Angilberto di Saint-Riquier

abate franco

Angilberto di Saint-Riquier, o anche Sant'Angilberto di Centula o Sant'Enghelberto (750 circa – Saint-Riquier, 18 febbraio 814), è stato conte di Ponthieu e abate laico di Saint-Riquier, nonché importante poeta carolingio presso la Schola palatina.

Sant'Angilberto di Saint-Riquier

Abate

 
Nascita750 circa
MorteSaint-Riquier, 18 febbraio 814
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza18 febbraio

Origine modifica

Figlio del conte di Saalgau, Nitardo, un nobile della corte (definito suo «fedele» nel documento n° 6 di re Pipino il Breve del 6 luglio 753[1]) di Pipino il Breve e di Riccarda, figlia dell'abate di Saint-Quentin, Geronimo (figlio illegittimo di Carlo Martello) e di Ermetrude.

Biografia modifica

Nella breve descrizione che ne fa suo figlio Nitardo si conferma come non proveniva affatto da una famiglia di oscure origini e che si era guadagnato la stima di Carlo Magno[2], di cui era contemporaneo e soprattutto, secondo la Ex Vita Angilberti, un fedelissimo[3].

Secondo il Chronicon centulense, dopo che Carlomagno era salito al trono, Angilberto, per nobiltà e capacità, conquistò l'amicizia del sovrano[4]. Fu allievo ed amico di Pietro da Pisa, cui dedicò un poema.[5]

Tra il 780 ed il 790, Angilberto fu tra i tutori e funzionari del giovane re d'Italia Pipino[6], figlio di Carlomagno.

Sempre secondo il Chronicon centulense, nel 787, oltre ad essere conte palatino, ad Angilberto fu offerto in feudo un territorio marittimo, che, dopo averlo visitato, accettò divenendo conte di Ponthieu.[4]

Nel 790 ad Angilberto fu affidata la guida, da abate laico, dell'abbazia di Saint-Riquier.[4]

Ambasciatore di Carlo Magno presso il Papa nell'800, lo accompagnò all'incoronazione e ne fu tra i testimoni alla stesura del testamento (811). Il suo ruolo politico sembrò scemare dopo il viaggio a Roma, e Angilberto poté dedicarsi alla guida del monastero per il resto dei suoi giorni.[7]

Morì poche settimane dopo Carlomagno[8] e fu tumulato nell'abbazia di Saint-Riquier[6].

Ludovico il Pio, dopo essersi installato alla corte di Aquisgrana, allontanò da corte la sorella Berta, vedova di Angilberto[6].

Opere modifica

Angilberto fu avviato alle lettere grazie ad Alcuino di York e a Paolino II d'Aquileia e, come poeta, fece parte della Schola palatina col soprannome di Omero, come si deduce da una lettera di Carlomagno a Angilberto[6][9].

I suoi scritti sono perduti o dispersi: alcuni frammenti ci sono pervenuti in forma di citazione, e della sua produzione conosciamo la descrizione della chiesa di Saint-Riquier, una preghiera al santo fondatore, alcune poesie sparse, come un carme a Pipino in occasione della vittoria sugli Avari[10], qualche epitaffio. A lui fu attribuito, probabilmente a torto, il frammento superstite del Karolus Magnus et Leo papa, poema in esametri celebrante l'incontro tra l'imperatore e papa Leone III.[11]

Discendenti modifica

Data l'amicizia che lo legava a Carlomagno, Angilberto, negli ultimi anni dell'VIII secolo, divenne l'amante e, dal 795 circa, convisse[4] con Berta (779-829) figlia dell'imperatore e della sua terza moglie Ildegarda[12], anche perché il padre Carlomagno era contrario al matrimonio delle figlie[6]; Berta è citata in un carme del poeta Teodolfo, dedicato a suo padre Carlomagno[13]. Da tale unione nacquero due figli[2][4]:

Canonizzazione modifica

È sconosciuta la data precisa di canonizzazione, tuttavia sappiamo che all'inizio del XII secolo molte furono le voci di miracoli sulla sua tomba, e queste giunsero fino a Roma; Jean Mabillon afferma che fu sotto il pontificato di Pasquale II (1099-1118) che Angilberto salì agli onori degli altari.[14]

Note modifica

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

Letteratura storiografica modifica

  • G. L. Burr, "La rivoluzione carolingia e l'intervento franco in Italia", cap. XI, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, pp. 336–357.
  • Gerhard Seeliger, "Conquiste e incoronazione a imperatore di Carlomagno", cap. XII, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, pp. 358–396.
  • (FR) Jules Hénocque, Histoire de l'abbaye et de la ville de Saint-Riquier, vol. 1, Amiens, A. Douillet, 1880, pp. 112 e segg.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN72200291 · ISNI (EN0000 0000 7820 598X · BAV 495/33812 · CERL cnp00405109 · LCCN (ENn94077123 · GND (DE11926997X · BNF (FRcb125354901 (data) · J9U (ENHE987007388232705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n94077123