Amina bint Wahb
Amina bint Wahb, in arabo: آمنة بنت وهب, Āmina bt. Wahb (549 circa – 577 circa), fu la madre del profeta islamico Maometto.
Àmina era figlia di Wahb ibn ʿAbd Manāf[1], sayyid dei Banū Zuhra, un clan della tribù araba dei Quraysh della Mecca, e di Kibara bt. ʿAbd al-ʿUzzà[2].

Di lei si sa che, giovanissima, era andata sposa ad ʿAbd Allāh, figlio di ʿAbd al-Muṭṭalib, il sayyid del clan hascemita dei Quraysh.
Il loro concepimento del futuro Profeta è circondato da accadimenti straordinari, come quello che avrebbe consentito ad Àmina di vedere dalla Mecca la lontanissima città siriana di Bosra, a sottolineare l'eccezionalità della futura nascita di Maometto e del destino di salvezza che si sarebbe profilato per l'umanità a seguito del messaggio coranico da lui diffuso.
Poco dopo il concepimento Àmina restò vedova, essendo morto suo marito a Yathrib, presso parenti di sua nonna paterna, Salmā bt. ʿAmr, di ritorno da un viaggio di affari a Gaza.
La giovane madre dette a balia il fanciullo a Ḥalīma, appartenente ai Banu Saʿd b. Bakr, ma la morte colse verso il 577 ad al-Abwāʾ, tra la Mecca e Yathrib, anche Àmina quando Maometto aveva appena sei anni, tanto che della sua cura dovette occuparsi il nonno paterno ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim, contraddicendo la consuetudine ancestrale araba che voleva che tutore dell'orfano fosse uno zio materno (khāl [3]).
NoteModifica
BibliografiaModifica
- Ibn Isḥāq/Ibn Hishām, al-Sīra al-nabawiyya (La vita del Profeta), Cairo, Muṣṭafà al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ʿAbd al-Ḥafīẓ Šiblī (edd.), Il Cairo, Muṣṭafà al-Bābī l-Ḥalabī, 2 voll., II ed., 1955 (trad. inglese The Life of Muhammad, a cura di A. Guillaume, Oxford University Press, 1955).
- al-Ṭabarī (Muḥammad b. Jarīr), 1969-77: Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk (Storia dei profeti e dei re), Muḥammad Abū l-Faḍl Ibrāhīm (ed.), Il Cairo, Dār al-maʿārif, 11 voll.
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Collegamenti esterniModifica
- Amina bint Wahb, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Amina bint Wahb, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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