Aniello Falcone

pittore italiano

Aniello Falcone (Napoli, 1607Napoli, 1656) è stato un pittore e artista italiano, figlio di commercianti, contemporaneo di Diego Velázquez al quale spesso viene paragonato per la potenza espressiva delle sue opere.[1]

BiografiaModifica

 
L'anacoreta di Aniello Falcone, 1650 circa.Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

Nella sua bottega napoletana, Aniello Falcone accoglieva giovani interessati all'arte e insegnava loro i segreti e le tecniche della pittura, trattandoli sempre con gentilezza quasi paterna. Nella sua bottega si formarono artisti come Micco Spadaro, Salvator Rosa, Luca Forte ed altri, in una Napoli posta sotto la dominazione spagnola.
Molti dei suoi allievi aderirono alla "Compagnia della Morte", creata dallo stesso Falcone per vendicare un amico, morto per mano di uno spagnolo, con l'improbabile scopo di uccidere tutti gli spagnoli di Napoli.
Di questa Compagnia fece parte anche Masaniello, con gli esiti passati poi alla storia.
Quando il Regno di Napoli, dopo quasi un anno di rivoluzione, ritornò sotto il dominio degli spagnoli e la Compagnia della Morte si disciolse, Aniello Falcone sparì dalla circolazione e la sua bottega fu sostituita da quella di Luca Giordano. Si ritiene sia morto durante la tremenda epidemia di peste del 1656.

Arte a Napoli nel SeicentoModifica

L’ambiente napoletano dell’epoca era influenzato dal caravaggismo dopo la fuga di Caravaggio da Roma in seguito all’uccisione di Ranuccio Tomassoni, una fuga verso sud «gravida di conseguenze anche per le sorti della pittura italiana».[2] Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto per lungo tempo «mantenne e diffuse tra gli artisti napoletani i dogmi caravaggeschi (…) protetto e aiutato dallo zelo del Viceré spagnolo»[3] in posizione assolutamente predominante e condividendo tale egemonia soltanto con Giovanni Lanfranco, artista parmigiano formatosi con Agostino Carracci volto verso «la pittura del Correggio e verso il colorismo veneziano».[4] Aniello Falcone, in questo contesto, «pur essendosi svincolato dalla soggezione del Ribera, aveva saputo crearsi una situazione onorata».[3]

OpereModifica

I soggetti preferiti da Aniello Falcone erano le battaglie, infatti è da annoverarsi tra i più importanti pittori del genere di sempre. Definito "L' Oracolo delle battaglie" da molti suoi contemporanei, come indicato dallo storico Bernardo De Dominici, la sua notorietà portò ad una grande domanda da parte di una committenza aristocratica, ma anche una benevolenza da parte della Chiesa, con alcuni ordini, come i Domenicani, che richiedevano raffigurazioni di episodi di vittorie della Cristianità contro gli infedeli. Non mancano tra i suoi lavori, dipinti raffiguranti sante immagini e nature morte:

  • la tela "Ester e Mardocheo", conservata nella sacrestia della Collegiata Santa Maria delle Grazie (Lecce), inizialmente fu attribuita ad un ignoto pittore del Seicento napoletano, ma di recente è stata riattribuita ad Aniello Falcone.
  • nel 1640 affresca la cappella di Sant' Agata a San Paolo Maggiore
  • nel 1647 affreschi di combattimenti e storie di Mosè, villa Bisignano a Barra (Napoli)
  • nel 1652 affresca la volta della grande sacrestia della Chiesa del Gesù Nuovo.
  • affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago, Chiesa di San Giorgio Maggiore (Napoli)

Galleria d'immaginiModifica

NoteModifica

  1. ^ FALCONE, Aniello in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 24 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2016).
  2. ^ Francesco Galluzzi, Il barocco, Roma, Newton & Compton Editori, 2005, p. 55.
  3. ^ a b Irene Cattaneo, Salvator Rosa, Alpes, Milano 1929, pagine 29 - 50
  4. ^ Curcio Enciclopedia Universale delle lettere delle scienze delle arti, vol. 10, Roma, Armando Curcio Editore.

BibliografiaModifica

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