Anglona (Tursi)

frazione del comune italiano di Tursi
Voce principale: Tursi.

Anglona (Anglonum in latino, Agnòne in dialetto tursitano[1]) fu un'antica città di epoca romana. Dal 1369 divenne una borgata del comune di Tursi in provincia di Matera.

Anglona
frazione
Anglona – Veduta
Anglona – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Basilicata
Provincia Matera
Comune Tursi
Territorio
Coordinate40°14′45″N 16°33′28″E / 40.245833°N 16.557778°E40.245833; 16.557778 (Anglona)
Altitudine249 m s.l.m.
Abitanti
Altre informazioni
Cod. postale75028
Prefisso0835
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantitursitani
PatronoSan Filippo Neri, Madonna di Anglona
Giorno festivo26 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Anglona
Anglona
Anglona
CiviltàEnotri
Greci
Romani
UtilizzoColonia greca e città romana
Santuario cristiano
EpocaXV secolo a.C. - 81 a.C. (età del ferro-(greco-romana))
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneTursi
Altitudine249 m s.l.m.
Mappa di localizzazione
Map

Sul colle è presente l'antico Santuario di Santa Maria Regina di Anglona monumento nazionale dal 1931[2] ed elevato a basilica minore da papa Giovanni Paolo II, a ricordo del Sinodo dei vescovi, il 17 maggio 1999[3][4].

- da Versus Solem Orientem ANGLONA : L’abate Ughelli, monaco cistercense, fu il primo studioso che ebbe l’idea di dare notizia delle varie diocesi, dei vescovi e delle chiese, raggruppate per aree geografiche; l’immenso lavoro venne pubblicato tra il 1642-1648 in nove tomi, ed il tomo settimo riguarda le arcidiocesi e diocesi della Lucania, della Basilicata e della Puglia, e in merito alla Diocesi di Anglona e Tursi “ Anglonenses et Tursienses Episcopi “così descrive – traduzione letterale dal testo in latino: Anglona una volta Aquilonia nella antica Calabria, ai confini della Lucania ora in Basilicata posta sopra una pianura di un colle soleggiato fu una città assai celebre tra le popolazioni mediterranee della Magna Grecia, detta con il nome greco Pandosia -(fig. 6)- sappiamo della sconfitta di Alessandro re dell’Epiro e dei Molossi e della stessa sconfitta dei Romani da parte di Pirro. Dista otto miglia da Heraclea che è chiamata Siris dal vicino fiume, secondo Plinio e Trogo colonia antichissima dei salentini, tra due fiumi Syrim e Acrim dei quali questo fu mutato nel nome Acheronte come si diceva tra gli abitanti greci di quella regione sulla cui riva, secondo quanto dicono Livio e Trogo morì Alessandro colpito da una lancia e si sa per certo anche ora che le gesta di questo Re furono tramandate tra gli abitanti del luogo. I ruderi dimostrano l’antichità del luogo, come i monumenti, le monete, le ossa umane che ogni giorno vengono scoperte. Si sa della presenza di una rocca assai antica. L’autore della storia romana fa menzione frequente dell’antica Aquilonia come città tenuta in considerazione, si riferisce che la stessa famosa Aquilonia fosse stata occupata ed espugnata da Lucio Papyrio Cursore comandante illustre dell’esercito romano. Questa città così antica e assai famosa a causa dell’alternarsi di guerre e di calamità naturali al tempo di Federico II Imperatore e Re di Sicilia fu ridotta a un piccolo villaggio di poca considerazione. La stessa, infine, sotto Giovanna I regina di Sicilia,, fu incendiata da una centuria di soldati scellerati e immorali per i quali non era rimasta nessuna speranza e possibilità di ritorno in patria, e rimase intatto soltanto il tempio della vergine della Cattedrale di Dio”. L’Ughelli continua con la descrizione del territorio circostante la città di Pandosia e della sua immensa fertilità, delle svariate produzioni agricole, citando per la prima volta anche le produzioni agrumicole “acrumina vocavit Pontanus” e erbe officinali. “Per questa ragione non a torto, una volta chiamata Pandosia, come elargitrice di tutti i beni”.

Storia modifica

Pandosia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pandosia (Lucania) e Siritide.

