Amleto (Faccio)

opera di Franco Faccio

Amleto è un'opera in 4 atti di Franco Faccio, su libretto di Arrigo Boito, rappresentata al Teatro Carlo Felice di Genova il 30 maggio 1865.

Amleto
Re (baritono), figurino per Amleto (1871).
Titolo originaleAmleto
Lingua originaleitaliano
Generetragedia lirica
MusicaFranco Faccio
LibrettoArrigo Boito
(libretto online)
Fonti letterarieAmleto di William Shakespeare
Attiquattro
Epoca di composizione1868
Prima rappr.30 maggio 1865
TeatroGenova, (Teatro Carlo Felice)
Versioni successive
Personaggi
  • Amleto, principe di Danimarca (tenore)
  • Claudio, re di Danimarca (baritono)
  • Polonio, lord ciambellano (basso)
  • Orazio, amico di Amleto (basso)
  • Marcello, ufficiale (basso)
  • Laerte, figlio di Polonio (tenore)
  • Ofelia, figlia di Polonio (soprano)
  • Gertrude, regina di Danimarca, madre di Amleto (mezzosoprano)
  • Spettro del defunto re, padre di Amleto (basso)
  • Un Araldo (tenore)
  • Un Sacerdote (basso)
  • Primo becchino (basso)
  • La Regina Giovanna Gonzaga (Attrice) (soprano)
  • Il Re Gonzaga (Attore) (tenore)
  • Luciano (basso)
  • Tre Cantori. Cortigiani, Paggi, Dame, Ufficiali, Soldati, Popolo

Circolazione dell'opera modifica

Dopo lunghi rimaneggiamenti e modifiche sia alla partitura che al libretto, il 9 febbraio del 1871 venne ripresa al Teatro alla Scala di Milano ma non venne più rappresentata dopo la prima recita a seguito dell'indisposizione del tenore titolare del ruolo, Tiberini, il quale aveva già fatto slittare di due settimane il debutto dell'opera. Sebbene allora l'insuccesso fosse dovuto alla performance del tenore che al valore dell'opera, Faccio decise di ritirare la partitura e di non farla più rappresentare nonostante le preghiere di Boito e della compagna Romilda Pantaleoni.
Dopo 143 anni di assenza dalle scene teatrali, l'opera torna in scena ad Albuquerque, nell'autunno del 2014, grazie al lavoro per l'edizione critica dell'opera iniziato nel 2003 dal Maestro Anthony Barrese[1]. Nella primavera del 2016 è a Wilmington e nell'estate dello stesso anno debutta al Festival di Bregenz. Lo spettacolo di Bregenz viene ripreso due anni dopo a Chemnitz con cast e direttore diversi.
La prima rappresentazione italiana in tempi moderni avviene nell'autunno 2023 al Teatro Filarmonico di Verona, città natale del compositore.

Il libretto modifica

Il libretto di Arrigo Boito riassume tutti i principi della scapigliatura (corrente alla quale ha aderito molto attivamente). Molto intenso e cupo lascia un grande spazio al tema della "follia" di Amleto e Ofelia. Per Faccio si tratta della sua seconda e ultima opera che seppe musicare con grande originalità e innovazione.

Secondo Raffaello De Rensis,

«Il libretto d’Amleto, primo saggio di Boito in ordine di pubblicazione, affronta, innanzi tutto, una concezione possente ed universale, insolita in quei tempi, e che per se stessa solleva il grado della espressione musicale; inoltre, a traverso le grandi linee degli episodi dominanti, rispetta la successione drammatica, l’organicità dell’azione, e il carattere, intimo ed esteriore, dei personaggi. Boito compie un ingegnoso lavoro di sintesi e di ricostruzione, condensando in quattro atti i cinque lunghissimi e sceneggiatissimi di Shakespeare; [...]. I metri e la poesia annunziano alcuni singolari momenti del futuro autore del Re Orso[2]»

