Anna Jagellona
Anna Jagellona | |
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Anna con gli abiti dell'incoronazione (1576, ritratto di Martin Kober, olio su tela) | |
Regina di Polonia Granduchessa di Lituania | |
In carica | 15 dicembre 1575 – 18 settembre 1587 |
Incoronazione | 1º maggio 1576 a Cracovia |
Predecessore | Enrico di Valois |
Successore | Interregnum 1586–1587 Sigismondo III Vasa 1587 |
Nascita | Cracovia, Polonia, 18 ottobre 1523 |
Morte | Varsavia, Polonia, 9 settembre 1596 |
Luogo di sepoltura | Cattedrale del Wawel |
Dinastia | Jagelloni |
Padre | Sigismondo I il Vecchio |
Madre | Bona Sforza |
Consorte | Stefano I Báthory |
Firma |
Anna Jagellona (in polacco: Anna Jagiellonka; in lituano: Ona Jogailaitė; Cracovia, 18 ottobre 1523 – Varsavia, 9 settembre 1596) fu regina di Polonia (il titolo regio era al maschile) dal 1575 al 1586. Era la figlia del re di Polonia Sigismondo I il Vecchio, e la moglie di Stefano I Báthory. Fu eletta, insieme con l'allora fidanzato, Báthory, come co-regnante nella seconda votazione della Confederazione polacco-lituana. Anna fu l'ultimo membro della dinastia Jagellona.
InfanziaModifica
Anna Jagellona nacque nel 1523 dal re e dalla regina polacchi, Sigismondo I il Vecchio e Bona Sforza[1]. Visse un'infanzia piuttosto intensa. Sapeva ricamare paramenti sacri, fu coinvolta in opere di carità, e compiva seriamente i suoi doveri di principessa. Anna rinunciò al suo pretendente, il re di Svezia Giovanni III, in favore di sua sorella Caterina, rimanendo nubile fino all'età di cinquantadue anni. I trentatré anni trascorsi accanto alla sua volitiva madre le avevano insegnato non solo la calma e la pazienza, ma anche la convinzione che una donna potesse essere un buon sovrano come un uomo.[1]
InterregnumModifica
Nel 1572, suo fratello Sigismondo II Augusto morì, lasciando i troni della Confederazione polacco-lituana vacanti.[1] Sempre in quell'anno Jean Montluc, vescovo di Valence, propose il principe francese Enrico di Valois, figlio di Caterina de' Medici, agli elettori della confederazione come prossimo re. Montluc promise agli elettori che Enrico avrebbe sposato Anna, "per mantenere la tradizione dinastica"[2]. Tuttavia, dopo che Enrico fu eletto come primo sovrano nella Confederazione polacco-lituana, non mantenne la promessa[1].
Nel giugno 1574, Enrico, morto il fratello Carlo IX, lasciò immediatamente la Polonia per assumere la corona di re di Francia: dal maggio 1575, il Parlamento della Confederazione lo dichiarò decaduto.[3] Durante il secondo interregnum, Anna assunse il titolo, senza precedenti ma politicamente significativo, di infanta, seguendo la consuetudine spagnola e mettendo in evidenza il suo stato dinastico. Ella faceva riferimento a se stessa come Anna, per la Grazia di Dio, Infanta del Regno di Polonia (in latino: Anna Dei Gratia Infans Regni Poloniae)[4][5][6].
RegnoModifica
Dall'autunno del 1575 un nuovo candidato fu indicato agli elettori della confederazione, Stefano I Báthory, principe di Transilvania[7]. Stefano aveva accettato alla condizione di sposare Anna Jagiellon, cosa che fece[1][7]. Il 15 dicembre 1575, vicino Varsavia, Anna, insieme al fidanzato Stefano Báthory, fu eletta co-regnante, come il secondo sovrano nella Confederazione polacco-lituana, con il duplice titolo di re di Polonia e granduca di Lituania[7] L'incoronazione ebbe luogo a Cracovia il 1 maggio 1576[8].
Con la morte di suo marito nel 1586, la regina aveva un'ultima carta da giocare per influenzare i troni della Confederazione. Ella impose agli elettori, Sigismondo III Vasa, re di Svezia ed unico figlio maschio di sua sorella Caterina[1]. Con l'aiuto di Anna egli ottenne le corone della Confederazione polacco-lituana come terzo sovrano eletto[1].
Morte ed ereditàModifica
Anna morì durante il regno di suo nipote Sigismondo, nel suo Paese, dove era nata e vissuta, il 9 settembre 1596 a 73 anni, età assai avanzata in quell'epoca[1]. Fu l'ultimo membro degli Jagelloni[1].
Varsavia fu la principale residenza di Anna prima di diventare la capitale che ella abbellì finanziando la costruzione di una serie di strutture, molte delle quali esistono ancora oggi. La sovrana, inoltre, fece realizzare alcuni monumenti sepolcrali illustri nella Cattedrale del Wawel, tra cui il mausoleo del fratello re Sigismondo II Augusto ed il proprio nella cappella di Sigismondo (entrambi del 1574–1575, Santi Gucci) e del consorte Stefano Báthory nella cappella della Beata Vergine Maria (1586, Santi Gucci), nonché la tomba della madre Bona Sforza nella Basilica di San Nicola a Bari (1593). Nel 1586 (dieci anni dopo che fu dipinto) ordinò che un suo ritratto con l'abito dell'incoronazione fosse collocato nella cappella di Sigismondo[9].
