claudia Baracchi, Amicizia, Ugo Mursia Editore, 2020.
- Pavel A. Florenskij, L'amicizia, ed. Castelvecchi, 2018.
- Aristotele, L'amicizia, a cura di A. Veronesi, ed. Theoria, 2019.