Cast della prima assoluta modifica

Ruolo Vocalità Interpreti della prima
30 marzo 1865
(direttore Angelo Mariani)
Interpreti della seconda versione
Carnevale 1871
(direttore Eugenio Terziani)
Amleto tenore Mario Tiberini Mario Tiberini
Claudio baritono Antonio Cotogni Zenone Bertolasi
Polonio basso Cesare Sonino Angelo De Giuli
Orazio basso Antonio Furlani Augusto Gabrielli
Marcello basso Alessandro Romanelli Fausto Mola
Laerte tenore Napoleone Sinigaglia Luigi Manfredi
Ofelia soprano Angelina Ortolani Virginia Pozzi Branzanti
Geltrude mezzosoprano Elena Corani Marietta Bulli Paoli
Lo Spettro basso Eraclito Bagaggiolo Raffaele D'Ottavi
Un sacerdote basso ? Angelo De Giuli
Primo becchino basso Eraclito Bagaggiolo Raffaele D'Ottavi
L'Attrice soprano Angelina Borotti ?
L'Attore tenore Napoleone Sinigaglia ?
Luciano basso Alessandro Romanelli ?

Trama dell'opera modifica

Atto primo modifica

Gran sala reale nel castello di Elsinora

È la festa dell'incoronazione. Il nuovo re e la corte festeggiano a banchetto e a ogni tazza che il re vuota scoppiano gli evviva della reggia. Amleto, però, appare introverso e assolutamente contrariato nei confronti di questi festeggiamenti a un solo mese dalla morte del padre in circostanze alquanto misteriose. Tutti si preoccupano della mestizia che avvolge la sua figura e la regina la spiega secondo un pensiero che spesso lo tormenta: "È fato comune che al mondo ciò che ha vita è dannato a perir". Ofelia, palesemente innamorata del principe, lo invita a non pensare alla tristezza e a credere nell'amore (Dubita pur che brillino). Anche il re cerca di distoglierlo da questi pensieri e propone un brindisi in onore dei defunti. Quando la festa sta per volgere al termine gli si accostano Orazio, suo ex-compagno di università, e Marcello, una guardia, che gli riferiscono alquanto spaventati di aver veduto il fantasma del defunto re e lo pregano di venire lui stesso a vedere il fenomeno soprannaturale.

Esterno del castello d'Elsinora

 
Riproduzione della scena seconda del primo atto nella prima rappresentazione dell'opera

Gli alberi e i culmini del castello biancheggiano di neve. Amleto, Orazio e Marcello, avvolti in lunghi mantelli, aspettano infreddoliti la comparsa dello spettro. Improvvisamente una bianca figura s'avanza e Amleto ravvisa in essa il defunto padre. L'apparizione ordina ad Amleto di far allontanare Marcello e Orazio, i quali si internano fra gli alberi. Lo spirito rivela ad Amleto inorridito quale fu la causa della sua morte: mentre nel pomeriggio riposava tranquillamente come suo solito, il fratello, l'attuale re Claudio, gli si avvicinò di soppiatto e gli versò nell'orecchio il liquido contenuto in una fiala (Tu déi saper ch'io son l'anima lesa del morto padre tuo). La morte lo colse in poco tempo tra spasimi atroci. Scomparso lo spettro, Amleto promette a sé stesso di vendicare la morte del padre e fa giurare ai due compagni di non rivelare a nessuno quello che hanno visto.

Atto secondo modifica

Una sala del castello

Polonio, sicuro che la causa della pazzia di Amleto sia l'amore per Ofelia, propone al re di spiare un incontro tra i due per sincerarsene. Nel frattempo sopraggiunge Amleto, assorto in profondissima meditazione, che ragiona sulle sorti della vita (Essere o non essere! Ah se bastasse il rapido vibrar d'uno stiletto). Ofelia gli si avvicina ma lui è scostante e la tratta con grande durezza, e questa si allontana pensierosa e dolente. Anche Polonio accorre e lo informa dell'arrivo di alcuni teatranti girovaghi, che si sarebbero esibiti nel castello.

La sala degli spettacoli

La tragedia sta per cominciare e Amleto si mostra allegro e alquanto ciarliero, soprattutto nei confronti di Ofelia (e questo rinforza i sospetti di Polonio). Il dramma non si tratta d'altro che d'una "Trappola" (è proprio questo il titolo dello spettacolo) per il re. Infatti rappresenta l'assassinio del defunto re danese e nel momento in cui Luciano (il malvagio fratello del re) versa nell'orecchio del fratello un liquido, Claudio si alza spaventato e fa cessare la recita. Ora Amleto ha la certezza della colpevolezza dello zio.