Pandosia era una città della Magna Grecia che, grazie alla favorevole posizione geografica, oltre a dominare le valli dei fiumi Agri e Sinni, la piana della Conca d'Oro e tutta la campagna sottostante, era anche al centro di numerosi traffici. Dalla cima del colle si può inoltre ammirare il panorama circostante che va dal mar Ionio fino al golfo di Taranto e tutti i paesi della costa e quelli limitrofi fino alle vette del Parco nazionale del Pollino. L'antica via Herculea[5], che dalla città di Heraclea risaliva per più di 60 km la valle dell'Agri fino alla città romana di Grumentum, consentiva rapidi spostamenti.

La città sarebbe stata distrutta nelle guerre sociali da Lucio Cornelio Silla attorno all'81 a.C.[6]

La caduta di Pandosia e la nascita di Anglona modifica

Sulle rovine di Pandosia, poco prima dell'era cristiana, nacque la città di Anglona il cui nome deriva da agno, diminutivo di agnone, che significa, corso d'acqua, rifacendosi alla grande ansa che l'alveo del fiume Sinni forma ai piedi della collina.

Fu terra di confine dell'Alto Medioevo, quando la chiesa latina e quella bizantina si combattevano tra loro e, nello stesso tempo, dovevano difendersi dalle scorrerie saracene, solo il Santuario di Santa Maria Regina di Anglona è rimasto del primo nucleo che ha abitato la città di Anglona. Nella parte nord-est del colle sono presenti alcune rovine della città e tra esse si notano le tracce del castello baronale di Anglona distrutto nella metà del XIV secolo.

Il primo documento che menziona il nome Anglona risale al 747 nel quale si legge: locus qui dicitur Anglonum. Nel 410 si verificò una prima distruzione del centro abitato ad opera dei Visigoti di Alarico I[7]. Nel IX secolo venne invasa dai Saraceni che furono responsabili dell'abbandono della città. Verso la fine del IX secolo, con la riconquista dei Bizantini, la popolazione si accentrò sempre più a Tursi, mentre Anglona andava spopolandosi. Nell'XI secolo con l'avvento dei Normanni prima, e con gli Svevi poi, Anglona sembrò svegliarsi dal suo torpore, tanto che Federico II di Svevia, con Diploma del 21 aprile 1221, confermava al Vescovo le concessioni dei suoi predecessori e gli assegnava in perpetuo il casale di Anglona.

Rapporti con Tursi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sede titolare di Anglona.
 
Santuario Maria SS. di Anglona

Nel 1277 Anglona contava soltanto 270 abitanti, mentre a Tursi se ne registravano 1500,[8] Anglona decadde sempre più fino a ridursi ad un borgo o casale, per finire del tutto nel 1369 quando subì un catastrofico incendio che la fece spopolare, come si evince da una lettera datata 30 luglio 1369 della regina Giovanna I di Napoli con la quale ordinava al vescovo Filippo di riedificarla. Alcune fonti[9] farebbero risalire la colpa della distruzione di Anglona ai tursitani, precisando però che la distruzione della città non fu opera del popolo, ma dei pochi nobili, che erano stanchi di vedere il vescovado e il suo clero proprietari di vasti e ricchi terreni, quando la popolazione di Tursi era ristretta in poche ed incoltivabili terre.

Si sostiene che la città di Anglona divenne sede di cattedra vescovile di rito latino prima della città di Tursi. Secondo alcune fonti[10] e la tradizione locale, si attribuisce l'istituzione del vescovado a San Pietro o a San Marco.

Monumenti modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Santuario di Santa Maria Regina di Anglona.

Il santuario di Santa Maria Regina di Anglona è un antico santuario mariano, che si trova su un colle a 263 m s.l.m., tra i fiumi Agri e Sinni, a metà strada tra Tursi e Policoro. Nel 1976 divenne sede titolare della diocesi di Tursi-Lagonegro[11]. Dal 1931 è monumento nazionale[12][13]. Il 17 maggio 1999 il santuario è stato elevato a basilica minore da papa Giovanni Paolo II, a ricordo del sinodo dei vescovi[14].