AscendenzaModifica
Anna Jagellona | Padre: Sigismondo I di Polonia |
Nonno paterno: Casimiro IV di Polonia |
Bisnonno paterno: Ladislao II di Polonia |
Trisnonno paterno: Algirdas di Lituania |
Trisnonna paterna: Uliana di Tver' | ||||
Bisnonna paterna: Sofia di Halshany |
Trisnonno paterno: Andrea di Halshany | |||
Trisnonna paterna: Alessandra di Drutsk | ||||
Nonna paterna: Elisabetta d'Asburgo |
Bisnonno paterno: Alberto II d'Asburgo |
Trisnonno paterno: Alberto IV d'Asburgo | ||
Trisnonna paterna: Giovanna Sofia di Baviera | ||||
Bisnonna paterna: Elisabetta di Lussemburgo |
Trisnonno paterno: Sigismondo di Lussemburgo | |||
Trisnonna paterna: Barbara di Cilli | ||||
Madre: Bona Sforza |
Nonno materno: Gian Galeazzo Sforza |
Bisnonno materno: Galeazzo Maria Sforza |
Trisnonno paterno: Francesco Sforza | |
Trisnonna paterna: Bianca Maria Visconti | ||||
Bisnonna materna: Bona di Savoia |
Trisnonno paterno: Ludovico di Savoia | |||
Trisnonna paterna: Anna di Cipro | ||||
Nonna materna: Isabella d'Aragona |
Bisnonno materno: Alfonso II di Napoli |
Trisnonno materno: Ferdinando I di Napoli | ||
Trisnonna materna: Isabella di Taranto | ||||
Bisnonna materna: Ippolita Maria Sforza |
Trisnonno materno: Francesco Sforza | |||
Trisnonna materna: Bianca Maria Visconti |
Galleria d'immaginiModifica
Anna Jagellona da vedova, ritratto di Marcin Kober.
Croce sulla catena di Anna Jagellone (vedere il ritratto del Re/Regina di Marcin Kober)
La Cappella di Sigismondo nella Cattedrale del Wawel; il tetto fu dorato per suo ordine[10]
Veduta di Varsavia alla fine del XVI secolo
NoteModifica
- ^ a b c d e f g h i Anna Jagiellonka (1523–1596), Government of Poland. URL consultato il 24 agosto 2009.
- ^ Stone, Daniel, The Polish-Lithuanian state, 1386-1795 [A History of East Central Europe, Volume IV.], Seattle, University of Washington Press, 2001, pp. 118, ISBN 0-295-98093-1.
- ^ Stone, Daniel, The Polish-Lithuanian state, 1386-1795 [A History of East Central Europe, Volume IV.], Seattle, University of Washington Press, 2001, pp. 121, ISBN 0-295-98093-1.
- ^ (PL) Paweł Jasienica, Ostatnia z rodu, Czytelnik, 1984, p. 161, ISBN 83-07-00697-X.
- ^ In der Zeit des zweiten Interregnums trug sie den Titel „Anna Dei Gratia Infans Regni Poloniae". (DE) Marina Dmitrieva, Karen Lambrecht, Krakau, Prag und Wien: Funktionen von Metropolen im frühmodernen Staat, Franz Steiner Verlag, 2000, p. 70, ISBN 3-515-07792-8.
- ^ Przybrała wtedy, na wzór hiszpański, tytuł infantki. (PL) Ewa Letkiewicz, Klejnoty w Polsce: Czasy ostatnich Jagiellonów i Wazów, Wydawnictwo Uniwersytetu Marii Curie-Skłodowskiej, 2006, p. 417, ISBN 83-227-2599-X.
- ^ a b c Stone, Daniel, The Polish-Lithuanian state, 1386-1795 [A History of East Central Europe, Volume IV.], Seattle, University of Washington Press, 2001, pp. 122, ISBN 0-295-98093-1.
- ^ Stone, Daniel, The Polish-Lithuanian state, 1386-1795 [A History of East Central Europe, Volume IV.], Seattle, University of Washington Press, 2001, pp. 123, ISBN 0-295-98093-1.
- ^ WAWEL 1000-2000. Kultura artystyczna dworu królewskiego i katedry. Sala IV. Portrety rodowe. (PL)
- ^ Kaplica Zygmuntowska (PL)
BibliografiaModifica
- Jerzy Lukowski, Histoire de la Pologne, Perrin 2010.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anna Jagellona
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Anna Jagellona, su Find a Grave.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 18939573 · ISNI (EN) 0000 0001 0958 3108 · LCCN (EN) n96000962 · GND (DE) 119442078 · BNF (FR) cb12456298q (data) · CERL cnp01012666 · WorldCat Identities (EN) n96-000962 |
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