Atto Terzo modifica

 
Bozzetto dell'atto terzo per la prima rappresentazione

Un'alcova del castello

Il re è preso dal rimorso e recita un "Padre Nostro" chiedendo pietà del suo delitto (O padre nostro ~ che sei nel cielo). Nel frattempo sopraggiunge Amleto armato di pugnale intento ad uccidere lo zio, ma preferisce rimandare il colpo per avere giusta vendetta. Polonio ancora una volta vuole provare l'amore di Amleto per sua figlia e allora si nasconde dietro un arazzo per ascoltare il dialogo con la madre. Ma Amleto in un raptus di follia aggredisce la madre, Polonio grida aiuto e il giovane principe lo trapassa attraverso l'arazzo, credendolo il re. Amleto accusa la madre di complicità in assassinio e adulterio e, mentre è colto da un attacco di risate isteriche, gli compare lo spettro del padre che gli rinnova il proposto di vendetta. Ma l'apparizione è invisibile alla madre, che si convince sempre di più della follia del figlio (Ah che alfine all'empio scherno).

Luogo romito nel parco d'Elsinora

La folla è inferocita e irrompe nel palazzo capeggiata da Laerte che ha saputo della morte del padre e ne chiede vendetta. Nel frattempo giunge anche Ofelia, visibilmente sconvolta, che intona un canto assolutamente senza senso (La bara involta d'un drappo nero). L'atto si conclude con la morte di Ofelia, che, al contrario della tragedia shakespeariana, viene rappresentata.

Atto Quarto modifica

Prima Versione (1865) modifica

Un cimitero

Orazio e Amleto ascoltano il canto di un becchino (Oggi a me, domani a te) e scoprono il teschio del giullare Yorick che spesso portò sulle spalle Amleto. Nel frattempo s'avanza lentamente il funerale d'Ofelia e Laerte, nel vedere Amleto, gli si avventa furioso. I due litiganti vengono separati, e Claudio esorta Laerte ad attenersi al loro piano.

Sala d'armi

Un Araldo annuncia il duello pacificatore tra Amleto e Laerte, a cui presenzia il Re con la sua corte. Il duello è in realtà un tranello, visto che la spada di Laerte è priva di protezione ed avvelenata, così come la coppa destinata ad Amleto. Nel duello che ne segue, Laerte riesce a ferire Amleto, ma, in uno scontro, perde la spada e viene colpito dallo stesso principe: è allora che, certo della propria morte, svela ad Amleto il piano di Claudio. Il principe allora colpisce Claudio, che muore, poco dopo Gertrude, che aveva bevuto la coppa destinata al figlio. Compiuta la vendetta, ad Amleto non resta che aspettare la morte.

Seconda Versione (1871) modifica

Un cimitero

Orazio e Amleto ascoltano il canto di un becchino (Oggi a me, domani a te) e scoprono il teschio del giullare Yorick che spesso portò sulle spalle Amleto. Nel frattempo s'avanza lentamente il funerale d'Ofelia e Laerte, nel vedere Amleto, gli si avventa furioso, e scoppia un terribile duello, ma il principe danese, dopo aver disarmato Laerte, si avventa contro il re e lo trafigge nello sbalordimento generale vendicando il padre.

Brani significativi modifica

  • Dubita pur che brillino (Ofelia)
  • Ah se bastasse il rapido (Amleto)
  • O padre nostro ~ che sei nel cielo (Claudio)
  • Ah che alfine all'empio scherno (Gertrude)
  • Ahimè! Chi piange? È il salice (Ofelia)
  • Oggi a me, domani a te (Primo Becchino)

Incisioni discografiche modifica

Anno Cast (Amleto, Ofelia, Claudio, Geltrude) Direttore Etichetta
2014 Alex Richardson, Abla Lynn Hamza, Shannon DeVine, Caroline Worra Anthony Barrese Opera Southwest
2016 Pavel Černoch, Iulia Maria Dan, Claudio Sgura, Dshamilja Kaiser Paolo Carignani Deutsche Grammophon

Note modifica

Bibliografia modifica

Rita Severi, Per un Amleto garibaldino: il melodramma del veronese Franco Faccio con libretto di Arrigo Boito, in L'Italie dans l'Europe Romantique. Confronti letterari e musicali, a cura di A. Poli e E. Kanceff, CIRVI, Moncalieri (To), 1996, vol. 2, pp.661 - 676.

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