Note modifica

  1. ^ Giovan Battista Mancarella, Rocco Campese, Lessico dialettale di Tursi, Ed. del Grifo, 1994, ISBN 978-88-7261-079-4.
  2. ^ Santuario di Anglona, su comune.tursi.mt.it. URL consultato il 16 novembre 2017.
    vedi anche:
  3. ^ Santuario di Anglona, su comune.tursi.mt.it. URL consultato il 16 novembre 2017.
  4. ^ Anglona. Spiritualità arte cultura, su tursitani.com. URL consultato il 16 novembre 2017.
  5. ^ R.J. Buck, The via Herculia, in "Papers of the British School at Rome" XXXIX (1971), pp. 70-86;
  6. ^ Rocco Bruno, Storia di Tursi, Ginosa, 1977, pag. 14.
  7. ^ G. Antonini, pag. 120.
  8. ^ R. Bruno, pag. 138.
  9. ^ Martucci e F. Ughelli
  10. ^ A. Nigro, pag. 90.
  11. ^ La Civiltà cattolica, pubblicato da Civiltà Cattolica, 1898, pag. 227.
  12. ^ Basilica di Anglona, su web.tiscali.it. URL consultato il 15 ottobre 2009.
  13. ^ Tursi - S. Maria di Anglona, da apt basilicata, su aptbasilicata.it. URL consultato il 15 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2009).
  14. ^ Santuario di Anglona, da comune.tursi.mt.it, su comune.tursi.mt.it. URL consultato il 15 gennaio 2009.

Bibliografia modifica

  • F. Ughelli, Italia sacra Episcopi Anglonenses et Tursienses, Roma, 1702. tomo septimus pag. 68 - Anglonenses et Tursienses Episcopi.
  • Martucci, Ragionamento intorno al pieno dominio della Real Mensa Vescovile di Anglona e Tursi sul feudo di Anglona contro l’Università ed alcuni particolari cittadini di Tursi, Napoli, 1790.
  • Giuseppe Antonini, La Lucania vol I, Napoli, ed. A. Forni, 1797, ristampato nel 1987.
  • N. De Salvo, La diocesi di Anglona-Tursi, in Enciclopedia dell’Ecclesiastico, tomo VIII, Napoli, 1845.
  • Antonio Nigro, Memoria tipografica ed istorica sulla città di Tursi e sull'antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona, Napoli, Tipografia Miranda, 1851.
  • Giacomo Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, vol 1 e vol 2, Roma, 1889.
  • F. Russo, La metropolia di S. Severina, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania anno XVI, f. II, pp. 1-20. Rip. in Scritti storici calabresi, Napoli, 1957.
  • R.J. Buck, The via Herculia, in "Papers of the British School at Rome" XXXIX, 1971.
  • Anna Grele Iusco, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata – Arte in Basilicata, Matera, De Luca ed., 1981.
  • Rocco Bruno, Anglona: una città, un vescovado, un santuario, Matera, Liantonio editrice, 1984.
  • Rocco Bruno, Storia di Tursi, Moliterno, Porfidio Editore, 1989.
  • E. Cantarella, G. Guidorizzi, Corso di Storia dalle origini a Giulio Cesare, Milano, Einaudi, 1992.
  • Salvatore Di Gregorio, Anglona e Tursi, 1999.
  • arch Francesco Silvio Di Gregorio-don Cesare Lauria-prof.ssa RosaSarubbi, Anglona, Spiritualità Arte Cultura Italiano/Inglese, 2001.
  • Rocco Campese, Anglona, dal mistero del nome alla misteriosa presenza della sua Regina, 2001.
  • D. Petrocelli, Lineamenti Storici della Diocesi di Anglona e Tursi dalle origini fino al 1546, Pontificia Università Gregoriana, 2005.
  • Rocco Bruno, Tursi, immagini di un secolo, Matera, graficom, 2005.
  • Comitato Festa presieduto da Don Zorzi, Iniziative culturali ed artistiche, Anglona 2006, Rotondella, ArchiviA, 2006.
  • Lorenzo Quilici, Valorizzazione storico-tursitana dei siti archeologici del Basso Sinni.
  • arch. Francesco Silvio Di Gregorio. Versus Solem Orientem ANGLONA Lagonegro tip. Zaccara 2020.

Voci correlate modifica

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